Il bicchiere mezzo pieno: serve & volley, missione possibile?

Opinioni

Il bicchiere mezzo pieno: serve & volley, missione possibile?

Nuovo appuntamento con Bill e Ted, in grandissimo spolvero a pochi giorni da Wimbledon: che fine ha fatto il serve and volley? Perché non lo pratica quasi più nessuno? E quali sono le soluzioni per tornare a vederlo sui campi?

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Bill: Oggi vorrei parlare di serve and volley…

Ted: Questo sconosciuto.

Bill: Appunto.

Ted: Qui però non si tratta di bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Il bicchiere è proprio vuoto direi.

Bill: Certo, se pensi a quanto sia praticato il serve&volley oggi il bicchiere è decisamente vuoto. Ma pensiamo alle ragioni. Considerando come si è evoluto il tennis moderno mi pare che ci siano sì valide ragioni per stare a fondo ma ci sarebbero anche buone ragioni per venire a rete…

Ted: Solo che nessuno lo fa.

Bill: Esatto. La mia tesi è che in linea di principio praticare il serve&volley nel tennis di oggi è possibile e che farlo o non farlo è una scelta che dipende da vari fattori ma che in principio potrebbe essere vantaggiosa. Insomma potrebbe essere un po’ la storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Ma poi, nella realtà dei fatti, per una serie di ragioni che esulano in gran parte dal serve&volley stesso, nessuno lo pratica, lasciando così il bicchiere quasi del tutto vuoto.

Ted: Io invece sono in linea con la maggioranza e sostengo che oggi come oggi fare serve&volley è una scelta che non paga. Se vuoi vincere partite, chiaramente. Non solo il bicchiere è quasi vuoto ma tra un po’ secondo me non ci sarà neanche più il bicchiere.

Bill: Inizio contestando questa affermazione. Se uno è più portato per il gioco offensivo deve fare quello che gli riesce meglio. Non è una buona idea snaturarsi praticando un altro tipo di gioco, in particolare se gli altri lo sanno fare meglio di te. Affidati alle tue armi migliori. E infatti ti faccio notare che giocatori di serve&volley in realtà ce ne sono. E non pochi. Stepanek, Karlovic, Misha Zverev, Mahut, Lopez, Llodra fino a poco tempo fa. Solo non sono campioni. Nessuno di loro sarebbe stato un pluri-vincitore di Slam, in nessuna epoca, direi.

Ted: Ne avessi citato uno sotto i trent’anni. Il tuo argomento è valido, ma guardando alle classifiche si vede subito che il numero di giocatori serve&volley sta passando da pochissimi di oggi a praticamente nessuno nel prossimo futuro. Un motivo ci sarà. E secondo me è che questi specialisti, non campioni, ma pur bravi sono gli ultimi residui di un tennis ormai estinto. Loro hanno imparato a scendere a rete in un’epoca in cui ancora si poteva fare. I più giovani invece neanche ci provano. Oggi come oggi, se nasci con una propensione per il tennis di volo forse è meglio che ti dedichi ad un altro sport.

Bill: Ok. Eccoci allora al punto cruciale. Per quali ragioni il serve&volley si è estinto?

Ted: Secondo me (e non solo secondo me) l’evoluzione delle racchette e della tecnica di gioco ha portato al proliferare di quelli che una volta si chiamavano ‘attaccanti da fondo’. Giocatori con solidi fondamentali capaci di tirare vincenti da destra e da sinistra. Agassi e Courier sono stati i capostipiti e oggi quasi tutti i giocatori devono avere queste caratteristiche per avere successo. Con l’aumentare di giocatori capaci di colpire forte da fondo con entrambi i fondamentali è diventato sempre più difficile per gli attaccanti scendere a rete dietro al servizio. Io me lo ricordo bene Edberg impallinato a ripetizione da Courier in due finali in Australia.

