Federer non finisce più. Nadal è di nuovo battuto (Crivelli). Federer, primo tris su Nadal (Semeraro). Il segreto? Il rovescio ora lo gioca solo in top (Bertolucci)

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Federer non finisce più. Nadal è di nuovo battuto (Crivelli). Federer, primo tris su Nadal (Semeraro). Il segreto? Il rovescio ora lo gioca solo in top (Bertolucci)

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Federer non finisce più. Nadal è di nuovo battuto (Riccardo Crivelli)

Il talento è ciò che l’uomo possiede, il genio è ciò che possiede l’uomo. Roger Federer ha dovuto bere l’amaro calice di un infortunio che gli ha spalancato le porte della paura e gli ha prospettato l’abisso di un mondo senza più tennis, per scoprirsi un uomo nuovo e tornare a flirtare con la sua ispirazione, libero da ogni laccio mentale. Non era mai accaduto, in 36 precedenti di una rivalità diventata ormai leggenda, che il Divino vincesse tre sfide consecutive contro l’amato arcinemico. Succede a Indian Wells, dopo la finale del 2015 a Basilea e l’epilogo mitologico degli Australian Open di gennaio. Se il deserto americano doveva portare con sé venti di rivincita per il mancino di Manacor, in un incrocio arrivato già agli ottavi, Fed li spegne con una prestazione perfetta, ingiocabile. E’ una questione tecnica, certo, esaltata dalla mano di coach Ljubicic che lo ha convertito a giocare sempre il rovescio in top, anche e soprattutto sulla risposta, e a essere aggressivo (26 vincenti complessivamente) fin dall’uscita dal servizio; ma è in primis una questione di testa, perché Roger, dal rientro dopo lo stop forzato di sei mesi, muove il corpo e le braccia con la leggerezza di chi è convinto di aver avuto accesso a una seconda vita e a un surplus di divertimento. Dall’altra parte, poi, trova un guerriero ferito, caratterialmente sempre indomabile, però meno incisivo e con la mano meno pesante, quindi vulnerabile e non più dominante psicologicamente. Come da sua stessa ammissione: «Per contrastare questo Federer, avrei dovuto giocare più lungo e più alto, neutralizzandogli i primi due o tre colpi. Invece gli ho subito concesso il vantaggio di un break e quando lui gioca sereno, è imbattibile». Bastano 68′ a Federer per scrollarsi di dosso forse definitivamente la sindrome di Rafa (comunque lo spagnolo resta avanti 23-13), una sensazione che lo avvicina al paradiso: «E’ bello aver vinto gli ultimi tre confronti, anche se la cosa più importante era vincere in Australia. Quel successo è stato grandioso per me, al ritorno sul circuito… Credo che sia stata una delle emozioni più forti della mia carriera. Certo, anche vincere a Basilea era stato speciale, ricordando che in quel torneo io facevo il raccattapalle da bambino. E dopo la gioia di Melbourne, ritrovarci di fronte qui in America… Insomma, confronti ricchi di fascino. Tutti i nostri match sono stati comunque unici per entrambi, vinti e persi». Anche se stavolta si aspettava qualcosa di diverso: «Pensavo potesse essere un match più complicato, sono rimasto sinceramente sorpreso dalla precisione dei miei colpi. E’ qualcosa di positivo sotto l’aspetto fisico che la partita non sia stata troppo lunga e dispendiosa, per il prosieguo del torneo, della mia stagione e anche della mia vita. Il rovescio? Tutti i miei allenatori hanno cercato di potenziarlo, ma il problema è che spesso non ho mai creduto potesse diventare un’arma nei momenti decisivi». Un Federer rappacificato, che dall’alto della sua nobiltà sente perfino il bisogno di dare consigli a Kyrgios, il Kid australiano, rivale nei quarti, oggi: «Fa impressione battere due volte Djokovic sulla sua miglior superficie, spero che Nick si renda conto che può fare davvero grandi cose lavorando duro settimana dopo settimana». Intanto, dopo Acapulco, riapre le ferite di Nole prendendolo a schiaffi con il servizio (nessuna palla break concessa) e con un atteggiamento finalmente maturo: «Alla fine dell’anno scorso non volevo più allenarmi, non ero motivato, ero dentro un buco nero, ora cerco di essere positivo, di non essere troppo severo con me stesso. Non ho mai guidato ubriaco, non ho mai sparato a nessuno, non ho mai rubato. Non sono una cattiva persona, è solo la vostra prospettiva». Nick ha l’innata qualità di elevare il suo tennis più l’avversario è forte: «Ma ora affronto il più grande di tutti i tempi, per Roger l’età è solo un numero». La cifra del genio.

