Schiavone d'acciaio in Marocco. Cerca il nono trionfo (Di Schiavi). Djokovic caccia tutti per rinascere Nole (Semeraro). Nole ha perso la testa: licenziato tutto lo staff (Cordella)

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Schiavone d’acciaio in Marocco. Cerca il nono trionfo (Di Schiavi). Djokovic caccia tutti per rinascere Nole (Semeraro). Nole ha perso la testa: licenziato tutto lo staff (Cordella)

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Schiavone d’acciaio in Marocco. Cerca il nono trionfo (Vincenzo Di Schiavi, La Gazzetta dello Sport)

L’Italia ha un Roger Federer in gonnella e si chiama Francesca Schiavone. A quasi 37 anni (li compirà il 23 giugno), la tennista milanese conquista la diciannovesima finale di una carriera che dovrebbe chiudersi a Wimbledon (ma sarà così?), battendo 7-5 6-4 Varvara Lepchenko, uzbeka naturalizzata statunitense, dopo due ore e 2 minuti sulla terra rossa di Rabat. Nulla, nemmeno un fastidioso mal di schiena che l’ha costretta all’uso di un busto, ha frenato il momento d’oro di questa inossidabile 3óenne, incrollabile sull’amato rosso, quello che le ha regalato il trionfo al Roland Garros 2010. Così, la 30enne Varvara, numero 73 del mondo, ha dovuto cedere per la prima volta sulla terra (l’uzbeka di nascita aveva vinto i due precedenti, entrambi nel 2012), all’ardore di Francesca, certificando il grande momento dell’azzurra che ora può inanellare una rapida e inebriante doppietta dopo il successo di tre settimane fa a Bogotà contro la 25enne spagnola Lara Arruabarrena. CACCIA APERTA Oggi infatti, contro la 25enne russa Anastasia Pavlyuchenkova, 16 del mondo e testa di serie numero 1 in Marocco, implacabile in semifinale contro Sara Erravi (6-4 6-0), togliendoci così il gusto di una finale tutta italiana, la Schiavone andrà a caccia del suo nono successo Wta, grazie a una striscia aperta di nove successi consecutivi (record personale), non male per quella che dovrebbe essere la stagione dell’addio. II fatto è che in campo Francesca ora ha il passo di una ragazzina. Parte fortissimo contro la Lepchenko, s’inceppa al quinto vanficando otto palle break, per poi riprendere il filo del match chiudendo 7-5, col secondo set point, un primo parziale in cui mostra di avere una marcia in più. Nel secondo set, l’italiana rompe l’equilibrio sul 4 pari: prima il break sul 30-15 dell’avversaria e poi, servendo per il match, è abile a sfruttare due errori gratuiti dell’americana per il conclusivo 6-4. «Non mi sento benissimo, sono davvero stanca — ha detto a fine match —. Ho continuato nonostante il dolore alla schiena. Contro Pavlyuchenkova sarà difficile: lei è molto solida, è cresciuta tanto negli ultimi due anni». I precedenti dicono 4-3 per la russa che ha vinto le ultime tre sfide, ma la leonessa ha ancora voglia di ruggire. IL N. 2 DEL MONDO Djokovic cambia coach e staff. Per uscire dalla crisi, Nole Djokovic ha deciso di fare piazza pulita dando l’addio a tutto il suo storico staff: l’allenatore Marian Vajda, il preparatore atletico Gebhard Phil Gritsch e il fisioterapista Miljan Amanovic È il numero 2 del mondo ad annunciarlo sul proprio sito: «Cerco una nuova scintilla. Non è stata una decisione facile perché loro sono e resteranno la mia famiglia, ma ci rendiamo tutti conto che ho bisogno di un cambiamento». Nole si prenderà del tempo per la scena del coach: «Apro un nuovo capitolo della mia vita».

