La prima volta di Quinzi: il talento non è perduto (Cocchi). Sul rosso è l'ora di Nadal (Semeraro)

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La prima volta di Quinzi: il talento non è perduto (Cocchi). Sul rosso è l’ora di Nadal (Semeraro)

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La prima volta di Quinzi: il talento non è perduto (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Un urlo liberatorio, il volto nascosto dall’asciugamano per fermare il momento. La prima volta non si scorda mai e quella di Gianluigi Quinzi al torneo Atp 250 di Marrakech (Mar, 482.060 euro, terra rossa) è una prima importante, al primo turno del tabellone principale di un torneo Atp. Il 21enne mancino marchigiano, numero 304 del ranking mondiale, che partecipava per la prima volta a un tabellone Atp ha sconfitto per 7-6 (10-8) 6-3, in poco meno di due ore, un veterano come il francese Paul Henri Mathieu, 35 anni, numero 115 Atp con cui non c’erano precedenti. Quinzi aveva vinto tre anni fa, appena 17enne, il torneo junior di Wimbledon senza neppure perdere un set.

Un risultato che sembrava dovesse catapultarlo molto presto a una importante carriera da pro’, e invece il ragazzo si è perso, finendo a giocare Futures e Challenger e cambiando diversi allenatori, senza trovare un vero punto di riferimento. Da qualche settimana Gianluigi si allena con Fabio Gorietti, lo stesso di Vanni e Fabbiano, alla Training Tennis School di Foligno. Domani potrebbe anche andare in scena un derby tra Quinzi e Lorenzi. Il 2lenne infatti affronterà il vincente tra il senese, oggi in campo di rientro dalla trasferta di Davis contro il Belgio a Charleroi, e lo spagnolo Guillermo Garcia-Lopez, numero 94 al mondo. La testa di serie numero 1 è il bulgaro Grigor Dimitrov (…)

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Sul rosso è l’ora di Nadal (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Adesso tocca a lui. La primavera, negli ultimi dodici-tredici anni, è sempre stata la stagione di Rafa, il Nadal-time. La parte di calendario che si apre domenica con il Masters 1000 di Montecarlo in cui ha raccolto i successi più importanti: perché fra aprile e gli inizi di giugno il tennis vive sulla terra, l’habitat naturale del Cannibale. Di 69 tornei che vanta in carriera lo spagnolo ne ha vinti 49 sul rosso (come Guillermo Vilas) contro 16 sul cemento e 4 sull’erba. Fra il 2005 e il 2014, in particolare, non ce n’è stato per nessuno: Rafa si è preso 9 volte Parigi, 8 volte (su 9 complessive) Montecarlo e Barcellona, 7 volte Roma. Negli ultimi due anni, nonostante la “nona” suonata sia in Catalogna (contro Nishikori) sia al Country Club (contro Monfils) il suo dominio – per colpa degli infortuni e di una improvvisa ansia da prestazione – si è interrotto e a guadagnarci sono stati Novak Djokovic e Andy Murray, che l’anno scorso si sono spartiti la finale sia a Roma sia a Parigi. Attenti però a dare per tramontato il regno di Rafa.

L’inizio del 2017 ha mostrato un Nadal non ancora al massimo dal punto fisico, non impressionante come negli anni in cui sbranava la concorrenza, ma sicuramente recuperato, rinfrancato. Di nuovo competitivo, capace di portare al quinto Roger Federer sul cemento di Melbourne e di risalire fino al n. 5 del ranking. Ha già raggiunto tre finali, agli Australian Open ad Acapulco e a Miami, lasciandone due a Federer che peraltro dopo Miami ha salutato la compagnia dando appuntamento a Parigi (tranne ripensamenti, s’intende…) e che storicamente sulla terra ha sempre subito il carisma del Niño. «Se sono io il favorito per il Roland Garros? Vediamo cosa succede nelle prossime settimane», si è schermito ma dentro gli brucia la stessa fame di tennis, e rivedersi davanti l’antico rivale gli ha dato uno stimolo in più (…)

Ormai la stagione sul rosso è ridotta a due mesi, il resto è quasi tutto cemento. I grandi specialisti sono in via d’estinzione: pensionati o pensionandi i vari Ferrer, Almagro, Robredo, non si vede all’orizzonte un nuovo Coria o un nuovo Kuerten. Fra i giovani sulla terra possono giocarsi carte importanti Dominic Thiem e Sascha Zverev, a casa Italia può sognare il colpaccio Fabio Fognini, che in fondo a Montecarlo ha raggiunto una semifinale nel 2014 (…)

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