Lorenzi e Seppi, solo rimpianti. Belgio avanti 2-0 in Davis sull'Italia (Scanagatta). Uno-due pesante per l'Italia (Semeraro)

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Lorenzi e Seppi, solo rimpianti. Belgio avanti 2-0 in Davis sull’Italia (Scanagatta). Uno-due pesante per l’Italia (Semeraro)

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Lorenzi e Seppi, solo rimpianti. Belgio avanti 2-0 in Davis sull’Italia (Ubaldo Scanagatta, Nazione-Carlino-Giorno)

Bella giornata all’aperto ma brutta assai al coperto dello Spirodoume. II Belgio conduce 2-0 dopo i primi due singolari e quasi certamente ospiterà l’Australia nella semifinale di Coppa Davis. Un solo illusorio set vinto, il primo, da Paolo Lorenzi (nella foto di Roberto Dell’Olivo) con Darcis, ma poi gli azzurri ne hanno persi 6 di fila. Lorenzi poteva trascinare il match al quinto. Andreas Seppi pur un break avanti —3-1 e 4-2 nel primo set — non ha mai dato l’impressione di potercela fare con Goffin, n.14 ATP troppo forte per lui. L’unico piccolo rimpianto resta quello del quarto set sfuggito a Lorenzi che ha servito invallo sul 5-4 — grave un doppio fallo sul 15-30 – dopo 3 ore e 20 giocate tutte all’attacco… per disperazione. Da fondocampo faceva troppi pochi punti. Ma a rete il rovescio di Darcis lo ha infilato in cross decine di volte. Fino al 3 pari del quarto set Lorenzi non aveva conquistato una palla break: «Avessi raggiunto il quinto, chissà… anche lui era un po’ stanco». E i nostri connazionali? Non si sono visti. Nemmeno una bandiera tricolore. Ma c’è stato ben poco da sventolare. Oggi il doppio della speranza (ore 15, Supertennis) Seppi-Bolelli contro Bemelmans-De Loore. Darcis b. Lorenzi 6-7(3),6-1,6-1,7-6(4) in 3h e 20 m.; Goffin b.Seppi 6-4,6-3,6-3 in 2 h e 8 m.

 

