Code monstre, lacrime, mini-sorprese. Più tennis parlato che visto

Editoriali del Direttore

Code monstre, lacrime, mini-sorprese. Più tennis parlato che visto

WIMBLEDON – Da Venus Williams a Cornet, da Wawrinka al Next-Gen Medvedev. Karlovic e Bedene all’inseguimento di Isner-Mahut. Ok Fognini, Bolelli e Seppi, brave Giorgi e Schiavone

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da Londra, il Direttore

Una folla mostruosa, 64 partite disseminate in 17 campi, impossibile seguirle fendendo la folla nei corridoi dove ci si appiccica, ci si pesta, e si arriva a vedere uno spiccico di campo, quasi mai tutto. Se si vede di più…beh conviene  fermarsi lì, il più a lungo possibile, per evitare la tortura di far la coda per un altro campo secondario, senza la garanzia di vedere qualcosa. So che tanti ci invidiano, che pensano “che fortuna avete voi che siete a Wimbledon!” e io li capisco, perché se chi fosse qui non avesse anche l’incubo di non perdere qualche set point qua e là, qualche dichiarazione magari “clamorosa” dei 128 protagonisti che tutti – nessuno escluso – si sono concessi alle interviste di rito, beh sarebbe tutto molto più rilassante, piacevole, perfino divertente. Comunque un’esperienza unica. Al mio quarantaquattresimo Wimbledon consecutivo l’esperienza è un po’ meno…unica. Non crediate ai cronisti che vi dicono di aver visto quattro o cinque partite, o tutto un intero match sul campo.

Noi di Ubitennis siamo in quattro eppure non ce la facciamo, perché pur essendo aiutati in maniera pazzesca da chi ci sostiene in Italia – dove c’è chi saltabecca in tv da un campo all’altro come finiamo per fare anche noi inevitabilmente in sala stampa – è impossibile non essere travolti da una miriade di dati, risultati, immagini, parole. Che dobbiamo spesso riciclare – noi da qui ma anche i redattori e i vari collaboratori in Italia – sui social network. All’incubo di annotare tutto per scriverne sui quotidiani (per chi deve farlo), oltre ad Internet che non ti dà tregua, ci sono i Twitter, i Facebook: una vera condanna. E poi il video di fine serata, che va fatto quando c’è ancora luce, perché quest’anno a Wimbledon non ci consentono più di farlo con la loro telecamera come negli ultimi anni e all’interno del club. Si deve uscire fuori dai cancelli… e magari Karlovic e Bedene stanno ancora giocando – senza mai strapparsi il servizio – ed è grassa se Wawrinka e Medvedev hanno appena finito il loro match.

La prima settimana è un delirio. Guai a lamentarsi se gli italiani in gara sono troppi, ci mancherebbe, ma quando giocano in otto nella stessa giornata, come in questo lunedì d’apertura, si diventa matti. Perché per ogni intervista post match ci vuole una mezz’ora. Sono quattro ore che se ne vanno per quelle, ma mica giocano solo gli italiani. Oggi c’è stata Venus Williams che, battuta  7-6 6-4 la Mertens alla sua ventesima partecipazione a Wimbledon, si è messa a piangere quando le hanno chiesto dell’incidente mortale che ha provocato in Florida (passando con il rosso, sia pure andando a velocità da lumaca, riferiscono le cronache), e ha interrotto la sua conferenza stampa. C’è stata la Cornet che piange spesso sul campo ma assai raramente invece davanti ai giornalisti, ma il k.o. con la nostra Camila Giorgi (più disinvolta del solito in conferenza) deve averla particolarmente traumatizzata.

C’è Rafa Nadal che perde solo sei games e non gli era mai andata così bene al primo turno in una vita che viene qua, c’erano mille dubbi sulle condizioni di Murray e Andy ha ceduto appena sette games. Tutti e due sono stati in campo soltanto un’ora e tre quarti… mentre Bedene e Karlovic, dopo quattro set senza il minimo break, sembravano desiderosi di insidiare il famoso record del 2010 stabilito da Isner e Mahut con il famigerato 70-68 al quinto dopo 11 ore e spiccioli. Fino al 6-6 al quinto, dopo quattro set conclusi al tiebreak, non s’era vista l’ombra di un break. Eravamo preparati al peggio. Tutti a seguire in ginocchio le palle break sperando nel lieto evento… e vincesse il migliore. Che alla fine è stato Bedene che, del resto, con Karlovic aveva già vinto tre volte su tre… ma due per ritiro del croato che magari avrà rimpianto di non essersi ritirato anche stavolta. Anche lui, come me, ha la sua età. 44 aces non gli sono bastati, come non gli bastarono quelli – cito a memoria: una decina di più?  – contro Bracciali che colse contro il gigante croato una delle sue più belle vittorie. Mi pare sul campo 17…

