Sanguinetti-Harrison, il futuro è... calvo!

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Sanguinetti-Harrison, il futuro è… calvo!

Davide Sanguinetti ci parla del suo nuovo pupillo Ryan Harrison e di come la prima vittoria ATP dopo poche settimane di collaborazione lo abbia lasciato senza… capelli

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C’è un po’ d’Italia in una delle storie più positive del mese di febbraio nel nostro piccolo universo tennistico. Ryan Harrison, il teenager che si era affacciato prepotentemente sul circuito ATP all’inizio del millennio e che sembrava dovesse essere il Messia tanto atteso dal tennis statunitense, ha vinto il suo primo torneo ATP a Memphis ed è tornato nei primi 50 del mondo, dopo diversi anni trascorsi ad arrancare nelle retrovie. Un gioco che sembrava essersi tecnicamente involuto ed una serie di problemi fisici e mentali sembravano avergli fatto smarrire quella strada da predestinato che lui sentiva come sua, lasciandolo a combattere i suoi mille dubbi nell’antinferno del circuito Challenger.

Dopo aver considerato l’ipotesi di saltare tutta la seconda metà della stagione 2016 e di rivalutare tutte le sue priorità, Harrison ha iniziato la sua rinascita disputando una buona campagna estiva sul cemento americano (culminata con la vittoria a Flushing Meadows su Milos Raonic) e trovando un assetto stabile nella sua vita professionale. Di questo assetto fa parte anche l’italiano Davide Sanguinetti, toscano di Viareggio, ex Davisman azzurro con un career best di n. 42 ed ora apprezzato allenatore che ha lavorato, tra gli altri, con l’americano Vincent Spadea e con la russa Dinara Safina. “Lo scorso anno, qualche settimana prima di Wimbledon, Harrison è venuto da me perché voleva parlarmi – ci ha detto Sanguinetti quando lo abbiamo raggiunto nel ristorante dei giocatori di Indian Wells – ci conoscevamo già, mi ha chiesto se potevo andare a vedere qualche sua partita, ed io l’ho fatto. Lui ha avuto molto piacere di vedermi in tribuna e qualche mese dopo, durante il torneo di Shanghai, mi ha chiesto di seguirlo come suo allenatore per il 2017”.

Harrison è sempre stato seguito dalla federazione americana USTA, che gli ha di volta in volta affiancato vari tecnici, tra cui gli ex giocatori Jay Berger e Brad Gilbert. Tuttavia Ryan ha sempre avuto un legame molto forte con il padre Pat, che è stato il suo primo allenatore e con cui a volte è arrivato ai ferri corti durante i match: famoso l’episodio nel quale Ryan, durante un cambio di campo, gli disse chiaramente di andarsene dalla tribuna. La figura del padre ed il carattere non facilissimo di Ryan gli ha causato notevoli difficoltà nel corso degli anni a trovare un assetto stabile per il suo team di lavoro. Dall’inizio del 2017 invece sembra che sia arrivata la quadratura del cerchio con il “trinomio” (come l’ha definito lo stesso Sanguinetti) composto da Davide, Ryan ed il coach USTA Peter Lucassen. Peter tuttavia è anche il coach di Ernesto Escobedo – ha spiegato Sanguinetti – e siccome Ryan voleva qualcuno che lo seguisse in tutti i tornei, mi ha chiesto se ero disponibile. Inizialmente ero un po’ titubante, perché ho un contratto in essere con il giocatore cinese Wu Di, però non potevo farmi scappare l’occasione di allenare un giocatore di questo tipo, e fortunatamente Wu ha capito, così quando l’agente di Harrison mi ha chiamato in dicembre per iniziare la collaborazione durante gli Australian Open, sono stato lieto di accettare”.

Tra i giocatori seguiti da Sanguinetti c’è poi anche il giapponese Go Soeda: “Sono sei anni che lavoriamo insieme, mi ha chiesto di seguirlo solo per 10 tornei, non potevo dirgli di no”. E quando ci sediamo nell’ombra ventilata del patio antistante il ristorante, Davide è proprio reduce da quasi tre ore di match del nipponico, seguito sotto il sole potentissimo del deserto californiano: “Sono tutto rosso come un peperone, soprattutto ora che non ho più capelli…”. Togliendosi il cappellino Sanguinetti sfodera infatti una pettinatura… per così dire “minimalista”, frutto di una scommessa fatta con Harrison: “Ci eravamo detti che al primo torneo vinto ci saremmo rasati a zero. E così dopo la vittoria di Memphis ho dovuto farlo. La scommessa prevedeva che avesse dovuto farlo anche Ryan, tuttavia dal momento che a fine mese si sposa, la sua fidanzata Lauren ha chiesto di posporre il taglio a dopo la cerimonia, in modo da non rovinare le fotografie. Ma ho già la macchinetta pronta: appena viene un po’ più caldo, probabilmente a Montecarlo, provvederò personalmente a ‘riscuotere quanto dovuto’ “.

