Nadal al centro della terra, batte Djokovic dopo tre anni (Crivelli). Il risorto Nadal e la fragilità di Djokovic (Clerici). Devastante: Nadal spezza la serie nera con Djokovic (Marini). La Schiavone comunque al Foro (Viggiani). Al Foro Fognini guida gli azzurri (Corriere dello Sport – inserto)

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Nadal al centro della terra, batte Djokovic dopo tre anni (Crivelli). Il risorto Nadal e la fragilità di Djokovic (Clerici). Devastante: Nadal spezza la serie nera con Djokovic (Marini). La Schiavone comunque al Foro (Viggiani). Al Foro Fognini guida gli azzurri (Corriere dello Sport – inserto)

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Nadal al centro della terra, batte Djokovic dopo tre anni (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Di nuovo al centro della terra. Tre anni di sofferenze, di incubi con la sagoma di quel serbo indemoniato vengono spazzati via da un pomeriggio roboante, da dominatore, chiuso dall’urlo di chi si è liberato finalmente di un macigno. E Rafa è tornato principe del rosso. Dal 2014 la rivalità con Djokovic, la più frequentata della storia del tennis maschile con ben 50 episodi, era diventata per Nadal un calvario doloroso: vinta la finale del Roland Garros in quell’anno, non aveva più beccato palla. Nole si era preso gli ultimi 7 confronti diretti senza perdere nemmeno un set, rovesciando il bilancio fino al 26-23 per lui. Prima dell’impressionante scrollone di ieri. Perché la semifinale di Madrid si trasforma nella rappresentazione del momento opposto che i due eroi stanno vivendo. Nadal non ha ancora perso sulla superficie prediletta (14-0), ha fatto dieci a Montecarlo e Barcellona, è in un momento di grande confidenza con se stesso, e accanto alla fondamentale condizione atletica ha ritrovato la profondità dei colpi, l’aggressività per stare con i piedi sulla riga di fondo, la lucidità per trovare sempre la soluzione ideale. Novak invece è un uomo, più che un tennista in crisi, è confuso e falloso, spara dritti fuori di un metro (e quando il colpo meno forte ti abbandona così a lungo, i segnali sono allarmanti) e ottiene pochissimo con il servizio (29 su 56 il totale tra prima e seconda). Perciò non può stupire che a inizio match Rafa vada 4-0 in 16 minuti, conquistando 17 dei primi 20 punti. Una mattanza. E a inizio secondo set, il break immediatamente ottenuto dal maiorchino sembra certificare la fine rapida della chirurgica operazione di smantellamento del recente passato. Lì, Djokovic ha finalmente una reazione almeno d’orgoglio, con i due migliori rovesci del match recupera il break, ma Nadal è comunque sempre padrone e torna davanti fino a servire per il match sul 5-4, annullando nel game decisivo una palla break con una palla corta che vuol dire solo fiducia. Tanta fiducia, per il 24 successo sul serbo e per l’ottava finale a Madrid (con 4 trionfi): «Dire che sono felice non spiega tutto, per me vale il mondo essere arrivato in fondo anche qui, perché significa che sto dando continuità al mio gioco. Novak ha commesso qualche errore di troppo, ma per batterlo devi sempre dare il meglio, anche se è evidente che le circostanze sono cambiate rispetto agli ultimi sette match». Appunto. Se Nadal è già a quota 33 vittorie in stagione che gli valgono il primo posto nella Race e più di un pensiero al numero uno di fine anno, obiettivo a questo punto anche di Federer in un revival di un decennio fa, Nole perde per la 5^ volta nell’anno, ma più che il numero conta il modo, per chi ha appena stravolto il team di una vita (a Madrid è seguito solo dal fratello Marko e dal solito guru Ymaz) alla ricerca di un’improbabile, parole sue, scintilla: «Rafa ha giocato meglio, io ho provato a dare il meglio ma con una qualità troppo bassa. Lui ha fatto quello che ha voluto». Ed è questa l’ammissione più triste.

