Wimbledon per Laver "Cambia tutto in 2 anni sta arrivando Kyrgios" (Rossi)

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Wimbledon per Laver “Cambia tutto in 2 anni sta arrivando Kyrgios” (Rossi)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Wimbledon per Laver “Cambia tutto in 2 anni sta arrivando Kyrgios”

 

Paolo Rossi, la repubblica del 20.06.2017

 

Dicono che sia lui il vero Greatest of all times del tennis, e non Roger Federer. Di sicuro i numeri degli Slam premiano Rod Laver, unico ad aver realizzato per due volte il Grande Slam, nel 1962 e nel 1969. Mister Laver, ci avviciniamo a Wimbledon. Lei si ricorda la sua ultima volta sui prati inglesi? «Accidenti, quanto tempo è passato: era il 1977, esattamente quarant’anni fa». Raggiunse il secondo turno. «Sì, vinsi facile la prima partita. Giocai con un irlandese qualificato, un certo Sorensen. Poi però persi alla successiva…». Contro Dick Stockton. «Ma avevo quasi 39 anni… Ero andato a Wimbledon perché era la 90esima edizione o qualcosa del genere. Volevo provare le ultime sensazioni». Ne restò soddisfatto? «Oggi dico di sì, ma la verità è che quando sei in campo non pensi mai che possa essere l’ultimavolta. Sei lì, ti batti, sei concentrato sulla partita. Le altre cose, i ricordi, riemergono poco alla volta nel corso del tempo». Wimbledon cos’è per lei? «Un posto magico. Ma Federer risponderebbe allo stesso modo, credo. E così tutti i tennisti del mondo. Per me è casa: io sono australiano, cresciuto sui prati. Era come fare il giro del mondo e trovare lo stesso campo e la stessa lingua, ma con un accento diverso». Dal 1977 al 2017: in 40 anni il tennis ha cambiato faccia. O no? «Come dice il mio amico Nicola Pietrangeli: non esistono i confronti. Ognuno è campione della sua epoca. E io sono d’accordo con lui. Tornando agli Anni 70, ero stato impegnato nel circuito Wct fino al 1975, e mi accorgevo che era dura giocare. Con i giovani sempre più forti: capivi da solo che il momento del passo indietro sarebbe arrivato prima o poi». Però s’è divertito. Oggi i tennisti non sorridono più. Sempre troppo professionali. «No, io non so quale sia la risposta giusta. Oggi le pressioni sono aumentate, ma anche noi avevamo le nostre. Si tratta di mentalità diverse. Se giri questa domanda a quelli degli Anni 50 ti parleranno di Hoad e Rosewall e così via». Questa sembra la stagione della restaurazione, con Federer e Nadal di nuovo a dettare legge. Anche lei, in fondo, ha realizzato il suo secondo Slam a quasi 31 anni «Come dite voi italiani: il vino migliora invecchiando, no? Eh, Nadal e Federer: ma li avete visti? Hanno fatto progressi, cambiato il loro gioco. Mi ritrovo in loro. A me piaceva giocare sull’erba. Poi, sulla terra rossa perdevo con Pietrangeli. Non andava bene. Così, per capire come mi battevano, chiesi di farmi giocare sempre contro i migliori: finalmente capii e il Roland Garros fu mio». Dei giovani di oggi cosa dice? «Credo che Kyrgios sia una benedizione, ma l’atteggiamento non da campione lo rovina. Succede in tanti sport, mica solo nel tennis. Sono bravi, ma non si sanno gestire. Comunque Kyrgios sta migliorando». Resta il fatto che nel circuito la stagione sull’erba è sempre la più breve. «Perché è costoso. È difficile mantenerli, i campi in erba. Serve tempo e denaro. E questo mondo non è orientato verso valori e tradizioni, ma verso il business». Il tennis invece dove va? «Dico che il tennis è buono, i giovani sono promettenti. I Fab Four ora devono lottare, penso che nei prossimi due anni vedremo grossi cambiamenti». Certo, sarebbe divertente vedere Federer e Nadal giocare con le racchette di legno come ai suoi tempi… «Con quelle di legno oggi non riuscirebbero proprio agiocare. Scherzo, ma qualche problema lo avrebbero davvero perché devi colpire sempre la palla al centro dell’ovale. Allo stesso tempo è giusto dire che oggi devi essere fisicamente super. Noi eravamo atletici, ma questi ragazzacci sono dannatamente più veloci di come eravamo noi. E poi devi essere grosso e alto, ormai». Un rimpianto? «Una curiosità, più che altro. A fine carriera giocai con una racchetta moderna: era enorme, aveva molto più velocità, più facilità nel gioco al volo. Ecco, mi dissi, sarebbe stato bello averla potuta usare». Se lo ricorda chi vinse quel Wimbledon 1977? «Bjorn Borg. Negli spogliatoi, nel lounge, incontravo i McEnroe, Gerulaitis, Connors, Nastase. Il mondo che va avanti. Basta saperlo accettare, e si è felici per tutta la vita».

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