Nadal trema con Edmund: "Ma ho fatto tutto da solo” (Crivelli). Murray e Nadal, com'è dura la terra (Clerici). Serena, altro che rientro: sarà mamma ad agosto (Zanni)

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Nadal trema con Edmund: “Ma ho fatto tutto da solo” (Crivelli). Murray e Nadal, com’è dura la terra (Clerici). Serena, altro che rientro: sarà mamma ad agosto (Zanni)

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Nadal trema con Edmund: “Ma ho fatto tutto da solo” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Nel Re Lear di Shakespeare, Edmund è un conte che non mostra nessuna pietà. A Montecarlo, dove di nobiltà se ne intendono, dopo trenta minuti di tempesta perfetta contraria il dritto di un altro Edmund, l’inglesone Kyle, numero 45 del mondo, si trasforma in una piccola tragedia per il signore delle nove vittorie al Country Club, sua maestà Nadal, che certo non si aspettava di dover ansimare all’esordio contro un avversario che su questa terra non aveva mai giocato. E infatti, alla fine, Rafa si fa i complimenti: «Sono stato umile alla fine del terzo set, quando bisognava correre e spingere per chiudere una partita complicata. Sono qui a raccontare una vittoria, perciò è stata una giornata positiva: il mio pregio è stato di rimanere sempre con la testa sul match». Una piccolissima bugia, in verità: perché avanti 6-0 (in 29 minuti, appunto) e 2-1 con un break, il satanasso mancino all’inseguimento della Decima e del 50 trionfo sul rosso per allontanare definitivamente l’ombra di Vilas (fin qui lo eguaglia) spegne la luce.

Murray supera Muller al rientro dopo cinque settimane di stop e riporta in vita il ragazzone dello Yorkshire, che pagato lo scotto del blasone comincia a tirare a tutto braccio, prendendosi di forza il secondo set. Che avesse un cannone nel dritto lo si sapeva fin da juniores, quando incrociava spesso il nostro Quinzi, di un anno più giovane (per rinnovare il dolore, occorre ricordare che Gianluigi lo batté in semifinale a Wimbledon, quando vinse il torneo), perciò stavolta sorprende per la consistenza del rovescio, anche se appena può si sposta per giocare lo sventaglio con il colpo più forte. Certo, Rafa ci mette del suo, pigro com’è con i piedi e poco incisivo con il suo, di dritto: «In realtà gli ho fatto giocare un numero insufficiente di rovesci, è facile essere solidi quando l’avversario non ti mette pressione e io per lunghi tratti non ci sono riuscito». II numero 1: «In questo torneo tutto quello che arriva è benedetto».

Un match sicuramente oltre le attese, che Edmund tuttavia dovrà metabolizzare per ripartire dalle note liete senza farsi travolgere dal pensiero dell’occasione perduta: «Dopo quell’avvio brutale, ho cominciato a pensare soltanto a un punto dopo l’altro. Ho avuto le mie occasioni, non le ho sfruttate e dunque sono un po’ deluso, però ho imparato molto». Della nuova nidiata inglese, Kyle è sempre stato considerato il più talentuoso e possiede ancora margini inesplorati, perché ha cominciato a giocare sul serio solo a dieci anni, per passare il tempo nel complesso sportivo di Hull dove la sorella andava a nuotare. Fan di Marat Safin con la passione per il Liverpool e il cricket, ha già conosciuto le ombre perverse della popolarità: a Indian Wells, dopo la sconfitta con Djokovic, è stato minacciato di morte sui social dagli scommettitori, dimostrando una straordinaria ironia quando ha fatto conoscere gli screenshot accompagnandoli con la frase «Ecco i clienti più soddisfatti del mio torneo».

Nel terzo set, recuperato un break (da 3-1 a 3-3), si inchinerà negli ultimi tre game al solito spirito guerriero di Rafa, ma intanto la Regina, dopo anni in cui solo Murray teneva alto l’onore delle racchette britanniche, può godersi un paio di potenziali stelle (c’è anche Evans). Il Baronetto Andy, nel frattempo, riappare dopo cinque settimane di stop causa infortunio al gomito destro e viene a capo di un match non semplice contro Muller. Il lussemburghese, per braccio mancino, stile di gioco, tutto d’attacco, assomiglia tremendamente al Misha Zverev che sorprese Muzza agli Australian Open e infatti parte fortissimo, sul 5-3 del primo non sfrutta due set point sul servizio dell’avversario prima di arrendersi all’imperioso ritorno del numero uno (…)

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Murray e Nadal, com’è dura la terra (Gianni Clerici, La Repubblica)

La terra l’è bassa», dicono al mio paese, in Insubria. Significa, la Terra Bassa, che si fa fatica a raggiungerla, a volte rompendosi la schiena. Vecchio proverbio contadino, sembra esser stato inventato, ora, da un tennista professionista, uno di quelli che si allena sei ore al giorno, per guadagnare poche centinaia di migliaia di dollari. Il proverbio andrebbe tuttavia adeguato, per il primo torneo sulla tennisolite, in «la terra l’è rossa». I fondi in mattone macinato, infatti, aumentano l’attrito della palla, più specificatamente delle Dunlop, e per i giocatori reduci dal maledetto cemento americano non è facile abituarsi al nuovo tipo di rimbalzi, e adeguarvi l’inclinazione delle racchette. Credo questo aiuti un tantino a chiarire le domande spesso rivolte oggi ad alcuni grandi tennisti contemporanei, che ho visto in difficoltà. Murray, per esempio, scozzese forse contrario alla Brexit, come ha dimostrato nella votazione a favore della Signora Sturgeon, si è dimostrato decisamente a disagio contro il lussemburghese Gilles Muller, che per di più impartiva alla palla rotazioni mancine, come 17 dei 109 giocatori che illustrano il libriccino dei campioni che la ATP mi ha gentilmente offerto.

