Infinita Schiavone: in finale dopo 14 mesi. C'è Arruabarrena (Crivelli). Murray style. A Montecarlo per stupire ancora (Marianantoni). Rafa punta alla decima (Crivelli)

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Infinita Schiavone: in finale dopo 14 mesi. C’è Arruabarrena (Crivelli). Murray style. A Montecarlo per stupire ancora (Marianantoni). Rafa punta alla decima (Crivelli)

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Infinita Schiavone: in finale dopo 14 mesi. C’è Arruabarrena (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Rieccolo, il ruggito: dalla Colombia la leonessa Schiavone grida al mondo tutta la sua voglia di tennis e illustra una volta di più la sua classe senza tempo tornando in finale dopo 14 mesi e sempre in Sudamerica (l’anno scorso fu a Rio, alla fine vinse il torneo), dove le condizioni ambientali e della superficie le sono decisamente congeniali. LAVORO Francesca, iscritta grazie a una wild card, doma in un’ora e 45′ la svedese Larsson, cogliendo la 19° finale in carriera (con 7 successi). Una partita complicata dal meteo, che fa ritardare l’inizio delle semifinali di un’ora e mezzo e rende l’aria di Bogotà umida e pesante, continuando peraltro a minacciare pioggia per tutta la sfida. Francesca è devastante quando trova il lungolinea di rovescio, ha un calo a metà del secondo set che la porta sotto 4-2, poi rimonta e annulla due delicatissime palle break sul 4-4 prima dell’apoteosi. Nei quarti, superando la Bertens, testa di serie numero uno, l’ex vincitrice di Parigi era tornata a battere una top 20 dal 2015, quando ci riuscì al Roland Garros contro la Kuznestova: «Sono molto felice, perché so che alla fine il lavoro paga sempre. Gli ultimi due anni sono stati molto difficili, sia dal punto di vista mentale sia da quello fisico, perciò questi risultati sono una grande cosa e mi danno enorme fiducia per il futuro». Sempre nei quarti, la Larsson aveva invece fermato Sara Errani, mettendone a rischio la qualificazione diretta al Roland Garros, per cui varrà la classifica di lunedì: la Cichi sarà 109, l’ultimo posto utile per il tabellone principale, ma potrebbe entrare qualche giocatrice con il ranking protetto. SCONFITTI Battuta d’arresto, invece, per gli altri due italiani impegnati nei quarti a Marrakech e nel neonato torneo svizzero di Biel e in entrambe le occasioni con qualche rimpianto. In Marocco Lorenzi perde per la terza volta su tre contro il ceco Vesely, 58 Atp: dopo un eccellente primo set, il senese scende nel secondo, ma nel terzo ha l’unica palla break del parziale e non la sfrutta e poi nel tie break si ritrova avanti 3-1 prima di lasciare strada al rivale. In Svizzera, si ferma la corsa di Camila Giorgi dopo la bella vittoria agli ottavo contro la Suarez Navarro. La marchigiana si inchina alla bielorussa Sasnovich, 108 del mondo passata attraverso le qualificazioni, con un doppio 6-4. Partita con un solo canovaccio tattico: botte a tutto braccio da una parte e dall’altra. ma Camila può rimproverarsi di non aver sfruttato un vantaggio di 3-1 nel primo set, e di 3-1 e 4-2 nel secondo. Per fortuna abbiamo l’immortale Francesca.

 

Murray style. A Montecarlo per stupire ancora (Luca Marianantoni, La Gazzetta dello Sport)

