Miami, Federer: "Non sceglierò mai tornei minori per superare Connors"

Interviste

Miami, Federer: “Non sceglierò mai tornei minori per superare Connors”

Finale uomini Miami Open: [4] R. Federer b. [5] R.Nadal 6-3 6-4. L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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Congratulazioni. Roger prima di tutto parlaci del fatto che vincesti qui 10 anni fa e della tua magica rincorsa. Secondo, cosa ha fatto la differenza oggi? Il tuo servizio ed il tuo diritto ad uscire sul suo diritto erano strepitosi.
Sì. È stato un match combattuto. Forse, se uno lo ha visto e si è limitato a guardare il risultato seduto da qualche parte nel mondo può aver pensato “ok, tutto facile. Un paio di break e finita lì”. Ma non è così. Rafa ha avuto le sue chance sia nel primo sia nel secondo set. Partita di misura. Credo di essere stato meglio di lui nei punti decisivi oggi. Perché non lo so. Penso solo che sia andata così. È dipeso più dal mio atteggiamento combattivo e dalla voglia di rimanere a galla. Fisicamente e psicologicamente è stata una settimana massacrante, quindi ho fatto molto bene. Ancora una grande atmosfera. Molte cose sono successe in questi ultimi 12, 13 anni ovvero da quando incontrai Rafa la prima volta qui, sino ad oggi. Perciò è stata una partita speciale ed è stato grande giocare ancora contro Rafa.

Domanda conseguente alla prima. Gli ultimi mesi sei stato messo sotto grande pressione e i risultati sono un dato di fatto. Mentalmente come ti sei preparato e cosa hai imparato, se hai imparato, su te stesso in questi mesi del 2017?
Ho imparato che il modo in cui gioco ora è quello giusto guardando avanti. Certamente ricalibrerò il mio gioco in base ai tornei ai quali prenderò parte, alla velocità delle palline, della superficie, dell’avversario, perché ho diverse opzioni di gioco. Sono felice di essere stato in grado di giocare in maniera aggressiva più o meno sempre, sia a Miami e sia agli Indian Wells. Quando vinci un torneo importante come gli AO o qualunque altro grande torneo in tale modo, ottieni una grande iniezione di fiducia. La fiducia ti fa superare molti incontri duri di cui nessuno ora parla più. Per esempio prendiamo il quarto di finale contro Berdych che ho finito per vincere in qualche modo. Nessuno lo nomina più. Si parlerà solo delle finali contro Nadal etc. etc. Sto davvero traendo molto dalla fiducia e dalla giusta mentalità che mi permette di concentrare tutte le mie energie in un singolo incontro e di non farmi distrarre da tutto ciò che mi circonda. Infine, sono state quattro settimane molto probanti perché ho dovuto rimanere sempre molto concentrato. Esserci riuscito mi rende felice.

Tu e Rafa vi siete incontrati 37 volte. La 37ima è ancora una cosa speciale ed emozionante per te? Sono cambiate le sensazioni nel corso degli anni, oppure no? Ogni volta che lo affronti ti sembra sia qualche cosa di particolare?
No. È come quando vai al lavoro. Non ti senti ogni giorno allo stesso modo. Non ha importanza se Rafa sia o meno in ufficio. Alcuni giorni sei più scarico che in altri. Però ciò non conta poiché devi fare una grande performance comunque. Ma non puoi svegliarti ogni singola volta con il medesimo carico di emozioni. Al principio lui era un giovane emergente. Era diverso all’epoca. È in ogni finale di Slam, Master 1000, World Tour che senti naturalmente scorrere l’adrenalina poiché la posta in gioco è alta. In quei momenti possono esserci in gioco la classifica, i punteggi, la rivalità. Non so quanto sia dovuto al fatto che si tratti di finali o semplicemente che ci sia Rafa in campo. È la combinazione migliore, sempre. Allora talvolta quando stai bene come a Indian Wells, tutto ad un tratto sei su di giri perché ti senti bene ti dici che è un ottimo momento per affrontare Rafa; invece in altre circostanze sai che stai giocando male, che non ci sei e ti tocca affrontare Rafa e ti rendi conto che probabilmente sarà terribile. Sono tutti eccitati tranne il sottoscritto che è in campo e sa già come andrà a finire perché il mio livello di gioco non è all’altezza della situazione. Insomma, non posso sempre provare le stesse emozioni.