A ritirarsi ci hanno pensato altri tre, Troicki con Mayer, Istomin con Young e – il ritiro più significativo di tutti anche se non sorprendente – Kyrgios con Herbert che gli aveva già strappato i primi due set. Perché Kyrgios non si decida a operarsi all’anca è difficile da comprendersi. “A nessuno piace operarsi” ha spiegato, ma temo che prima o poi dovrà arrendersi all’evidenza. E le teste di serie saltate? Beh, la più clamorosa ovviamente quella di Stan Wawrinka, la n.5, che mi sa dovrà accontentarsi di aver vinto uno ciascuno degli altri Slam. Mica poco. Ma l’erba non fa per lui (salvo smentite). Chi lo aveva visto in allenamento lo aveva visto assolutamente fuori registro. E chi ha capito di scommettere su Medvedev ha fatto bene. Per me è stata una mini-sorpresa. Non possono stupire le sconfitte di un’altra “cabeza de serie”, Verdasco n.31 con Anderson che su questi campi seppe far tremare Djokovic l’ultimo anno che Nole vinse il torneo – era avanti di un break al quinto dopo aver vinto i primi due – né di due ragazze non più giovanissime (eufemismo) come Mirjana Lucic Baroni (n.26 e battuta dalla tedesca Witthoeft) e la nostra Roberta Vinci (n.31 e sconfitta dalla meno forte delle Pliskova, Kristyna, ma a suo dire ancor più dal mal di schiena).

Proprio sul finire della serata, ore 22 locali, e 23 italiane per una giornata cominciata intorno alle 9 del mattino per chi doveva fare procedure di accredito e leggersi un po’ di giornali britannici, la Suarez Navarro è venuta a capo della canadese Bouchard che… sembra un secolo ricordare qui finalista e invece è stato soltanto nel 2014. La Cibulkova aveva finito prima, per battere 9-7 al terzo un’orgogliosa Petkovic, e sempre per ricordare qualche altra partita non scontata delle 64, c’è stato il polacco  Janowicz che ha confermato di essere in ripresa domando le legittime ambizioni del promettente canadese Shapovalov. Per il Canada giornata da dimenticare (se non fosse stato per la Abanda, vittoriosa sulla Nara), ma di martedì gioca Raonic che invece sembra in buona forma (per quanto valgono gli allenamenti). Io mi sono “distratto” un po’ a intervistare la Svitolina, che continua ad essere colpevolmente ignorata dai media, ma potrebbe diventare n.1 del mondo, se la Pliskova non sta attenta. Kerber sembra più in difficoltà di… Serena e la Konta si è vendicata dalla Hsieh che l’aveva fatta fuori a Parigi, ma non sembra sull’erba molto più forte di quanto lo è sulla terra.

Mi resta il bilancio azzurro: cinque vittorie e tre sconfitte. Due sconfitte più che onorevoli: quella (scontata) di Fabbiano con Querrey (un altro che Djokovic sull’erba non vuole più incontrare). Thomas è stato avanti di un break sia nel primo sia nel secondo set e gli è mancata solo l’esperienza ma è stato bravissimo. E quella citata di Roberta Vinci contro una avversaria che l’aveva già battuta due volte. Tutti a chiedere a Roberta se tornerà l’anno prossimo e lei a trincerarsi in grandi difese… con il taglio sotto la palla. A Meloccaro di Sky ha detto: Potrei tornare in quattro diverse versioni. Da giocatrice, da spettatrice, da coach, da turista…”. Ma non avrebbe certamente voluto finire così la sua carriera, con il mal di schiena. Se Venus ha giocato 20 Wimbledon e Francesca Schiavone 17… beh Roberta (che non sa nemmeno quanti ne ha giocati) se non avesse troppa fretta di diventare mamma, potrebbe continuare ancora un po’. Per nulla onorevole invece il 6-2 6-2 6-0 di Cecchinato. Chiaro che Nishikori, quelle rare volte in cui sta bene, sia di un’altra categoria, ma non si può perdere un match in un’ora e dodici minuti, con i campi di campo che non sono quelli degli anni Sessanta quando non c’erano neppure le sedie per sedersi e dissetarsi. Un collega inglese è venuto a chiedermi se fosse vero che Marco era arrivato soltanto in mattinata, e ho dovuto smentire la voce maligna, ma insomma la sensazione generale è stata – soprattutto nel terzo set – che l’azzurro fosse venuto a ritirare l’assegno di 35.000 sterline e non avesse nemmeno tanta voglia di sudare e fare la doccia. Maldicenze, per carità, ma uno che viene a Wimbledon per la prima volta dovrebbe battersi un po’ di più, anche dopo aver perso 6-2 6-2 i primi due set.

