Djokovic in finale a Eastbourne, Seppi eliminato (Cocchi). Murray-Nadal Federer-Nole le semifinali? (Crivelli). La polizia inguaia Venus, " È passata col rosso" (Cocchi). Mistero Murray (Marcotti). Nik che storia,"Volevo fare l'esploratore" (Veltroni). Lea Pericoli, "Le mie battaglie" (Guerrini)

Rassegna stampa

Djokovic in finale a Eastbourne, Seppi eliminato (Cocchi). Murray-Nadal Federer-Nole le semifinali? (Crivelli). La polizia inguaia Venus, ” È passata col rosso” (Cocchi). Mistero Murray (Marcotti). Nik che storia,”Volevo fare l’esploratore” (Veltroni). Lea Pericoli, “Le mie battaglie” (Guerrini)

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Djokovic in finale a Eastbourne, Seppi eliminato (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

L’erba sorride a Novak Djokovic che conquista la finale del torneo di Eastbourne (Gb, 635.660 euro, erba). In semifinale il serbo, scivolato al numero 4 del ranking mondiale, ha sconfitto per 6-4 6-3 il russo Daniil Medvedev. Ultimo ostacolo per il 30enne di Belgrado il vincente del derby francese tra Gael Monfils, numero 16 del ranking mondiale, e Richard Gasquet, numero 27: sarà il 16esimo confronto tra i due, il quarto in stagione dopo quelli andati in scena a Montpellier, Roland Garros e Halle, la settimana scorsa, con affermazione di Gasquet ma «La Monf». resta in vantaggio per 8 a 7. ANDREAS K.O. Semifinale amara invece per Andreas Seppi ad Antalya (Mir, 493.000 dollari, erba). L’azzurro, numero 102 del ranking mondiale, ha ceduto con un doppio 6-4 al francese Adrian Mannarino, numero 62, che in un’ora e 33 minuti ha staccato il pass per la finale portandosi sul 4 a 2 nei confronti diretti. In finale il francese troverà il giapponese Yuichi Sugita che ha battuto Marcos Baghdatis per ritiro quando si trovava avanti 6-3 6-7(7) 4-1. Per il cipriota una caduta che gli ha creato problemi di schiena che si è aggiunto a un colpo di calore dovuto agli oltre 40 gradi della località turca. DONNE Johanna Konta ha dato forfait per la sfida contro la ceca Carolina Pliskova, numero 3 Wta. La 26enne nata a Sydney (due settimane fa finalista a Nottingham, stoppata dalla Vekic), ha probabilmente accusato i postumi della caduta di giovedì nel match contro Kerber: nel tentativo di recuperare un contropiede è caduta battendo con violenza la schiena e la testa. Pliskova oggi si gioca il titolo con Caroline Wozniacki

 

Murray-Nadal Federer-Nole le semifinali? (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

L’attesa del sorteggio di Wimbledon era tutta per gli incroci: e cosí Nadal, numero 4 del seeding, è finito dalla parte di Murray, prima testa di serie, mentre l’altra teorica semifinale dovrebbe vedere di fronte Djokovic (2) e Federer (4). INSIDIE Certo, non mancano le insidie, soprattutto nella parte bassa, quella di Nole e di Roger. Così, se il campione in carica scozzese debutta con un qualificato e dovrebbe filare liscio fino agli ottavi, dove potrebbe trovare Kyrgios, e lo spagnolo inizia con Millman in attesa dei quarti con Cilic a meno di inserimenti di specialisti come Karlovic, Muller e l’emergente Khachanov, il Djoker affronta subito Klizan, non una passeggiata, e al terzo turno incapperebbe in Del Potro. Esordio non semplice per Federer contro il talentuoso ma discontinuo Dolgopolov, poi dalla sua parte ci sono Mischa Zverev e soprattutto il fratello Sascha, Dimitrov (agli ottavi) e Raonic: inseguire l’ottavo successo record gli costerà fatica. Tra le donne, Kerber (1) con Karolina Pliskova (3) e Halep (2) con Svitolina (4), Kvitova e Venus Williams nella parte bassa con la romena e l’ucraina. AZZURRI Sono undici gli italiani al via, dopo che Bolelli si è aggiunto a Travaglia dalle qualificazioni (battuto 6-2 6-3 6-2 il portoghese Pedro Sousa). Tra gli uomini (sette in tabellone), Fognini (testa di serie n. 28) con Tursunov (Rus; terzo turno con Murray, si spera), Lorenzi (32) con Zeballos (Arg), Seppi con Gombos (Slk), Cecchinato con Nishikori (Giap), Fabbiano con Querrey (Usa, l’anno scorso eliminò Djokovic), Bolelli con Lu (Taiw) e Travaglia con l’altro qualificato Rublev (Rus). Tra le donne, la nostra unica testa di serie Roberta Vinci (31) pesca la sorella della Pliskova, Krystina, con cui ha perso due volte quest’anno, mentre la Errani trova la Pironkova, semifinalista 2010. Per la Schiavone c’ la lussemburghese Minella, mentre la Giorgi trova la Cornet (Fra). Buona fortuna

