Sharapova, più grande come tennista o business-woman?

Editoriali del Direttore

Sharapova, più grande come tennista o business-woman?

Sul ritorno dell’icona russa il direttore ha scritto ieri quest’articolo (integrato) per i giornali della Poligrafici Editoriale. Per Masha un servizio di sicurezza come per Madonna. Vladimir Putin e Isinbayeva la difendono. Il lecca-lecca senza Meldonium

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In tempi di crisi, tecnica, agonistica e spettacolare, per trovare grandi spazi sui giornali le donne del tennis hanno dovuto posare mezze nude, come Caroline Wozniacki e Genie Bouchard nel numero best-seller di Sports Illustrated dedicato ai costumi da bagno, o restare incinte come Serena Williams che non giocherà forse mai più una volta diventata mamma (ad agosto) sulla soglia dei 36 anni.

Non è il caso di Maria Sharapova, la Venere siberiana campionessa di 35 tornei con 5 Slam, diva e business woman con un patrimonio assegnato da Forbes di 300 milioni di dollari, che domani sera, vestita di tutto punto dalla Nike con un abitino color “ortensia” battezzato “Special Comeback” torna a impugnare la sua Head a Stoccarda (e contro la nostra Roberta Vinci, strapazzata nei due precedenti duelli) dopo 15 mesi di squalifica dovuti al Meldonium e a una strana storia di doping confesso (il 7 marzo 2016 nell’anonimo L.A. DownTown Hotel)… per leggerezze e sbagli di tanti. Il manager distratto Max Eisenbud, lo stuolo di avvocati forse disattenti, lei stessa, la Wada, la federazione internazionale. Lei disse di aver assunto il Meldonium, un modulatore del metabolismo da anni per combattere il rischio del diabete. Fino al 2015 non era un medicinale proibito, pur sospetto di accrescere la resistenza alla fatica e accelerare i tempi di recupero. Sarebbe bastato che lei, e i suoi avvocati, dicessero che non l’aveva più preso dal 31 dicembre 2015 e, non potendo nessuno giurare sui tempi di smaltimento, se la sarebbe cavata senza danni.

L’ultima partita di Masha è stata quella persa nei quarti di finale dell’Australian Open con Serena Williams il 26 gennaio 2016, 455 giorni fa. Domani è il 26 aprile e sebbene il Porsche Open sia già cominciato, la casa automobilistica tedesca che è fra i suoi mille sponsor che, a differenza della maison d’orologi Tag Heuer non l’hanno abbandonata – Head dal 2011, Evian dal 2010, Porsche dal 2013 fra i tanti – ha fatto in modo di offrirle una wild card senza la quale lei non potrebbe giocare avendo 0 punti WTA. Ha “aspettato” l’esatta scadenza dei 15 mesi per programmare il suo match di rentrée, un colpo mediatico planetario, infischiandosene delle reazioni negative di tante colleghe che non la sopportano perché lei negli spogliatoi non dà confidenza che a pochissime elette. Ma a “Le Parisien” Maria ha dichiarato: “Il mio obiettivo è essere professionista, fare il mio lavoro ed essere rispettata. E non parlare con le ragazze della loro nuova macchina, del loro shopping, dell’ultimo fidanzato”.

Caroline Wozniacki non ha usato mezzi termini: “Quando un tennista è fermato per via del doping dovrebbe ripartire da zero e meritarsi il rientro”. Idem Stosur, Cibulkova, Andy Murray. E Tsonga: “La wild card? È come dare una caramella a un bambino che ha fatto una stupidaggine. È un messaggio sbagliato. John McEnroe: “Che lei non sapesse che il mildronato era stato proibito è poco credibile”.

Bannata? Maria non è mai stata così visibile sulle scene dello show-business come da quando è stata squalificata. Tappeti rossi a New York, Mosca, Chicago, Hollywood per la serata Vanity Fair degli Oscar, a Las Vegas con Elton John, a Portorico con l’olimpionica Puig, scatti con la fotografa delle star Annie Leibovitz, l’uscita prevista a settembre durante l’US Open della sua biografia: “Unstoppable. My life so far” (Inarrestabile. La mia vita fin qui).

Non deve sorprendere che domani fra body-guards e agenti di sicurezza il protocollo per il rientro di Maria, 23,4 milioni di followers su Facebook, Twitter e Instagram contro 18,7 di Serena Williams, non sarà diverso da quello di solito messo in atto per Madonna.

​Per lei è intervenuto perfino Vladimir Putin: “Il Meldonium non ha avuto alcuna influenza sui suoi risultati. È servito solo a mantenere i suoi muscoli in buone condizioni”. La campionessa di salto con l’asta Elena Isinbayeva ha preso anche lei le difese di Masha: “Quel prodotto lo ha preso anche mia nonna e non è diventata per questa una super baby sitter con dei poteri extralucidi”. Una marca di biscotti e caramelle, la Rubiscookies, ha lanciato con la sua effigie un “lecca-lecca” con scritto: “Senza Meldonium”. Ha avuto un successo enorme. Il quotidiano sportivo Sport Express ha fatto un sondaggio su questo interrogativo: “Trovate giusta la sentenza del TAS?”. Il 67% ha risposto che il tribunale avrebbe dovuto toglierle la squalifica. Angelique Kerber, anche lei sponsorizzata da Porsche si è lasciata sfuggire soltanto una frasetta: “Far rientrare una giocatrice che prima del 26 non poteva farlo in un torneo che comincia il 24 è… un pochino strano”.

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