Nei dintorni di Djokovic a Parigi: nel segno di Petra

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic a Parigi: nel segno di Petra

Per i giocatori dell’ex Jugoslavia questa edizione del Roland Garros è andata un po’ meglio rispetto a quella dello scorso anno, quando solo Novak Djokovic era arrivato alla seconda settimana. Stavolta ci sono riusciti in tre. E se da Djokovic e Cilic c’era da aspettarselo, la piacevole sorpresa è stato il comeback di Petra Martic. Ma a deludere sono stati i giovani

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Quattordici in tutto, otto uomini e sei donne. Undici eliminati dopo solo due turni: sette al primo turno, quattro al secondo. Sembrava proprio che la campagna parigina fosse destinata a finire persino peggio di quella dello scorso anno, quando solo Djokovic, dei sedici rappresentanti dei paesi dell’ex Jugoslavia, era riuscito ad arrivare alla seconda settimana. Stavolta invece tutti e tre i superstiti dall’iniziale ecatombe di tennisti balcanici ce l’hanno fatta a raggiungere il secondo lunedì dello Slam parigino, che rappresenta sempre il confine tra un torneo insufficiente ed uno almeno discreto. E se per i due top ten Novak Djokovic e Marin Cilic non si può ovviamente parlare di sorpresa (lo sarebbe stato il contrario, anche se lo scorso anno il croato, campione juniores nel 2005, perse all’esordio), lo si può fare in riferimento al percorso della rediviva Petra Martic, che dopo l’ennesimo infortunio si è rimessa nuovamente in gioco e qui a Parigi, dopo aver superato le qualificazioni, si è tolta la soddisfazione di battere due top 20 e arrivare negli ottavi a due punti dalla vittoria contro la n. 6 del mondo.

Ma vediamo come è andata nel dettaglio, non prima però di osservare come degli under 25 in tabellone (Borna Coric, Ana Konjuh, Donna Vekic e Danka Kovinic) solo la 19enne dalmata Konjuh è riuscita a superare il primo turno, eliminando proprio la montenegrina Kovinic, per poi fermarsi subito dopo. Non proprio un bel segnale per il futuro del tennis balcanico.

Singolare femminile

Partendo dalla parte alta del tabellone, il primo nome che incrociamo è quella della eterna promessa Donna Vekic, eliminata subito da Zhang (tds n. 32) per 7-5 6-4. Fuori all’esordio, contro la turca Buyukakcay, anche la n. 25 del mondo (e n. 22 del seeding) Mirjana Lucic-Baroni. Una sorpresa comunque, anche se i risultati stagionali sul rosso della 35enne croata non erano stati minimamente all’altezza di quelli dei primi quattro mesi dell’anno sul cemento. Anche l’altra veterana del gruppo, Jelena Jankovic, ha tristemente salutato anzitempo Porte d’Auteil, sconfitta per 6-2 7-5 dalla qualificata olandese Hogenkamp. Continua il lento declino della 32enne serba, che ai tempi d’oro per ben tre volte (2007, 2008 e 2010) era arrivata in semifinale nello Slam parigino.

Come detto, nel derby tra Ana Konjuh (tds n. 29) e Danka Kovinic ha avuto la meglio la n. 30 del mondo, che però poi è uscita per mano della sua amica e compagna di doppio, la polacca Magda Linette (n. 94 WTA). Continua perciò il trend negativo della nuova allieva di Krajan (collaborano dallo scorso aprile), che dopo i quarti di finale di Dubai a marzo non è più riuscita a battere una top 80. Va persino peggio per la tennista montenegrina, che continua a scivolare in classifica: era n. 107 prima di Parigi, ora scivolerà ben oltre la 130esima posizione (nel frattempo ha perso anche al primo turno a Marsiglia, contro la giovanissima francese Andrianjafitrimo).

Neanche a farlo apposta, il tabellone ci lascia per ultima proprio la grande sorpresa balcanica di questa edizione: Petra Martic. La croata, n. 290 al mondo, dopo aver superato le qualificazioni ad un certo punto sembrava non doversi fermare più. Nel tabellone principale ha avuto la meglio su Bondarenko (n. 92 WTA), Keys (n. 13) e Sevastova (n. 19), quest’ultima battuta addirittura con un doppio 6-1. E negli ottavi di finale contro la n. 6 del ranking e n. 5 del seeding Elina Svitolina si è fermata ad un passo dall’ennesima clamorosa impresa. Come detto all’inizio, nel terzo set si è infatti trovata a due punti dal match, in vantaggio 5-2 e 0-30 su servizio della tennista ucraina, prima di spegnersi proprio sul più bello e farsi superare dalla campionessa in carica degli Internazionali d’Italia con il punteggio finale di 4-6 6-3 7-5. Comunque un grande torneo per la 26enne spalatina, che torna così nella top 150, dove l’avevamo lasciata lo scorso anno prima dell’ennesimo infortunio. Bentornata, Petra.