 

La polizia inguaia Venus, “E’ passata col rosso” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Avrebbe causato la morte di un 78enne in un incidente stradale. Venus Williams, attesa in campo a Wimbledon la settimana prossima, sta passando davvero un brutto momento. La ex numero 1 al mondo, che si appresta a diventare «zia» del piccolo in grembo alla sorella Serena, è rimasta coinvolta in uno scontro, la sua auto e quella di un coppia di anziani il 9 giugno a Palm Beach Gardens, circa 130 chilometri a nord di Miami, in Florida, dove vive Venus. RESPONSABILITA’ Secondo il rapporto della polizia del posto, la Williams sarebbe passata col rosso per attraversare una superstrada a sei corsie provocando lo scontro con l’auto dei due coniugi che proveniva da destra e che quindi aveva la precedenza, come alcuni testimoni confermerebbero. Il capo della polizia di Palm Beach Gardens ha detto che sono comunque ancora in corso indagini sull’incidente e che non ci sono accuse formali a carico di Venus Williams che, come risulta dagli esami fatti dopo lo scontro, non era sotto effetto di nessun tipo di droga o alcol. Non stava nemmeno usando lo smartphone alla guida, causa di una possibile distrazione. Linda Barson, la donna che era al volante della sua Hyundai Accent, e che ha subito nello scontro fratture multiple, ha raccontato di stare procedendo lungo la sua carreggiata quando il semaforo è diventato verde e quindi ha proseguito senza rallentare, andando a sbattere contro la fiancata della Toyota Sequoia del 2010 di Venus. Ad avere la peggio è stato il marito della signora Barson, Jerome, che ha subito un trauma cranico a seguito del quale è morto due settimane dopo. LE SCUSE L’avvocato della tennista Malcolm Cunningham, in un comunicato, ha fatto sapere che Venus viaggiava a 5 miglia orarie (8 km l’ora, ndr) e che le autorità non le hanno inflitto alcuna ammenda e non l’hanno neanche citata in giudizio: “Si è trattato di un incidente sfortunato—si legge — e la signorina Williams ha già presentato le sue condoglianze alla famiglia». Dalle dichiarazioni rese dalla tennista subito dopo lo scontro, e rivelate dai media, emergono però nuovi dettagli: Venus si sarebbe difesa sostenendo di essere passata con il verde ma di aver poi occupato l’incrocio, procedendo a velocità ridottissima, a causa del traffico congestionato che non le ha consentito di liberare immediatamente la carreggiata e di non aver visto sopraggiungere l’auto dei Barson. Secondo i media locali, la famiglia della vittima ha deciso di intentare un’azione legale in sede civile per risarcimento danni nei confronti della giocatrice statunitense, già coinvolta in altri incidenti stradali situazioni nel 2011 e 2013. IN CAMPO insomma, nonostante questa tragedia che aleggia sulla testa della maggiore tra le sorelle del tennis, la partecipazione di Venus a Wimbledon non è assolutamente in dubbio. La portavoce della giocatrice, Stephanie Jones, in una e-mail inviata all’Ap ha confermato che la sua assistita sarà regolarmente al via di Wimbledon. La giocatrice, che ha già trionfato sull’erba dell’All England Club 5 volte, non terrà però alcuna conferenza stampa prima di iniziare il torneo londinese