 

Djokovic caccia tutti per rinascere Nole (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Nel calcio quando le cose vanno male il presidente licenzia l’allenatore. Novak Djokovic, che di mestiere fa il tennista, è il presidente di se stesso e per provare a interrompere una crisi che dura da quasi un anno ha deciso di mandare a casa tutto il suo staff: coach, preparatore fisico e fisioterapista. Ovvero Marjan Vajda, Gerhard Phil Gritsch e Miljan Amanovic, non tre persone qualunque, ma tre fidatissimi collaboratori – nel caso di Vajda e Amanovic amici fraterni – che lo seguivano ormai da un decennio. Uno choc necessario (e consensuale) per provare a scuotersi dopo mesi di delusioni e difficoltà. GRATITUDINE. «Non è stata una decisione facile, ma tutti sentivamo bisogno di un cambiamento», ammette l’ex Imbattibile che dopo il trionfo al Roland Garros dello scorso giugno, quando pareva avviato al Grande Slam, ha ceduto di schianto fra Wimbledon e le Olimpiadi, cedendo poi la finale degli Us Open a Wawrinka a settembre e il trono del ranking ad Andy Murray a novembre. «Sarò grato per sempre a Marian, GG e Miljan per questi dieci anni di amicizia, professionalità e dedizione alla mia carriera. So che mi hanno dedicato loro stessi e le loro vite per aiutarmi a raggiungere i miei sogni. Sono orgoglioso del legame indissolubile che abbiamo creato. Sono la mia famiglia, e questo non cambierà mai». Novak, che in questi mesi ha vinto solo due tornei, a Toronto in agosto e a Doha nello scorso gennaio (da allora non è mai andato oltre i quarti) ha spiegato anche che vuole starsene da solo. «Un nuovo capitolo della mia vita sta iniziando. Sono sempre stato abituato ad andare avanti, salire e vincere, ora sto attraversando un periodo più duro ma voglio tornare al massimo. Per un po’ girerò con la mia famiglia e il mio manager (l’italiano Dodo Artaldi, ndr). Non voglio mettermi fretta quindi mi prenderò il tempo necessario per trovare la persona giusta a cui legarmi professionalmente». MOTIVAZIONI. Le ragioni della crisi Novak le ha accennate varie volte, ammettendo che al termine di due anni da dominatore e dopo aver completato lo Slam in carriera vincendo a Parigi si era sentito svuotato. A complicare la situazione durante Wimbledon erano arrivate la crisi familiare (si è parlato di un flirt con l’attrice indiana Deepika Padukone, fra l’altro amica della moglie) e problemi fisici al gomito che sono tornati di nuovo a galla quest’anno. Risultato: un Djokovic incerto, smarrito, nervoso, incapace di chiudere scambi e match già vinti. Una contraddizione vivente. Qualcuno ha parlato anche di una dieta vegana troppo estrema che gli avrebbe tolto le forze, di sicuro la mossa di silurare Boris Becker, che per due anni aveva affiancato Vajda come consigliere tecnico, per farsi seguire da Pepe Imaz, l’ex mediocre tennista spagnolo trasformatosi in guru che predica ‘Amor y Paz” pace e amore, aveva fatto capire a tutti che il Joker aveva smarrito il filo. Da Cannibale dei court a fan degli abbracci: non il massimo per uno che ha sempre fatto del killer istinct, della ferocia agonistica la sua arma più forte. Ad avvicinarlo a Imaz è stato il fratello minore, Marko, anche lui tennista, caduto in depressione per gli scarsi risultati, ma la terapia spirituale non ha sortito effetti, anzi: quest’anno sono arrivati altri flop devastanti in Australia (sconfitto al 2 turno dal n.117 del mondo Istomin) e a Monte-Carlo (nei quarti con Goffin). ENERGIA NUOVA. «C’è bisogno di energia nuova», ha spiegato Vajda. «Novak può dare molto di più, e sono sicuro che lo farà», e anche Amanovic e Gritsch («è un guerriero, il suo unico limite è il cielo») sono sicuri che Nole tornerà a ruggire. All’inizio della crisi aveva raccontato che «il tennis non è più tutta la mia vita, vincere non è più la priorità»; ora però le cose con Jelena, di nuovo incinta, sembrano andare meglio, e vedere i vecchi rivali Federer e Nadal riprendersi la scena deve avergli fatto scattare dentro qualcosa. Il sacro fuoco, anzi «la scintilla» necessaria per tomare a vincere: «perché sono un cacciatore, e quello è il mio obiettivo principale». Da solo, contro tutti. Alla Djokovic