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Il risorto Nadal e la fragilità di Djokovic (Gianni Clerici, La Repubblica)

Doveva essere, quella tra Nadal e Djokovic, una partita storica. Era la cinquantesima tra i due, con il serbo in vantaggio per 26 a 23. Ricordando le serie, come faccio da sempre con crescente proselitismo, si poteva approfondire che, tra Pechino 2013 e Roma dell’anno scorso, Djokovic sembrava ormai quasi imbattibile, con 11 delle ultime 12. Ma quelle che chiamo serie non sempre vengono dominate dal tennis, sport che ha (forse) solo nel golf un concorrente freudiano. Il Dottore, infatti, a tennis ha giocato, e ci ha lasciato qualche brandello di conferma. Tento di dire che Nole, secondo le sue stesse affermazioni, ha bisogno di misteriose vicende per allungare i suoi colpi, sceglierli per il meglio, e di maggior sensibilità per sentire la palla sulle corde. Ha addirittura ritenuto che il licenziamento di 3 dei suoi collaboratori potrebbe essergli d’aiuto. Non oggi. Il campo della Cassa Magica ha visto oggi un match che, si fossero potuti mascherare i due protagonisti, sarebbe parso un onesto secondo turno. La Cassa Magica è stata costruita da un architetto che ne ha sbagliato orientamento, e su una delle righe di fondo incombe, a metà pomeriggio, un’ombra fitta, simile a una nube nera. Da quella nube Djokovic non è riuscito a uscire, trascinandosela addirittura a penetrare la maglietta quando se ne andava al sole. Nadal non pareva invece essersene accorto, tanto sicuri e pugnaci sono apparsi sempre i suoi tiri di rimbalzo, i suoi passing, e le sue battute, con il 78% di prime. Nole giocava eccessivamente corto per attaccare, e anche per palleggiare contro un tipo che l’anno scorso pareva vittima di troppe cicatrici per ritrovare lunghezza e potenza. Pareva, il Nadal di ieri, aver smarrito il tiro che a Barcellona chiamano “Nadalada”, l’ormai famoso colpaccio dal centro-destra. Di fronte al Nadal risorto, sarebbe stato necessario il Djokovic degli ultimi quattro o cinque anni, non la sua controfigura. Per gli appassionati di statistiche ricordo ora, in questo troppo breve riassunto, il 4-0 iniziale che ha condizionato il 6-2 del primo set. Il momentaneo 2 pari, seguito da 4-2, 5-3, e infine 6-4 nel secondo, laddove Djokovic ha potuto contare su un’improvvisa incertezza di Nadal, anch’egli umano, e per un istante incerto dopo due match-point svaniti sul 5-4, e addirittura su una palla di 5 pari concessagli. Come mi piacerebbe, nella mia inumana curiosità di scriba, trovarmi fianco al lettino sul quale si sdraierà Nole. Gli auguro un ottimo nipotino di Freud.

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Devastante: Nadal spezza la serie nera con Djokovic (Enrico Marini, Corriere dello Sport)

