Nei dintorni di Djokovic: Ana Konjuh riparte da Krajan

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: Ana Konjuh riparte da Krajan

La grande promessa del tennis croato ha spiegato i motivi del nuovo cambio di allenatore. L’obiettivo per il 2017 rimane l’ingresso nella top 20. A maggior ragione ora che ha al fianco un coach come Zeljko Krajan, capace di portare Dinara Safina al n. 1

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Di Ana Konjuh, la grande promessa del tennis croato femminile, su Ubitennis ne avevamo parlato l’ultima volta in settembre, nell’articolo di AGF, il nostro grande esperto del mondo WTA, che ne analizzava le caratteristiche e le potenzialità. Ai tempi la tennista di Dubrovnik, reduce dai clamorosi quarti di finale raggiunti agli US Open, era appena entrata tra le prime 60 giocatrici del mondo, in leggero ritardo rispetto alle altre “ragazze terribili” del 1997, già tutte top 50: Bencic, Kasatkina, Ostapenko e Osaka. Elencate in ordine di anzianità – se così si può dire per delle diciannovenni – e di best ranking raggiunto sinora (dal n. 7 della svizzera al n. 40 della giapponese).

Cinque mesi dopo la giovane croata – che delle cinque è la più piccola di tutte, essendo nata il 27 dicembre – ha recuperato il gap in classifica dalle coetanee, dato che attualmente il ranking vede n. 32 Kasatkina, n. 34 Ostapenko, n. 36 Konjuh, n. 54 Osaka e infine n. 129, sprofondata a causa dei ripetuti infortuni, l’ex top ten Bencic. Nel frattempo Ana ha anche cambiato per ben due volte allenatore. A novembre aveva concluso la collaborazione con la connazionale Jelena Kostanic -Tosic, iniziata solo nello scorso aprile, per affidarsi alle cure dell’ex top 20 croato ed ex capitano di Coppa Davis e Federation Cup Goran Prpic. Con il vincitore della prima edizione del torneo ATP di Umago (nel 1990, il 26enne zagabrese batté in finale un 18enne Goran Ivanisevic) il rapporto è durato ancora meno, poco più di due mesi, dato che si è interrotto al rientro dalla tournée australiana, dove Ana si era peraltro comportata molto bene, raggiungendo la finale ad Auckland e uscendo al secondo turno degli Australian Open dopo un match molto tirato contro la beniamina di casa e testa di serie n. 22 Daria Gavrilova.

Di questi cambiamenti e dei suoi obiettivi stagionali Ana ha parlato la scorsa settimana, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione della seconda edizione del “Bol Open”, l’unico torneo WTA – del circuito 125K Series – che si disputa in Croazia, a Bol, cittadina sull’isola di Brac, la più grande della Dalmazia. Abbastanza logico ci fosse lei a rappresentare il tennis croato femminile davanti ai media: il torneo è praticamente a due passi da casa sua, dato che Dubrovnik dista 190 km da Bol. E anche perché lo scorso anno fu quella che si comportò meglio delle cinque rappresentanti croate in tabellone, raggiungendo la semifinale, dove però dovette ritirarsi contro la futura vincitrice del torneo Mandy Minella, sul 6-3, 2-1 per la giocatrice lussemburghese. Per dei problemi fisici, come ha ricordato davanti ai microfoni. “Lo scorso anno la schiena non mi ha permesso di giocare la finale, spero di stare bene quest’anno.”

Nonostante questo auspicio e la presenza alla conferenza stampa, non è per nulla certo che Ana in giugno giochi sui campi in terra battuta dell’isola dalmata, dato che il torneo è in programma dal 5 all’11 giugno, in contemporanea con la seconda settimana del Roland Garros. E lei non ha nascosto che preferirebbe di gran lunga essere ancora in zona Campi Elisi in quei giorni“Se potessi scegliere, vorrei arrivare alla seconda settimana del Roland Garros per venire poi a festeggiare a Bol.”

Ana era arrivata a Zagabria reduce dagli incontri di Federation Cup della settimana precedente, dove nei playoff promozione della Zona Euro-Africana aveva battuto clamorosamente in due set la top ten Johanna Konta nel secondo singolare della sfida tra Croazia e Gran Bretagna. “È stata una vittoria un po’ inaspettata. Donna (Vekic, ndr) aveva perso contro la Watson e io sono scesa in campo pensando che non avevo niente da perdere. Mi sono rilassata e, devo dire la verità, ho giocato benissimo. In doppio però non ce l’abbiamo fatta.” Dalla sua ultima frase traspariva tutto il rammarico per la sconfitta nel doppio decisivo, dove in coppia con la specialista Darija Jurak sono state rimontate dalle britanniche Konta e Watson, che hanno avuto la meglio in tre set con il punteggio di 4-6 6-4 6-3. Sconfitta che la ex n. 1 del mondo juniores non ha attribuito ad uno scarso affiatamento con la n. 38 WTA della specialità, come qualcuno in conferenza stampa ha ipotizzato. E i numeri le danno ragione, dato che le due sono la migliore coppia croata in Fed Cup, con 7 match vinti su 10 disputati. Per Ana è stata soprattutto la malasorte ad indirizzare il match e a costringere  ancora una volta la squadra croata – e sono nove di fila –  a rimanere fuori dal World Group. “Darija e io giochiamo spesso assieme e credo che siamo una buona coppia. Abbiamo perso quel terzo set più per una questione di sfortuna che di affiatamento. Dobbiamo lavorare piuttosto sul singolare, per cercare di vincerli entrambi.”

