I Dolphins vogliono ospitare il Miami Open: addio a Key Biscayne?

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I Dolphins vogliono ospitare il Miami Open: addio a Key Biscayne?

La squadra NFL dei Miami Dolphins vuole costruire un impianto per avere il Miami Open nei pressi del loro stadio. Potrebbe essere una soluzione alla lunga diatriba che impedisce a Crandon Park di allargarsi

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Da Miami, Vanni Gibertini

Nel giorno in cui la NFL vota il trasferimento della franchigia dei Raiders da Oakland in California a Las Vegas, il proprietario dei Miami Dolphins Stephen Ross conquista la prima pagina del Miami Herald non tanto per essere l’unico proprietario della NFL ad aver votato contro il trasloco (probabilmente la otterrà il giorno dopo) ma per aver espresso interesse ad ospitare il Miami Open.

Ross e il presidente della sua squadra, Tom Garfinkel, hanno visitato l’impianto di Crandon Park giovedì scorso per esplorare la possibilità di offrire una nuova casa al Miami Open, da 30 anni residente sull’isolotto di Key Biscayne, ma impossibilitato a crescere a causa di una intricata faida legale tra l’IMG, proprietaria dei diritti del torneo, e l’erede della famiglia Matheson, originariamente proprietaria di Key Biscayne ma ancora coinvolta nella sua preservazione ad oasi naturale.

La proposta di Ross prevederebbe la costruzione di un campo centrale all’interno dell’Hard Rock Stadium, che verrebbe quindi adattato al tennis nelle due settimane del torneo, e di un Grandstand permanente, oltre a campi laterali e di allenamento anch’essi permanenti. Inoltre (ed è questo ciò che più interessa Ross) verrebbero costruite le attrezzature per supportare un upgrade dei servizi accessori del torneo, come l’area ospitalità, i ristoranti e la zona intrattenimento, in modo tale che queste nuove “facilities” possano essere utilizzate anche in altri periodi dell’anno, in particolare durante le partite casalinghe dei Miami Dolphins.

Il fondatore del torneo Butch Buchholz, ovviamente, preferirebbe che la sua creatura rimanesse nell’impianto attuale, che era stato scelto per il suo impatto scenografico e per la sua atmosfera tipicamente “Miami”. “Eravamo venuti qui per questo panorama e per quest’atmosfera che i tifosi hanno dimostrato di amare nel corso degli anni – ha spiegato Buchholtz al Miami Herald – ma la priorità numero uno è quella di mantenere il torneo a Miami, e se non riusciamo a mantenerci al passo con gli altri grandi tornei in questa sede, allora dobbiamo guardare altrove”.

La IMG sta provando da oltre cinque anni ad allargare le strutture di Crandon Park, ma è sempre stata bloccata dalle condizioni molto restrittive imposte dalla natura di “oasi naturalistica” del parco e dalla volontà del suo proprietario originale, Bruce Matheson, erede della famiglia Matheson, di impedire ulteriori colate di cemento. La situazione è ad uno stallo legale, dopo sentenze e contro-sentenze che in questi anni hanno impedito ogni sviluppo. Nei mesi scorsi è intervenuta un altro membro della famiglia Matheson, tale Christine Matheson, che attraverso il suo legale ha fatto sapere alla Contea di Miami-Dade di star cercando in consenso tra gli altri componenti della sua famiglia per “spodestare” Bruce Matheson dal comitato che tiene in scacco l’IMG e tutti i progetti di espansione. Christine Matheson si sarebbe dichiarata disposta a permettere il via libera ai lavori dietro il pagamento di una cifra una-tantum da parte della Contea (è stato suggerito un “contributo” di 20 milioni di dollari), anche se sembra molto più probabile che la cifra (probabilmente inferiore a quella richiesta) sarebbe sborsata dall’IMG.

Si tratta comunque di una strada che contiene molte incognite, questa che permetterebbe al Miami Open di espandersi nella sede attuale, sia dal punto di vista del procedimento, sia da quello dei tempi di sviluppo. L’offerta di Ross e dei Miami Dolphins è invece più concreta: la squadra di football locale sta per inaugurare il nuovo tetto sullo stadio costruito con un finanziamento di 400 milioni di dollari da parte della Contea di Miami Dade, ottenuto con un impegno formale di mantenere la squadra a Miami per i prossimi 30 anni. In quel contratto, però, era stata inclusa anche una clausola che prevedeva bonus fino a 5 milioni di dollari ogniqualvolta i Dolphins fossero riusciti a portare grandi eventi (il Superbowl, grandi concerti, etc…) nella zona di Miami. E questo trasloco dovesse servire a mantenere il Miami Open in Florida (e con esso i 387 milioni di dollari di indotto sull’economia locale che genera ogni anno), è probabile che i Dolphins riuscirebbero ad ottenere un pagamento annuale a sette zeri dalla contea.

Per il momento non vi sono date o promesse, e nemmeno stime finanziarie, ma non è inverosimile vedere uno sviluppo in questo senso in tempi relativamente brevi se la situazione di Crandon Park non dovesse sbloccarsi. Dal punto di vista logistico potrebbe essere un passo avanti per il torneo, ora come ora strozzato dall’unica strada di accesso a Key Biscayne, tanto bella da vedere ma tanto impossibile da percorrere nelle ore di punta. L’Hard Rock Stadium è situato nella località di Miami Gardens, 25 km a nord dal centro di Miami e circa 30 km a sud da Fort Lauderdale, a fianco di quel girone infernale che è la Interstate 95, una delle strade più congestionate della Florida e di tutti gli USA. Per giocatori e visitatori che volessero alloggiare a Miami, sarebbero necessari almeno 40 minuti in condizioni di traffico ideali per arrivare all’impianto, con punte di parecchio superiori all’ora durante i periodi di maggior traffico. Almeno però ci sarebbe la possibilità di raggiungere lo stadio da diverse direzioni, e non da una soltanto come accade a Key Biscayne.

Secondo le indiscrezioni raccolte in questi giorni, sembra che ci sia tutta la volontà da parte degli enti che governano il tennis e della proprietà del torneo di mantenere l’evento a Miami ed in questa data, per cui è ipotizzabile che la soluzione “Dolphins” sarà presa in seria considerazione qualora non dovesse essere possibile sbloccare lo stallo che sta imbrigliando la crescita dell’impianto di Crandon Park.

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