 

Mistero Murray (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

II dubbio non è come, ma se scenderà in campo lunedì, match d’esordio della 131° edizione dei Championships. Come da tradizione, tocca al detentore del torneo inaugurare il torneo. Ma i dubbi sulle condizioni di Andy Murray restano, l’infiammazione all’anca non sembra essere superata. Ieri lo scozzese si è regolarmente allenato all’Aorangi Park Al suo fianco Ivan Lendl, dall’altra parte della rete il belga Steve Darcis. Una sessione piuttosto intensa, lunghi scambi, esercizi al servizio. Sorrisi e clima disteso. Nonostante in più di un’ occasione il numero 1 al mondo si sia dovuto fermare per fare esercizi di allungamento. Fonte vicine al suo entourage riferiscono di un leggero fastidio più che un vero e proprio dolore, che rischia però di condizionarlo quando verrà chiamato al massimo sforzo. Probabilmente non contro Alexander Bublik (n.134), il primo avversario approdato nel tabellone principale da lucky loser. Ma il sorteggio non gli ha certo sorriso. A cominciare dal terzo turno quando potrebbe incontrare Fognini. Se l’erba certamente favorisce Andy, Fabio ha già dimostrato di saperci giocare alla pari. In caso di vittoria agli ottavi Murray troverebbe uno tra Pouille e Kyrgios, quindi ai quarti il possibile incrocio con Wawrinka, prima di un’eventuale semifinale contro Rafa Nadal. Non certo il cammino ideale per un giocatore non solo dalle incerte condizioni fisiche, ma ancora all’inseguimento della fiducia smarrita. Se il 2016 si era concluso con il trionfo al Masters e la conferma del n. 1, l’attuale stagione – almeno fin qui – gli ha riservato solo delusioni. Dopo la finale (persa contro Novak Djokovic) in Qatar, agli Australian Open si ferma agli ottavi contro Mischa Zverev: Vince senza particolare meriti a Dubai, ma a Indian Wells perde al secondo turno da Pospisil, accusa un’infiammazione al gomito e decide di fermarsi per un paio di mesi. Il rientro coincide con il torneo di Montecarlo sconfitto al terzo turno da Ramos. A Barcellona raggiunge la semifinale ma sia a Madrid che a Roma delude. Prestazioni che vengono cancellate a Parigi quando ritrova d’incanto il suo tennis migliore, fermato in semifinale solo al quinto set da Wawrinka. Sembra finalmente aver ritrovato la sua condizione migliore, ma poi, quando rientra a Londra all’inseguimento dell’ennesima vittoria al Queen’s, esce al primo turno per mano del carneade Thompson. Lendl lo difende e anche ieri ha assicurato che sarà il giocatore da battere: ancora qualche giorno e scopriremo in quale condizione lo scozzese è arrivato a Wimbledon.

 

Nik che storia, “Volevo fare l’esploratore” (Walter Veltroni, La Gazzetta dello Sport)

Quanti anni aveva Nicola Pietrangeli quando ha giocato le prima volta a tennis?

“Quando mio padre è stato espulso dalla Tunisia, quando ci hanno cacciato via io ho cominciato a giocare a tennis contro il muro. Ho cercato per un anno e passa di battere il muro, ma non ci sono mai riuscito. II muro è imbatfibile, anche perché è il miglior maestro che puoi avere.”

Lei ha fatto un torneo con suo padre nel campo di prigionia?

