Orgoglio Italia: Seppi-Bolelli tengono in corsa gli azzurri (Scanagatta). Il doppio per resistere. Ma c'è Goffin (Rossi)

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Orgoglio Italia: Seppi-Bolelli tengono in corsa gli azzurri (Scanagatta). Il doppio per resistere. Ma c’è Goffin (Rossi)

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Orgoglio Italia: Seppi-Bolelli tengono in corsa gli azzurri (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Vivi per miracolo. Seppi e Bolelli, che hanno salvato un matchpoint e vinto il doppio, tengono accese le speranze di un ancora improbabile passaggio alle semifinali di Davis. Così il Belgio conduce 2-1 alla vigilia degli ultimi due singolari che sarebbero stati altrimenti mere esibizioni allo Spirodoume di Charleroi, dove ieri si è vista anche l’ex n.1 del mondo Justine Henin con il pancione: «Fra tre settimane sarò mamma per la seconda volta». Oggi verrà forse Kim Clijsters. Gli azzurri hanno vinto per 8 punti a 6 il tiebreak del quinto set (4-6, 6-3, 6-4, 4-6, 7-6), dopo 3 ore e 50 minuti di lotta così equilibrata che alla fine i due azzurri hanno fatto 161 punti e i due belgi Bemelmans e De Loor (rispettivamente n. 137 e 199 Atp), 159. Due solo di meno! Insomma hanno deciso gli ultimi due, anche se nel quinto set gli azzurri erano stati avanti 5-2 e Bolelli, il migliore in campo, aveva servito per il match sul 5-3. E’ stato Seppi a salvare, sotto 5 a 6 nel tiebreak, il matchpoint con una prima di servizio abbastanza solida (174 km orari) sul mancino che solitamente rispondeva meglio, Bemelmans. Bolelli ha battuto meglio ed è stato più reattivo sottorete, Seppi a fondo. «I doppi su campi così veloci si decidono sempre su pochi punti — ricorda Bolelli — in Argentina giocammo più di 4 ore, avemmo noi il matchpoint (fallito da Fognini) e perdemmo. Qui è andata al contrario». Barazzutti ha detto che non intende sparigliare. Salvo sorprese schiererà Lorenzi contro Goffin nel primo match odierno (14.30) e il nostro, già battuto da Darcis che è meno forte, sembra proprio chiuso dal pronostico. Tanto che, se non fosse stato stanco per il doppio, si sarebbe potuto pensare a schierare Bolelli… rischiando tutto, senza rendere inutile Seppi-Darcis.