Bill: È vero che con ribattitori fenomenali come Nadal o Djokovic fare il punto a rete è diventato difficile, ma non sono mica tutti Nadal o Djokovic. Se guardi alla posizione in risposta che quasi tutti i giocatori adottano oggi puoi notare che sono molto dietro la linea di fondo. Il tempo per scendere a rete dietro a un servizio ben piazzato c’è. E non sempre ti trovi di fronte uno capace di fare vincenti su ogni risposta. Tutti, compresi Nadal e Djokovic, sono abituati a rispondere con parabole alte sopra la rete. Fare voleè non è impossibile. Certo, sapendo che l’avversario scende a rete su ogni palla cercherebbero più spesso il passante vincente, ma questo li costringerebbe anche a giocare uno stile cui non sono abituati. Se non li metti in palla, spezzando il ritmo ad ogni punto, anche dei fenomeni come Nadal e Djokovic fanno errori. Muster, per esempio, perse sempre con Edberg (anche sulla terra) perché non riusciva mai a fare il suo gioco. I continui attacchi dello svedese lo mandavano in confusione e spesso si ritrovava a sbagliare palle che non avrebbe sbagliato altrimenti.

Ted: Questo sarebbe interessante da vedere. In effetti Zverev ha mandato Murray nel pallone in Australia, ma certo non si può dire che fosse un buon Murray. Per il resto, i giocatori che hai citato non è che abbiano raccolto molto contro i top.

Bill: Questo perché, come ho detto, sono loro a non essere dei fenomeni. Un giocatore con simili caratteristiche ma più forte magari avrebbe potuto togliersi delle belle soddisfazioni.

Ted: Peccato che tale giocatore non esista e purtroppo non lo sapremo mai. Il mio secondo argomento sono le superfici, che con l’uniformazione odierna, erba rallentata, superfici indoor rallentate, hanno reso il gioco lo stesso ovunque. In particolare il tennis indoor è morto perché gli organizzatori temevano si trasformasse in una gara di tiro al piccione.

Bill: Il carpet indoor è un buon esempio perché per contrastare i bombardieri con un gran servizio i giocatori in risposta erano costretti ad anticipare, con risposte bloccate che spesso rendevano gli scambi brevi ma entusiasmanti. Oggi quel tipo di tennis è del tutto scomparso e i giocatori di oggi non sono abituati a rispondere così e questo, secondo me, sarebbe un vantaggio per uno che scendesse a rete dietro al servizio.

Ted: Resta il fatto che le superfici oggi sono più simili tra loro rispetto al passato. E se il gioco da fondo paga di più su una superficie va a finire che paga di più anche su tutte le altre.

Bill: È vero che le superfici sono più simili tra loro oggi di quanto non fossero. E concordo che una conseguenza è che fare serve&volley sull’erba è meno redditizio oggi rispetto a una volta. Però paradossalmente, credo che la terra di oggi premi maggiormente un tennis d’attacco rispetto al passato. Un fenomeno come McEnroe su questa terra non so se avrebbe perso da Lendl.

Ted: Quella partita la perse non per colpa della superficie. Fu la testa. E francamente non sono tanto sicuro che un attaccante avrebbe maggiori possibilità di vincere a Parigi oggi rispetto agli anni ‘90.

Bill: Pensaci. Sampras fece al massimo semifinale al Roland Garros. Di fronte si trovava ribattitori eccezionali ma non riusciva a batterli perché non era in grado di chiudere il punto per via della terra lenta. Oggi invece lo stesso Nadal vince facendo il punto all’avversario invece di semplicemente aspettare l’errore. Io credo che Sampras avrebbe avuto maggiori possibilità se la terra di Parigi fosse stata come quella odierna.

Ted: Forse. Ma allora come oggi, un giocatore che vince a Parigi facendo serve&volley dall’inizio alla fine non me lo immagino proprio.

Bill: Allora perché la terra era lenta. Oggi perché non ci sono volleatori eccezionali. Secondo me il punto centrale è che oggi non ci sono giocatori con un gran talento per il gioco di volo, non che il gioco di volo sia diventato impraticabile. La verità è che neanche Federer è un gran volleatore ai livelli dei campioni del passato (e qui lo so che me ne diranno di tutti i colori). Ed infatti Federer è diventato un fenomeno quando ha smesso di cercare la rete ad ogni punto ed ha sviluppato lo schema servizio-dritto, su cui ha costruito gran parte dei suoi successi negli anni d’oro.

