Ivanisevic è l'uomo giusto per Berdych?

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Ivanisevic è l’uomo giusto per Berdych?

La partnership tra il campione di Wimbledon 2001 e il ceco potrebbe essere l’ultima occasione per Berdych per compiere il definitivo salto di qualità

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La tendenza ad assumere i supercoach è ormai tanto nota quanto consolidata, con Djokovic che diede inizio alle danze nel 2010 collaborando con Todd Martin (già nel 2007 aveva assunto Woodforde per migliorare il proprio rendimento sull’erba), il quale tuttavia contribuì ad acuire la sua crisi. Prima della notizia della collaborazione tra Nadal e Moya e di quella tra Raonic e Krajicek, la scorsa estate hanno iniziato a lavorare insieme anche Tomas Berdych e Goran Ivanisevic, la cui rottura con Marin Cilic rimane tuttora un mistero. La loro relazione ha vissuto un inizio complicato, in parte dovuto ad un improvviso attacco di appendicite, con Tomas che ha chiuso il 2016 senza qualificarsi al Master per la prima volta dal 2009. Dopo aver passato molti anni stabilmente tra i primi otto giocatori del mondo, il giocatore di Valasske Mezirici ha deciso di dare una svolta alla sua carriera.

Nell’anno in cui spegnerà 32 candeline, Berdych spera finalmente di raggiungere un traguardo prestigioso e di alzare al cielo un grande trofeo. E chi meglio del croato è in grado di indicargli il sentiero giusto? Il lavoro svolto con il campione degli US Open 2014 lo dimostra, così come i cambiamenti tecnici, fisici e mentali che ha saputo apportare in Marin, il quale, a ben vedere, aveva 25 anni ed era reduce da una squalifica per doping che sentiva profondamente ingiusta. Ma cosa potrebbe fare Ivanisevic per portare Berdych ad un livello superiore a quello raggiunto in questi anni?

La questione è di difficile risoluzione, considerando che il ceco dispone di fondamentali perfetti sotto il profilo biomeccanico. Ciò nonostante, l’impressione è che negli anni si sia accontentato – per non dire rassegnato – del livello raggiunto, non credendo davvero di poter battere quelli che gli stavano davanti. Pensando a come era da giovane, quando giocava senza paura e in maniera spregiudicata, questo appare quasi paradossale, visto anche che in quegli anni riusciva a sorprendere i primi della classe. Dopo i progressi sul veloce di Nadal, l’esplosione di Djokovic e i miglioramenti di Federer e Murray sotto il profilo tattico a partire dal 2014-15 – soprattutto perché hanno iniziato a giocare in maniera più aggressiva – le sconfitte di Berdych contro i top 5 sono aumentate sempre di più, senza contare l’arrivo tra i big di Nishikori e, soprattutto, Wawrinka, che lo ha allontanato ulteriormente dall’avere una concreta possibilità di battere i migliori. I problemi tecnici sono rimasti irrisolti: lancio di palla troppo alto, spostamento deficitario da sinistra verso destra, scarsa propensione al gioco di volo, pessima gestione mentale e tattica delle grandi partite e dei tornei più importanti, colpi sempre piatti e uguali, scarsa ricerca del rovescio lungolinea.

Su quest’ultimo aspetto Dani Vallverdu è riuscito a far progredire Tomas, il quale però ha avuto bisogno di un ex campione per convincersi di dover compiere un ulteriore step, specialmente in considerazione del fatto che le opportunità per ottenere grandi risultati sono sempre di meno.  Tuttavia, nelle prime partite del 2017 sono già emersi alcuni particolari interessanti, frutto proprio del lavoro con Goran. In primo luogo, il lancio di palla è decisamente meno alto rispetto a prima (difficile valutare dalla televisione, ma dovrebbe essere più basso di circa 10 centimetri, come si vede qui).

Questo potrebbe essere un aspetto fondamentale, soprattutto considerando che in carriera la sua percentuale stagionale di prime palle non ha mai superato il 60% e che quel lancio gli ha creato problemi, soprattutto in condizioni di forte vento o di sole particolarmente intenso. Senza considerare che, per la legge di gravitazione universale, l’altezza del lancio è direttamente proporzionale alla velocità con cui la palla scende, rendendo così difficile l’impatto ideale con la stessa. Peraltro riuscendo a nascondere maggiormente le proprie intenzioni nella scelta della direzione.

Ecco la differenza:

Sarà interessante vedere se Goran riuscirà anche a convincerlo a usare più variazioni con la battuta, magari utilizzando più frequentemente la soluzione al corpo per rendere questo colpo meno prevedibile. Nei quasi tre anni passati assieme a Cilic, è stato incredibile notare come quest’ultimo ascoltasse sempre i suoi consigli, sia in allenamento che in partita. Vedremo se il ceco riuscirà a fare altrettanto.

Intanto sono emersi anche altri spunti tecnico-tattici, come ad esempio il tentativo di incidere più spesso con la risposta ed una ricerca più frequente e accurata della rete (talvolta anche con lo slice), non disdegnando nemmeno una variazione con il dropshotOltre a questo, si è visto un Berdych che si è preso più rischi del solito con la risposta, muovendosi anche decisamente meglio da sinistra verso destra. La sensazione è che l’ex mentore di Cilic stia lavorando per rendere Berdych un giocatore più dinamico – sempre nei limiti del possibile, considerando che è alto 1,96 m per 91 kg – e brillante. Secondo quanto dichiarato dal giocatore, la programmazione dovrebbe essere orientata per arrivare al top della forma per i tornei più importanti, concentrando negli stessi tutta la propria attenzione ed energia. Sarà estremamente complicato interiorizzare al meglio le novità che l’uomo nato a Spalato tenterà di introdurre nel gioco del suo nuovo assistito, magari aggiungendone anche altre (ad esempio l’utilizzo di traiettorie più “sporche”, specialmente in fase di contenimento o una maggiore rapidità nel prendere la rete). Sarà cruciale compiere un salto di qualità dal punto di vista mentale e in questo senso il carisma di Ivanisevic sarà fondamentale per far sì che Berdych creda davvero di potersela giocare anche con coloro che lo precedono in classifica, riuscendo ad essere spregiudicato senza avere troppo timore reverenziale nei confronti degli avversari più “quotati”.

L’impressione è che ci siano almeno 4-5 giocatori che saranno sempre e comunque superiori a Berdych. Tuttavia, qualora dovesse presentarsi l’opportunità di infilarsi in una zona di tabellone lasciata sguarnita da qualcuno di loro o se magari uno di questi non dovesse presentarsi ad un grande appuntamento al massimo della forma, sarà lì che Tomas dovrà farsi trovare pronto. La sfida è affascinante. Ce la farà?

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