Il Belgio ci dà una lezione, Italia già sotto 2-0 e Goffin sembra un gigante (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Seppi sperava di entrare in campo sull’1-0 di Lorenzi. Lorenzi sperava che Seppi riportasse la situazione in equilibrio. Nessuno è stato accontentato, tranne i seimila scalmanati dello Spiroudome di Charleroi dove Darcis e Goffin lanciano il Belgio sul 2-0 contro l’Italia. Che non fossimo favoriti si sapeva ma oggi, nel doppio pomeridiano che dovrebbe vedere in campo Andreas Seppi e Simone Bolelli, portare a casa il punto sarà vitale. Dentro o fuori, senza possibilità di errore. RIMPIANTO Il match di Lorenzi contro Darcis, sulla carta, sarebbe stato quello più semplice, ma ancora una volta Steve, professione eroe di Davis, ci ha messo del suo per rovinare la festa ad avversari più quotati, proprio come aveva fatto a Francoforte nel primo turno, quando praticamente da solo ha eliminato la Germania di Kohlschreiber e dei fratelli Zverev. PER LA FIGLIA Palazzetto stracolmo, urlante e strombettante, galvanizzato da qualche birra di troppo, campo velocissimo e palle che rimbalzano tra il poco e il nulla («L’avevamo chiesto così, ammetterà il numero 53 al mondo), le premesse non sono delle migliori. Nemmeno un tricolore nonostante i tre quarti delle popolazione cittadina siano di origini italiane. Nel primo set, tiratissimo e risolto al tie break, la spunta l’azzurro ma Steve, al ritorno dopo due mesi di stop per seguire la figlia operata al cuore, lotta conquistando cinque palle break poi sempre neutralizzate dall’azzurro. Sotto di un set, nell’intervallo Darcis esce dal campo. «Ero stordito— dirà — il capitano Van Herck mi ha dato la scossa, mi ha detto di sfruttare la spinta delle gente». Le parole del capitano sortiscono l’effetto desiderato: nel secondo set Lorenzi cala al servizio, si liquefa, e il belga si porta a casa il parziale 6-1 pareggiando i conti. Non cambia la situazione nel terzo, un altro 6-1, ma nel quarto e decisivo set, qualcosa in Lorenzi si risveglia: meglio con la prima, ma disastroso con la seconda, appena il 14% dei punti. Break nel nono game che lo porta sul 5-4 e servizio, con la possibilità di giocarsela al quinto. Ma Paolo con due doppi falli consente al ragazzo di Liegi di tornare in parità. Si va al tie break, ma questa volta a senso unico, e Lorenzi deve incassare la sconfitta: «Peccato per quel primo quindici sul 5-4 nel quarto — analizza dopo 3 ore e 20′ di partita —. Servivo per il set, ho fatto serve and volley e giocato un’ottima volée ma lui si è inventato un passante pazzesco e anche un po’ fortunato». Nel mezzo però ci sono stati due set praticamente non giocati: «In realtà io sono calato al servizio e lui ne ha approfittato . Non mi sembra di aver fatto scelte così sbagliate, lui è stato più bravo. Ma non tutto è perduto, col doppio abbiamo delle chance. GOFFIN Deve aver messo la sveglia troppo tardi Andreas Seppi prima del match contro il numero 14 al mondo David Goffin. L’altoatesino, nostro specialista sul veloce, ha l’abitudine di dormire prima di scendere in campo. Stavolta era atteso da un brutto risveglio, con l’Italia già sotto uno a zero. Goffin dà l’illusione di non essere troppo concentrato, e finisce per subire la partenza accelerata di Andreas che si porta sul 4-2. Da li in poi il palcoscenico se lo prende il padrone di casa che centra sette game di fila, si prende il primo set e allunga nel secondo fino al 5-2 per chiudere 6-3. Stesso film nel terzo . Oggi è dentro o fuori, ma il capitano Barazzutti non si agita: «E’ una situazione difficile, inutile fare calcoli. In questo momento la mia preoccupazione è mettere in campo il miglior doppio possibile». Dormiamoci su.

 