Harrison non ha la reputazione di essere un carattere facile, le sue esternazioni in campo sono ben note, e la girandola di allenatori che si è susseguita al suo angolo non depone certo in suo favore. “Ryan è un bravo ragazzo – ci dice però Sanguinetti – e questo è già un ottimo punto di partenza. Poi dal mio punto di vista ho sempre voluto allenare un giocatore con un gran servizio, perché comunque è più semplice giocare quando si ha a disposizione un’arma di quel tipo. Sono stato molto felice che mi abbia chiesto di allenarlo, perché vuol dire che crede in me, ed io credo in lui. Per me ha un grande potenziale, può arrivare nei primi 30 già entro quest’anno. Ha tanti margini di miglioramento, soprattutto nel rovescio, che è molto a corrente alternata, e bisogna incanalarlo nella direzione giusta. Il dritto può spingerlo molto di più, ed a volte gioca in maniera troppo difensiva, fidandosi delle sue notevoli dote atletiche”.

Durante la sua carriera ha avuto qualche problema sia mentale sia fisico – continua Sanguinetti – e quando non sta bene diventa più timoroso, ed anche il servizio ne risente. C’è un ristretto gruppo di persone che lui ascolta molto, a partire da Andy Roddick, che vive ad Austin come lui, ma anche suo padre, la fidanzata, ed in questo momento anche i due allenatori. Il fatto che abbiamo iniziato a vincere subito certamente ha aiutato, però al momento il nostro ‘trinomio’ funziona”.

È indubbio che una delle zavorre più ingombranti che Harrison ha dovuto portarsi dietro per tutta la prima parte della carriera è stato il peso delle grandi aspettative che il tennis americano ha riposto in lui, così come le grandi aspettative che lui stesso ha sempre riversato sulla sua carriera: i suoi obiettivi sono stati sempre quelli massimi, vincere Slam, arrivare al n.1 e vincere la Coppa Davis.Arrivare a n.1 e vincere Slam è anche una questione di fortuna – ci dice Davide – Non tutti riescono a vincere gli Slam, chi ne vince uno ha avuto anche tanta fortuna. Dire che la vittoria in uno Slam per lui è un obiettivo utopico non è giust, soprattutto mentre ci sono ancora in giro questi mostri sacri che comandano in quei tornei, ma si può comunque ambire a fare ottimi risultati”.

Come detto Ryan convolerà a giuste nozze con la sua fidanzata di quattro anni Lauren McHale, sorella della tennista Christina McHale, il prossimo 31 marzo, e nella storia recente ci sono stati alcuni tennisti che hanno trovato nella stabilità della vita famigliare una solida base su cui costruire i progressi della propria carriera. Sanguinetti non ha dubbi che il matrimonio aiuterà Ryan: “Secondo me sposarsi lo aiuterà molto, perché [Lauren] mi sembra la ragazza giusta, lo aiuta parecchio, lo tiene calmo, rilassato, scherzano molto tra loro. Solo il tempo potrà dire se la loro unione è destinata a durare, ma secondo me [Lauren] è la donna giusta per lui per accompagnarlo per il resto della vita”.

Ora che il ranking di Harrison è tornato nei primi 50, con pochi punti da difendere fino a Wimbledon, la programmazione si è orientata verso i tornei del circuito maggiore. “Faremo Miami, Montecarlo, Madrid, Roma, tutti i tornei grossi. Ryan odia giocare i Challenger, vuole confrontarsi sempre con i migliori, anche se deve fare le qualificazioni, è un vero animale da battaglia”. Sugli obiettivi futuri Davide non si sbilancia: “Quest’anno per me è di studio, perché per esempio sulla terra non l’ho mai visto giocare. Secondo me può adattarsi bene al ‘rosso’, anche perché con quel servizio è sempre più facile giocare. Però il primo anno devo imparare a conoscerlo”.

Per il momento imparerà a tagliargli i capelli, non appena il ‘problema fotografie di nozze’ sarà superato…

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