Ted: Su questo posso anche essere d’accordo. Ma secondo me è ancora una conseguenza del fatto che il serve&volley è un gioco che nel tennis moderno non paga. E quindi se vuoi diventare competitivo tra i pro è meglio che ti concentri sui fondamentali, indipendentemente da quanto talento hai a rete. Altrimenti al vertice non ci arrivi.

Bill: Di certo il serve&volley non paga da piccoli. Ci vuole una certa dose di coraggio e di rischio per prendere un bambino talentuoso, fargli staccare una mano dal rovescio bimane e mandarlo a rete a prendere un sacco di mazzate dai suoi coetanei perché magari, se va bene, dopo sette o otto anni potrebbe diventare un campione. L’ultimo a fare questa transizione con successo fu Sampras, che per un certo tempo, mentre aggiustava il suo gioco, perse un sacco di partite. Oggi nessuno la fa. Troppi rischi. Da piccoli si impara il rovescio bimane ed i colpi da fondo. Poi si va nei tornei junior e bisogna vincere e quindi non c’è tempo e spazio per scoprire se il bambino ha il talento del campione a rete. E a rete ci vai se hai la mano giusta, mentre un discreto giocatore da fondo si può costruire. Quindi magari tra i giovani di oggi c’è qualcuno con un immenso talento per il serve&volley ma non lo saprà mai nessuno.

Ted: Quindi secondo te il serve&volley è scomparso perché non si impara da piccoli.

Bill: Principalmente sì. È vero che il tennis è cambiato. È vero che ci sono molti più giocatori capaci di tirare un passante oggi rispetto a una volta. Ma un giocatore con un buon servizio, una buona posizione a rete ed una buona mano secondo me sarebbe in grado di vincere scendendo a rete dietro al servizio con regolarità. Altrimenti come si spiega che quando ci provano, una o due volte a partita, anche giocatori non specialisti riescono a chiudere le voleè e nella maggior parte dei casi fare il punto?

Ted: Si spiega col fattore sorpresa. Venendo a rete una volta ogni tanto si trovano ad affrontare una risposta interlocutoria invece di un vero e proprio passante.

Bill: E se invece venissero sempre a rete sei convinto che la maggior parte degli avversari saprebbe tirare passanti vincenti in risposta uno dopo l’altro? Alla fine per essere efficace, il serve&volley basta che ti porti più della metà dei punti, mica devi vincerli tutti.

Ted: Serve and volley percentuale?

Bill: Esatto. Oggi nessuno ha la mentalità per farlo ad alto livello. Ti ricordi Federer contro Nadal nella finale del Roland Garros 2011? Lo svizzero partì all’attacco facendo molto serve&volley e per quasi tutto il primo set stava tenendo a bada lo spagnolo. Poi Nadal infilò un paio di passanti e Federer smise quasi del tutto di fare serve&volley, mentre invece era la tattica giusta, bastava non scoraggiarsi per un paio di punti persi.

Ted: Mah. Anche se fosse come dici non sono mica sicuro che Federer avrebbe retto per tutta la partita giocando a quel modo.

Bill: Appunto. Perchè non è un giocatore di serve&volley naturale. Come gli altri, scende a rete perché decide di farlo, non perché è il suo stile. E adesso con Wimbledon alle porte ci prepariamo a vedere ancora pallate da fondo. Un po’ mi dispiace. Mi ricordo quando alla fine della prima settimana l’erba era più rovinata sotto rete che a fondo campo.

Ted: Non fare il vecchio nostalgico adesso. Anche col tennis moderno abbiamo visto delle gran partite a Wimbledon negli ultimi anni.

Bill: Sì è vero. Solo vorrei vedere i campioni di oggi alle prese con uno che scende a rete su ogni palla. Uno bravo. Sarei curioso di vedere come reagirebbero.

Ted: Secondo me lo impallinerebbero come un tordo.

Bill: E secondo me invece sarebbero in difficoltà.

Ted: È un po’ la storia del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno?

Bill: Sì. Un bicchiere ipotetico però.

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