Seppur giovanissima, Ana ha già avuto parecchi infortuni, in primis un’operazione al polso destro che tre anni fa l’ha costretta ad uno stop di quattro mesi. E un paio li ha subiti la scorsa stagione: il già citato problema alla schiena a Bol e poco dopo la distorsione alla caviglia a Wimbledon, nel drammatico match contro la Radwanska dove sprecò tre match point. A causa di quest’ultimo infortunio, come avevamo raccontato nell’articolo dei “Dintorni” su di lei dello scorso agosto, aveva rischiato di saltare le Olimpiadi, uno dei suoi grandi obiettivi stagionali. La delusione per la mancata qualificazione ai playoff del World Group II di Fed Cup – manifestazione a cui è parecchio legata, dato che vi esordì quindicenne con una vittoria sull’allora top 40 Ursula Radwanska – è stata perciò stemperata dalla serenità per non essersi infortunata, nonostante abbia giocato tre singolari e due doppi (entrambi decisivi) in quattro giorni. “Sono rimasta sana, c’è però un po’ di dispiacere per non esserci qualificate. Non eravamo mai arrivate così vicine, ma non abbiamo avuto fortuna. Però in campo abbiamo dato veramente tutto e sono fiduciosa che il prossimo anno ce la faremo.”

Pochi giorni prima della conferenza stampa, la 19enne tennista dalmata sul suo profilo Facebook aveva annunciato che il suo nuovo coach sarebbe stato il selezionatore croato di Coppa Davis Zeljko Krajan. Sebbene a Zagabria abbia specificato che in realtà c’erano ancora alcuni dettagli da sistemare (l’ufficialità si è avuta solo qualche giorno dopo), ha comunque dato qualche anticipazione sull’inizio della loro collaborazione. “Dovremmo iniziare a lavorare assieme dopo Dubai (dove sta giocando questa settimana e dove ha raggiunto il terzo turno, dopo aver battuto la n. 30 WTA Shuai Zhang per 6-0 6-1 e la n. 19 del ranking Samantha Stosur per 6-4 6-3, ndr). Faremo una breve preparazione in vista dei tornei negli Stati Uniti.”

Scontata la domanda successiva, ovvero se il 38enne coach di Varazdin, quarto allenatore in meno di 12 mesi, sarà finalmente la soluzione a lungo termine. “Spero sia più lunga di due mesi… – ci ha scherzato su Ana – C’era stata anche in precedenza l’opportunità di collaborare con lui, adesso possiamo concretizzarla. Krajan è un allenatore di livello assoluto, ha portato Safina al n. 1 WTA e spero possa aiutare anche me.” Altrettanto scontata la domanda sul perché della rapidissima separazione da “Prpa”, come viene soprannominato in patria Goran Prpic. “Niente di particolare, semplicemente non ci siamo trovati. Abbiamo fatto la preparazione a Zagabria, siamo andati in Australia e quando siamo tornati mi ha detto che non sono il tipo di giocatrice con cui può e desidera lavorare. Mi ha ringraziato per l’opportunità, ma non può lavorare con me. A Goran auguro il meglio e forse un giorno ci rincontreremo, chissà.”

Il dubbio in patria, tra addetti ai lavori e tifosi, è che questo tourbillon di allenatori possa averle creato qualche problema nel trovare il giusto ritmo di lavoro in allenamento e la necessaria tranquillità e concentrazione nei tornei. Ana non ha negato che un po’ di scombussolamento ci sia stato. “Tutto è diverso da quello a cui ero abituata. Con Kiki (Kristijan Schneider, l’allenatore che l’ha seguita da quando era ragazzina fino allo scorso aprile, ndr) ho lavorato per otto anni e adesso è difficile trovare qualcuno con cui andare così d’accordo. Ci sono tanti piccoli dettagli che possono far innervosire, sia da una parte che dall’altra. Non è facile trovare un buon allenatore, ma adesso spero di averne trovato uno di altissimo livello e sarò pronta a sorvolare eventualmente su certe cose.”

Nonostante il valzer di coach, nulla è cambiato per la teenager croata in relazione all’obiettivo che si è posta in questa stagione: l’ingresso nella top 20. Premettendo però che la sua priorità è rimanere in salute: comprensibile per una ragazza che a 14 anni vide la sorella ammalarsi gravemente, prima di guarire miracolosamente. Il resto, ha detto, verrà da sé. “La cosa più importante è rimanere sana, poi giocando bene i risultati arriveranno. E se sarà così, credo di poter entrare tra le prime venti. Anche se avrò dei punti da difendere. Le è stato fatto notare come non sia un obiettivo così lontano, dato che siamo ad inizio stagione ed ha già raggiunto il suo best ranking al n. 36. Sorridendo, Ana ha fatto capire che, seppur giovanissima, ha già compreso che ci vogliono umiltà ed impegno per raggiungere i traguardi che uno si prefigge. “Sembra un obiettivo facile da raggiungere … Solo che bisogna raggiungerlo.”

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