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Federer, primo tris su Nadal (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

«Vincere tre volte di fila contro Nadal è una bella sensazione, ve lo garantisco». Ci fidiamo sulla parola, anche perché a Roger Federer il tris non era mai riuscito in tredici armi di sfide contro lo spagnolo. Dopo la finale vinta a Basilea nel 2015 e quella memorabile dello scorso gennaio a Melbourne, negli ottavi del Masters 1000 di Indian Wells invece il Genio ha rotto il tabù, giocando fra l’altro una partita perfetta (6-2 6-3 in un’ora e mezzo), farcita di rovesci a tutto braccio, anche in risposta, che hanno disarmato ancora una volta la ganascia mancina di Nadal. Il conto totale delle sfide resta in netto favore dello spagnolo (23-13), che però non vince dalla semifinale degli Australian Open 2014. «A gennaio ho avuto le mie occasioni», ha riconosciuto Rafa. «Stavolta invece Roger è stato semplicemente più forte: quando va in vantaggio non lo fermi più, se non giochi il tuo miglior tennis in partite come queste non hai scampo». Dopo l’Australia lo svizzero era rientrato a Dubai, inciampando su Donskoy al secondo turno, sconfitta indolore. Quello che importa è farsi trovare in forma nei grandi appuntamenti. «Mi aspettavo un match più complicato, invece è andato tutto liscio», spiega Federer «Tutti i match fra me e Rafa sono speciali, ma quello in Australia è stato il più importante, una delle vittorie più emozionanti della mia carriera. Stavolta però non posso festeggiare troppo perché devo tornare subito in campo». Ad aspettarlo stanotte ci sarà Nick Kyrgios, il bad boy di Canberra che a forza di ace (25) e servizi vincenti ha spazzato via per la seconda volta in tre settimane (dopo Acapulco) l’ex n.1 Novak Djokovic (6-4 7-6), interrompendo a 19 match anche la striscia vincente del serbo che a Indian Wells aveva trionfato negli ultimi tre anni. «Se ti arrivano prime a 220 all’ora fai quello che puoi», ha detto sconsolato Novak. «E’ lo stile di Nick, lui tira tutto e quando la palla gli sta dentro diventa difficile». Kyrgios a 21 anni sembra finalmente aver ingranato la marcia giusta: «la mia mentalità sta migliorando è vero. Federer è il più grande, ma io devo solo badare ad essere pronto».

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Il segreto? Il rovescio ora lo gioca solo in top (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Un paio di anni fa, durante il torneo di Wimbledon, Ivan Ljubicic era ospite con me negli studi di Sky e dividevamo anche lo stesso hotel. Ogni volta che ci incontravamo, finivamo per parlare del medesimo argomento: il rovescio in back di Federer. Nelle considerazioni di entrambi, era diventato un lusso che Roger non poteva più permettersi, soprattutto nella risposta al servizio: in pratica, giocandolo così, si limitava a rimettere in gioco la palla, rinunciando a essere aggressivo e lasciando l’iniziativa all’avversario. Poi sorridevamo, immaginando la reazione di Roger alle nostre opinioni: con quel rovescio aveva portato a casa 17 Slam… Quando Ivan è diventato allenatore di Federer, gli ho subito mandato un sms ricordandogli quei discorsi e chiedendogli se avesse mai trovato il coraggio di imporre al nuovo allievo le idee che ci eravamo scambiati. Ora, dopo 15 mesi insieme, posso dire che l’idillio tra Ljubicic e Federer sta producendo risultati incredibili, destinati a prolungare il cammino vincente. Ormai lo svizzero gioca il rovescio quasi sempre solo in top e in risposta gli permette di indirizzare lo scambio sui suoi binari prediletti. Inoltre, Ivan lo ha convinto a essere aggressivo fin da inizio gioco e a risolvere lo scambio nei primi tre o quattro colpi. Certo, la forza di un maestro risiede anche nelle doti dello scolaro e Ljubicic conferma che Roger si approccia a ogni novità tecnica col desiderio di imparare di un 18enne.

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