Nadal schianta Djokovic in due set e conquista la sua ottava finale del Mutua Madrid Open. Alla 50^ sfida tra i due campioni, Rafa accorcia le distanze (24-26) contro un serbo che non appare mai in partita. E a tre anni dalla finale del Roland Garros 2014 mette quindi fine alla striscia di 7 partite consecutive perse contro Djokovic. Nemmeno il riposo ai quarti per il ritiro di Nishikori favorisce Nole che entra come una vittima sacrificale perdendo subito i primi due turni di battuta del primo set che si chiude in poco più di mezz’ora. Nel secondo set il serbo offre un po’ più di resistenza, ma non è sufficiente a fermare lo spagnolo che dopo 1h38′ esulta sul Centrale madrileno e dichiara: «Sono contento, era ora». Zero set per Novak, che contro lo spagnolo non rimaneva a bocca asciutta dagli Internazionali di Roma 2012. Ma quelli erano altri tempi, adesso Djokovic sembra intenzionato a prendersi altre 3-4 settimane per sistemare la questione allenatore e provare a salvare una stagione iniziata male. Nel post-partita il serbo riassume alla perfezione il match di ieri: «Rafa in campo ha fatto quello che voleva, io ci ho provato, ma non ho giocato un buon tennis». Poi scambio di elogi a distanza tra i due, con Novak che candida lo spagnolo anche per Parigi: «Nadal è il candidato numero uno per il Roland Garros». Mentre lo spagnolo rigetta l’etichetta di favorito e dà la sua opinione sul momento no del rivale: «Sono sicuro che lotterà anche a Roma, Parigi e Wimbledon, perché è uno dei giocatori più grandi della storia».

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La Schiavone comunque al Foro (Mario Viggiani, Corriere dello Sport – Roma)

«Buongiorno a tutti, sono qua per comunicarvi un’anticipazione. Sono entrata nel torneo di Roma, nelle qualificazioni, ma non le giocherò perché sono dall’altra parte del mondo. Ho fatto una scelta alla fine del torneo di Madrid di tornare a casa perché ero fuori da tanto. E quindi non avrò modo di salutarvi, che è la cosa più bella, il regalo più bello che mi potesse regalare questo sport. Non sono qua a fare polemiche, sono qua per salutarvi, per ringraziarvi, e per dirvi che magari un giorno riusciremo a organizzare un’esibizione e vi regalerò ancora delle emozioni. Grazie a tutti». Pensieri e parole di Francesca Schiavone, che venerdì ha pubblicato un video, verosimilmente da Miami, che appunto di poco precedeva la sua rinuncia alle “quali” degli Internazionali BNL d’Italia. Da principio, al 24 aprile, era la 43a in lista, o meglio la 15a tra le possibili riserve. Via una, via un’altra, alla fine la 36enne milanese era rientrata da 27a nei 28 posti disponibili, ai quali si sono aggiunte le quattro wild card assegnate dalle “prequali”; ma la “Schiavo” giustamente non se l’è sentita di arrivare al Foro Italico solo per il tabellone delle qualificazioni, dove avrebbe avuto bisogno di due vittorie per trovare posto in quello principale. S’è molto discusso di questa sua assenza, specie dopo il recente successo nel torneo di Bogotà, la successiva finale a Rabat e il prepotente ritorno nella Top 80 della classifica Wta (attualmente è 77). Solo che ormai da tempo le tre wild card a disposizione della Fit per il tabellone principale erano state destinate alla Sharapova (così come hanno fatto i tornei di Stoccarda e Madrid), alla stessa Errani (in onore delle partecipazioni in azzurro ai due impegni di Fed Cup: Francesca c’era solo nel primo) e alla vincitrice delle prequalificazioni. Nel video la voce di Francesca, dall’altra parte dell’Atlantico, era commossa, a tratti incerta, e non solo per cercare di trovare le parole giuste. Sicuramente non è stato facile per lei rinunciare agli Internazionali, soprattutto perché ci sarebbe arrivata in un momento di forma ottimo, come dimostrato a Bogotà e Rabat e in qualche modo a Madrid, dove invece era stata gratificata di wild card. Tuttavia, anche se non per un’esibizione, il pubblico degli Internazionali venerdì alle 17.15 avrà modo di salutarla sul Campo 8, dove sarà impegnata in una prova di abilità con alcuni giovani tennisti. Certo, non sarà quello che era fortemente nei desideri della vincitrice del Roland Garros 2010, ma magari a fine stagione ci sarà modo e tempo per qualcosa di più significativo.

