Miami, Federer: "Stare bene e vincere tornei, queste le mie priorità"

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Miami, Federer: “Stare bene e vincere tornei, queste le mie priorità”

Dopo il successo su del Potro al terzo turno di Miami: “Il ranking è secondario, mi interessa divertirmi”

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Giochi sempre di fronte ad un grande pubblico, ma l’atmosfera sembrava piuttosto elettrica, specialmente per un terzo turno.
Sì, assolutamente. Si poteva respirare un’atmosfera particolare pochi minuti dopo il nostro ingresso in campo, per cui mi sono detto di essere preparato per qualsiasi cosa, qualcosa di diverso. Se fossimo andati al terzo o giocato tie-break, sarebbe potuto essere epico. In generale una grande atmosfera, mi ha fatto molto piacere giocare contro di lui, bel clima, gran pubblico. Che altro manca? Solo una bella conferenza con voi (ride).

Al lunedì giochi contro del Potro, gran giocatore e campione Slam. Puoi incontrare giocatori come Kyrgios o Nadal molto prima di una finale, al martedì o mercoledì. Come ti approcci mentalmente a questa nuova situazione, dato il ranking?
Certo, incide anche il loro ranking. Se siamo tutti fuori dai primi otto, capiterà più spesso, ovviamente. Per questo mi rimprovero Dubai, lì avrei potuto fare meglio per entrare tra i primi otto, invece di uscire al secondo turno. Certo sono stato fortunato, se i risultati in Australia fossero stati diversi magari adesso mi trovavo fuori dai primi trenta. Cambierà, forse, ma credo che verso la fine della carriera sia inevitabile affrontare tabelloni più duri, se non si è più al numero uno o due.

Hai giocato vari incontri epici contro Juan Martin, e tutti si aspettavano qualcosa di simile. Dall’esterno invece è sembrata un’altra giornata di routine. Lo hai fatto sembrare facile o è stato davvero così?
Credo dipenda dalla prospettiva. Io mi sono sentito in controllo e sono riuscito a creare più opportunità di lui. All’improvviso lui ha avuto qualche chance, perché io ho abbassato un po’ il livello e gli ho concesso troppi punti facili sul mio servizio. Per questo sento di essermela meritata, di essere stato il più aggressivo, è dipeso da me e a me piace così. Ma come al solito, se avesse ottenuto il controbreak sia nel primo che nel secondo, a quest’ora staremmo parlando di altro.

Stai cercando di migliorare in qualche comparto del gioco, in vista delle prossime settimane? E puoi parlarci del tuo prossimo avversario, Bautista Agut?
Rispetto molto Roberto, ho visto il suo match contro Querrey e credo che Sam stesse giocando molto bene nel primo set. Ma è in questo che Bautista è molto bravo, giocare su ogni punto ogni giorno, è duro da affrontare. Forse non è al top, si è fatto fasciare il piede. Ho un buon bilancio contro di lui, spero di poter usare le mie variazioni per mandarlo fuori ritmo. Spero il mio corpo risponderà bene, non sono molto abituato adesso a giocare due giorni di fila. Per questo risparmiare energie oggi è stato importantissimo.

A 35 anni, quanto sono diversi gli allenamenti e i giorni di riposo, rispetto a cinque anni fa?
Non credo di stare giocando molto di meno. Credo di dover fare più attenzione alla programmazione. Non posso più gareggiare per tutto: non posso giocare in Davis, negli Slam e in tutti i Masters 1000. Ad un certo punto devo cedere qualcosa, per quanto vorrei poter fare tutto come quando avevo 24 anni. Credo sia questo il punto su cui devo prendere decisioni importanti, per me come giocatore ma anche come persona, per la mia famiglia e il mio team. Devo riposarmi abbastanza ma anche giocare abbastanza. Se non si gioca abbastanza si perde l’abitudine a salvare o gestire le palle  break, magari la spalla si arrugginisce, chi lo sa? Serve il giusto equilibrio, specialmente adesso. Mi fa male non poter giocare tornei che ho giocato in passato, ma è per una buona ragione.

I quattro break point salvati nel primo set sono stati il momento chiave?
Probabilmente. Sapevo che se mi fossi tirato fuori dal 15-40 sarebbe stato un bel sollievo e una buona dose di fiducia. Credo di aver fatto molto bene, lui non ha giocato al meglio, non ha sfruttato alcune seconde, poteva essere più aggressivo. Ma ho trovato alcune buone soluzioni.

Tornando al ranking, dopo essere stato numero 1 per così tanto tempo, è ancora una tua priorità? O ci hai fatto l’abitudine, non è più un problema?
Non è la mia priorità. La priorità è la mia salute; per arrivare al numero uno devo vincere molti tornei, e so quanto sia difficile, ci ho provato negli ultimi cinque anni. Finché sto bene e mi diverto, spero di poter battere anche i migliori e vincere tornei. A questo punto della mia carriera, la priorità è vincere tornei, e stare bene. Il ranking è secondario, e la mia programmazione andrà di conseguenza con le mie sensazioni.

Traduzione a cura di Carlo Carnevale

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