Nadal… il “nano” che vince fra i giganti

Editoriali del Direttore

Nadal… il “nano” che vince fra i giganti

ROMA – L’altezza media di Zverev, Raonic, Isner e Cilic è davvero 2 metri. Ai quarti, in entrambi i singolari, rappresentate 8 nazioni diverse. Ma l’Italia? Pliskova studia da n.1

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da Roma, il direttore

Non ricordo che sia mai successo che quattro tennisti nei quarti di una metà tabellone misurassero esattamente 8 metri. Dall’alto (appunto…) in basso (mica tanto…) Zverev 198 cm, Raonic 196, Isner 208, Cilic 198: totale 800 cm, 8 metri esatti. Media: 2 metri. Nella metà bassa, si fa per dire, c’è il derby dei “nani” rivincita di Madrid fra Thiem 185 cm e Nadal 185, ma anche del Potro 198 cm contro Djokovic 188. Se Querrey, 198 cm, avesse sfruttato uno dei tre matchpoint annullati da Thiem (uno sul proprio servizio nel tiebreak del terzo set condotto 6-4), Rafa Nadal sarebbe stato il vero “nano” della compagnia dovendo rendere dagli 11 ai 23 cm a tutti i giganti. Un solo Davide contro 7 Golia ma un poderoso braccio mancino per tirar le sue precisissime fiondate in mezzo ai loro occhi. Così invece, almeno Thiem fa compagnia a Rafa là in basso, dove… fa meno caldo e forse per questo si corre di più e meglio.

PIÙ FORTE LAVER O FEDERER? – A vedere quei giganti tirar giù noci di cocco da quelle altezze siderali, pareva non stupirsi poi troppo un signore dai capelli rossicci e il viso pieno di efelidi che a suo tempo, nonostante il metro e 72 scarso, aveva dominato il tennis e conquistato due Grandi Slam (1962-1969, quattro Slam due volte di fila nello stesso anno): Rod Laver. Imperterrito nella grande calura romana, ben resistente anche a 79 anni suonati nonostante un mezzo infarto superato brillantemente anni addietro, seduto fianco a fianco con due monumenti nostrani, Lea Pericoli la Divina e Nicola Pietrangeli Mister Davis, l’ex mancino di Rockhampton anche detto Red Rocket Rod – il missile rosso – avrà pensato a quanto era stato in fondo fortunato ad avere quale suo maggior rivale uno ancora più piccolo di lui, l’altro aussie Ken “Muscle” Rosewall, 170 cm scarsi, ma un rovescio leggendario. Undici Slam in totale nel palmares di Laver che fu costretto a saltarne 21 perchè passato “pro” dal ’63 fino alla rentree di Wimbledon ’68, 8 Slam per Rosewall che ne saltò addirittura 56, quale “pro” dal ’57  al ’68. Non sapremo mai quanti altri avrebbero potuto vincerne. Io dico più di Federer. E voi federeriani insultatemi pure.

Davvero tennis d’altri tempi, da racchette di legno e gesti bianchi, tanto più elegante e meno brutale, tanto più talento e tanto meno fisico. È lui, Red Rocket Laver, uno dei principali avversari, se non il maggiore, di Roger Federer nella impossibile sfida a distanza per il simbolico titolo di GOAT, Greatest of All Time. E se a Federer si rimprovera di aver perso da Nadal più partite di quante ne abbia vinte per meritare davvero il titolo di GOAT, beh, Laver perse da Rosewall nel primo anno da “pro” (1963) quasi tutte le sfide che giocò. Storie parallele. Insomma ogni epoca ha i suoi nani, dai tempi di Biancaneve in poi. E se sto ovviamente scherzando nei confronti di Rafa Nadal, che tanto non si offende perché alla fine il grande favorito del torneo è sempre lui, dopo aver dominato già tre tornei terricoli di fila e 17 partite con quella vinta ieri su mister Sock – che fortuna per l’americanone grande amico di Kyrgios avere un cognome inglese quando gioca in Italia… nessuno scriverà mai, neanche dopo la peggiore sconfitta, che è stato rovesciato come un calzino – non si può non nutrire la massima comprensione nei confronti di Fabio Fognini e Kei Nishikori, loro sì davvero piccolini a confronto con questi giganti con racchetta, per essere usciti di scena ieri.

K.O. I VERI “NANETTI” FOGNINI e NISHIKORI – 178 cm generosi entrambi. Senza troppi rimpianti Fognini, corso subito da Flavia in tempo per vederla ancora con il pancione, perchè Zverev soprattutto nel primo set lo ha proprio schiacciato. Il campo era rapidissimo, Fabio aveva implorato che glielo inumidissero un po’, non gli hanno dato retta. Ai tempi di Panatta… avrebbe deciso Panatta, più bagnato o più asciutto a seconda degli avversari, e anche l’orario più gradito. Con l’umidità tiberina della notte alla sera il campo si allenta. Fioccano meno aces e meno vincenti. Nel secondo Fabio, favorito da qualche piccola distrazione di Zverev, è risalito da 5-1 a 5-3, ma sul 40-15 ha mancato l’occasione di conquistare il 5-4 e il campo a favore di vento per rispondere al tedesco che si era un tantino disunito. Ma non abbastanza.

