Nadal a due velocità nel derby con Verdasco (Cocchi). Salvate il soldato Nole: incognite e rimedi (Rossi)

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Nadal a due velocità nel derby con Verdasco (Cocchi). Salvate il soldato Nole: incognite e rimedi (Rossi)

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Nadal a due velocità nel derby con Verdasco (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Un derby caliente, come il sole del deserto californiano. Alla fine l’ha spuntata Rafa Nadal, contro il connazionale Fernando Verdasco nel match dello Stadium 1 che conduceva dritto agli ottavi di finale. Dritto verso l’ottavo da sogno tra il mancino di Manacor e Roger Federer, eventuale episodio numero 36 della loro saga. Rafa il suo dovere l’ha fatto, superando in due set 6-3 7-5 il numero 29 al mondo, mancino come lui.

Un primo set abbastanza facile per il numero 6 al mondo, molto solido al servizio (74% di prime, addirittura 94% di punti con la prima). Rafa passa in vantaggio con un break nell’ottavo game che lo vede salire sul 5-3 e servizio. Un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, Nadal chiude il primo parziale in mezzora. Nel secondo set però sia lui che Verdasco calano di rendimento, molti più errori che vincenti e una percentuale di punti sulla prima che per Nadal cala al 70%. Break di Rafa nel 3 gioco e immediata reazione di Verdasco che si riprende il servizio per il 2-2. La situazione si mantiene in sostanziale equilibrio fino al nuovo, e ben più pesante break di Nadal che si trova a servire per il match e non spreca. Ma il pensiero non è per il probabile incontro con Fede-rer: «Certo che ho visto il tabellone — commenta —, ma non mi sono concentrato su Roger quanto piuttosto sui miei match, giorno dopo giorno. Sono stato concentrato e solido, poi vedremo cosa succederà».

Prima di Nadal era stato Nishikori a sbrigare la pratica terzo turno, volando agli ottavi a spese di Gilles Muller, polverizzato con un doppio 6-2. Intanto lassù, nella parte alta del tabellone, dove il numero 1 del mondo Murray ha già salutato il torneo da lui forse meno amato, anche Fabio Fognini esce di scena. Dopo la bella vittoria contro Tsonga, Fabio si è lasciato spazzare via in due set da Cuevas, avversario tosto ma alla portata dell’azzurro. Tra i big avanza Stan Wawrinka, che oggi si trova davanti il giapponese sbagliato, ovvero Yoshihito Nishioka, numero 70 del ranking mondiale, che ha prima fatto crollare il gigante croato Ivo Karlovic, e poi ha confermato il buon momento mandando a casa pure Tomas Berdych in tre set in rimonta. Il mancino di 21 anni, ripescato come lucky loser, non era mai andato tanto avanti in un torneo importante e sarà interessante vedere come se la caverà al cospetto di Stan, vincitore di tre Slam in carriera ma mai protagonista nei Masters 1000 (…)

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Salvate il soldato Nole: incognite e rimedi (Paolo Rossi, La Repubblica)

C’era una volta un robot. Giocava a tennis e non sbagliava mai. Lo ritenevano un cannibale, uno di quelli che – nei momenti topici – non perdonava mai gli avversari. Un robot, appunto. Questo era il passato: correva l’anno 2016 quando Novak Djokovic tutto vinceva e comandava il mondo a Parigi. Sembra un’eternità fa. Il presente, oggi, vede una controfigura: un solo torno vinto otto mesi. Una copia bruttina, un tennista in confusione che sbaglia quando meno te l’aspetti. Che perde da Istomin agli Australian Open al 2 turno. Il mondo se n’è accorto, e da un bel pezzo, e ha preso fiducia contro di lui. Le cause scatenanti della crisi di Djokovic, che ora ripeteremo per i distratti (litigi con la moglie, presunti flirt), sono arcinote. La domanda è un’altra: come si fa a recuperare al tennis un Djokovic nelle attuali condizioni?

Qualcuno ha risposto, offrendosi di correre in aiuto al serbo. Bogdan Obradovic, tanto per fare il primo nome: «Nole ha bisogno di fare una grande e profonda analisi di tutta una serie di cose. Ma lui è padrone di se stesso, ed è il primo a sapere di cosa ha bisogno. Io sono pronto ad aiutarlo» ha detto l’ex ct di Coppa Davis della Serbia. Aggiungendo anche che forse il papà di Nole, Srdjan, dovrebbe rientrare a far parte dello staff. «Il caso Djokovic conferma che le dinamiche del tennis sono uguali per tutti» dice Francesco Elia, coach e marito di Silvia Farina (ex n. 11 del mondo). «Se qualcosa comincia ad andare storto rischi di fare ulteriori scelte rischiose». Il riferimento è alla fine del rapporto con Boris Becker e al ricorso a un guru, Pepe Imaz. «È chiaro che non c’è serenità» aggiunge Vittorio Magnelli, tecnico di Pennetta e Vinci quand’erano ragazzine, ed espertissimo del circuito tennistico in quanto ex marito di Sandrine Testud. «Ovvio che per capire cosa succeda a Djokovic bisogna viverne la quotidianità, ma è lampante che manchi la tranquillità, base anche per i campioni. Ci vuole del tempo, bisogna concederglielo».

Più o meno quel che pensa anche Paolo Bertolucci, ex ct di Davis azzurro: «Di certo non ha dimenticato come si tirano i rovesci e i dritti. Lo vediamo tutti che non ha più quei flash di cattiveria che ne hanno contraddistinto il suo gioco. Al momento sembra un altro». Ma la cura? «Diciamo che la diagnosi corretta si può fare solo Indian Wells e Miami. A fine marzo capiremo tutto» conclude Elia. Il diretto protagonista cerca di mostrarsi incurante delle critiche e tiene a sfoderare ottimismo, neppure replica ai dubbi coniugali, ricorda di avere un secondo figlio in arrivo: «Sono nella fase in cui sto cercando di essere il miglior marito, padre e tennista possibile. È difficile, ma non impossibile. Cerco la migliore versione di me stesso (…)

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