Sharapova campionessa nel… prendere in giro

Editoriali del Direttore

Sharapova campionessa nel… prendere in giro

200 giornalisti giunti da tutto il mondo. Quasi indisponente la russa svicola ad ogni domanda. Alternativa al Meldonium? Sono fatti suoi. “Controllo solo il campo da tennis, non le colleghe, non il mio agente, non la stampa”

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WTA Stoccarda: Sharapova, è un ritorno sontuoso

Il commento del Direttore

Per diversi giorni mi sono macerato il fegato per non aver provveduto in tempo a inviare qualche collaboratore, o me stesso, a Stoccarda per assistere al ritorno di Maria Sharapova e soprattutto – poiché i suoi match avrei potuto vederli in tv – per presenziare alle sue prime interviste. L’evento, indubbiamente c’era, e le varie reazioni delle colleghe di Maria, la replica stizzita del suo agente Max Eisenbud, potevano far pensare che fosse un’occasione giornalisticamente da non perdere. Invece la sua conferenza stampa è stata deludente al massimo. Dopo averla ascoltata mi sono consolato e reso conto che…non avevo perso nulla.

Sebbene non mi fossi fatto molte illusioni Maria è stata ancora più evasiva di quanto mi aspettassi e fosse lecito prevedere. Lei da sempre non guarda in faccia a nessuno, va per la sua strada, ai media che hanno affrontato spese non indifferenti per ascoltare a Stoccarda quel che lei poteva dire, non ha voluto concedere nulla. Non era tenuta a farlo, per carità. Ma forse ha esagerato. Immagino che alcuni colleghi non la perdoneranno facilmente per questo. Perché alcuni almeno si saranno sentiti presi in giro. Ma se lei ha fatto chiaramente capire di infischiarsene perfino di quel che dicono le sue colleghe negli spogliatoi (“Io lì ci sto poco, 10-15 minuti, il tempo di una bella doccia, di cambiarmi e poi via… le mie amicizie sono a casa, in giro per il mondo, quel che succede negli spogliatoi non mi interessa”) figurarsi che cosa le può interessare quel che pensano, chiedono, dicono e scrivono i giornalisti.

Qualunque cosa le venisse chiesta lei ha fatto il muro di gomma. Sia per quello che dicevano le colleghe, sia per quello che ha detto il suo agente Eisenbud su Radwanska e Wozniacki. Lei, con piccole e sottili variazioni, ha implacabilmente risposto sempre le stesse cose: “Sono cose che non posso controllare, Eisenbud ha il diritto di esprimere le sue opinioni, io controllo soltanto quel che faccio sul campo, giorni in cui vinco, giorni in cui perdo, e venire qui a parlare con voi. Il mio lavoro è giocare a tennis e competere”. E qui faccio una sintesi di tante frasi inutili: “Sono stata n.1 del mondo, ho vinto 5 Slam, a Parigi due volte, se mi offrono una wild card la prendo, se mi dicono di giocare le qualificazioni…gioco anche il torneo junior.

L’unico momento in cui non ha resistito alla sua vis polemica, condita da una risatina beffarda – ed è stato il solo momento perchè per il resto non ha mai sorriso dopo che aveva detto che al mattino si era svegliata invece felice e sorridente – è stato quando ha sentito che un giornalista si è presentato come l’inviato del Sun. “Oh my God” è stata la sua reazione istintiva. E pronto e spiritoso è stato il giornalista che subito l’ha rimbeccata con un “Nice to see you too!” e lei, non meno pronta: “Non credo che il Sun sia mai stato a Stoccarda, vero?” E lui “Sì”Francamente irridente. Immagino che il “Sun” cercherà di toglierle il vizio di prendersi gioco di un suo giornalista. Ma altrettanto probabilmente lei se ne fregherà.

Quando il giornalista del Sun le chiede se lei ritiene che pur avendo le tenniste detto che non c’era nulla di personale, nel criticare la concessione della wild card a una tennista squalificata per doping, invece avessero qualcosa di personale nei suoi confronti lei svicola così, idem con patatine con quanto sopra. “Non è una cosa che posso controllare“. La domanda più diretta gliela ha fatto Paul Newman del The Independent: “Per dieci anni lei ha dichiarato di aver preso il Meldonium per vari motivi, prevenire il diabete, un problema cardiaco… qual è la medicina alternativa legittima che prende adesso per sostituire quel medicinale diventato proibito?”. La risposta è stata: “Questa informazione riguarda me, la WTA e il dottore con il quale lavoro“. Beh, siamo sicuri che debbano essere cose così private? Forse sì, però dovrebbero essere un po’ meno private dopo quello che è successo… E la WTA non dovrebbe prestarsi, se non fosse che…

Questo almeno io penso, anche se so bene che la WTA non rivelerà mai nulla perché il ritorno e la presenza di Maria Sharapova sono troppo importanti per la sopravvivenza stessa del circuito che ultimamente non ha fatto che perdere colpi, appeal e personaggi. Cominciando da Serena Williams, Petra Kvitova, Vika Azarenka, Ana Ivanovic e tante altre.

