Miami, Federer: "La finale del 2005 contro Rafa fu la svolta"

Interviste

Miami, Federer: “La finale del 2005 contro Rafa fu la svolta”

ATP Miami, semifinale: [4] R. Federer b. [12] N. Kyrgios 7-6(9) 6-7(9) 7-6(5). L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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Quanto beneficio porterà Nick a questo sport? Ti dispiace quando il pubblico se la prende con lui per delle piccole cose?
Sì, insomma, penso che adesso il pubblico ha iniziato a conoscerlo e lo vede giocare più spesso. Sono già due, tre anni che è nel tour il che è un bene. Si riesce davvero a vedere come stia evolvendo sia come giocatore e che come persona. Penso sia sempre molto interessante seguire i giovani perché cambiano stile molto spesso e cercano di provare nuove cose e di giocare differentemente, così da arrivare a conoscere il loro gioco al meglio. Al momento lui ha uno dei migliori servizi che ci sono in giro, e mi piace vedere quanta concentrazione ci mette in questo colpo. Per il resto ci vorrà tempo per far sì che rimanga fisso punto dopo punto. Ma comunque hai ragione, il pubblico gli salta addosso piuttosto velocemente, però aiuta a creare una buona atmosfera quindi non penso sia del tutto negativo. Alla fine credo che lui sia un bene per questo gioco.

All’inizio del primo set ha fatto un paio di colpi che non sono delle mancanze di rispetto, ma che comunque volevano mostrarti come lui non fosse intimidito. La cosa ti ha infastidito?
Beh, mi aspettavo delle cose del genere. Sapevo che ci sarebbero stati dei colpi di prestigio, quindi sarei rimasto sorpreso se lui non ci avesse provato. Per me a dire il vero era importante giocare alla stessa maniera: fare quel genere di colpi e fargli vedere che anche io gioco con quello stile. In un paio di occasioni penso di esserci riuscito, ma alla fine quello che conta è restare concentrato su ogni punto, farlo stancare e sperare che verso la fine rimanga senza benzina, il che non è accaduto. Sono rimasto molto contento del mio livello di gioco ed è stato un match eccitante.

Come ti senti dopo due match giocati in due giorni consecutivi?
Questa mattina mi sono sentito molto bene. Non so se la cosa sia una sorpresa o meno, ma mi aspettavo di essere più contratto o dolorante, o quantomeno di provare qualcosa. Invece mi sono svegliato ed ero alla grande. Durante il match non ho avuto problemi e ora sto bene. Avere un giorno di riposto certamente aiuta ma potrei giocare anche domani senza problemi. Forse non è un male il fatto che la finale non sia più al meglio dei 5 set. Anche se, sapendo che poi non giocherò per un po’, mi risulta facile comprimere tutte le energie che ho per dare un’ultima spinta. Domenica darò il massimo.

Considerando dov’eri lo scorso anno, quanto sarebbe speciale per te completare la doppietta Indian Wells/Miami?
Onestamente non ci avevo ancora pensato. Quando sono arrivato a Miami ho pensato le stesse cose arrivando in Australia o a Indian Wells. Poi mi sono detto: “Ho già vinto Indian Wells, qui la superficie è più lenta e non andrà così bene”. Rimanendo realistico, una semifinale sarebbe stato un gran risultato, e ancora adesso ritengo che battere Rafa sia una grossa montagna da scalare. Lui non ha ancora vinto qui e al momento è più fresco di me. Sarà eccitante perché nel 2005 ci fu quel match epico in finale. Ad essere onesto fu un momento di svolta nella mia carriera. Per me riuscire a rimanere concentrato durante tutto il match, non so per quanto tempo giocammo, forse 4 ore, mi diede davvero la sensazione di aver imparato come lottare durante i match. Colpire dritto dopo dritto sulla linea, mostrai a me stesso e al mio team che ero in grado di farlo. Ed era contro uno che poi sarebbe diventato il mio più grande rivale. Giocare contro Rafa di nuovo qui sarà certamente speciale.

Parlaci del tuo rapporto con il tuo coach Ljubicic e che cosa ha apportato al tuo gioco.
Lo scorso anno è stata dura. È arrivato quando all’inizio mi sentivo molto bene, in Australia, e poi le cose hanno iniziato a complicarsi. Che cosa fa un allenatore? Ti supporta durante i momenti difficili. Lui è un mio amico quindi mi ha aiutato nel prendere le decisioni giuste e a rimanere calmo, come tutti gli altri nel team. Non ci siamo fatti prendere dal panico. Ci incontravamo spesso e parlavamo di quale fosse il prossimo piano. Lui è sempre stato di incredibile supporto per me, ricordandomi sempre che i tempi migliori sarebbero arrivati. Si tratta di concentrarsi sul presente e tirare fuori il massimo di quello che abbiamo al momento. Una volta che ho ripreso gli allenamenti abbiamo iniziato a divertirci ancora di più. Lui è un bravo ragazzo e ha molte idee. Io gli ho detto: “Guarda, qualsiasi cosa mi dirai, nonostante le critiche che ci saranno, tu va avanti. È per questo che sei nel mio team. Loro possono criticarmi da tutte le parti ma non mi importa”. Lui è fantastico per questo genere di cose, e ha anche imparato ad avere una mentalità da vincente, il che mi piace. Vuole che io vinca ogni singolo punto, ogni singolo match. È un elemento importante per il team e sta facendo bene, quindi sono molto felice per questo.

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