In un succedersi di imprecazioni digrignate dagli aguzzi canini, il campione scozzese deve alla maggior determinazione l’essere riuscito ad annullare due set point a Muller, trovandosi in svantaggio per 5 a 3 nel primo, facendo non meno irritare Andy in un secondo long set. Non meno irritato dov’esser stato Nadal, ancorché la sua abituale mimica di microgesti non lo faccia discostare da un atteggiamento meno esteriorizzato. Se Muller è da anni incline al ritiro, fin dai tempi di un lontanissimo match di Davis con l’Italia, quando mi disse di aver ricevuto una buona offerta per un’ altra carriera, l’inglese nato in Sudafrica e naturalizzato grazie alla Regina, Kyle Edmund, ha soltanto 22 anni, e una inclinazione che pare rischiosissima a prendere un campo rosso per uno verde. Contro il recordman di Montecarlo, Nadal e suoi nove tornei vinti, Edmund ha iniziato a cercar di concludere gli scambi in un paio di tiri, quando gli andava meno bene in quattro. Va detto che il Rafa di oggi pareva favorirlo, con una posizione ancor più arretrata del solito, e una lunghezza di tiri che sarebbe giusto definire, al contrario, brevità.

Sulle parabole meno accentuate di sempre di Rafa, Edmund tentava ripetutamente rimbalzi vincenti, specie di diritto, che l’avrebbero condotto sì ad un parziale positivo nel secondo set, ma si sarebbero spenti quando, nel terzo, sula pari, la maggior tensione emotiva e la grande esperienza di Rafa l’ avrebbero costretto a troppi errori gratuiti. Detto di due dei favoriti che potrebbero non vincere il torneo, rimane qualche annotazione per l’ultimo italiano che ancora era in gara. Come sempre Lorenzi è stato non meno dignitoso che intelligente, contro un tipo il doppio potente di lui, il giovane francese Pouille, in possesso di un diritto capace di stracciare le reti metalliche di protezione. Purtroppo un vantaggio accumulato nel secondo, un passaggio negativo del francese, non è stato sufficiente per contenere la rimonta dello stesso (…)

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Serena, altro che rientro: sarà mamma ad agosto (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

Un selfie su Snapchat in costume da bagno giallo, il ventre pronunciato, con l’aggiunta solo di “20 weeks”. Serena Williams è incinta di 5 mesi. Lo era già in Australia allora (almeno di otto settimane) quando a Melboume ha vinto il suo 23 (ultimo?) Slam. Poi la foto è stata subito rimossa e non è arrivata nessuna conferma. Troppo tardi però perchè immediatamente ha fatto il giro del mondo. Serena, 35 anni, dal dicembre scorso (annuncio fatto con un’altra foto scattata a Roma) è ufficialmente fidanzata con Alexis Ohanian, 32 anni, co-fondatore di Reddit, sito di social news, una storia comunque che era cominciata almeno un anno prima. E la settimana prossima, anche senza giocare (è ferma proprio dall’Australia: ha saltato Indian Wells e Miami giustificandosi con un problema al ginocchio) Serena tornerà a essere la numero 1 al mondo, scalzando l’attuale regina Angelique Kerber. Number One in attesa di diventare mamma, un altro record che si aggiunge al lungo elenco in possesso della tennista statunitense, e se i conti sono giusti, a settembre.

Un gran momento per il tennis, anzi il futuro di questo sport: in dicembre Vika Azarenka ha dato alla luce il suo primogenito e sta per rientrare nel circuito, primo torneo in luglio a Stanford (avrà 28 anni), in maggio invece è atteso l’erede di Flavia Permetta (che di tornare in campo, ha 35 anni, non ci pensa proprio) e Fabio Fognini, che avrà un nome che inizierà con la effe, poi sarà la volta di5retia. Come dire che, se il Dna non tradirà le attese, si sta già preparando una nuova generazione di sicuri campioni. Ma tornerà a giocare la Williams dopo il parto? In passato, uno degli esempi più illustri, l’ha fatto la belga Kim Clijsters, che è riuscita, diventata mamma, a conquistare anche tre Slam, ma aveva 26 anni. Serena, una volta dato alla luce il figlio, ne avrà dieci di più, compirà infatti i 36 il 26 settembre prossimo, e calcolando poi qualche mese necessario per rimettersi in forma, sarebbe eventualmente pronta alla soglia dei 37 anni, chissà se per il Roland Garros 2018.

Ma forse è chiedere troppo anche a una straordinaria atleta come Serena, che in passato è riuscita a superare gravi problemi fisici come l’embolia polmonare: più vicina a quaranta che ai trenta, sarà davvero difficile rivederla in campo, almeno ai suoi altissimi livelli. La Williams però in questi ultimi mesi, tra foto, video e pubblicità, anche con la star della NBA Stephen Curry, ha comunque trovato la maniera di non farsi dimenticare dai suoi fan pur senza scendere in campo. Primatista di Slam nell’era Open, 23 i successi, nella classifica assoluta all-time Serena Williams è dietro solo alla australiana Margaret Smith Court, che dal 1960 a1 1973 riuscì a conquistarne uno in più, 24 (…)

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