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Al Foro Fognini guida gli azzurri (Corriere dello Sport – inserto)

Ci saranno almeno cinque tennisti italiani e tre azzurre al via degli Internazionali BNL d’Italia. Questa la compagine italiana in cerca di gloria per il ruolo di profeta in patria, un compito assai complesso se si considera che nessuno degli atleti italiani è accreditato della testa di serie. Soltanto Fabio Fognini e Roberta Vinci sono entrati in tabellone per meriti di classifica; sarebbe stato dentro anche Paolo Lorenzi ma un problema fisico al polpaccio l’ha messo fuorigioco. A questi si aggiungono Andreas Seppi e Sara Errani, omaggiati di una wild card dagli organizzatori, oltre ai ragazzi usciti dal torneo di prequalificazione: Gianluca Mager, Stefano Napolitano e Matteo Berrettini nel maschile, la sola Deborah Chiesa nel femminile. Il talento ligure resta la maggiore speranza azzurra, specie dopo l’ottima prestazione palesata a Madrid contro Rafa Nadal. Su Fabio, tuttavia, pesa un’incognita tanto grande quanto gradita: Flavia Pennetta, infatti, potrebbe e dovrebbe dare alla luce il primogenito proprio durante il torneo e Fognini, giustamente, ha già reso noto che qualora Flavia dovesse partorire a torneo iniziato, lui abbandonerebbe il Foro Italico per starle vicino e accogliere il piccolo. Fatta questa premessa, è probabilmente Fognini quello in grado di andare più lontano nel corso degli Internazionali, anche se il suo rapporto col torneo romano è sempre stato complesso e altalenante: in nove partecipazioni, Fognini ha raggiunto una volta gli ottavi di finale quando, dopo aver eliminato Grigor Dimitrov, si è arreso al tie-break del terzo contro Berdych. Insieme al ligure ci sarà ovviamente Andreas Seppi, alla sua undicesima partecipazione agli Internazionali, con il miglior risultato ottenuto nel 2012 quando arrivò fino ai quarti di finale dopo aver battuto Isner e Wawrinka prima di chinare il capo di fronte a Roger Federer. Da quella volta, però, l’altoatesino ha vinto sui campi del Foro Italico soltanto una volta. Discorso diverso, ma neanche troppo, per le protagoniste azzurre del torneo femminile. Roberta Vinci e Sara Errani – in rigoroso ordine di ranking – sono tecnicamente parlando quanto di più lontano possibile l’una dall’altra, ed è probabilmente questo il segreto della perfetta amalgama che ha permesso alle due di primeggiare nella specialità del doppio dove, insieme, hanno conquistato tutte e quattro le prove del Grande Slam. La tarantina non ha mai avuto un grandissimo feeling col torneo romano, da attribuire più alla scarsa adattabilità alla terra battuta che ad altro: al Foro Italico Roberta soltanto una volta è riuscita a superare due turni e issarsi fino agli ottavi di finale in dodici apparizioni nel tabellone principale. Di tutt’altro tenore il curriculum di Sara Errani che nel 2013 arrivò in semifinale, mentre nel 2014 fece un autentico capolavoro: dopo aver battuto Makarova, Li e Jankovic, l’emiliana approdò in finale dove venne sconfitta da Serena Williams e dall’infortunio che non le permise di giocarsi al meglio le proprie chance, ma non di restare stoicamente in campo dimostrando un attaccamento all’evento, una grinta e una determinazione davvero esemplari. Ad accompagnare Fognini, Seppi, Errani e Vinci ci saranno i ragazzi che hanno ottenuto il pass per il main draw dopo il torneo di prequalificazione. Tre protagonisti nel maschile (Napolitano, Mager e Berrettini), e una nel femminile (Chiesa): tutti alla prima partecipazione in un tabellone principale sul circuito maggiore. La spedizione azzurra potrebbe anche aumentare se qualcuno degli azzurri impegnati al torneo di qualificazione riuscisse a spuntarla: abbiamo infatti sei atleti nel maschile, quattro nel femminile.

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