Magia Wimbledon: la nobiltà dell'erba Federer e la strada verso l'ottavo (Clerici)

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Magia Wimbledon: la nobiltà dell’erba Federer e la strada verso l’ottavo (Clerici)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Magia Wimbledon. La nobiltà dell’erba Federer e la strada verso l’ottavo

 

Gianni Clerici, la repubblica del 3.07.2017

 

Cosa fareste, se aveste raggiunto l’età di un nonno, e vi trovaste di fronte ad una agguerritissima televisione di bambini che probabilmente avranno avuto una speciale licenza per entrare nel giardino di Wimbledon, tra fiori e metal detector, campi verdi e fragole, e champagne di cattiva qualità? La prima domanda è: «Chi vincerà i Championships?» e, in difficoltà, rispondo «Vediamolo alla fine». «Lei, nonno, parla con i campioni. Cosa le hanno detto?». «Ci parlo, nei limiti di potergli rivolgere qualche domanda nelle Press conferences ( conferenze stampa) ». «E cosa le ha hanno detto?». Estraggo dal mio sacco le note sulle conferenze stampa, e leggo. «Murray, che ha vinto il titolo lo scorso anno, ci ha confortati per le condizioni della sua anca, che lo faceva soffrire, tanto da attribuirle la responsabilità delle ultime sconfitte, non solo contro Fognini a Roma, contro Coric a Madrid, con lo sconosciuto australiano Jordan Thompson al recente torneo del Queen’s». Quando l’intervistatore lo ha definito il “defending champion” mi sono permesso di rileggergli le parole di Murray al riguardo: «Non sono venuto qui per difendere qualcosa, ma per cercare di vincere il torneo di Wimbledon». Il bambino curioso che mi faceva domande è subito passato a Roger Federer, citandone la vittoria contro il suo quasi coetaneo Alexander Zverev, nel torneo di Halle, sull’erba tedesca. «Non è che sia più benevola di quella inglese», ho cominciato. Poi, citando Federer: «Io ho saltato il Roland Garros per meglio prepararmi a Wimbledon. Avevo bisogno di essere veloce nei piedi, e veloce di testa». Poi, rileggendo il sorteggio, ho ricordato gli avversari che Sua Federarità dovrebbe superare per vincere il torneo. Testa di serie numero tre, Roger dovrebbe battere Alexandre Dolgopolov, numero ottantaquattro, ucraino, poi Dusan Lajovic, numero settantanove, serbo, poi Mischa Zverev, il fratello grande e meno pericoloso di Alexander. E siamo al quarto turno, dove Roger incontrerà Dimitrov, che non dovrebbe poter batterlo facendo parte della sua stessa organizzazione commerciale, il Team 8. E siamo ai quarti, forse contro Alexander Zverev, forse contro Raonic, finalista lo scorso anno. Se Federer supera la semifinale ha, teorica *** mente, Djokovic. «Perché solo teoricamente?» mi è stato domandato. «Perché – ho risposto – Djokovic parla ormai di tennis come un professore di filosofia, e non ricordo se un professore di simile materia si sia affermato nel tennis. Djokovic ha detto che non è possibile affrontare da solo le partite e che, oltre ad Agassi, ha chiesto aiuto a un suo vecchio amico di Spalato, Mario Ancic». ALLE 12.30 TV, DALLE 12.30 SU SKY Campo n 2: Tsonga (Fra) c. Norrie (Gbr). Campo n 3: Kyrgios (Aus) c. Herbert (Fra) Dalle ore 14, campo centrale: Murray (Gbr) c. Bublik (Kaz) Campo n 1: Mertens (Bel) c. V.Williams (Usa). In programma pure: Nadal (Spa) c. Millman (Aus), Seppi c. Gombos (Svk), Bolelli c. Lu (Tpe), Giorgi c. Cornet (Fra) Fabbiano c. Querrey (Usa), Schiavone c. Minella (Lux), Pliskova (Cec) c. Vinci,Tursunov (Rus) c. Fognini «E questo Ancic è un filosofo?». «Non so, io lo ricordo da giovane come un bravissimo tennista, che poi si è infortunato ed è diventato avvocato. Professione che può non essere del tutto contraria a una visione filosofica». La mia risposta era probabilmente inadatta all’intervistatore, che ha allora domandato: «Ma Djokovic potrebbe perdere anche con l’aiuto di Ancic?». «Potrebbe perdere, perché in terzo turno incontrerà un certo Del Potro, uno che ha avuto la sfortuna di avere un polso operato dopo aver vinto uno Slam e di essere giudicato da una macchina stupida come il computer, invece che da un essere umano». L’intervistatore si è allora infastidito per le mie risposte, ed ha esclamato «Ma lei non lo usa il computer?». «Lo uso, ma spero di non usarlo». Così è finita la mia intervista. LA LITURGIA Dl WIMBLEDON Fragole del Kent: 28 tonnellate L’azienda agricola che fornisce il torneo di Wimbledon è la Hogh Lowe nel Kent, di proprietà dei coniugi Regan: molti dipendenti sono immigrati. Forniranno 28 tonnellate per i prossimi 15 giorni: circa un milione e mezzo di fragole per 150mila porzioni. Nel 2016 sono stati consumati oltre 8.000 litri di crema Notti di code per un biglietto La Queue,a Wimbledon, è una istituzione. E comincia già dalla sera precedente, con appassionati ( accolti dagli steward ) che entrano nel Wimbledon Park per ottenere la Queue Card forniti di tenda, oppure no. I biglietti sono – come dire-razionati per ogni campo secondario: e c’è chi resta sveglio tutta la notte. La festa della Bbc 90 anni di dirette Questa è l’edizione numero 80 di Wimbledon per la Bbc ( e sono anche 90 anni dalla prima trasmissione radio ) . L’anno scorso Bbc e Wimbledon hanno rinnovato l’accordo fino al 2024. E, dall’anno prossimo, l’All England Lawn Tennis Club si assumerà la responsabilità per la produzione delle trasmissioni

