Federer contro Wawrinka, ancora i nemici-amici (Crivelli)

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Federer contro Wawrinka, ancora i nemici-amici (Crivelli)

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Federer contro Wawrinka, ancora i nemici-amici (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Gomito del tennista. Il problema fisico più comune tra gli amatori dei circoli di tutto il mondo scuote il torneo di Miami della settimana prossima, privando il secondo Master 1000 stagionale sul cemento americano addirittura dei primi due giocatori del mondo, Andy Murray e Novak Djokovic. C’è da dire, però, che la rinuncia del serbo, a differenza di quella dello scozzese, non è ancora ufficiale. Ci sarebbe quasi da sorridere, se non fosse che il periodo decisamente critico di Andy e Nole si allunga, stavolta per problemi di salute, seppur non gravi. Murray ne dà notizia su Twitter, scusandosi con i fan e dando appuntamento al rosso europeo, che l’anno scorso gli regalò l’enorme soddisfazione della vittoria a Roma e della prima finale in carriera al Roland Garros: «Ora mi concentrerò sulla preparazione per la stagione su terra». Il guaio era comparso durante la partita persa con Pospisil nel secondo turno di Indian Wells. C’è più mistero, invece, sulle condizioni di Djokovic, che dalla California sarebbe rientrato in Europa, a Monaco di Baviera, per farsi visitare da uno specialista di fiducia dopo i persistenti dolori a un gomito: saranno proprio gli accertamenti in Germania a fornire un quadro definitivo e a decidere, di fatto, della sua partecipazione al torneo della Florida. Se entrambi dovessero mancare l’appuntamento con Miami, il divario in classifica si amplierebbe di molto: Andy infatti perderebbe solo 90 punti (terzo turno nel 2016), mentre Nole ne vedrebbe svanire 1000 (è campione in carica). A godere, alla fine, in caso di doppia assenza, potrebbe essere Stan Wawrinka, che a quel punto diventerebbe testa di serie numero uno. Lo svizzero, dopo una partenza balbettante, nonostante la semifinale agli Australian Open, si sta ritrovando nel deserto della California, dove festeggia la prima finale in carriera a Indian Wells, solo la quarta in un Master 1000 (dopo Roma 2008, Madrid 2009 e Monte-carlo 2014), bagnata dall’80% di prime contro lo spagnolo Carreno in semifinale: «Sto giocando meglio ogni giorno di più». Gli servirà, tutta questa fiducia, nell’incrocio decisivo di oggi contro l’amico-nemico che gli fa ombra da 15 anni, quel Roger Federer che dal ritorno dopo gli acciacchi a menisco e schiena ha riscoperto l’elisir di lunga vita. Non poteva essere lo yankee Sock, comunque in uno straordinario periodo di forma, a impedire il 23° confronto diretto tra Stan e il Divino, con il contachilometri che segna 19-3 a favore di Federer, ultimo episodio proprio in Australia a gennaio, la semifinale vinta in 5 set da Roger. Però Wawrinka l’ha battuto in finale a Montecarlo quando conquistò il suo unico Master 1000 e poi si è ripetuto l’anno dopo al Roland Garros, e in ogni caso non è più la vittima sacrificale. Certo, i numeri dello svizzero maggiore sono incredibili: 43^ finale in un Master 1000 e opportunità per conquistare il 90° torneo. Eppure: «Mi serve ancora tempo. Sto giocando in continenti diversi. Ho giocato in Australia, in Medio Oriente, ora sono qui. Quando avrò finito qui e sarò tornato in Europa ad aprile, il ritorno sarà completo. Avendo vinto in Australia sono decisamente in anticipo, e sono molto soddisfatto di come ha reagito il mio corpo, ho ritrovato l’energia e la scintilla nelle gambe e nel mio gioco». Il fuoco sacro delle divinità.

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