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Seppi e bolelli guerrieri. Un doppio di speranza dopo la grande paura (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Siamo vivi, ma che lotta. Quasi quattro ore di sofferenza per Simone Bolelli e Andreas Seppi che hanno prolungato il soggiorno azzurro a Charleroi ancora per un giorno battendo al tie-break del quinto set la coppia formata da Bemelmans e De Loore e oggi l’Italia, orfana di Fognini, va caccia dell’impresa. Un doppio tosto quello belga, che a Francoforte ha fatto fuori i fratelli Zverev e che allo Spiroudome aveva la spinta di seimila scalmanati, contrastati dal tifo sfrenato di sette coraggiosi italiani armati di tricolore e addirittura di una bandiera della Trinacria. Cinque set sulle montagne russe dove, fortunatamente, a restare a testa in giù sono stati i due padroni di casa. Ma ci è mancato poco. Nel primo set c’è stato un alternarsi di break e controbreak. I primi a perdere la battuta sono gli azzurri, che poi si riportano sul 3-3 e allungano 4-3. Ma i belgi non ci stanno: Bemelmans sale al servizio e Bolelli perde la battuta. Morale della favola: primo set Belgio. Il ricordo del doppio perso in Argentina è ancora fresco in Simone Bolelli, che si scuote. E’ lui il più aggressivo e pericoloso. La situazione nel secondo set si sblocca col break azzurro su Bemelmans, con i nostri che mantengono il vantaggio fino al 5-2 per chiudere 6-3. I belgi non si smarriscono, il terzo parziale è sostanzialmente in parità fino a quando sul 5-4 i nostri servono per il set. Quando c’è di mezzo l’Italia non ci si può mai rilassare, e infatti ci vogliono sette set point per passare in vantaggio 2-1. Darcis a bordo campo fa il diavolo a quattro per sostenere i compagni in campo. Non ci sta neanche il pubblico, il duo belga reagisce e i nostri calano, risultato: 2-2 e si va al quinto. Bolelli e Seppi si scatenano e passano in vantaggio 5-2 ma poi si lasciano rimontare sul 5-5 e via, tutto da rifare. Tie break sulla forza dei nervi, con i belgi che subiscono un minibreak sul 3-3 ma con Seppi e Bolelli che non mantengono il vantaggio. Sono i padroni di casa ad avere un match point su servizio Seppi, ma i nostri si riportano in parità e vanno a chiudere 8-6. «Nel doppio non sai mai cosa può succedere — dice Bolelli subito dopo la fine della partita — bisogna sempre soffrire fino all’ultimo. In Argentina col doppio siamo stati io e Fognini a sprecare il match point per il passaggio del turno, stavolta abbiamo tenuto in gara la squadra». Seppi se l’è vista brutta quando ha dovuto servire sul match point belga: «Un po’ di tensione ammetto che l’ho sentita. Comunque al quinto set siamo arrivati noi per tre volte a due punti dal successo, la nostra vittoria è più che meritata». Oggi è tutto sulle spalle di Paolo Lorenzi, chiamato ad annullare un altro match point belga contro David Goffin: «Speriamo non sia al massimo della condizione, bisognerà mettergli pressione sul servizio». Barazzutti come sempre non mostra emozioni, sa bene che oggi la partita potrebbe chiudersi in fretta: «Non sarà facile, perché Goffin è un top player e lo ha dimostrato contro Seppi, però siamo ancora in vita e combattiamo, come del resto questa squadra ha sempre fatto». Consigli per Lorenzi non ne ha: «In Davis quel che conta di più è dare il cento per cento in ogni situazione e Paolo in questo è una garanzia, ce la giochiamo sino alla fine, poi se l’avversario vincerà, gli faremo i complimenti». Andreas Seppi ha ancora fresco il ricordo del match con il numero 1 belga: «Paolo è uno che ti fa giocare tanti colpi e muovere sul campo, quindi penso possa reggere il confronto con Goffin».

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Con Bolelli e Seppi ipotesi di rimonta (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

«Cosa ho detto a Seppi quando ha servito per annullare il match-point?», si chiede capitan Barazzutti. «Che non bastava buttare di là la palla. Perché in Davis certe partite le vinci solo con il cuore». A meno, ovviamente, di non farselo scoppiare prima di emozioni, e ieri il doppio che ha portato l’Italia sull’1-2 nel quarto di Coppa Davis contro il Belgio a Charleroi era da vietare ai cardiopatici. La Davis, almeno fino a quando non la rovineranno cambiando regole e formato, è fatta così. Cinque set (4-6 6-3 6-4 3-6 7-6) e quattro ore di gioco, anche se non di prima qualità. Un’altalena folle nel punteggio con la ciliegina finale del match-point salvato sul 6-5 per il Belgio nel tie-break, quando Seppi ha buttato di là il cuore e costretto Bemelmans ad affossare la risposta in rete. Un match che Andreas e Simone Bolelli dopo le incertezze iniziali avrebbero potuto chiudere in quattro set, sfruttando il calo del giovane De Loore (23 anni), ma che si sono quasi lasciati sfuggire anche nel quinto, consentendo ai belgi di rimontare da 2-5 a 5-5. La volée di rovescio con cui due punti più tardi Bolelli – di gran lunga il migliore in campo – ha sigillato una vittoria sudatissima è stata un provvidenziale cardiotonico. «Avremmo potuto chiudere prima, ma ci sono andati male 4 o 5 punti, spiega Bolelli. «Meritavamo comunque di vincere, ma in doppio non si sa mai come va a finire fino all’ultimo, anche se dopo il match con l’Argentina non avrei sopportato di perdere ancora 7-6 al quinto. Siamo stati bravi a restare lì».

