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Al femminile

Roland Garros, Halep favorita?

Alla ricerca delle possibili protagoniste di uno Slam che si annuncia incerto ed equilibrato come non mai

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Quattro possibili protagoniste
Alle spalle di Halep, per quanto mi riguarda la vedo un po’ diversamente dai bookmaker. Non che abbia grandi certezze, potrei definirle sensazioni, per le quali non mi sorprenderei affatto di essere smentito. Metterei sullo stesso piano quattro nomi: tre vincitrici Slam, più una novità di questa stagione. Vale a dire Muguruza, Kuznetsova, Venus Williams e Mladenovic.

Garbiñe Muguruza è la campionessa in carica del Roland Garros, unica giocatrice capace di sconfiggere due volte Serena Williams negli ultimi anni a Parigi (6-2, 6-2 nel 2014 e 7-5, 6-4 nel 2016 in finale); e in entrambe le occasioni Serena era la detentrice del titolo. Se Muguruza riuscisse a giocare ai suoi massimi credo che su terra sarebbe la tennista da battere, ma dopo l’exploit di dodici mesi fa ha faticato a dare il meglio di sé. Le incognite nei confronti di Garbiñe sono due: la solidità fisica (ultimamente si è spesso ritirata a match in corso a causa di piccoli infortuni), ma soprattutto l’affidabilità caratteriale.

Svetlana Kuznetsova ha già vinto il torneo nel 2009, e ha le doti tecniche per giocare da specialista: si allena da sempre in Spagna, conosce i segreti della terra rossa e non parte sconfitta di fronte a qualsiasi avversaria. Il mio dubbio non è tanto il rendimento sul singolo match, quanto la capacità di esprimersi senza cali nell’arco di sette partite. Riuscisse a superare indenne i primi turni (quelli che maggiormente potrebbero nascondere insidie da distrazioni o da giornate storte) e soprattutto se riuscisse a farlo senza faticare troppo, allora potrebbe realmente dire la sua nella seconda settimana.

Venus Williams (finalista ben 15 anni fa, nel 2002) dopo la finale agli ultimi Australian Open ha mostrato di essere tornata ad alti livelli, e penso che in questo momento sia particolarmente forte sul piano mentale. Da una parte, infatti, è espertissima e navigata; dall’altra nessuno le chiede di vincere per forza (come accadeva a Serena), e dunque può giocare con meno responsabilità rispetto alla sorella. Una situazione che a mio avviso le consente di esprimere il 100% delle sue possibilità. Che a quasi 37 anni forse potrebbero non bastare, ma se dovesse presentarsi l’occasione di arrivare in fondo penso che non se la lascerebbe scappare.
È vero che negli ultimi anni a Parigi ha spesso perso nei primi turni, ma era da tanto tempo che in questo periodo dell’anno non si presentava in una condizione di forma simile.

Kiki Mladenovic ha giocato molto bene a Stoccarda e a Madrid grazie a un repertorio molto adatto alla terra rossa, basato su un mix di colpi potenti e soluzioni di tocco; in entrambe le occasioni ha perso solo al terzo set della finale.
Se il tennis fosse solo una questione fisico-tecnica in poche in questo momento, specie sulla terra, le starebbero alla pari. Ma rimangono da verificare due aspetti legati alla tenuta psicologica: innanzitutto il rendimento nei passaggi decisivi dei match, e poi come reagirà da attesa protagonista di fronte al pubblico di casa. Ci sono tenniste che in queste situazioni si esaltano e danno il meglio di sé (esempio recentissimo Laura Siegemund) e altre che invece si paralizzano per l’eccesso di responsabilità (come Caroline Garcia, o Samantha Stosur nei tornei australiani).

Altri nomi importanti e outsider
Oltre alle cinque possibili protagoniste citate, individuerei un gruppo di giocatrici che possono fare bene per motivi differenti: Svitolina, Pliskova, Keys, Konta, Kerber.  Abitudine a fare strada negli ultimi Slam per alcune, ragioni tecniche per altre (Svitolina e Keys).
A loro aggiungerei Pavlyuchenkova, Bacsinszky e Bertens (che i bookmaker stranamente non considerano, rendendo più appetibile la quota definita come “altro”), per la capacità specifica di giocare bene sul rosso. Poi c’è il gruppo delle teenager e delle più giovani in crescita, che potrebbero riservare sorprese; sul piano tecnico Kasatkina sembra la giocatrice più adatta alla superficie, ma ci potrebbero essere alternative in grado di spingersi avanti nel torneo (Kontaveit, Ostapenko, etc).