Uno-due pesante per l’Italia (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Il talismano dello Spiroudome, il palasport di Charleroi dove l’Italia vinse la sua prima Fed Cup nel 2006, ieri non è bastato a esorcizzare il Belgio nella giornata di apertura del quarto di finale di Coppa Davis. L’assenza di Fabio Fognini, come previsto, si è fatta sentire, e i due padroni di casa, Steve Darcis e David Goffin, si sono confermati grandi animali da Coppa concedendo ai loro avversari Paolo Lorenzi e Andreas Seppi appena un set nei due singolari di apertura. Risultato: Belgio avanti 2-0 e a un passo dalla semifinale. Gli azzurri restano aggrappati alla speranziella rappresentata dal doppio di oggi, nel quale dovrebbe scendere in campo di nuovo Seppi accanto a Simone Bolelli, che è rientrato nel circuito a febbraio dopo una lungo stop per infortunio ma rimane il miglior doppista della squadra. I due del resto in passato hanno giocato spesso insieme, e a Dubai l’anno scorso hanno vinto anche un torneo. Al di là di formazioni e pretattiche, l’impresa sembra comunque disperata proprio per la qualità superiore messa in campo dal duo belga. Lorenzi, n. 38 Atp, ha giocato un match coraggioso, cercando costantemente la rete per togliere tempo a Darcis (n. 53), che sul veloce di Charleroi si trova decisamente più a suo agio, di manovrare gli scambi. Nel primo set ci è riuscito, salvando cinque palle break prima di aggiudicarsi con autorità il tie-break, poi è crollato nel secondo e nel terzo. «Sono calato al servizio», ammette Paolo. «Mentre lui per un’ora non ha più sbagliato nulla da fondocampo, e di rovescio giocava un back bassissimo». Nel quarto set Lorenzi ha avuto la chance di allungare il match al quinto. Con Darcis a corto di energie – non ha giocato per due mesi per assistere la figlia di 4 anni che ha felicemente superato un intervento al cuore – avrebbe potuto giocarsi qualche carta, ma avanti di 5-4 e servizio Paolo ha però malamente restituito il break (incappando anche in un sanguinoso doppio fallo) e nel tie-break non gli è bastato risalire da 0-5 a 4-5 dopo un orrido avvio. «Alla fine credo di aver giocato un buon match», ha ammesso con un filo di amarezza. «Lui però è stato più bravo». Fra Seppi – sceso al n. 76 e non al massimo della condizione per l’infortunio che l’ha tenuto fermo prima di Miami – e il mago Goffin c’è stata storia quasi solo all’inizio del primo set, quando il belga, ancora freddo, si è fatto strappare il servizio. Appena “Le Goff” ha recuperato il timing perfetto dei suoi colpi, soprattutto del rovescio lungolinea, la musica purtroppo è cambiata. Seppi ha ceduto a sua volta il servizio sul 4-3, il belga ha chiuso 6-4 ed è scattato 3-0 nel secondo, infilando 7 game consecutivi, poi 2-0 anche nel terza. Li si è distratto, lasciando rientrare provvisoriamente Seppi in partita, prima di chiudere 6-4 6-3 6-3 in due ore e 8 minuti. Per l’elfo di Liegi, oggi n. 14 del mondo dopo aver messo anche piede nei top-10 a febbraio, è la 12a vittoria in 13 match di Coppa Davis: l’unica sconfitta l’ha patita nella finale del 2015 a Gand contro Andy Murray. «Peccato per la sconfitta di Lorenzi», dice capitan Barazzutti. «Adesso è inutile fare calcoli. Io metterò in campo il miglior doppio possibile, per il resto dobbiamo solo giocarcela fino all’ultimo punto».

