Federer lo aveva detto...

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Federer lo aveva detto…

Roger è tornato, forse più forte di prima. Potevamo aspettarcelo?

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Quante volte, da gennaio a questa parte, abbiamo sentito frasi tipo: “Chi lo avrebbe mai detto che Federer sarebbe tornato dopo un lungo stop a questi livelli?”. Oppure: “Incredibile, a 35 anni gioca meglio di dieci anni fa”. E ancora (questa è la migliore): “Diciamo la verità: nemmeno lui stesso se lo sarebbe aspettato”.

Fateci caso: a pronunciare queste frasi sentenziose sono stati quegli stessi addetti ai lavori che a più riprese (2009, 2013, 2016) lo avevano dato per finito, anche legittimamente, visto che stiamo parlando in fin dei conti di un uomo. Roger stesso ha dichiarato che non si sarebbe aspettato un inizio di anno così vincente, certo. Che a Melbourne gli sarebbe stato bene un quarto di finale, che avrebbe perso anche volentieri da Rafa in finale, che ha giocato Indian Wells e Miami senza troppe aspettative, eccetera. Ma davvero vogliamo prendere alla lettera le dichiarazioni pubbliche di qualcuno che ha sempre fatto della modestia e della signorilità un suo tratto distintivo? Roger lo sapeva. Se lo aspettava. Ha lavorato per questo, ha costruito esattamente questo. E lo ha fatto prendendosi una “pausa” di sei mesi, che qualcuno, poco esperto di tennis, addirittura ha avuto il coraggio di definire un “ritiro”.

Ora, ammesso e non concesso che lui lo sapesse, potevamo aspettarcelo noi comuni mortali? Noi appassionati di tennis? Noi che rimpiangiamo i Fedal dei tempi d’oro? Noi che ammiriamo Nole e Andy, ma che… Roger e Rafa erano un’altra cosa?

Lasciamo in sospeso per un attimo questa domanda e facciamo un passo indietro, perché, come diceva qualcuno, conoscere la storia aiuta a capire il presente e a volte persino a prevedere il futuro. Il 2014 e il 2015 sono state due annate di rinascita ad altissimo livello per Federer. Dopo il pessimo 2013 con i problemi alla schiena, sono arrivate la nuova racchetta e Stefan Edberg a riportare lo svizzero in pianta quasi stabile al numero due del ranking, dietro soltanto a uno strepitoso Djokovic, che in quel biennio, come nessun altro mai, è stato capace non solo di dominare, ma di uccidere la classifica ATP. Roger dunque, si è presentato agli Australian Open del 2016 dopo due anni in cui ha perso Slam fermato soltanto dal serbo (ricordiamo bene le due finali di Wimbledon e quella US Open 2015) e pur battendolo a più riprese (Cincinnati, Dubai, Shanghai, ATP Finals) nei match con minor posta in palio. Due annate superbe, a dispetto dell’età che avanza, dei guai fisici alla schiena, dei quattro figli, dell’appagamento sportivo, dei milioni guadagnati in carriera e quant’altro. E dunque, poi cos’è successo? Una semifinale a Melbourne, che sorpresa, persa, manco a dirlo, da Nole e un’operazione al ginocchio. Poi il faticoso rientro, e guarda un po’… Un Wimbledon ancora sontuoso con rimonta epica su Cilic e una finale già in tasca e gettata al vento contro Raonic. A questo punto, lo stop, con tanto di motivazione scritta: “Il dottore mi ha detto che se voglio continuare a giocare a questi livelli mi devo fermare per qualche mese”.

Ora: tenuto conto della chiarezza cristallina di queste parole, del fatto che a dirle è chi ha fatto della programmazione finalizzata alla forma fisica una scienza esatta da 15 anni, considerato che fino all’infortunio il suddetto volava sul campo da due anni rimanendo stabilmente al numero due del mondo, possiamo tornare alla domanda lasciata in sospeso e cercare di rispondere. Sì, potevamo aspettarcelo e il motivo è semplice. Perché lo aveva detto lui.

Luca Battocchio

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