Sono tentato di allungare la lista a tanti altri nomi (Stosur, Siegemund, Wozniacki, Goerges etc), e mi fermo solo per non diventare eccessivo, visto che rischierei di citare quasi tutte le attuali top 50 (e oltre). In realtà non sarebbe così assurdo, perchè secondo me grazie a un tabellone favorevole, a buone condizioni di forma e a un momento di fiducia particolare, sono davvero in moltissime che potrebbero fare bene. Anche le giocatrici italiane potrebbero ambire a un discreto risultato: se tutto girasse per il verso giusto non sarebbe impossibile per loro fare strada; così come, al contrario, una giornata sfavorevole o un’avversaria indigesta potrebbero significare eliminazione al primo turno.

L’incognita meteorologica
È noto che, indipendentemente dalla superficie, le condizioni di gioco sono influenzate dal clima (e dall’orario della giornata). Sole alto e aria secca velocizzano le condizioni, cielo coperto e maggiore umidità le rallentano.
Sulla terra battuta queste ricadute sono particolarmente significative, e lo si è visto proprio nel Roland Garros dello scorso anno, quando due settimane di tempo straordinariamente piovoso (con perfino allegamenti in diverse zone di Parigi) avevano inciso pesantemente sui campi.

Ricordo che nel 2016 si era arrivati a giocare anche sotto una leggera pioggia, nel tentativo di contenere il ritardo nel programma; anche perché a Parigi non esiste la sessione serale e nemmeno la risorsa del Centrale con tetto retrattile.
Palle semi-inzuppate, aria densa e campi pesantissimi avevano chiaramente favorito le giocatrici più forti muscolarmente, in grado di far viaggiare la palla in un contesto che invece la rallentava moltissimo. E così in semifinale erano arrivate quattro “pesi massimi” come Muguruza, Serena, Stosur e Bertens. Per questo, oltre a tutte le altre variabili, andrà considerata con attenzione anche quella del clima, che potrebbe di volta in volta favorire alcune tipologie di giocatrici rispetto ad altre.

In conclusione
Mai come in questa edizione è difficile avere certezze sulla vincitrice. L’assenza di molte giocatrici di punta, le gerarchie in subbuglio di quest’ultimo periodo, l’affollamento nello spazio di pochi punti ai vertici della Race, rendono il ventaglio delle pretendenti non solo estremamente ampio, ma anche molto equilibrato. Per questo sono probabili sorprese ed eliminazioni eccellenti sin dai primi turni.

Ho sempre pensato che una possibile metafora per descrivere un torneo di tennis sia quella di un grande racconto (espresso come romanzo, o come film) che inizia in forma corale e si conclude concentrandosi su pochi nomi, fino a identificarne uno solo; un racconto a chiave, come ad esempio i gialli, in cui l’assassino viene svelato nell’ultima pagina (ne ho parlato QUI).
Se interpretiamo in questo modo il prossimo Roland Garros, allora possiamo dire che molto probabilmente non solo la nostra curiosità rimarrà viva fino all’ultimo, ma in qualsiasi momento dovremo essere pronti ad assistere a sorprese e a colpi di scena, prima che si arrivi a scoprire il fatidico “colpevole”.

Certo, il livello delle interpreti e il loro modo di esprimersi rimane fondamentale; però su una cosa penso si possa concordare: anche se sulla qualità del racconto oggi non possiamo avere certezze, non essere di fronte a una vicenda scontata e prevedibile rimane comunque un buon punto di partenza per tenere vivo l’interesse sino alla fine.

P.S. Come già in occasione degli Open d’Australia, questa rubrica si ferma durante lo Slam. Ritornerà fra tre settimane, dopo la fine del torneo.
Buon Roland Garros a tutti.

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