Wild Card al Roland Garros: la svolta "nazionalista" di Giudicelli

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Wild Card al Roland Garros: la svolta “nazionalista” di Giudicelli

Il presidente della federazione francese ha annunciato una “race” tra i tornei casalinghi per decidere chi meriterà l’accesso al tabellone principale dello Slam parigino nel 2018

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Prosegue la svolta “nazionalista” del nuovo presidente della federazione francese (FFT) Bernard Giudicelli. Dopo la black list di giocatori obbligati a rispondere alla convocazione per le competizioni a squadre, durante la conferenza stampa di presentazione del Roland Garros, Giudicelli ha annuciato infatti che dal 2018 le wild card per lo slam parigino saranno attribuite sulla base di una classifica calcolata sui soli tornei disputati sul suolo transalpino.

Attualmente il Roland Garros mette in palio sedici wild card, divise equamente tra tabellone maschile e femminile. Quattro, due per tabellone, sono riservate a tennisti statunitensi e australiani, secondo l’accordo stipulato tra le tre federazioni. Dunque ne rimangono dodici, sei per il maschile e 6 per il femminile, che vengono solitamente distribuite a giocatori francesi senza nessun criterio prestabilito.

A tal proposito Giudicelli ha appunto deciso di istituire una “corsa verso il Roland Garros”. L’obiettivo della riforma è sviluppare “una cultura della vittoria” ed evitare che un “Gianni Mina si faccia umiliare da Rafael Nadal sul centrale” (primo turno del 2010, terminato con un triplice 6-2 in favore del campione spagnolo sull’allora promettente talento delle Guadalupe ndr). Il criterio principale per la designazione delle wild card consisterà nei punti ottenuti in una speciale race che comprende solo tornei ATP e WTA che si giocano in Francia. Il criterio secondario riguarderà invece i punti guadagnati in tornei sulla terra battuta.

“Se si guarda agli scorsi mandati a parte un caso nessun tennista francese maschio o femmina è uscito dalle qualificazioni”, ha sottolineato il n.1 della FFT, “Quello che voglio dire è che l’attribuzione delle wild card sulla base del potenziale non funziona”. Giudicelli ha affermato che le regole di questa particolare race sono state già stabilite, pubblicate e comunicate ai giocatori.

Oltre a quello di istillare un senso di competizione l’altro obiettivo di questa piccola rivoluzione è evitare disguidi e malintesi. “Diciamo che chi sarà intorno alla 300esima posizione in quel momento avranno la possibilità di ottenere la qualificazione per il torneo e se la guadagneranno sulla base di questa classifica, le cui regole sono conosciute da tutti”, ha puntualizzato Giudicelli, “La scarsa trasparenza è stata un errore che abbiamo commesso in questi anni e bisogna assumersene le responsabilità, io in primis”. Infine il presidente della federazione transalpina ha citato come caso emblematico anche quello del giovane Mathias Bourgue, che nel secondo turno dell’anno scorso portò al quinto set Andy Murray ma poi non si è confermato a quel livello nei mesi successivi.

Tuttavia sorgono un paio di perplessità riguardo alla riforma “tricolore” delle wild card di Giudicelli. In primo luogo non è chiaro quali saranno i tornei francesi inclusi in questa lista. Nel circuito ATP si contano un Masters 1000 e tre 250 ma saranno inclusi anche i Challenger? E che dire di Montecarlo? Nel femminile c’è solo il torneo di Strasburgo per esempio e sarebbe assurdo costruire un punteggio su un solo evento. A meno che non si consideri anche il 125k di Limoges sul cemento indoor.

La seconda perplessità riguarda l’utilità stessa della riforma. Considerata la grande presenza di tennisti che entrano di diritto nel tabellone principale e la necessità di dare spazio ad autoctoni, sembra inevitabile presentare qualche giocatore senza la necessaria maturità per essere competitivo. Insomma, di questa scelta si può apprezzare la trasparenza ma si ha qualche dubbio sulla reale efficacia. L’unica cosa certa è che i tornei francesi si potrebbero trasformare in una serie infinita di derby tra galletti.

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