Singolare maschile

Sempre partendo dall’alto, troviamo per primo Damir Dzumhur. Il bosniaco, che a parte i quarti di finale a Memphis e Dubai (dove ha battuto Wawrinka) non ha ottenuto risultati di particolare rilevo quest’anno e la sua classifica – n. 96, ai margini della top 100 – ne sta logicamente risentendo, ha perso contro l’argentino Kicker (n. 87 ATP ) in quattro set. Sconfitta che ci può stare contro il 24enne di Merlo, giocatore in ascesa che da aprile è entrato nei top 100. Viktor Troicki supera in tre set Donskoy, che dopo aver battuto Federer negli ottavi a Dubai e aver vinto subito dopo un Challenger non ne ha azzeccata più una (ha vinto un solo match negli ultimi due mesi), ma poi si ferma contro Nikoloz Basilashvili che lo batte in tre set, tutti finiti al tie-break. Visto poi come Nadal ha asfaltato il georgiano, forse per il n. 35 del mondo, che tra pochi giorni diventerà padre per la prima volta, è stato meglio così, anche perché Rafa doveva vendicare la sconfitta dell’ottobre scorso a Shanghai, peraltro l’unica nei sei precedenti contro il tennista serbo.

La testa di serie n. 7 Marin Cilic batte all’esordio quel che resta di Gulbis con un periodico 6-3. Per poi continuare il suo cammino lasciando sempre pochissimi game per strada, sette per l’esattezza, sia contro il russo Kravchuk (6-3 6-2 6-2) che contro il veterano spagnolo Feliciano Lopez (6-1 6-3 6-3). E sfruttando infine il ritiro di Anderson sul punteggio di 6-3 3-0 a proprio favore. Ora per Marin viene il difficile: la sfida contro Wawrinka, che lo ha battuto in undici delle tredici occasioni in cui si sono incontrati, peraltro su una superficie – la terra rossa – che appare sicuramente più congeniale allo svizzero. Anche se con il 28enne di Medjugorje non si sa mai se all’improvviso decide di far scendere in campo la sua versione “UsOpenesque”, come lo scorso anno a Wimbledon quando ci è mancato poco che mandasse a casa persino Roger Federer.

Borna Coric era partito con tante speranze, ma dopo aver battuto la wild card francesce Bourgue il 20enne croato non è riuscito a venire a capo dell’americano Steve Johnson, testa di serie n. 25, in un match conclusosi in quattro set ma molto tirato (6-2 7-6 3-6 7-6). Dando peraltro nuovamente in escandescenze in maniera plateale, come già accaduto quest’anno in un paio d’occasioni, per sfogare la sua frustrazione. Coric è indubbiamente un grandissimo agonista, un lottatore, e quando l’adrenalina ti scorre nelle vene può accadere che le reazioni ad un errore o ad un evento sfavorevole siano un po’ sopra le righe, ma il ripetersi di comportamenti che sopra le righe lo sono di molto, sembra quasi evidenziare una mancanza di tranquillità di fondo del giovane croato, in questo caso forse acuita dal fatto che dopo la conquista del primo torno ATP a Marrakech e la vittoria su Murray a Madrid, a Parigi ci si attendeva molto da lui.
La testa di serie n. 23 Ivo Karlovic rimanda la promessa greca Tsitsipas superandolo in tre set, ma poi si ferma contro il solido Horacio Zeballos di questo periodo, che a sua volta lo batte in tre set, di cui due finiti – come spesso accade con dr. Ivo – al tie-break. Sulla terra rossa non si poteva chiedere di più al 38enne gigante croato.

Il serbo Dusan Lajovic vince il primo parziale ma poi viene rimontato dal brasiliano Bellucci, sicuramente più a suo agio sul mattone tritato rispetto al 26enne di Stara Pazova. Che per ora non è ancora riuscito a fare quel salto di qualità a cui puntava dopo essersi affidato lo scorso novembre all’ex coach di Fognini (e prima ancora di gente come Coria, Moya e Ferrero), Josè Perlas. Stessa sorte per Janko Tipsarevic, a sua volta rimontato dal portoghese Joao Sousa dopo aver vinto il primo set. Persa la seconda frazione al tie-break l’ex n. 8 del mondo non offre più grossa resistenza al portoghese, scontando anche i postumi dell’infiammazione ai polmoni che lo aveva costretto al ritiro la settimana prima a Ginevra. L’augurio per Tipsy è che sia stato veramente l’ultimo dei tanti problemi fisici che lo hanno bloccato negli ultimi anni.

Ultimo nome del tabellone quello di Novak Djokovic. Il campione uscente batte senza eccessive difficoltà in tre set prima Marcel Granollers e poi Joao Sousa, vendicando l’amico Tipsarevic, prima di ricadere negli errori e nelle amnesie che contraddistinguono il suo gioco dallo scorso luglio ed essere costretto al quinto da Schwartzman. Non il massimo, considerando che dopo doveva affrontare uno dei protagonisti della stagione sulla terra battuta, il finalista di Montecarlo Albert Ramos-Vinolas. Invece contro lo spagnolo Djokovic ha sofferto solo nel primo set, vinto al tie-break, per poi conquistare i due successivi parziali senza particolari difficoltà, 6-1 6-3. Per Nole – che assieme ad Andre Agassi sta cercando di completare il suo nuovo staff tecnico – ora c’è la sfida con Dominic Thiem, rinviata a causa della pioggia di ieri. L’ultima volta, poco più di due settimane fa a Roma, il 30enne fuoriclasse di Belgrado aveva impartito un’autentica lezione al giovane austriaco. Sarà di nuovo così e ci accingiamo ad assistere al cinquantunesimo capitolo della saga Nadal – Djokovic? Lo scopriremo tra poco, pioggia permettendo.

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