Delle cinque vittorie spicca quella della Giorgi sulla Cornet: Camila era più disinvolta in campo e perfino in conferenza stampa, sebbene nella seconda in assenza del padre dovesse sempre guardare l’ex B1 di Piacenza, Marco Beghi che gli fa da sparring partner prima di pronunciare qualsiasi frase. Però stavolta erano frasi articolate. E accompagnate anche da qualche sorriso. Soprattutto quando ribadiva: “Sto acquisendo maggiore continuità”. È in fiducia e certo sarebbe stato meglio se al prossimo turno avesse trovato una avversaria più morbida di Madison Keys, che lei ha comunque già battuto: Keys dopo una prima operazione al polso ne ha affrontata un’altra più leggera subito dopo il Roland Garros e ha detto “Con Camila saranno scambi molto rapidi e a decidere i punti sarà chi per primo riuscirà a tirare la prima botta. A volte lei ti fa un gran vincente…e a volte no” con un sorriso. E da una che ha battuto sette top-ten c’è da aspettarsi di tutto.

Fognini ha incontrato in Tursunov un vero ex, certificato dalla classifica “protetta” – n.715 – che però non l’ha protetto da una gran stesa 6-1 6-3 6-3 in un’ora  e 33 minuti, sei minuti meno del tempo impiegato (ma in quattro set) da Seppi per battere il Carneade Gombos. Chi era proprio contento era Bolelli, l’uomo che non si accontenta di risorgere. Ha sconfitto nel cinese di Taipei l’uomo che ha vinto più Challenger perfino rispetto a Paolo Lorenzi – i due sono campioni… del mondo della specialità – e ora affronta Tsonga, campione capace di rimontare un handicap di due set a Federer qui, ma anche di perdere partite che non ti aspetti. Simone qui ha sconfitto Gonzalez e anche Wawrinka (vabbè, ora questo risultato è un po’ sminuito per colpa di Medvedev, Next-Gen rampante), ma orgogliosamente ricordava di essere stato anche a due punti dalla vittoria su Nishikori. Insomma non è chiuso per nulla. Vedremo, così come vedremo Fognini con Vesely, tipo che quando serve bene fa paura a tutti (uffa quanti giocatori dei quali mi tocca parlare che mi fanno venire in mente Djokovic?), anche se come Anderson che affronterà Seppi.

Della partita dominata in 53 minuti dalla Schiavone sulla bella Minella (perdonate la rima banale) direi che il momento saliente è stato quello contrassegnato dall’arrivo di Gianna Nannini, invitata da Francesca e per nulla timida: la Nannini non ha mancato di far sentire la sua voce in mezzo al pubblico. “Sono stata brava a non distrarmi, ma l’ho sentita subito! Io sono stata almeno a quattro suoi concerti, lei non era mai venuta a Wimbledon e appena le ho detto se le divertiva venire mi ha detto subito di sì con entusiasmo”. Chissà se la Nannini capisce di tennis. Il fratello pilota sì. L’intervista di Francesca dovreste averla letta. È stata carina soprattutto quando ha ricordato di…a ver scoperto la bellezza di Wimbledon, e i suoi continui progressi, soltanto dopo aver vinto il Roland Garros…Poi ha detto la sua sull’Inghilterra, “un Paese che amo” e sulla Brexit, “Per me hanno fatto bene, sono sempre stati un Paese indipendente”. Quest’ultima affermazione non la sottoscrivo. Mi limito a riferirla. Ognuno è libero di pensarla come gli pare.

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