 

Nole ha perso la testa: licenziato tutto lo staff (Gianluca Cordella, Il Messaggero)

Come può il tennista che ha dominato il circuito negli ultimi anni non riuscire a vincere più nulla? Nei raduni motivazionali tipo “Diventa un vincente in dieci mosse”, Novak Djokovic sarebbe di questi tempi un soggetto da studiare come modello da non seguire. Il 2016 è filato via senza vittorie di peso dopo il Roland Garros – eravamo agli inizi di giugno – e con il sorpasso di Andy Murray in vetta alla classifica mondiale. Il 2017 è partito con un solo torneo vinto, a Doha, e un rendimento disastroso tra lo Slam di Melbourne e i primi Masters 1000 della stagione: in entrambi i casi, mai oltre i quarti. E Novak, che di calcio è grande appassionato, si comporta come lo Zamparini di turno: via il coach e tutto il suo staff. In un colpo solo salutati lo storico allenatore Marian Vajda, che lo seguiva sin dai primi passi tra i professionisti, il fisioterapista Miljan Amanovic, nel team da dieci anni, e il preparatore atletico Gebhard Phil Gritsch, entrato in squadra otto anni fa. Arrivederci e grazie. A tutti. MESSAGGIO DISPERATO «Voglio ritrovare la scintilla per vincere ancora». Il titolo che l’ex n.1 sceglie per il suo messaggio social spiega tutto. «E stato un bel viaggio, ma sento di dover ripartire. Voglio continuare a innalzare il livello del mio gioco». Una mossa decisa, forse non decisiva, e comunque figlia dell’indecisione. Quella propria di un campione che spesso e volentieri ha stravolto la cerchia dei propri collaboratori per inseguire l’obiettivo semplice e ambizioso di essere il migliore. Colpisce che, da tutti questi terremoti, Vajda era sempre uscito indenne. A volte relegato nell’ombra mediatici di personaggi ingombranti come Boris Becker – a fianco a Nole dal 2013 al 2016 – ma sempre al suo posto. Dopo l’eliminazione nei quarti a Montecarlo, per mano di Goffin, qualcosa deve aver spinto Djokovic a dire basta. Saranno il futuro e il campo a decretare la bontà della scelta. Resta però l’interrogativo di partenza, perché Djokovic non è più in grado di vincere? Qualche acciacco fisico di troppo ha pesato, ma non spiega da solo la crisi. Più facile pensare a un problema di testa; a tratti, forse, di cuore. ‘Trionfare a Parigi era l’ultimo grande obiettivo che a Novak mancava: aver riempito la casella lo scorso anno avrà certamente causato, nell’ordine, appagamento e calo di tensione. Poi sono esplosi i rumors sulla crisi coniugale, legati ad alcune paparazzate in compagnia dell’attrice indiana Deepika Padukone. Dopo l’eliminazione a Wimbledon 2016 Nole aveva parlato di «problemi familiari». Ma la moglie, Jelena Ristic, nei mesi successivi aveva fatto di tutto per smentire a suon di foto e social. Finché è circolata la notizia di un secondo figlio in arrivo. Che potrebbe essere anche la luce sul mistero. «Fino alla nascita di Stefan (il primo figlio, arrivato nel 2014) il tennis era per me al primo posto. Dopo non è stato più così», ha raccontato Nole, di recente alla tv serba RTS1. Il calo sarebbe dunque di priorità. Una teoria per la verità abbastanza diffusa nel tam-tam mediatico e che, se confermata, potrebbe lasciare il mondo con una star del tennis in meno e un papà felice in più.

 

 

 

 

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