“Nel campo di concentramento a Gammarth. Noi andavamo a trovare mio padre ogni due settimane con mia madre. Era lontano trecento chilometri da casa nostra. Era un campo che non era di prigionia in senso stretto. Mio padre aveva costruito e quel giorno mi disse “Sai facciamo un torneo di tennis e ti ho iscritto con me”. Lui era il più forte di tutti. Allora abbiamo fatto questo torneo e lo abbiamo vinto. Primo premio: un pettine fatto con una scheggia di bomba. Il premio forse più importante per me. Ma non l’ho mai più ritrovato”.

Poi siete tornati a Roma?

“Lui è stato espulso ed è partito prima di noi, nel ’45 e noi ci siamo fatti cacciare via perché non avevamo i soldi per pagare il viaggio. Perché mia madre era francese, non so come hanno fatto mio padre e mia madre a riuscire a farsi espellere da Tunisi su una nave. Era la notte di Natale del ’46. Dopo un lungo viaggio arrivammo nella capitale. Se chiudo gli occhi rivedo quella Roma: le sigarette vendute di contrabbando, le macerie dei bombardamenti, le bancarelle per il cibo. Era il 1946, la guerra era finita da un attimo”

Poi come ha cominciato a giocare a tennis seriamente?

“Io veramente volevo giocare a pallone, ho coiminciato a giocare a tennis a Roma, nel circolo Venturini che stava a via Flaminia, di fronte ai ministero della Marina. Mio padrevoleva che giocassi a tennis. Lui era socio del Parioli prima della guerra, poi lo hanno riammesso senza pagare la quota di iscrizione. Allora ce la passavamo piuttosto male. Quindi siamo andati al Parioli dove giocavo con i ragazzini. Un giorno mi affaccio aldilà del campo centrale, c’era la famosa Rondinella, che era un cinodromo dove però si allenavano le squadre giovanili della Lazio. Un giorno mi affaccio e vedo un sacco di ragazzini. Chiedo “Ma che è?” E la leva dei ragazzi della Lazio. Io avevo le scarpe da tennis, ho scavalcato e sono andato di là. Mi sono iscritto e li c’era il mitico Picchio. MI chiese nome e cognome e disse: centravanti. Mi sono ritrovato in campo con il numero nove, pronti. Vado in campo, erano tutti un branco di pippe, sti ragazzini. Gli faccio quattro gol in tre minuti, una cosa del genere. Quel giorno ho firmato e secondo me esiste ancora un cartellino a vita che mi lega ai biancazzurri.

Quindi lei potrebbe giocare centravanti nella Lazio ora?

“Adesso forse è un po’ tardi. Ho giocato tre anni con i ragazzi, c’era un periodo in cui l’allenatore della Lazio Primavera aveva deciso che la nostra squadra di ragazzi era perfetta per allenare quella titolare. Metteva Sentimenti IV in porta da noi e devo dire che facevamo la nostra figura. Poi volevano darmi in prestito alla Viterbese. Solo che non c’erano soldi lì. Allora mi sono detto: giocare a pallone qui è divertente, però con il tennis ero andato a Napoli per un torneo ed ho pensato, sono andato a Napoli, vuoi vedere che un andrò fino a Milano? E stato il viaggio che mi ha scegliere lo sport. Io da piccolo volevo fare l’esploratore”.

E’ vero che una volta giocava a pallone al galoppatoio di  Piazza di Siena, e c’era il Grande Torino che la guardava?

Era un sabato pomeriggio. Noi giocavamo e giocavamo bene . Ci giriamo e vediamo questo gruppo di giovanotti con dei cappotti beige. Ad un certo punto io dico: “Ma quello è Mazzola?”. E ci applaudivano pure

Il suo rapporto con le magliette Lacoste. Suo padre faceva il rappresentante in Italia.

Lui conosceva Lacoste padre. Gli disse che i giocatori italiani erano vestiti come dei pezzenti. E Lacoste gli ha dato in concessione le magliette per l’Italia. Un anno vendette duecentottantamila magliette. Feci due conti: Le metteva a duemilaottocento lire, allora gli dissi: “Papà mettici cento lire in più e quella differenza la dai a me”. Io con ventottomilioni nel ’60 mi compravo tre appartamenti”

E invece suo padre non ci stette?