 

 

Wimbledon fa il tifo per Federer e Nadal perché la storia si ripeta

 

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 3.07.2017

 

In finale Il trentottesimo appuntamento con la storia ha già una data (domenica 16 luglio), un orario (14 pm sul meridiano di Greenwich), una latitudine e una longitudine: 51 30’26” N 0 07’39” W, cioè Londra. Il trentottesimo federernadal, possibilmente bello e epico e denso come il match che cinque mesi fa ha orientato verso il Canton Svitto un Australian Open che non dimenticheremo facilmente, è la finale più attesa di Wimbledon — che scatta oggi sul centrale con la sfida tra il campione in carica, l’enfant du pays Andy Murray, e il kazako Bublik —, favorita dal solito rimescolamento di teste di serie da parte dei mandarini dell’All England Club, che al campione svizzero dei sette titoli sull’erba hanno concesso il ruolo di terzo favorito del torneo, in barba al n.5 che gli assegna quello stolto del computer. L’ultima finale tra Roger Federer e Rafa Nadal a Church Road, nel 2008, era stata troppo croccante per non sperare che si ripresenti con le stesse caratteristiche d’eccezione e d’altronde, per qualche motivo ignoto a noi umani, quando lo zenit di Basilea e il nadir di Manacor si incrociano spesso gli astri ne approfittano per allinearsi in modo che una partita di tennis diventi una pubblica seduta di psicoanalisi e uno spettacolo per gli occhi. «Per la prima volta in vita mia ho rinunciato al Roland Garros senza essere infortunato ma per giocare aggressivo devo essere veloce di gambe e di testa e per essere veloce devo sentirmi al cento per cento della forma fisica — ha spiegato a Londra Mister Tennis, già di predominantly white vestito come impone il regolamento dal 1877 a oggi —. Così, comunque vada, non avrò rimpianti». Un anno fa, Federer sdraiato a faccia in giù sull’erba del centrale nel quinto set della semifinale con quell’ossesso di Milos Raonic (poi disinnescato da Murray), zavorrato da due inediti doppi falli nell’ultimo game del quarto e ripartito dall’Inghilterra con il ginocchio da operare, era stata l’immagine di una decadenza trasformata, con un colpo di bacchetta magica, in rinascita. Dal temutissimo lungo addio alla seconda vita tennistica, che l’8 agosto girerà la boa dei 31 anni. Nadal, che dodici mesi fa era in bacino di carenaggio alle prese con l’infortunio al polso che l’aveva costretto al forfeit a Parigi, oggi, a 31 anni, è il campione dei dieci Roland Garros in carriera, e scusate se è poco: «Gioco bene dall’inizio della stagione: se sopravvivo ai primi turni diventerò ottimista per il titolo». Sarebbe il terzo, e il 16 Slam, con Federer a quota 18. Perché è di questi numeri, enormi, che si nutre la più grande rivalità della storia del tennis. A Wimbledon, certo, ci sono anche gli altri. Murray che aspetta il secondo erede dalla moglie Kim e difende il titolobis con l’anca sbilenca («Non mi sono allenato per giorni») e mamma Judy al capezzale. Djokovic rinvigorito dal successo sui prati periferici di Eastbourne, assistito a bordo ring dalla strana coppia Andre Agassi-Mario Ancic e pronto a devolvere parte del premio all’ex coach Boris Becker, dichiarato fallito da un tribunale di Londra per non aver onorato un debito di 6 milioni di euro con una banca privata. Più il terzo stato del tennis, inclusi sette azzurri (Fognini, Seppi, Fabbiano, Cecchinato e Bolelli subito in campo) e quattro azzurre (Vinci, Schiavone e Giorgi impegnate oggi) all’arrembaggio di un tabellone mai così aperto, fluido e disponibile all’innamoramento platonico. Le storie, tra le ragazze, abbondano: Kvitova torna dall’accoltellamento, Azarenka dalla maternità, Venus Williams è reduce dall’incidente stradale in Florida costato la vita a un 78enne, Ostapenko cerca la clamorosa doppietta Parigi-Londra sfrecciando alla velocità di 20 anni e un mese; Kerber e Muguruza disperse nel verde verdissimo dei Championships sono le mine vaganti. Ma soprattutto c’è Wimbledon, con i suoi riti centenari, insipidi come le fragole con la panna (dieci, contate) ma — da 140 anni – irrinunciabile.

