Sharapova, finalmente parliamo di tennis

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Sharapova, finalmente parliamo di tennis

Il ritorno in campo è stato migliore di quanto ci si attendesse. Lucida follia: se vincesse tutto sul rosso? Semplice, sarebbe in top 10 già dopo Parigi

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Tra il tanto – e il troppo – che si è detto a proposito del comeback di Maria Sharapova molto poco si è parlato di quello che effettivamente la siberiana ha fatto vedere sul terreno di gioco dopo le appena tre ore in cui è stata impegnata. La sensazione, o meglio la certezza è che fosse molto più atteso il suo esordio in conferenza stampa, formalità sbrigata da Masha con il consueto “sprezzo” del pericolo. Che venga considerato lecito o non lecito il suo evadere i tentativi della stampa di mettere in crisi la sua impeccabile gestione mediatica della “azienda Maria Sharapova” resta il dato inoppugnabile che, seppur opposta a una Vinci non irresistibile e ad una Makarova giusto appena più combattiva, il computo dei suoi colpi vincenti totali a Stoccarda recita al momento 68. Con 20 ace, lei che con il servizio ne ha passate di cotte e di crude.

Di una via di fuga dal fuoco incrociato delle domande scomode forse non aveva neanche bisogno. Senza palesare la minima incertezza ha dichiarato di essere superiore agli attacchi di Bouchard, di non potere controllare le dichiarazioni del suo manager e che se esiste un sostituto del Meldonium, beh, non è certo ai giornalisti che deve interessare. E se in conferenza stampa vince comunque lei sul campo il “rischio” è che possa accadere esattamente la stessa cosa.

Nell’esordio contro Vinci ha stupito essenzialmente per due aspetti del suo gioco. Uno è la risposta, ma questa è storia vecchia. Roberta non ha potuto giocarsi una seconda senza che la pallina le ritornasse in modo pressoché ingestibile laddove non imprendibile. Ha chiuso col 35%: in pratica Maria è andata a segno due volte su tre. L’altro è il servizio, e questo stupisce di più. Se escludiamo le tre palle break – comprensibilmente – concesse nel secondo game del suo esordio, unico turno di servizio sin qui perso, ne sono arrivate appena altre quattro distribuite in due soli game, uno contro Vinci (nel secondo set, ampiamente in controllo della partita) e uno contro Makarova. Stupisce perché Sharapova ci aveva abituato a estenuanti turni di servizio salvati più con i nervi che con il tennis, tra psicodrammi e seconde a metà rete in cui talvolta era evidente la disarticolazione del movimento del servizio. Qualcuno ha persino azzardato l’ipotesi che Maria abbia apportato qualche modifica al mulinello del servizio. Certamente la resa del colpo sorprende, per adesso. Con la prima Masha viaggia su una media dell’83% di trasformazione.

Quanto detto degli aspetti positivi del suo ritorno non può essere oscurato da quelli che sono sembrate le – minime – difficoltà. I 40 gratuiti divisi equamente tra primo e secondo turno non sono un dato così anomalo, Sharapova è spesso stata tennista generosa da questo punto di vista. Può essere utile analizzare come questi errori sono arrivati. Prevalentemente in colpi eseguiti dopo spostamento laterale. Specie sul lato destro del campo, altro marchio di fabbrica di casa Sharapova. Questo aspetto non spaventa semplicemente perché è ampiamente migliorabile con il ritrovamento della migliore condizione di forma. Adesso il punto è: se Sharapova sembra già così centrata dopo soli due incontri – e dopo aver ripreso la racchetta in mano solo a gennaio, a suo dire – cosa ci si può aspettare nei tornei che andranno di qui a Wimbledon?

Inutile rimarcarlo, il circuito offre spazio e neanche poco. La n.1 virtuale Angelique Kerber ormai perde senza destare più scalpore, perde senza riuscire a offrire un livello di gioco paragonabile a quello delle avversarie che di volta in volta la battono. Ultima Kiki Mladenovic che a Stoccarda potrebbe collidere proprio con Sharapova se dovesse battere Suarez Navarro. Tante possono ambire a un successo di prestigio sulla stagione rossa ma se nell’equazione aggiungiamo i segnali lanciati dall’esordio di Masha e il suo storico sulla terra degli ultimi anni la tentazione di puntare il dito sulla russa diventa forte.

Dal successo a Strasburgo nel 2010, primo hurrà sulla terra battuta, Maria dal rosso ha raccolto ben 10 titoli su 14. Con Serena di mezzo. Suonato il baby alert per la campionessa statunitense che diciamocelo, era anche un problema diretto per la siberiana che ci ha perso le ultime diciotto (!) sfide, Maria può pensare di tornare a vincere subito. Se non tutto, un po’ di tutto. E se invece vincesse proprio tutto?

Intanto con la vittoria su Anett Kontaveit è rientrata già tra le prime 300 del mondo (185 punti). Vincendo il torneo di Stoccarda addirittura si assieperebbe ai piedi della top 100, in posizione utile a disputare le qualificazioni del Roland Garros senza elemosinare una wild card. Non male per chi si era presentata alla Porsche Arena orfana di classifica. Provando a sciorinare un po’ di fantatennis, se l’algida (ci vuole classe anche per esserlo) Maria facesse terra bruciata sulla terra – Stoccarda, Madrid, Roma (non come Nerone) e Parigi – potrebbe mettere in cascina qualcosa come 4370 punti. Stando alla classifica post Roland Garros della scorsa stagione sarebbe ampiamente in top 10, ai piedi delle prime cinque, e lo stesso ci suggerisce la scansione dell’attuale graduatoria WTA. E se poi vincesse anche Wimbledon… ok, magari stiamo correndo troppo. Ma qualcuno l’ha fatto eh…

Fantatennis dicevamo. Certo, la realtà potrebbe proporre un brusco risveglio a Maria già domani. La caratura delle avversarie affrontate non è ancora tale da consegnare certezze. Ma il fatto che si stia qui a dibatterne dice tanto. Maria Sharapova può questo ed altro.

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