Il distacco è dimezzato, ma il cammino da compiere resta lungo. Da quando esiste il World Group solo dieci volte la nazione in svantaggio 0-2 è riuscita a completare la rimonta. L’Italia in precedenza ce l’aveva fatta due volte, nel 1956 contro la Francia e nel 1960 nella finale interzone contro gli Stati Uniti. Altri tempi, quelli di Sirola e di Pietrangeli. Oggi nel primo singolare Paolo Lorenzi, n. 38 Atp, dovrà tentare l’impresa contro il n. 14 del mondo David Goffin, poi sul 2-2 toccherebbe a Seppi e Darcis. Venerdì contro Seppi l’elfo belga ha dimostrato di essere in grande forma, e sul cemento indoor dello Spiroudome si trova decisamente più a suo agio dell’azzurro, così qualcuno ha ipotizzato una sostituzione in extremis di Lorenzi con Bolelli, che sul veloce ha più risorse tecniche; ma il bolognese, che è rientrato a febbraio dopo un lungo infortunio, ieri sera sembrava decisamente a corto di energie. «Il tennis è uno sport crudele», diagnostica Barazzutti. «Oggi potevamo perdere, ma sarebbe stata una punizione. In Davis bisogna dare sempre il cento per cento e il doppio ha ribadito che questa squadra ha grande carattere. Ora ci aspetta una giornata difficile, contro avversari molto forti. Ma siamo ancora in piedi»

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Vai Lorenzi, l’impresa tocca a te (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Un doppio costruito su un’anomala impalcatura di strafalcioni misti a improvvisi colpi di genio tennistico, consegna a Paolo Lorenzi il compito di declinare a nostro favore la parola “rimonta”. Opposto a David Goffin, il nostro avrà in mano, oggi, le chiavi che schiudono le porte delle semifinali. Se saprà consegnarle a Seppi (atteso da Darcis per un match a quel punto paritario), in una sorta di staffetta a due che gli azzurri dovranno affrontare senza possibilità di commettere errori, l’impresa sarà compiuta. Ma non è facile, d’acchito, stabilire a quali artifizi dovrà ricorrere Lorenzi. Lavorare ai fianchi, o colpire al centro? L’elfo Goffin, che dal ciuffo svolazzante alle intenzioni irritanti molto somiglia a Denny La Peste, un personaggio dei fumetti dei tempi che furono, non è entrato per caso nel Club dei Più Forti, seppure solo per due mesi e sull’ultimo strapuntino a disposizione, il decimo della graduatoria ATP. Ha gambe veloci e sa costruire il punto con geometriche intuizioni. Raramente lo chiude di forza, di cui non abbonda, ma tende a sfinire gli avversari, ad avvilupparli in una ragnatela di colpi. E forte, ed è anche il favorito. Lorenzi è al corrente di questo, ci ha giocato una sola volta e l’ha persino battuto, proprio su una superficie indoor simile a quella dello Spiroudome di Charleroi. Era il 2014, e Goffin ancora non sapeva di essere da primi 10. La strada è conosciuta, si tratta di scoprire se è ancora praticabile. Accettare gli scambi, ed evitare che sia il belga a costruire, a fare e disfare. A questo è chiamato Lorenzi. Occorrerà colpire per spezzare gli intrecci. Siamo sul 2-1, ed è logico celebrare le vicende del doppio, che ha resistito, e non è uscito di testa in un quinto set dal tracciato simile a quello di un sismografo. Ci permettiamo solo di non esagerare, anzi di sottolineare come quei cinque set e le conseguenti quattro ore di tennis non abbiamo offerto alcun motivo plausibile per il quale la coppia italiana avrebbe dovuto finire battuta da Bemelmans e De Loore. Semplicemente, Bolelli e Seppi, sono tennisti migliori. Non una coppia, si sa, ma in grado di provare a esserlo. Gli altri erano di categoria decisamente inferiore. Sono stati loro, Bemelmans e De Loore, a trascinare il match nel tunnel degli orrori, e lo hanno fatto sin dai primi game. E si sa, gli strafalcioni sono materia estremamente contagiosa. Ne sanno qualcosa gli azzurri. Così, fra occasioni riconsegnate agli avversari, nastri capricciosi e schemi mai visti, non è stato facile per gli azzurri tenere la barra a dritta. Eppure, sono stati i belgi per primi a giungere al match point, o forse gli italiani a spingerli fin lì attraverso troppe concessioni. «Tre volte a due punti dal match nel quinto set», dice Bolelli, «sarebbe stato davvero ingiusto perdere al tie break. Eravamo superiori e meritavamo la vittoria». Gli dà ragione Seppi: «Abbiamo servito per il match sul 5-4, e in quel game loro sono stati bravi. Ma non ho mai avuto la sensazione di poter perdere». Smarrito il primo set per un passaggio a vuoto, gli azzurri hanno preso le redini del match, ma sul 3-3 del quarto hanno scontato un nuovo abbassamento di pressione. Già il quinto set sembrava una concessione, ma Seppi e Bolelli si sono presto portati avanti, fino al 5-2 addirittura. Hanno servito per il match sul 5-4, e non è bastato. Si sono rifugiati nel tie break e i belgi hanno risucchiato il minibreak del vantaggio azzurro. Poi il match point. Qui la coppia italiana ha tenuto duro, ha messo da parte lo sconforto. Ha fatto con semplicità quello che serviva, tenendo la palla in campo. Tre punti di seguito. E la Davis continua.