 

Intev. Alla Navratilova: “la mia vittoria più bella, essere stata una brava figlia”

 

Gaia Piccardi, il corriere delle sera del 3.07.2017                   

 

«La mia vittoria più grande? Essere stata una brava figlia» La leggenda del tennis si racconta a Parigi «Serena Williams da mamma vincerà ancora Non chiedetemi se è la migliore di sempre» Il mio punto di riferimento è Mandela, avrei voluto incontrarlo Trump mi toglie l’aria dai polmoni di Gaia Piccardi DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI La signora che non ha mai avuto paura di guardare negli occhi la vita, dirige lo sguardo luccicante di malinconia verso un punto indefinito dell’orizzonte di questo caffè parigino troppo moderno per accorgersi dei 6o anni di storia sotto il panama bianco. Storce la bocca come quando cercava l’ispirazione per un servizio vincente. Accarezza con il pollice destro una vena in rilievo sulla mano sinistra. Sospira. «Sono davvero preoccupata, sai: Donald Trump mi succhia l’aria dai polmoni…». Un pomeriggio di chiacchiere insieme a Martina Subertova, diventata Navratilova grazie al secondo marito della madre Jana, i8 titoli dello Slam in un’esistenza densissima, è un’occasione che non va sprecata parlando solo di sport. II tennis, certo, è stata la zattera su cui solcare le onde del destino. «L’ho amato, lo amo e lo amerò sempre e credo che il successo al Roland Garros della giovane lettone Jelena Ostapenko sia una buona notizia». Non abbiamo visto una smorzata in tutta la finale, però, Martina: «Certo a me piace la varietà, quella che mettevo io nel mio tennis. Ma apprezzo anche i contrasti tra le giocatrici difensive e le grandi colpitrici da fondo. Quindi, senti, a me Jelena diverte: vedrai sull’erba di Wimbledon…». Affascinante di imprese e conquiste, bella (assai) dentro, ordina da bere e volta pagina. A Parigi, nel torneo delle leggende, ha mostrato fiera la cellulite sulle cosce di mezza età, che molto hanno corso e vissuto. E d’altronde, del conformismo e delle apparenze, Martina se n’è sempre fregata. E diventata americana quando la cortina di ferro era un muro nella mente, non un reperto storico, e lesbica quando dichiararsi omosessuale non era chic né di moda. È sopravvissuta al cancro raccontandone in pubblico e a chissà cos’altro, che ha scavato rughe non abbastanza profonde da scalfirne l’intelligenza. Parità e temi Lgbt Ha voglia di parlare, Martina. Non del passato, quello decanta nei libri. Dei suoi temi, piuttosto. Eguaglianza di genere, diritti degli omosessuali, parità tra tennisti e tenniste: il mondo attuale, insomma, quello alle spalle non le interessa granché. Pare incredibile, Martina, ma nel 2017 c’è ancora chi mette in dubbio che le ragazze non meritino pari trattamento economico. Sorride amara: «Dipendesse da certi maschi, giocheremmo ancora sul campo numero 15. Non è che possiamo perdere tempo ad aspettare che il resto del pianeta stia al passo con noi. Uguali diritti significa premi uguali. Punto. Vogliono farci giocare tre set su cinque? Parliamone. Ma non c’è dubbio che uomini e donne vadano ricompensati allo stesso modo». E in polemica — a distanza — con l’australiana Margaret Court, a 74 anni attuale detentrice del record di Slam al femminile (24, tre più di Serena Williams: «Tornerà, da mamma, forte come prima ma non chiedermi se è la migliore di sempre: mi sembrerebbe di svilire me stessa e le altre campionesse…»), che nel suo ruolo di pastore di una chiesa cristiana di Perth ha definito gay e transgender «creature demoniache». Martina si arrabbia davvero: «Ha torto! E non si rende conto dei danni che fa quando pronuncia certe frasi omofobiche e razziste. Ai ragazzi, soprattutto: gay, trans, bisessuali. I suoi discorsi pieni di odio provocano traumi. Un terzo dei teenager americani si suicida a causa dell’orientamento sessuale che non viene accettato. Un terzo, ti rendi conto? Significa centinaia e centinaia di ragazzi. E questo solo negli Usa. Sono sicura che succede anche in Australia, per colpa di persone come la Court. Non puoi permetterti di offendere così la comunità Lgbt, non è giusto». Pericolo Trump Vive a Miami. Negli Usa, pe *** rò, oggi è a disagio. «Sono in disaccordo con tutte le opinioni e le decisioni di Donald Trump. Non si può stare zitti e subire. E nemmeno andarsene: trasferirmi in Europa sarebbe la sconfitta più grande. Quando le cose vanno male bisogna lottare per cambiarle. Come americani abbiamo II dovere di alzarci e gridare che così non va. Io credo davvero che Trump sia una minaccia per gli Stati Uniti e II mondo intero. Il potere che ha in mano mi terrorizza. Spero che non duri a lungo». Vita e carriera Io moglie di Julia Lei che è stata una stella polare per generazioni di donne, che punti di riferimento ha oggi? «Nelson Mandela, che purtroppo non ho mai incontrato. È presto per dire in quale ruolo passerà alla storia Emmanuel Macron ma lui potrebbe diventare una di quelle persone cui essere grati per un cambiamento. La senatrice Kristen Gillibrand di New York sta facendo un buon lavoro: cercherò di convincerla a correre per la presidenza». Di cosa sei più fiera? «Di essere stata una brava figlia». Cosa ti rende felice? «Essere una buona compagna per mia moglie e una buona madre per i nostri figli». Il giorno dopo arriva una mail: «Ho ripensato alla tua domanda sulla mia stella polare. Non è facile rispondere perché ho la sensazione che Trump abbia succhiato tutta l’aria dell’universo. Ma voglio aggrapparmi a ciò in cui ho sempre creduto: le donne. Quelle di colore, in particolare, perché devono superare ostacoli infinitamente superiori ai nostri. Vai a vedere Hidden Figures («II diritto di contare» ndr). Ciao, Martina».

