Per fortuna è tornata

Editoriali del Direttore

Per fortuna è tornata

Alle spalle la squalifica. Il rientro di Sharapova può solo far bene ad un circuito senza identità

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“Ma come, noi rimaniamo fedeli a te, WTA, e tu ammazzi il vitello grasso quando torna Maria?”. La figliola prodiga, che ha sperperato il suo patrimonio (di punti eh) con un comportamento distratto e non curante, adesso viene osannata al primo torneo? Addirittura le piovono addosso wild card e richieste, nonostante lo scudo di no comment dietro il quale si è rifugiata alla prima conferenza stampa in un anno e mezzo? Le colleghe dei piani alti sono pressoché tutte indignate, e lei proferisce un lapidario “sono ridicole” nella lunga intervista all’Equipe. Gli sponsor che in un primo momento l’avevano abbandonata dopo la confessione in modovisione, ora sono tornati poderosi, e lei pubblica su Instagram foto con champagne celebrativo nonostante la sconfitta in semifinale. Per non parlare dei ringraziamenti al brand che dava il nome al torneo di Stoccarda, uno dei maggiori marchi a sostegno della russa, che lei ha continuamente ringraziato durante la settimana. Quattordici mesi di squalifica per doping, e al suo rientro incensata come se non fosse successo niente?

La risposta è, anzi deve essere, assolutamente sì. Perché non avrà “lottato con i maiali per mangiare le loro ghiande” ovviamente, ma per un’atleta icona non deve essere una passeggiata vedersi parzialmente franare addosso tutto l’impero che aveva costruito. Sarà sicuramente poco simpatico entrare in spogliatoio con persone che da un anno la definiscono “un’imbrogliona, una dopata”, che hanno quasi messo in atto una cordata contro di lei rimpinzando Twitter di post al nervino e dichiarazioni senza mezzi termini. Parentesi di plauso a Mladenovic, che nella scomodissima situazione di dover affrontare Sharapova dopo averne dette di ogni sul suo conto, si è presa il rarissimo lusso di rimontarla in un incontro gagliardo, giocato in modo sfacciato e senza timore, fino alla civile stretta di mano conclusiva: era come ritrovarsi a fare a botte con un pugile che si era soltanto schernito dagli spalti fino a quel momento, e invece la francese ha dimostrato di non essere solo una delle statue più belle del circuito.

Ha almeno in parte sprecato la sua dote, come nella parabola, ma queste prime uscite in campo hanno detto chiaramente che il tempo trascorso tra una laurea e un viaggio in spiaggia non è stato trascorso con le braccia conserte: in risposta fa danni da uragano, a Stoccarda ha servito come poche volte in carriera, e da fondo a tratti le avversarie vedevano i suoi colpi nemmeno con il binocolo. Roberta Vinci, che ha avuto la singolare chance di testarne le condizioni al rientro (sorteggio non brillantissimo da un punto di vista tecnico, ma di ricchezza immane per esposizione mediatica) ha candidamente detto in conferenza stampa che Maria “tirava comodini”. E ha chiuso ogni incontro in Germania abbondantemente sopra la doppia cifra di vincenti. Sulla terra rossa, che non è affatto una banalità. Rimangono evidenti le lacune negli spostamenti, che sono attribuibili ad una mancanza meccanica, di impostazione della corsa, e non alla ruggine.

Soprattutto, più di ogni altra cosa: il prodotto Sharapova. Il neo nebuloso del doping sarà definito così dai più nonostante si tratti di una pecca amministrativa: Maria è stata condannata per la sua negligenza, non per aver assunto sostante proibite, che lei ha dimostrato di aver consumato per anni prima che venissero inserite nella lista nera. Il non essersi accorta dell’ingresso nella lista stessa, le ha causato la condanna, come anche la sentenza del CAS riferisce: “non stiamo giudicando un’atleta che ha cercato di imbrogliare”. Ciononostante, la figura estetica, carismatica e tennistica della siberiana è qualcosa di cui la WTA non può fare a meno. Prima di tutto in ambito mediatico-commerciale, è una potenza difficile da pareggiare per le altre, con conseguente guadagno per il circuito: pubblicizzare un torneo che abbia Sharapova tra le concorrenti è decisamente più facile rispetto al farlo anche solo con le top 10. Nel periodo in cui Masha è stata fuori si sono avvicendate, tra le altre, Cibulkova, Konta, Kuznetsova, che per quanto abbiano degli argomenti in campo, farebbero scena muta sui cartelloni all’ingresso. In secondo (ma non per importanza) luogo, in ambito sportivo-agonistico in senso stretto: Serena è incinta, Kvitova è convalescente, Kerber non si dimostra troppo all’altezza del trono su cui siede. Un profilo come Sharapova, se i risultati dovessero effettivamente arrivare di nuovo, potrebbe aiutare il tennis femminile ad avere una nuova-vecchia figura di traino, che renda appetibile il tour al pubblico, come troppo spesso non fa.

Sharapova serve al tennis. E riguardatevi l’esultanza dopo il primo turno a Stoccarda. Era grintosa e disposta a tutto ben prima della squalifica. Figuriamoci adesso.

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