“No, perché disse che con un aumento si sarebbe venduto meno…E allora per dispetto cominciai a giocare con le magliette della Fred Perry””

Qual è la partita più bella che lei ricorda della sua vita?

“La più importante quando ho battuto Laver in finale a Torino negli Internazionali. Si erano spostati a Torino perché c’erano i cento anni dell’unità d’Italia. Ma la più bella, perché poi c’è stato un seguito, fu quella con Roy Emerson a Parigi. Avevo vinto tre set a zero e lui all’epoca era il numero 2 del mondo. Vado nello spogliatoio, arriva il giudice arbitro e dice “Devi tornare in campo”. Io ho detto “Perché devo tornaree in campo?” “Ti rivuole il pubblico”. Come a teatro. Non è mai più successo nella storia del tennis”

Invece la sconfitta che le è bruciata dl più?

“Ne potrei mettere due o tre a pari merito. Una è stata quando ho perso con Santana la terza volta di Parigi. Ho lasciato il torneo e sono venuto a Roma a metà torneo, perché nasceva mio figlio. Il martedì della seconda settimana, sono venuto due giorni a Roma e quelli con i quali ho giocato, evidentemente avevano un tale rispetto che non ci hanno neanche provato a battermi, perché magari ci riuscivano pure. E in finale ho beccato Santana e vincevo 2 set a 1 e lui si è accorto che io non mi reggevo in piedi… E poi la prima volta che ho perso con Adriano ai campionati italiani. Ho fatto un po’ il gradasso, avevo già trentasette anni e mi sono detto: ma con questo branco di pippe io mi alleno dieci giorni e li batto. Stavo 4 a 1 al quarto set, in finale. E ho perso”

È vero che Lea Pericoli non voleva giocare con lei nel doppio misto perché lei corteggiava le avversarie?

“Non è vero. Io non volevo giocare con lei perché lei era complicata. Meravigliosamente complicata. Avevamo vinto le prime volte, poi, quando rigiocammo insieme, lei mostrò mille timori. “Ho paura” mi diceva, “Ma di che?”, “Quello ci tira addosso: Così abbiamo perso. Io l’ho insultata in tutte le lingue. Allora lei “Io non gioco più con te”. Lea è stata una delle giocatrici più brave, eleganti e belle. Le altre erano certe befane che era meglio corteggiare l’avversario uomo”

Se giocasse oggi, uno come lei quanto guadagnerebbe?

“Non so dire, però calcoliamo solamente i tornei del Grande Slam: a Parigi quest’anno il primo premio era due milioni e duecentomila euro, avendolo vinto io due volte fa quattro e quattro. E avendo perso in finale due volte, arriviamo oltre i sei. Ma ho vinto anche un doppio e un misto. Quindi saliamo a sette milioni. Poi mi sono aggiudicato due volte Roma e una volta sono arrivato in semifinale a Wimbledon. Più le altre decine di tornei vinti. Faccia lei. Avrei messo a posto alcune generazioni di Pietrangeli…”

A lei invece quanto diedero quando vinse al Roland Garros?

“Centocinquanta dollari. II dollaro stava a seicentoventicinque. Quindi centomila lire”

Nel 74 a quarant’anni lei era 271 nella classifica Atp del singolare.

“E sì, ho avuto una carriera lunga è bella. Se fossi oggi il tennista che sono stato… Qualche mese fa ho ritrovato una medaglia che ho vinto, la guardo e c’è scritto: Nicola Pietrangeli, semifinale di Wimbledon, medaglia di bronzo e venticinque pound. Quest’anno medaglia niente, però settecentocinquantamila sterline”

Che ricordo ha della Coppa Davis vinta come capitano non giocatore?

