Cosa piace e cosa non piace degli Internazionali (Parte 1) - Pagina 4 di 4

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Cosa piace e cosa non piace degli Internazionali (Parte 1)

Ripresentiamo un articolo della scorsa stagione, in cui il direttore elencava vizi e virtù del torneo di Roma. E quest’anno?

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Per quanto riguarda il lavoro invece abbiamo sempre un mucchio di problemi. Non so se gli organizzatori sanno le cose o non le sanno, ma ci sono cose assurde. Ad esempio siamo in sala stampa e sala fotografi, ci sono due uscite per andare direttamente sul nostro stesso piano sul centrale, accessibili e protette da due sorveglianti che controllano tutto e quindi potrebbero consentirci l’accesso al campo…invece dobbiamo fare 24 scale per arrivare dove si deve arrivare (idem per i giornalisti, con una corda tenuta far blocco a mezza scala che è pure pericolosa se qualcuno cascasse all’indietro quando a fare la fila c’è ressa e senza un monitor che ti consenta di vedere che cosa succeda sul campo sebbene tu sia pagato per scriverne; n.di UBS). E per fare su in cima fotografie panoramiche e con le ombre come piacciono a noi. Dicono che si tratta di una questione di sicurezza. Ma se ci sono i controllori che guardano entrate e uscite! Poi sul centrale sono talmente piccoli i posti a noi riservati (complimenti all’architetto, così come per i bagni eh! A proposito ho sentito diverse donne lamentarsi per le toilette miste, uomini e donne insieme con divisori solo le pareti a tre quarti di gabinetti…n. di UBS) che siamo obbligati a dividersi in due, tre o quattro gruppi. O ci sta uno o l’altro. Non ci dovrebbero confinare in un posto o in un altro. Ora non possiamo più stare in più di 5 in una posizione che prima avevamo perché… diamo fastidio agli sponsor! Sono assurdità che non dovrebbero esistere. Non abbiamo posizioni negli angoli…Ci servirebbero moltissimo per scattare le volee e certi colpi. Se c’è un matchpoint, un tiebreak, un match che sta finendo, avremmo bisogno di un po’ di flessibilità da parte di chi ci blocca per le scale, invece ci scontriamo sempre con gente che fa rispettare rigidamente le regole che possono andare ben per gli spettatori ma non per chi fa il nostro lavoro e deve essere tempestivo. Aggiungo infine che nella maggior parte dei tornei che seguiamo… se non ci offrono la totalità del cibo ci danno almeno dei voucher, dei bonus. Qui qualche anno fa si mangiava in modo splendido. Adesso non ci danno più niente e quello che si compra costa caro”.

POSITIVO E NEGATIVO INSIEME – Yves Simon è oggi il più noto giornalista belga, scrive per SudPresse, “copre” tutti gli Slam, con un occhio particolare per Goffin oggi, per Cljisters e Henin ieri, ma non era mai stato agli Internazionali d’Italia: “Il torneo qui è come …una caccia al tesoro! Quando arrivi, dopo aver sentito mille cose sul torneo, sulla magnifica cornice, ma la mia prima impressione è stata: ma dov’è il tesoro? All’ingresso (da viale delle Olimpiadi; n.d.r.) i due grandi edifici non mi sembravano per nulla belli, mi parevano due bunker orribili (e ride quando gli dico che effettivamente uno è chiamato anche l’aula bunker) e lì appunto mi sono detto ‘Dov’è il tesoro?’, ho notato che il grande viale non aveva un selciato particolarmente elegante o attraente, né marmi né un pavè ad esempio e poiché avevo fretta di arrivare a vedere il match di Goffin sono salito in sala stampa non senza essermi perso un paio di volte perché non era indicato benissimo…senza aver visto il Pietrangeli. Ho visto invece subito il centrale, credevo che avrei visto lì le famose statue, era la mia idea sbagliata, e sono rimasto molto deluso di non vederle. Non è un brutto stadio, ci sono un sacco di persone, si vede molto bene, ma …dove sono le statue? E la caccia al tesoro è continuata. Per un giorno ho lavorato senza il tempo di vedere granché, e mangiando male…altra delusione che non mi aspettavo. Ma il giorno dopo ho scoperto il Pietrangeli e quello è veramente uno stadio magnifico, unico. E la scoperta del tesoro è continuata con quei campi infossati, interrati con un’idea d’antico, come se fossero stati costruiti ai tempi delle catacombe. Quella parte dell’impianto è veramente bellissima e peccato solo quella strada mal asfaltata…Ma l’atmosfera è magnifica, ho incontrato molti italiani che mi hanno aiutato quando ho chiesto indicazioni per raggiungere un posto o l’altro (la segnaletica non è straordinaria). Ora per quanto riguarda le cose meno positive è che io non ho un mio desk dove lavorare, anche se nella lettera che avevo ricevuto sembrava garantito, e devo girare da un posto all’altro quando uno si libera. Le sedie sono anche molto scomode, così conviene muoversi spesso, la gente è molto gentile anche in sala stampa, e devo dire che quando si esce e si trova il metro e si arriva in centro, la Città Eterna è davvero magnifica”.

POSITIVO – Roger Federer che aveva saltato Indian Wells, Miami e Madrid, è venuto a Roma per la gioia di innumerevoli tifosi. Ed ha battuto in Alexander Zverev uno che potrebbe diventare il suo erede, fra pochi anni, sebbene abbia detto – “Ero sicuro di perdere” e sebbene io lo abbia sentito dire per la prima volta in 17 anni “Non vincerò questo torneo, sono lontano dal mio 100 per 100”.

NEGATIVO – Dodici italiani in gara hanno collezionato 12 sconfitte e una vittoria (quella di Seppi su Pospisil che tutto è fuorchè terraiolo). E il tragico è che nessuna di tutte queste sconfitte è giunta del tutto inattesa. Nemmeno quella di Roberta Vinci, 7 punti colti nel primo set contro la britannica Jo Konta che se non erro ha vinto solo 2 partite su 14 giocate sulla terra battuta. Se Binaghi continua a dire che “questo è un momento stupendo per il tennis italiano” rabbrividisco. Soprattutto pensando al vuoto che c’è dietro alle 4 ragazze che sono state top-ten e ai ragazzi che stanno dietro ai non più giovanissimi Fognini e Seppi. Quell’abisso lo vedo solo io, che pure sono un bel po’ miope?

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