Il caso Margaret Court sui matrimoni gay. Murray: “Ognuno ami e sposi chi vuole, però…”

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Il caso Margaret Court sui matrimoni gay. Murray: “Ognuno ami e sposi chi vuole, però…”

PARIGI – “Boicottare il suo campo all’Australian Open rifiutando di giocarci? Semmai il problema va risolto prima…”. Ma in Australia il caso non fa troppo discutere

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È Ben Rothenberg del New York Times a chiedere per primo a Murray se ha saputo del caso Margaret Court – la detentrice di 24 Slam, 11 in Australia che è diventata reverendo – e se ha sentito che un gruppo di tenniste australiane (Stosur? Pratt? Pleming?) e qualche giocatore hanno proposto di cambiare nome alla Margaret Corut Arena. E Andy ha risposto in modo a mio avviso molto saggio: “Non vedo perché qualcuno possa avere problemi se due persone si amano o vogliono sposarsi. Che siano due uomini, due donne, va bene (it’s great). Non vedo perché dovrebbe essere importante. Non è un affare che riguardi gli altri. Tutti dovrebbero avere gli stessi diritti, è la mia opinione. Non sono d’accordo con quello che ha detto…”.

Poi rimbalza un’altra domanda sull’argomento: Sam Stosur ha detto che alcuni giocatori potrebbero anche decidere di boicottare la Margaret Arena se manterrà quel nome. Sosterresti un atteggiamento del genere?

Murray: “Io penso che qualcosa, se qualcosa dovesse essere fatto – risponde Andy con l’abilità di un vero diplomatico, senza cioè prendere posizione sul fatto che debba essere fatto o meno – sarebbe più giusto farlo prima che cominci il torneo. Io credo che per i giocatori prendere una qualsiasi posizione nel mezzo di uno Slam, creerebbe un sacco di controversie. Quindi penso che se qualcosa dovesse succedere, e i giocatori trovassero un qualche accordo, se pensassero cioè che il nome dovesse essere cambiato o qualunque altra cosa, ciò dovrebbe essere deciso prima che il torneo cominciasse. Ma, sì, mi immagino che molti players (il sesso dalla traduzione dell’inglese non traspare… non è dato sapere se Andy si riferisse ad ambo i sessi o più in particolare alle donne gay che sono quelle che più si sono fatte sentire nel circuito: di tennisti uomini che abbiano fatto coming out non si è saputo) si siano sentiti offesi da quelle parole. Vediamo allora quel che succederà”.

Qui in sala stampa ho sentito tre giornalisti australiani per capire se l’argomento suscitasse grande interesse nel Nuovissimo Continente. Non mi aspettavo la loro risposta. Mi hanno detto tutti di no. “In Australia non corre troppo feeling con il mondo gay” mi hanno spiegato. Cogliendomi in contropiede.

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