Arriva la conferma: Djokovic e Agassi insieme a Parigi

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Arriva la conferma: Djokovic e Agassi insieme a Parigi

Il serbo lavorerà con Andre Agassi durante il torneo del Roland Garros, con un accordo “a gettone” per aumentare le sue chance di difesa del titolo. È l’ennesimo “supercoach” ingaggiato dai top players

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Dopo le indiscrezioni che erano trapelate nei giorni scorsi attraverso la stampa britannica ed un annuncio piuttosto solenne ma senza conferme ufficiali fatto da Paolo Bertolucci su Sky durante la telecronaca della finale maschile degli Internazionali BNL d’Italia, Novak Djokovic ha confermato che durante il torneo del Roland Garros lavorerà a fianco dell’ex n.1 del mondo e 8 volte campione di Slam Andre Agassi.

Il n.2 del mondo si era presentato a Roma senza team tecnico, accompagnato solamente dal fratello Marko, dalla sua famiglia e dal guru spagnolo Pepe Imaz, dopo il repentino licenziamento del suo staff avvenuto un paio di settimane fa. Domenica durante la conferenza stampa a seguito della finale perduta contro Alexander Zverev, Djokovic ha confermato le voci, precisando che al momento la collaborazione avverrà soltanto durante il torneo di Parigi, e che non ci sono accordi di lungo periodo. D’altronde non si tratta di un rapporto molto semplice dal punto di vista logistico, dal momento che Djokovic si allena tra Belgrado e Montecarlo, mentre Agassi, ora 47enne, risiede nella sua Las Vegas con sua moglie Steffi ed i suoi figli (Jaden Gill, 15 anni e Jaz Elle, 13) ed è molto impegnato nella gestione della sua fondazione benefica che si occupa di combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico tra i bambini dei ceti più economicamente svantaggiati.

Si tratta dell’ennesimo “supercoach” ingaggiato dai primi della classe, da un po’ di tempo a questa parte con sempre maggiore insistenza alla ricerca dei consigli degli ex campioni, che hanno vissuto sulla loro pelle le difficoltà e le pressioni della vita al top e che quindi possono capire meglio le difficoltà di chi abita i piani altissimi delle classifiche. Solitamente si tratta di “consulenze”, limitate a diverse settimane l’anno, solitamente in concomitanza con i principali appuntamenti del calendario tennistico, in modo da non imporre ai campioni in pensione programmi di viaggio troppo intensivi. E così Stefan Edberg per certo periodo di tempo era entrato a far parte del team di Roger Federer, John McEnroe ha aiutato Milos Raonic a raggiungere la finale di Wimbledon 2016 lavorando con lui durante la stagione sull’erba, Rafael Nadal ha strappato allo stesso Raonic i servizi di Carlos Moya, e Kei Nishikori si è appoggiato all’esperienza di Michael Chang.
Lo stesso Djokovic non era rimasto immune a questo “virus”, arruolando nella propria scuderia il tedesco Boris Becker, insieme al quale ha trascorso due tra le stagioni più proficue della sua già straordinaria carriera.

Il campione serbo ha giustificato la sua decisione di congedare tutto il suo team storico di lavoro con la necessità di “darsi una scossa” per uscire da una crisi di risultati che dura ormai da quasi un anno. Infatti dopo la conquista del Roland Garros e contestualmente del “Career Grand Slam” il giugno scorso, Djokovic ha perso progressivamente quell’aura di invincibilità che lo aveva circondato per così tanti mesi tra il 2015 ed il 2016, incappando in clamorose sconfitte negli appuntamenti più importanti, tra cui quella al terzo turno di Wimbledon 2016 contro Sam Querrey,  quella al match d’esordio contro del Potro alle Olimpiadi di Rio e, più recentemente, al secondo turno degli Australian Open 2017 contro Denis Istomin.

Dopo una brutta sconfitta contro Rafael Nadal in semifinale al Mutua Madrid Open, Djokovic ha dato incoraggianti segni di miglioramento durante gli Internazionali BNL d’Italia dove ha incamerato una convincente vittoria nei quarti di finale contro Juan Martin del Potro (in un match giocato in due giornate) ed una trionfante affermazione in semifinale contro l’austriaco Thiem, giustiziere di Nadal il giorno prima, al quale non ha lasciato che un solo game disputando, per sua stessa ammissione, la miglior partita da molti mesi a questa parte. Con l’apporto di Andre Agassi, il serbo spera di poter continuare questo ritorno ai livelli di vertice che gli erano abituali fino allo scorso anno, ora che è atteso dal improbo compito di difendere il trono del Roland Garros dagli attacchi di Rafael Nadal, che fino a pochi giorni fa sembrava lanciato senza avversari verso la conquista del decimo titolo parigino.

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