Oggi come ti sentivi?
Rilassato perché ero stanco e quindi non ci ho pensato sopra molto. Mi sono detto: “Riscaldati, fai tutto ciò che devi e quando la partita inizierà andrà tutto a posto. A quel punto per due o tre ore ti emozionerai se necessario, ma hai energie solo per quello”. Ecco come la vedo.

Parliamo dei tuoi prossimi programmi. Il prossimo torneo sarà l’open di Francia. Hai già nel mirino la stagione sull’erba? È quello il tuo piano principale?
La cosa più importante ora è che mi rilassi e riposi. E’ una questione di prevenzione. Però dovrò comunque rimanere in forma in vista dell’incontro a Zurigo del 10 aprile a favore di Match for Africa 3. Non posso lasciarmi completamente andare perché tra una settimana giocherò. Dopo non vedo l’ora di tornare in palestra e fare ciò che non ho potuto fare negli ultimi mesi. Credo che resterò sulle superfici dure nei prossimi mesi e un paio di settimane prima del Roland Garros inizierò sulla terra rossa. Per ora questo è il programma. Spero di giocare in Francia ma vedremo come andrà la preparazione. Dopo sicuramente inizia la parte decisiva della stagione per me. Può suonare strano adesso ma è come la vedo io ed è sempre stato così.

Wimbledon cosa rappresenta per te? È forse il tuo obiettivo principale quest’anno?
Probabilmente sì. Deve esserlo, almeno nell’immediato futuro. Anche la stagione americana sul cemento ed in qualche modo il Roland Garros. Stiamo a vedere cosa succederà lì dal momento che non avrò pressione poiché non farò una preparazione specifica. Ma tutti i tornei su erba sono importanti per me dato che che giocherò a Stoccarda e anche ad Halle. Poi aspetto con ansia le finali del World Tour di fine anno dove ho spesso avuto successo. Mi piace anche giocare indoor. Quindi per me la seconda parte dell’anno è una grande priorità. Per questo motivo ora mi prendo una pausa.

Il fatto di giocare molto bene sia in fase offensiva, sia difensiva ti fa forse rimpiangere di non avere programmato più tornei sulla terra rossa? Pensi che potresti giocare con questo stile di gioco così vincente anche al Roland Garros?
Posso ancora cambiare i miei piani e quindi non rimpiango nulla. Ho solo preso una decisione molto ponderata. Non ho più 24 anni. Devo scegliere i momenti in cui sono al massimo e rimanere in salute. Devo considerare il fatto che lo scorso anno sulla terra battuta avevo strane sensazioni al ginocchio, quindi tenermene lontano potrebbe essere anche una buona cosa. Non credo che quella superficie abbia inciso così tanto sul ginocchio, ma il mio fisioterapista e il mio preparatore pensano che non giocare troppo sul rosso possa essere positivo. Perciò credo di avere fatto la scelta giusta. Dopo avere vinto Indian Wells con il mio team ho ripensato alla programmazione. In fin dei conti devo pensare alla mia salute, che sia felice in ogni aspetto della mia vita, privata e non. Non posso mantenere questo ritmo ogni singolo giorno. Troppo e finirei fuori condizione. L’ambizione si esaurirebbe. Preferisco fermarmi, fare un passo indietro e tornare pieno di entusiasmo ed energia da condividere con tutti. Altrimenti vedreste che tutto ciò che voglio fare sarebbe andare via da qui in fretta. Non voglio essere quel tipo di persona. No davvero.

Ci sono solo due uomini che hanno vinto più tornei di te nella loro carriera. Sei a tre di distanza da Lendl che è a 94 e 18 da Connors. Te ne servono 19 per stabilire un nuovo record. In parte è qualche cosa a cui pensi mentre prosegui nella tua carriera tennistica?
Mi piacerebbe arrivare a 100 perché è un bel numero. Ma, ancora un volta, non sceglierò tornei facili per vincere. Non farò tornei minori a caccia di quel record. Anche adesso mi prenderò 10 settimane di pausa. Ripeto che la salute viene prima di tutto a questo punto, anche dei record. Di sicuro è stato un inizio incredibile aver vinto tre titoli contro nessuno lo scorso anno. Le cose sono decisamente migliori quest’anno. Ma per i numeri di cui sopra devo rimanere in attività per un po’ e giocare molto bene ad alto livello. Sarà difficile e perciò vedremo che cosa succederà. 100 sarebbe proprio un gran bel numero

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