 

Subito Kvitova per una favola

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 3.07.2017

 

 

Giornata dedicata a chi ha problemi. Sfilano in ordine di fragilità Murray e la Kvitova, Venus e Wawrinka, Kyrgios e la Halep. Tutti portatori sani di guai di vario tipo. Da Andy Murray che si è perso, semi affogato nella gioia del traguardo raggiunta ea serio rischio di essere ricordato come il numero uno fra i più battuti di sempre, che apre le operazioni sul Centre Court (ore 14 in Italia) contro il talento giovanissimo BubWc, che è russo, ma da poche settimane “acquistato” dal Kazakhstan in questo “tennismercato” che la federazione del riccone Utemuratov pratica senza troppe remore. A Petra Kvitova, tornata dopo otto mesi di operazioni e speranze disilluse, per l’attentato subito nella sua casa di Prostejov da un ladro che le ha piantato un coltello fra dita e tendini della mano sinistra. Una brutta storia, ma forse a lieto fine. Rientrata al Roland Garros, ancora abbastanza fragile nell’animo e nell’ano recuperato, Petra si è dimostrata in grado di tomare a vincere la settimana scorsa a Birmingham È donna da due successi sull’erba dei Championships, caso unico (a parte Sister Venus) nell’ Era Serena Wlliams. Debutta contro Johanna Larsson, compito non facilissima Ci si chiede, piuttosto, con quale animo scenderà in campo Venus, su cui grava un’inchiesta per la morte di un settantottenne travolto (così dicono) dal Suv della tennista a un incrocio, a Palm Beach Gardens in Florida Gioca contro Elise Mertens. Si vedrà. In campo anche i vincitori del RolandGaros, Nadale Ostapenko. Non hanno problemi, solo voglia di ricominciare. Avversari abbordabili per entrainbi, l’australiano Millman per Rafa e la Sasnovich per Jelena. Sei Italiani al debutto. Cecchinatoalla prova di Nishikori, Seppi opposto a Gombos, Boleili contro Lu. Compito difficile per la Giorgi, contro la Comet, e la Vinci, attesa dall’altra Pliskova, Krystina. Fognini trova Tursunov e sarà dura, perché il russo, ai suoi tempi, era discreto erbivoro.