L’infortunio al gomito è passato e il torneo di Montecarlo tira un sospiro di sollievo. Andy Murray, numero 1 al mondo, sarà regolarmente al via nel primo Masters 1000 della stagione sulla terra, appuntamento che non rientra nei piani di Roger Federer, ma che potrà vantare la presenza dei primi 3 giocatori del ranking (Andy Murray, Novak Djokovic e Stanislas Wawrinka) più l’inossidabile Rafael Nadal a cerca del 10 titolo nel territorio monegasco. Si temeva per Murray uno stop più lungo, almeno fino a Madrid. Ma il problema al gomito, insorto dopo la bruciante sconfitta con Vasek Pospisil all’esordio di Indian Wells, e che lo aveva costretto a saltare prima Miami e poi la sfida di Coppa Davis contro la Francia, è definitivamente rientrato. Il paziente lavoro del fisioterapista Mark Bender, del preparatore atletico Matt Little e del coach Jamie Delgado, è stato premiato. Murray ha già ripreso confidenza con i campi in terra, lo si è visto in buone condizioni nell’esibizione con Federer a Zurigo per il «Match for Africa 3 e ora è pronto per difendere i tanti punti conquistati lo scorso anno nella campagna sul rosso. Andy debutterà al secondo turno contro il vincente tra Muller e Robredo. TOP TEN «Siamo molto entusiasti — ha detto Zeljko Franulovic direttore del torneo — dell’arrivo di questi giocatori. E’ un peccato che non ci sia Roger Federer, ma il campo dei partecipanti è di primissimo ordine’. L’ultima certezza è proprio lo scozzese che ha una gran voglia di tornare in gioco. “Montecarlo rappresenta il primo scalino di una sfida molto impegnativa — ha dichiarato Murray —. Ci proverò, ma devo essere paziente perché quando hai questo genere d’infortunio al gomito, ci vuole un sacco di tempo. Ogni giorno però sento di stare meglio». Appena prima dell’esibizione con Federer, Murray ha trascorso alcuni giorni all’Accademia di Mouratoglou che si trova a Sophia-Antipolis, nell’entroterra di Antibes. «Quando sono arrivato ho iniziato a colpire forte dal fondo, ma avevo molti problemi con il movimento del servizio. Poi ha iniziato a servire lentamente. Non servo ancora come vorrei, ma sto migliorando». IL PERSONAGGIO Il Murray tennista lo conoscono tutti, il Murray fuori dal campo è una persona totalmente differente. Riservato, ma anche aperto al dialogo e con uno spiccato «sense of humor» tipicamente britannico. La capacità di reagire a situazioni sempre differenti e a risolverle, sono un vanto innegabile che ha consolidato con il tempo. Andy non ha mai rifiutato il ruolo di predestinato, che gli hanno appicciato addosso tutti, a partire dalla mamma. Solo la perseveranza e un carattere ribelle, coraggioso e impavido, come la maggior parte degli scozzesi, lo hanno trasformato in icona. Molte cose sono cambiate nella sua vita da quando mosse i primi passi assieme a mamma Judy e al fratello maggior Jamie. A parlare non sono tanto i trofei conquistati nell’era dei titani, ma la sua vita privata che custodisce con gelosia. Il rapporto splendido con la compagna di una vita, Kim Sears, il cui legame dura da oltre 12 anni, e la nascita della loro prima figlia, Sophia, nell’anno che lo ha visto rivincere Wimbledon e diventare il primo britannico numero 1 del mondo dai tempi di Fred Perry, sono assai più importanti dei trofei assommati in 13 anni di professionismo.

 

Rafa punta alla Decima (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ci sono gli Slam, ci sono gli altri otto Master 1000, ma se chiedete a un giocatore quale sia il torneo con più fascino, otterrete sempre una risposta unanime: Monte Carlo. E allora fiato alle trombe della magia, perché dalla domenica di Pasqua l’appuntamento con il Principato accoglierà il gotha del tennis nel primo, grande incrocio dell’anno sulla terra battuta. E mentre i giocatori più forti cercheranno di venire a capo di una settimana sospesa tra lacrime e sorrisi, tutt’attorno si muoverà il solito bel mondo che fa del Master 1000 monegasco un unicum nel panorama mondiale, reso ancor più ammaliante dalla bellezza dei campi che digradano verso il mare e circondati da alcune delle ville più lussuose della Costa Azzurra. Nobiltà intorno, e un re indiscusso tra le mura del Country Club. Rafa Nadal ha vinto il torneo per nove volte, l’ultima appena un anno fa. Ogni pietra, ogni granello, ogni scalino di quello che viene considerato il circolo più bello del mondo, sono in pratica casa sua. E anche in questa edizione il maiorchino scatta dal via in pole position: lo dice la storia dal 2005, stagione della sua prima affermazione, ma anche il percorso di questi tre mesi, in cui Nadal ha giocato, pur perdendole, la finale degli Australian Open e quella di Miami, dimostrando di nuovo una competitività ai più alti livelli e per di più sul cemento, non certo la sua superficie d’elezione. Se confermerà quella condizione. difficilmente si lascerà sfuggire l’opportunità di tornare a dominare sulla terra, dove le sue traiettorie e la sua strategia restano inimitabili e forse incontrastabili. Senza il magnifico Federer del 2017, che ha dato appuntamento direttamente al Roland Garros, e l’infortunato Murray numero uno del mondo, dovrebbe perciò riproporsi il duello con Djokovic, vincitore nel 2013 e nel 2015, che a Monte Carlo ha la residenza e ha da poco inaugurato un lussuoso ristorante vegano. Proprio qui Nole è riuscito a scalfire, quattro anni fa, le certezze terraiole di Rafa, ma il giocatore di adesso, che si è un po’ perso dopo il trionfo parigino del 2016, deve recuperare la forza mentale e la profondità dei colpi, se vorrà tornare a ruggire. E attenti a Wawrinka che a Monte Carlo nel 2014 ha vinto il suo unico Master 1000, all’altro monegasco d’adozione Berdych finalista 2015, agli emergenti Thiem e Zverev e a tutta la banda dei nuovi, solidi spagnoli. E poi dal torneo degli italiani (i nostri tifosi sono sempre i più numerosi) ci aspettiamo un exploit, da Fognini a Lorenzi, per rinverdire i fasti di Pietrangeli, principe di quei campi nel 1967 e nel 1968

 

 

 

 

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