 

Si chiama Darcis ma si legge Davis (Daniele Azzolini, Tuttosport)

L’uomo-Davis appartiene a una categoria particolare. Ha un’unica certezza, non è il più forte. Non mistifica, non sogna, non si prende in giro. Trasforma le sue monolitiche convinzioni in una dote che si esprime nella totale insensibilità agli agenti negativi. Possiede difese immunitarie naturali che gli permettono di scivolare leggero nei momenti più cruenti del match. Di fatto, l’uomo-Davis è un surfer in formato tennistico, uno che cavalca con disinvolto equilibrio i frangenti più frastagliati del tifo, che plana sui punti più importanti, ed è uno specialista nell’arte del droppare l’onda, disponendosi davanti all’avversario al momento più opportuno. Ma l’aspetto curioso è che sa fare tutto questo solo in Davis. E come vi riesca nessuno lo sa. L’Italia di Coppa è in un cantuccio, e a spingercela è stato l’unico Uomo-Davis della contesa, Steve Darcis. Il due a zero che chiude la prima giornata dei quarti, confezionato da Goffin su Seppi, appare alla fine logico e garantisce al nostra Team anche qualche piccola recriminazione, il che non guasta. Quella di Lorenzi per non essere approdato al quinto set. Quella di Seppi per non aver incamerato il primo. Ma, su tutte, quella per l’assenza di Fognini, che avrebbe potuto sparigliare le carte, ieri tutte a favore del Belgio. Si era sul 7-6 per Paolo Lorenzi, e Steve Darcis era stato fin lì timoroso, poco centrato, mentre il nostro metteva in pratica con generosa partecipazione uno schema d’attacco che prevedeva l’arrembaggio entro i primi due colpi. Su questo tracciato, il tie break era stato annesso per vie dirette, 5-0 Lorenzi, poi 7-3 finale. Del Darcis che da solo aveva battuto la Germania (Kohlschreiber e Zverev, se vi pare poco), si era visto fin lì qualche saltuario fotogramma, ma si temeva che la trasformazione potesse prendere corpo da un momento all’altro. Avete presente Clark Kent che diventa Nembo Kid, e Peter Parker che assume le sembianze dell’Uomo Ragno? Ecco, una cosa del genere. Steve Darcis è diventato Steve Davis. Da pesce fuor d’acqua, di nuovo Squalo, proprio come lo chiamano. Due set senza sbagliare alcunché, concedendo a Lorenzi quel poco per poter dire che c’era pure lui. Fulminante, il belga, soprattutto dalla parte del rovescio, che nel primo set era rimasta avvolta in un cono d’ombra. Lorenzi ha di che lamentarsi con se stesso e con la sorte, per un turno di servizio parecchio scolorito che non gli ha permesso di spingere il match fino alla quinta partita, ma è giusto rilevare come il belga, anche in una quarta frazione che lo ha visto meno perentorio, ha trovato modo di alzare il livello dei colpi nei momenti più complicati. Su tutti, appunto, quello che l’ha visto sotto 5-4 e servizio Lorenzi. Ha cominciato con un rovescio vincente in lungo riga tanto bello quanto anomalo, e dopo la recuperata parità, ha concluso con un tie break che ha condotto 6-0, prima di chiudere 7-4. «Peccato, quel game mi avrebbe permesso di stare ancora in partita e di limare la sua autostima», ragiona Paolo, «non so come abbia potuto tirare quel rovescio, il mio servizio era più che buono, ma gli è uscito così, bello e un po’ casuale. Non credo di aver compiuto scelte sbagliate. L’ho attaccato, gli ho messo pressione. E stato più bravo di me, e anche più fortunato». Vedere gli azzurri andare avanti ed essere risucchiati è stato l’aspetto più fastidioso della prima giornata. In forma ridotta, quello che è successo a Lorenzi si è ripetuto con Seppi, addirittura veemente per i primi 4 game del 1 set, poi inghiottito dal tennis veloce e ben calibrato di David Goffin, che non lesina trovate, né colpi a sorpresa. Più forte, il belga, com’era logico aspettarsi da uno che ha fatto il suo ingresso nei top 10 appena due mesi fa. Tendente a smarrimento Seppi, ormai declinante. Oggi il doppio, per portare la sfida alla terza giornata. In attesa che i capitani svelino le carte, è logico supporre che il Belgio potrà tenere a riposo i due singolaristi, affidandosi a Bemelmans e De Loore, mentre l’Italia dovrà puntare sul sicuro. Seppi e Bolelli, dunque, in assenza di Fognini.

 

Italia, quanto è grande il Belgio dei normali (Paolo Rossi, La Repubblica)

