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Ancora sul Roland Garros: Halep e le altre protagoniste

A Parigi non c’è stata solo l’impresa di Jelena Ostapenko. Ecco gli altri nomi di spicco, più o meno attesi

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Le deluse: Svitolina, Mladenovic, Muguruza
Concludo con tre giocatrici che probabilmente dall’ultimo Roland Garros si aspettavano di più, e che immagino finiranno per pensare con amarezza al loro torneo.

Elina Svitolina si è fermata nei quarti di finale, sconfitta da Simona Halep in una partita che per lei sarà dura metabolizzare. Dopo aver condotto sino al 6-3, 5-1 ha subito la reazione dell’avversaria e forse non ha percepito per tempo che per ottenere l’ultimo game sarebbe occorso qualcosa in più. A rimonta subita è ancora riuscita a rimanere in corsa sino al tiebreak e a raggiungere anche un match point (non convertito). Il modo in cui ha perso il secondo set, con un nastro beffardo, probabilmente è stato il colpo di grazia che le ha tolto tutte le residue energie nervose e spalancato la strada al 6-0 conclusivo:

A questo proposito ricordo che c’è stato un fil rouge di nastri fortunati in quel settore di tabellone. Contro Martic, infatti, la stessa Svitolina si era salvata da un doppio fallo che l’avrebbe portata al match point a sfavore proprio grazie a una seconda di servizio che si era arrampicata sulla rete ed era ricaduta nel rettangolo di battuta quando ormai sembrava stesse per fermarsi nella parte sbagliata di campo. Non ho recuperato il filmato, ma solo questa gif:

Una fortuna pagata però, come abbiamo visto, contro Halep, sul set point del secondo set. Ma poi anche Halep ha subito il contrappasso in un momento decisivo, visto che Ostapenko nel terzo set della finale ha ottenuto un break determinante grazie a un rovescio lungolinea chiaramente indirizzato fuori, e che il nastro non solo ha deviato verso il campo, ma ha anche reso imprendibile:

Al di là della sconfitta subita contro Halep, penso che a Svitolina vada riconosciuto che sta compiendo un profondo lavoro su se stessa. In termini tecnici, ma anche tattici e mentali. Nel tempo infatti ha irrobustito il servizio e reso molto più efficace il dritto, che agli inizi della carriera professionistica era un colpo incerto e poco incisivo. In più si è resa conto che per arrivare a grandi risultati occorre assumere un atteggiamento più offensivo, e sta provando a farlo, forzando la propria indole, che probabilmente la spingerebbe verso scelte di gioco più attendiste. Certo, a volte la sua natura eccessivamente prudente ancora emerge in alcuni momenti di particolare tensione, ma mi pare accada sempre più raramente.

Kiki Mladenovic ha vissuto un Roland Garros pieno di emozioni, fin dal primo turno. Nel valutare il suo torneo credo vada tenuto conto dell’attenuante di una partenza a handicap, a causa di dolori alla schiena che l’hanno limitata soprattutto al servizio. Ma resta il fatto che per superare i primi ostacoli ha consumato moltissime energie nervose: 3-6, 6-3, 9-7 contro Jennifer Brady, poi 7-5, 4-6, 8-6 al terzo turno contro Shelby Rogers. Match vinti spostando la partita dagli aspetti tecnici a quelli emotivi, grazie anche all’appoggio del pubblico di casa che l’ha sorretta nei frangenti più complicati.

Se a questo aggiungiamo la vittoria ancora al terzo set contro Muguruza (6-1, 3-6, 6-3) si capisce come per approdare alle fasi decisive del torneo Mladenovic avesse speso più di quello che era necessario per poter essere al meglio contro le avversarie più forti. E infatti contro Bacsinszky è apparsa svuotata, incapace di credere di poter recuperare davvero una partita che si era messa male. Alla fine il suo bilancio non si può dire sia stato negativo; ma le aspettative dei francesi (e probabilmente anche le sue) a un certo punto erano diventate maggiori.

Garbiñe Muguruza era la campionessa in carica e nel 2016 aveva dimostrato di poter giocare un tennis su terra battuta che, se fosse stato in grado di riproporre anche quest’anno, difficilmente sarebbe stato eguagliabile dalle avversarie.
Il problema è che la Muguruza post Roland Garros 2016 ha quasi sempre faticato a esprimersi ad alti livelli. Non è mai facile gestire la prima vittoria in uno Slam, e i dodici mesi successivi al trionfo parigino lo hanno dimostrato. In più nel Roland Garros 2017 Muguruza ha trovato in tabellone avversarie come Kontaveit e Putintseva che a mio avviso valevano più della loro classifica e che hanno richiesto uno sforzo superiore a quello che normalmente una top ten dovrebbe mettere per superare i primi turni. Alla fine il suo percorso si è fermato agli ottavi contro Kiki Mladenovic, in un match in cui Garbiñe ha patito oltre misura le condizioni ambientali.

Muguruza non ha voluto raccontare nel dettaglio che cosa sia accaduto in campo tra lei e il pubblico. Se qualcuno tra gli spettatori ha superato il limite ha sicuramente sbagliato, inutile dirlo. Ma ho il dubbio che Garbiñe abbia sofferto così tanto l’ambiente sfavorevole perché non era in un momento di solidità emotiva come in altri periodi. Magari sbaglio, ma penso che la Muguruza dello scorso anno sarebbe riuscita a gestire anche questa situazione ostile e avrebbe finito per superare il turno rendendo il fattore pubblico non decisivo.

Ricordo che nel 2016 aveva conquistato il torneo vincendo 14 set consecutivi: dopo aver perso quello dell’esordio, aveva poi vinto tutti gli altri match con un percorso netto: sempre due set a zero. Invece contro Mladenovic ha lasciato per strada il set di apertura prima di cominciare a trovare un minimo di equilibrio tecnico. Ma ormai la partita era diventata una corsa in salita (1-6, 6-3, 6-3).

Malgrado l’uscita anticipata, non credo che il suo Roland Garros sia poi tutto da buttare: direi che per Garbiñe ci sono almeno due aspetti positivi. Il primo è la vittoria contro Anett Kontaveit, una giocatrice che si sta avviando ad entrare tra l’elite del tennis. Il secondo è che si è finalmente lasciata alle spalle la posizione di campionessa in carica e dunque potrà tornare a guardare avanti pensando al futuro, senza lo stress di punti in scadenza e ruoli da confermare per forza.

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