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Davis, il doppio per resistere. Ma oggi c’è Goffin (Paolo Rossi, Repubblica)

Si vince anche per dire di esistere. Sapendo che poi la vittoria finale non ti arriderà. L’Italia di Coppa Davis strappa il match di doppio (Bolelli/Seppi b. Bemelmans/De Loore 4-6, 6-3, 6-4, 3-6, 8-6), strozza in gola l’urlo al Belgio, che al 99% arriverà oggi (l’1% è per l’imponderabile), ma per un giorno chissenefrega, viva i sopravvissuti. Simone Bolelli e Andreas Seppi appunto che, nel solito perfetto copione della Davis, hanno vinto un match che sembrava prima lontano, poi rimontato. Poi perso. Poi finalmente vinto, ma con le pinze. «Si gioca per dare un messaggio positivo, che la squadra c’è fino alla fine e non molla» si limita a dire Corrado Barazzutti, il capitano. Ma spiegare tecnicamente, tennisticamente, le tre ore e quarantotto minuti di gioco, di alternanza di situazioni e di emozioni, alla fine è difficile. «La matematica dice che abbiamo fatto due punti in più noi, ma che vuol dire?». «È stata un’altalena, in cui uno ha compensato l’altro. Ed è andata bene» hanno quasi detto in sincrono i due azzurri. «Almeno mi sono rifatto della sconfitta di Buenos Aires, dove perdemmo al quinto set, ed è una sconfitta che mi brucia ancora» ricorda e ammette Bolelli. Sarebbe bello ripetere l’Argentina al contrario, ma chi può battere Goffin? Paolo Lorenzi, il candidato designato, oppure un outsider a sorpresa tipo Bolelli o Giannessi? «All’idea di sparigliare non sto pensando in questo momento. Poi, se succede qualcosa nella notte…» si limita a rispondere Barazzutti, nascondendosi dietro al suo solito catenaccio. Ma, onestamente, c’è poco da scialare. «Goffin sta giocando proprio bene». Per questo l’Italia si tiene stretta questo sabato d’orgoglio, quando allo Spiroudome di Charleroi erano pronti a stappare le bottiglie mentre Bemelmans e De Loore si battevano il petto esaltando il pubblico, facendo da contraltare alla tranquillità apparente degli azzurri. «Ma non certo remissivi, come il risultato ha potuto confermare. Non è che bisogna fare i salti acrobatici o gli show per esternare il proprio temperamento» ribatte capitan Barazzutti. Un doppio classico di Coppa Davis: l’inizio lento (e a handicap) degli italiani, che poi hanno saputo rientrare nel match, rimontarlo. Quindi farsi raggiungere e ancora, poi, portarsi a un passo dal vincerlo, 5-2 nel quinto set. Ma poteva finire cosi, in modo scontato? No, ci voleva altra sofferenza: il tie-break, il matchpoint annullato al Belgio. «Perché cosi vincere dà più gusto». Magari si ripetesse anche di domenica.

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