“Io dico sempre che il merito va solo ai giocatori. Il mio, che non divido con nessuno, è di averli portati là. Perché ci fu una battaglia dura da parte della sinistra per il boicottaggio. Feci un’ora e cinquanta minuti in diretta alla radio con Pajetta. Mica pizza e fichi, Pajetta. Siamo usciti abbracciati e gli ho detto “Onorevole, se tutti i comunisti sono come lei, io mi iscrivo” Ho cercato di spiegare che non era una questione politica. Io volevo andare perché c’era la Coppa Davis. L Italia non poteva perdere con il Cile. E vincemmo”

Chi è il giocatore che le assomiglia di più nonostante il tennis sia molto cambiato?

“Sampras o Federer. O forse più Lendl, perché era un attendista, lui aspettava che venissero a rete. McEnroe era uno che si precipitava, mentre io no. lo aspettavo”

Anche per correre di meno?

“Non è un problema di correre. Fognini tempo fa mi ha attaccato, non mi ricordo perchè. Lui tre anni fa, dopo un match fantastico a Napoli, mi ferma e mi fa “Tu ai tempi tuoi mica correvi come me” Io l’ho guardato, “lo? lo facevo correre gli altri” C’è rimasto male”

Che cosa è per lei Roma?

“La mia amante. Io ho avuto più di un’occasione di lasciare Roma. Per andare a fare cose vantaggiose. Non ci sono mai riuscito. Eppure io non sono nato a Roma. Roma è cattiva, non è buona. Roma o sei il marchese del Grillo oppure te la prendi in saccoccia. E la città più bella del mondo. Qui ho tutti i miei amici. lo sono l’unico vivo che ha una cosa intitolata a suo nome. Il perché non lo so. Lei quando era sindaco ha intitolato lo Stadio delle Aquile a Paolo Rosi? Si, pero era morto. Non so se è una legge, o dipende dal Sindaco. In Italia non c’è uno che ha una fontana, una strada, solo io. Questo mi riempie di grande orgoglio. Allora io dico sempre sapete dove sarà il mio funerale? Il funerale si farà sul campo mio al Foro Italico. L’ ho già chiesto a Malagò. La ragione è semplicissima. C’è il parcheggio. All’ultimo funerale pioveva e stavo con un mio amico e ho detto “Ma la macchina dove la mettiamo?”, “Oddio piove che facciamo?” Se piove, si rimanda al giorno dopo. Poi la gente deve stare bene, deve esserci la musica. Aznavour, un pezzetto di Barry White, gran finale Sinatra che canta “My Way””

C’è un momento della sua vita di tennista, uno solo, che lei vorrebbe rivivere?

“La semifinale di Wimbledon che ho perso con Laver, il più forte giocatore che abbia mai incontrato, sei quattro al quinto. Perchè se vincevo quella, vincevo Wimbledon. Vado nello spogliatoio e viene da me Neale Fraser: “Non ti arrabbiare ma io sono così contento che hai perso” Lui doveva ancora giocare la sua semifinale. “Ora so che ho vinto Wimbledon”. Perché Laver odiava giocare con i mancini. Infatti Fraser vinse. Con Neale avrò giocato otto volte e lui ha vinto una volta sola, sull’erba. A me piaceva giocare con i mancini. Chissà perché, poi”

 

Lea Pericoli, “Le mie battaglie” (Piero Guerrini, Tuttosport)

Insegue sempre una pallina, ma ormai da tempo sui campi da golf. Lea Pericoli havinto tante battaglie, nella vita forse anche più che in campo dove pure ha vinto molto. Ha cambiato l’Immagine della donna del tennis. E’ stata la prima telecronista di sport alla tv italiana. Poi anche conduttrice, scrittrice. Quando parlare di cancro, era tabù, lei raccontò la sua lotta. Una donna di stile unico.

Signora Pericoli, cominciamo da quei vestitini che ora si trovano al Victoria Albert Museum di Londra…

“Mandai in tilt la federazione, si parlava soltanto delle mie mutande di pizzo, o con le piume, degli abitini disegnati da Ted Tinting, ex giocatore e creatore di moda. Il momento chiave fu a Wimbledon 1955. Ma io mostrai le misure, le dimensioni erano corrette, come le altre. Soltanto, avevano il pizzo. E’ stata una lotta. Anche mio padre non era d’accordo, non mi fece giocare per due anni. Ho sempre considerato che lo sport fosse composto di gesti meravigliosi, ma poco femminili e cercavo di ingentilire il tutto. Esageravo appositamente. Ma ancora oggi credo sia stato utile. E quando mi tolgono dai campi la Sharapova io non mi diverto”.