 

Dal montepremi alle fragole con panna

 

Stefano Semeraro, la stampa del 3.07.2017

 

Oggi inizia Wimbledon e fra i tanti possibili effetti negativi della Brexit ce n’è in agguato uno davvero pernicioso per il Torneo più antico del mondo: l’aumento incontrollato del prezzo delle fragole con panna (anche del 50%) o, ancora peggio, una improvvisa carestia del frutto più amato dai tennisti. Già il crollo della sterlina ha costretto gli organizzatori ad aumentare il montepremi per riequilibrare il cambio con il dollaro, la difficile congiuntura dell’industria ortofrutticola potrebbe ora fornire un’ulteriore mazzata ai Championships. Il 95% degli stagionali che rendono possibile la raccolta della frutta nel Regno Unito proviene infatti dal Continente, soprattutto dall’Europa dell’Est, una limitazione del lavoro degli stranieri sarebbe una disgrazia per il settore. «Ogni anno spedisco 28 tonnellate di fragole a Wimbledon», ha spiegato al Guardian Marion Regan, titolare insieme con il marito Jon della fattoria del Kent che da 25 anni ogni mattina rifornisce il torneo. «E posso farlo solo perché ho un gruppo speciale di ragazzi che viene dall’Est e ci aiuta a consegnarle in meno di 24 ore. Spero che possano continuare a farlo». Strawberries fields non più forever, per colpa della Brexit?

 

Scatta l’ora di Wimbledon e Federer sogna il record

 

Laura Gudobaldi, il quotidiano Nazionale del 3.07.2017

 

Oggi riaprono i Doherty Gates e si celebrano 140 anni di Championships. Per i Brits è come se non ci fossero altri “Campionati”. Se per le Henley’s Regattas e il Derby di Ascot si scomoda più facilmente anche Her Majesty the Queen, Wimbledon è il “Torneo”, con la T maiuscola. Il Torneo disputato la prima volta in Worple Road nel 1877 (vinto da Spencer Gore per una manciata di scellini) e trasferitosi nel 1922 di poche centinaia di yards in Church Road, sempre nel sobborgo di Wimbledon a sud-est di Londra, 25 minuti di metro da Piccadilly Circus alla stazione di Southfields. Il montepremi supera i 20 milioni di euro. Per gli appassionati del gioco brevettato dal maggior Clopton Wingfield poco prima del 1870, Wimbledon è il tempio del tennis. I Musulmani vanno alla Mecca, i fan del “Gioco con Racchetta” a Wimbledon. Ma conquistare un biglietto dei 17.000 del Centre Court è un’impresa. Ogni anno si iscrivono al sorteggio dei preziosi coupon, anticipando i soldi, più di 2 milioni di “fedeli”. I sudditi di Sua Maestà sognano di assistere al tris dello scortese Sir Andy Murray, campione nel 2016 e anche nel 2013, 77 anni dopo l’ultimo Brit Fred Perry. Ma la grande maggioranza dei non-Brits vorrebbe rivivere un’altra finale simile a quella di gennaio all’Australian en, vinta da Federer se bene perdesse 3-1 al quinto set dal rivale storico Nadal. Federer, che potrebbe trovare nei quarti Raonic e in semifinale Djokovic (campione 2014 e 2015), punta all’ottavo trionfo verde nel suo giardino. Sarebbe record. Willie Renshaw ai primi del 900 e Pete Sampras negli Anni Novanta sono fermi a quota sette. Nadal, reduce dalla “Decima” parigina ha sul teorico percorso Cilic nei quarti e Murray in semifinale. Qui ha vinto 2 volte. Il duello finale 9-7 al quinto su Federer, nella finale 2008 ricordato come uno dei migliori match All Time. Ma negli ultimi 5 anni Rafa ha sempre perso nei primi turni. Del torneo femminile, degli 11 italiani, delle quote dei bookmakers leggi su www.ubitennis.com Laura Guidobaldi

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