Prendi due tennisti di taglia normale ( non quella XXL di Karlovic o Isner) e falli contenti: potrebbero portarti ovunque. Goffin e Darcis, due ragazzi normali a prima vista, se li fai giocare su un campo veloce (ma non troppo ) e soprattutto con delle palline che rimbalzano poco, ma proprio poco, diventano brutti clienti. È stato un venerdì nero, per l’Italia di Coppa Davis: il Belgio conduce, prima del doppio di oggi pomeriggio in programma alle 15 (diretta Supertennis), per 2-0. Hanno vinto sia Darcis ( su Lorenzi ) che Goffin ( su Seppi ). Stavolta Charleroi non sembra promettere il paradiso che regalò nel 2006, sebbene in Coppa Davis si può (si deve) usare quel “mai dire mai” di 007. In fondo, nel primo turno, l’Argentina – che era sotto 0-2 con l’Italia – aveva quasi rimontato, perfino intravisto la vittoria. Non ci fosse stato quel Fognini che qui, con queste palline magiche poco rimbalzose, quanto avrebbe fatto comodo. Ma dirlo oggi, a posteriori, si farebbe un torto a Lorenzi e Seppi, che – a modo loro – hanno cercato di buttare il cuore oltre l’ostacolo, come ama dire capitan Barazzutti ai suoi quando si tratta di giocare per la maglia azzurra. Fognini, brevilineo anche lui come Darcis e Goffin, avrebbe potuto giocare fisicamente alla pari, ma certo non avrebbe potuto garantire il risultato ( ah, il ligure è preoccupato perché i dolori post Miami non sono ancora scomparsi ). Insomma, la semifinale di Davis è bella lontana: l’italico piano era di prendere i due punti in singolare contro Darcis, più il doppio. Anche vincendo oggi gli azzurri allungherebbero sì il match, ma domani, e la domanda è legittima, chi potrebbe prendersi il punto con Goffin? Ma forse stiamo andando troppo avanti. E pensare che la storia da scrivere avrebbe potuto essere diversa, se Lorenzi fosse approdato al quinto set. Perché il toscano, dopo essersi difeso con le unghie nel primo set, l’aveva conquistato dopo un’ora di catenaccio puro, tennisticamente parlando. Ma quel tiebreak vinto ha prosciugato il nostro e scatenato la reazione nervosa del belga che ha rovesciato il match con un doppio 6-1. Nel quarto, Lorenzi si è ricomposto, tanto da portarsi sul 5-4 e servizio. Ma gli è mancato l’acuto. E nel tie-break l’azzurro non ha saputo ripetersi. «Ho attaccato, ho cercato di mettergli pressione. Non penso di aver sbagliato le scelte tattiche. È stato bravo, anche fortunato» ha detto Lorenzi, dopo le tre ore e venti di partita. Anche Seppi ha illuso con un inizio folgorante, ma lo sprint è finito dopo mezz’ora: Goffin s’è ricordato che in fondo è il n. 14 del mondo per qualche motivo, e s’è imposto in tre set durati due ore e dieci minuti festeggiato da un coro di “Po Poporo Popopo” di calcistica memoria, intonato però dai belgi. È finita? «Sembra. Mi rifiuto di pensarlo, quindi figuriamoci di dirlo. La storia della Davis non vi ha insegnato nulla?». Magari avesse ragione lui, Barazzutti

 

Flavia Pennetta: “Vivo una favola” (Daniela Milardi, Tuttosport)