Non troppi rimpianti, immagino, anche per Nishikori perché a perdere con Juan Martin del Potro ci aveva fatto un po’ l’abitudine: adesso i suoi k.o. con l’argentino sono 5 in sei duelli. È anche vero, a contrario, che quest’anno la Torre di Tandil aveva perso tutte le sfide con i top-ten, quattro su quattro. Nel gran caldo del Foro ieri ha rotto il ghiaccio. E se contro Djokovic, in discreto progresso ma non ancora al massimo, Juan Martin giocasse ancora al primo round del torneo olimpico di Rio de Janeiro… potrebbe anche far piangere di nuovo il serbo. Contro il Giap “Delpo” mi è piaciuto molto.

VERSO NADAL-DJOKOVIC? – Note sui giganti-bombardieri a parte non c’è dubbio che i confronti fra i quartofinalisti della metà bassa sono molto più attraenti. Thiem-Nadal è stata la finale di Barcellona e Madrid. E qui è un quarto. Di Djokovic-del Potro, match serale, ho accennato. Tutto lascerebbe prevedere che sabato la semifinale pomeridiana sarà quella della metà alta e quella serale quella della metà bassa. Quest’ultima quella da… bagarini. Un Nadal-Djokovic sarebbe forse il massimo dell’appeal, anche se un Nadal-del Potro, per chi ricorda la semifinale olimpica a Rio non sarebbe da buttar via. E Thiem per me è un certo top-five a breve.  Cercheremo di informare i possessori dei biglietti il prima possibile sull’ordine di gioco del sabato.

OTTO NAZIONI DIVERSE PER CIASCUN SINGOLARE, MA L’ITALIA NON C’È – Scorrendo l’elenco degli otto superstiti uomini, e donne, mi sono sorpreso a vedere che Zverev (Ger), Raonic (Can), Isner (USA), Cilic (Cro),Thiem (Aus), Nadal (Spa), del Potro (Arg), Djokovic (Ser) rappresentano otto Paesi diversi. Idem fra le donne: Kontaveit (Est) Halep (Rom), Bertens (Ola) Gavrilova (Aus), V.Williams (USA) Muguruza (Spa), Svitolina (Ukr), Pliskova (Cec). Sono 14 Paesi, perché Usa e Spagna hanno un rappresentante per ciascun torneo. Manca l’Italia, purtroppo, e non è una novità, perché anche nel 2016 e nel 2015 accadde la stessa cosa. Mentre nel 2014 Sara Errani conquistò la finale (e non potè difendersi perché si fece male, ma di fronte aveva Serena… e poca strada). Insomma il torneo cresce, è un fatto. Il tennis italiano no. È un fatto anche questo. E rattrista. Né consola che quest’anno manchi, e già dal secondo turno, anche la Francia che però ha un alibi che noi non abbiamo: nell’imminenza del Roland Garros i vari Tsonga, Monfils, Gasquet se ne sono rimasti a casa. Per il momento i fans possono sventolare il nostro tricolore solo per il doppio femminile, almeno fino a quando Errani e Trevisan sapranno tenere testa alle favorite Mirza-Shvedova.

E PLISKOVA STUDIA DA N.1Anche fra le ragazze si capisce che “altezza non è solo mezza bellezza” come si soleva dire una volta. La Pliskova, 186 cm come Venus Williams (alla faccia della next Gen fra le donne) e n.3 del mondo in un tennis in cui la n.1 (la Kerber) è in crisi perfino più di Murray e la n.2 è incinta per molto più tempo della Pennetta, non può che diventare n.1 del mondo molto presto, almeno secondo me.  Anche se si fermasse con la vincente dell’intrigante sfida serale fra Venus e Garbine Muguruza, 182 cm soltanto, ma campionessa dell’ultimo Roland Garros e da allora… assai poco campionessa. Risorgerà nella Città Eterna?

Karolina Pliskova si è presentata con grande umiltà dicendo “Sono nata sulla terra rossa, ma il mio tennis migliore non lo esprimo davvero su questa superficie dove ho vinto pochissimo” ma poi qui ha dominato sia Davis sia Bacsinszky e con la Svitolina (n.10), che resta un bel test, se non erro ha sempre vinto. Karolina aveva perso al primo turno a Roma, al primo turno a Parigi, al secondo turno a Wimbledon. Fare meglio non dovrebbe esserle difficile. E diventare n.1 del mondo neppure, a meno che la Halep non metta tutte d’accordo.

BET365 – La rumena almeno in finale, perché non la vedo sconfitta con nessuna fra Kontaveit, Bertens e Gavrilova, secondo me non ha quota… ma dovrei chiederlo a BET365 che – salvo che i lettori del sito rifuggano dal registrarvisi perchè poco solidali con chi scrive – è diventato almeno per qualche mese il nuovo sponsor di Ubitennis. I loro quotisti ne sanno certo più di me e dei giocatori del www.TennisVirtualTour.com il nostro divertente gioco di tennis virtuale.

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