L’immagine della donna nello sport è migliorata. Oppure adesso prevalgono solo i muscoli?

“Io mi occupo soltanto degli sport che amo. Non ho una visione completa. Da un punto di vista dell’impatto è sicuro. Lo sport femminile ha un’altra importanza. E finalmente è passato il messaggio che la pratica sportiva è salutare per tutti. Per quanto riguarda il tennis il gioco è molto più divertente, anche per una questione di attrezzi. Inoltre giocare oggi è molto più facile. Gli atleti adesso ha un team a disposizione, i guadagni sono notevoli. Io viaggiavo a mie spese, eravamo dilettanti per davvero. Lavoravo come interprete e come corrispondente per un commerciante libanese per permettermi il tennis. Penso al mio amico Pietrangeli, che ha disputato 4 finali a Parigi con due trionfi. Oggi sarebbe stato milionario, invece ci divertivamo soltanto un sacco”.

Dunque lei difende Sharapova…

«Se hai una donna bella nello sport è meglio. Poi lei è forte. E in fondo ha pagato, non capisco perché non farla giocare, perché tante colleghe abbiano criticato la scelta di assegnarle wild card”.

I campioni di oggi gestiscono la loro immagine anche attraverso i social. E anche sui social Sharapova è stata criticata dalle colleghe.

“Se piace a loro… lo non lo vorrei, non ho un profilo sociale, ho soltanto un sito ufficiale leapericoli.it curato da un’agenzia. Insomma, non ci sono e non me frega niente”.

Torniamo alla moda sui campi da tennis.

“A me non piace quella attuale, sono per il bianco. Ad esempio, i calzini neri li trovo terribili”.

Cos’ha trovato nel golf?

“Mi piace, il gioco, mi piace camminare, arrivare alla fine spossata dalla fatica dopo aver inseguito una pallina per 5 ore di marcia. Mi mantiene giovane, viva. E puoi praticarlo anche da solo. Appena posso sono in campo”.

La sua esperienza con il tumore colpì tutti.

“Guardi, sono felice sia accaduto. All’epoca non se ne parlava, si nascondeva. Io ne parlai apertamente. Aiutare qualcuno è straordinaria. Ricordo che il professor Veronesi mi mandò a chiamare. Mi prese un colpo. Ma sono un’agonista e sono innamorata della vita. Bisogna sempre essere positivi. Mi chiese di testimoniare e lo feci. Sono le mie vittorie più importanti”.

Ripensandoci, cosa le ha data il tennis?

“Provo grande riconoscenza nei confronti del tennis. Ancora oggi giro il mondo grazie a questo sport. Il presidente del Coni Malagò mi ha invitata il 12 giugno scorso all’incontro con Mattarella. Sono nella walk of fame dello sport italiano. Il tennis mi ha dato tutto. Ma da quando ho smesso nel ’75, non ho più giocato. Quando è finita, è finita».

Che tennista era?

“Un po’ selvatica, autodidatta quando vivevo in Africa. Ero portata per lo sport. Ero brava a cavallo, giocavo a hockey. L’agonismo è sport. E poi ero famosa per i pallonetti, non ero da rete”.

Come vede il tennis italiano oggi?

“La generazione che sta condudendo il suo percorso è incredibile. Chissà quando capiterà di avere una Francesca Schiavone, Flavia Pennetta che era speciale, la Vinci. Ma il tennis italiano ha risorse. E ha un presidente, Angelo Binaghi, verso il quale ho grande riconoscenza. Ha cambiato il nostro mondo. Ha creato la tv del tennis, riorganizzato la federazione e le strutture, riportato al massimo livello gli Internazionali. Binaghi è un grande manager e anche un uomo di sport».

 

 

 

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