Flavia è tornata a casa. Là, in mezzo a quella splendida vegetazione pugliese, fra giornate tiepide e lunghe passeggiate, la campionessa trascorre giornate serene, circondata dall’affetto dei suoi cari, dalle coccole di papà Oronzo ed alle raccomandazioni di mamma Concetta, e non le mancano neanche i vizi di nonna, che le prepara le freselle con il pomodoro, le lasagne con le polpette. Tutto con moderazione, perché Flavia, non vuole trasgredire, la gravidanza sta andando bene, e il piccolo campione dovrebbe nascere il prossimo mese. Un figlio suo e di Fabio Fognini, un desiderio di quando era ancora ragazzina, un sogno che si sta realizzando e una nuova vita che la attende. «Ora sono ancora tranquilla -racconta la campionessa- ma quando nascerà il bambino, come sarà? Non sono una persona molto apprensiva, però diventare mamma è un avvenimento talmente bello, importante e delicato che, in verità, un po’ di ansia me la crea». E il papà come vive a distanza questo avvenimento? «Ci parliamo tutti i giorni per più volte, siamo sempre collegati con Skype e sinceramente adesso, la sua assenza mi pesa, perché non ci stiamo vedendo da undici settimane. Ha dovuto rinunciare alla Davis. Può darsi che torni qualche giorno a casa, noi lo aspettiamo». Le fa effetto dire Noi? «Un po’ sì, è normale. Non vedo l’ora di poter guardare negli occhi nostro figlio, di stringerlo forte e di stare un po’ di tempo tutti insieme a goderci la nostra bella famiglia». Che papà sarà Fabio? «Sicuramente fantastico. Lui adora tutti i bambini, perché sono trasparenti e sinceri come lui, senza filtri. Mio marito è proprio così. Una persona semplice, che ama la normalità, con un carattere dolce e con tanta pazienza. Sicuramente dei due, sarà lui che vizierà Filippo». Avete già scelto il nome? «In verità non abbiamo ancora deciso nulla. Qua, ognuno dice la sua, però è sicuro che il suo nome comincerà con la F, come appunto, Filippo o Federico, o magari Francesco, come vorrebbe Fabio. Staremo a vedere chi la spunterà, perché tutti e due siamo dei grandi testardi, e non cediamo tanto facilmente, di fronte a niente». Allora litigherete spesso. «No, in verità non abbiamo mai contrasti, perché abbiamo imparato a confrontarci, a dirci le cose chiare subito e a non lasciare nulla di insoluto, che non fa bene alla coppia». Quando parla di Lui le brillano gli occhi. «E’ unico, fantastico. Un’unione perfetta fra due persone che si sono volute, cercate e non si sono più lasciate. Fabio è l’uomo migliore del mondo, ha un bel carattere, mi tratta come una principessa e poi è tanto paziente anche quando io sono un po’ gelosa. Me la sono voluta, ho scelto un bell’uomo, che gira il mondo, un campione della racchetta e quindi, ci sono dei prezzi da pagare. Diciamo che sto con gli occhi aperti, senza mai esagerare, e penso di farlo con intelligenza». Anche lui sarà geloso di lei? «Sì, anche lui lo è un pochino, ma tende a non darlo a vedere. Diciamo piuttosto, che, quando non viaggiamo insieme per lavoro, “ci manchiamo” e non vediamo l’ora di ritrovarci o nella casa di Barcellona, o qua a Brindisi o in Liguria, ad Arma di Taggia, dove vivono i genitori di Fabio». E il lavoro? Dimenticato per sempre? «Non scherziamo! Non potrei mai fermarmi, devo trovare ogni volta qualcosa che mi tenga impegnata e che mi faccia sentire realizzata. Da quando mi sono ritirata, nel 2015, non sono mai stata inattiva, ho fatto l’opinionista per Sky, ho sempre presenziato ad inviti e manifestazioni, e sino a qualche mese fa, ho seguito mio marito in giro per il mondo. Anche quando nascerà il bambino, non intendo rimanere solo a casa. Continuerò a fare l’opinionista in televisione, e poi vaglierò alcune proposte che già mi stanno arrivando. Di sicuro la priorità sarà mio figlio». Non ha rimpianti per aver chiuso la carriera agonistica, proprio in un momento in cui aveva vinto tutto? «Il mio ex allenatore, Gabriel Urpi, mi ha sempre detto “Flavia, prendi questa decisione prima che il tennis si dimentichi di te” e difatti, io volevo farlo a trent’anni, poi ho continuato ancora per due anni, dopo le Olimpiadi di Londra, ma dopo gli US Open di New York 2015, come seconda italiana di un torneo del Grande Slam, e dopo diciassette tornei in doppio WTA, sesta in graduatoria mondiale e numero uno nel doppio, ho capito che non avevo più nulla da raggiungere, perché avevo già vinto tutto. Così ho detto basta. Con serenità e un grande sorriso». E si è messa a fare la moglie e fra poco anche la mamma. «Mi piace il ruolo di moglie. Lo desideravo sin da ragazzina, quando ripetevo a mia sorella Giorgia, che mi sarei sposata e avrei avuto tanti bambini. Infatti, per me, il momento più bello della mia vita, è stato proprio il mio matrimonio, una favola che diventava realtà. E’ stato tutto un sogno, dai preparativi, alla scelta dell’abito, alla location, agli invitati. Ricordo la gente, la commozione degli amici, delle famiglie, ma soprattutto non cancellerò mai dalla mente, il viso di Fabio. Raggiante e bellissimo». Ma anche lei è molto bella «In questo periodo faccio come posso. Ho cercato di non prendere troppi chili, mi nutro bene, continuo a vestire in modo sportivo e non abbandono mai le mie scarpe da ginnastica. Non amo mostrarmi troppo. Non ho mai cercato la visibilità, anche se, un pochino sono vanitosa. Ad esempio, non vedo l’ora di posare le scarpe basse per poter indossare un bel paio di decoltéé dal tacco alto». E poi? «Poi, tomerò a mangiare tutte quelle pietanze a cui sto rinunciando. Mi piace assaggiare la cucina di vari tipi e di nazionalità diverse. Sono golosa. In questo momento, sogno una millefoglie, tutta per me»

 

 

 

 

 

 

 

 

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