La conferenza stampa

Puoi dirci qual è la cosa che ti è mancata di più? L’adrenalina della partita, giocare un dritto vincente…
Amo stare in situazioni in cui devo capire come fare per farcela, come fare per vincere. È una delle cose che questo sport ti insegna: ti mette in una certa posizione in cui devi trovare una soluzione, mantenerti concentrata, oppure devi giocare nello stesso modo che ti ha portato a essere dove sei. Oppure se sei giù devi cambiare le cose il più presto possibile. Mi è mancata questa sensazione.

Puoi descrivere la sensazione che hai avuto al ritorno in campo dopo 15 mesi? Avevi paura della reazione? O ti sei sentita la benvenuta?
Non è qualcosa su cui ci si concentra, dopo aver passato così tanti mesi ad allenarsi e prepararsi su quello che sarà quando camminerai sul campo. Il mio lavoro è competere come tennista, andare sul campo e giocare, non importa se si tratta di una buona o di una cattiva giornata, c’è gente sugli spalti che ha comprato un biglietto per guardarti giocare e devi mostrare a loro quello che sei capace di fare.

Ti infastidisce in qualche modo che così tante colleghe non abbiano gradito le wild card che hai ricevuto?
Sono molto grata a Markus (Guenthardt, direttore del torneo di Stoccarda, ndr) per avermi dato l’opportunità di venire qui e giocare questo torneo dove ho colto successi per molti anni (tre titoli, ndr), è uno degli eventi più competitivi del circuito femminile e ha un tabellone molto piccolo con molte giocatrici di livello: molte delle top 10 stanno giocando qui. Mi hanno dato la possibilità di competere con le migliori del mondo e sono contenta per questo.

Hai trovato un alternativa medica al Meldonium, farmaco che hai detto esserti stato prescritto per dieci anni a causa del diabete e di problemi cardiaci? Si tratta di un farmaco legale?
Questa informazione rimane tra me, la WTA e il medico che si occupa di me.

Saresti pronta a cimentarti con le qualificazioni del Roland Garros e di Wimbledon, se dovessi essere costretta a farlo?
Penso che sarei pronta per giocare persino il torneo junior, se mi dicessero di farlo. Penso che chiunque in questa sala sappia quale competitor io sia, e non do mai niente per scontato. Se mi daranno l’opportunità di essere in un qualsiasi tabellone, ne approfitterò.

Cosa diresti all’organizzazione del Roland Garros per convincerli del fatto che non sarebbe un messaggio sbagliato assegnarti una wild card per il tabellone principale?
Non è il mio compito. Il mio lavoro è essere una tennista, un’atleta, andare fuori e competere sul campo come ho fatto stasera. Ci saranno giorni in cui vincerò partite e giorni in cui ne perderò. E parte del mio lavoro è venire in questa sala per parlare con voi.

Ritengo che dovresti avere la possibilità di replicare: molte giocatrici hanno detto che non è appropriato che tu riceva tutti questi inviti ai tornei. Presumo che invece questo per te sia giustificato, puoi spiegarci la tua prospettiva?
Mi sento giustificata. Ho ricevuto wild card dai direttori dei tornei e le ho accettate per poter essere in tabellone. Sono tornata senza ranking, non sto mica ricevendo una wild card per alzare un trofeo o un piatto dorato. Devo comunque passare per le partite devo sempre vincerle, del resto è il mio lavoro.

Quanto era importante per te verificare che fossi in grado di trasmettere la forza che metti in allenamento anche sul campo, quando conta?
Beh, non si sa mai. Ho iniziato ad allenarmi intensamente da gennaio. Ci sono state fasi differenti, ho iniziato in modo molto duro, ho passato molto tempo in pista e in palestra, quindi sono passata al campo e ho iniziato a giocare partite nelle ultime settimane. Dev’essere una specie di transizione, e devi capire di cosa hai bisogno in ogni preciso momento. Devi costruire la tua forma fisica perché dopo un po’ come non giochi… Mi sono concessa diversi mesi di riposo lo scorso anno senza toccare la racchetta, è un processo. Ovviamente si fa in modo che il processo sia graduale, ma non è come allenarsi. Ero sicuramente un po’ arrugginita, sicuramente ho commesso parecchi errori, ma si trattava di fasi per raggiungere la forma migliore.

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