Djokovic: "Una pausa? Bisogna pensarci bene"

Interviste

Djokovic: “Una pausa? Bisogna pensarci bene”

Wimbledon, primo turno: [2] N. Djokovic b. M.Klizan 6-3 2-0 rit. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

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Dal momento che sei stato numero 1 al mondo cosa credi sia più divertente fare: diventare il numero 1 oppure giocare per difendere la prima posizione?
Penso che la parola “difendere” di per sé rimandi a emozioni negative. Io non penso di dover difendere nulla. Penso che anche se ti presenti come il campione uscente in un torneo, stai comunque ricominciando da capo, dalla medesima linea di partenza degli altri giocatori. Cerco sempre di avere quel tipo di mentalità, ovvero che sto lottando per la vittoria come chiunque altro. E il tennis è uno sport che ti dà questa chance letteralmente ogni settimana. Anche se perdi puoi rifarti e fare un buon risultato dopo poche settimane. A proposito della domanda che mi è stata posta, ritengo che ognuno di noi abbia obiettivi, percezioni e ambizioni diverse nel circuito. Io parlo a titolo personale. Per me è sempre stato fondamentale divertirmi. Tante volte ho detto che la fonte della mia motivazione è l’amore e la passione per il tennis. Fino a quando ci saranno ogni cosa sembrerà più semplice e naturale. È tutto in armonia. Non gioco mai per ragioni diverse, di tipo materialistico. Come tutti, ho avuto obiettivi nella mia vita. Sicuramente uno di questi era diventare il numero 1 al mondo. Farcela è stato molto gratificante. Non è la cosa più importante che mi fa andare avanti ogni singolo giorno.

Quanto è impegnativo rimanere per tanti anni al vertice nel mondo del tennis? Hai visto ciò che Federer ha fatto, ovvero prendersi quattro mesi di pausa lo scorso anno e poi rientrare al massimo della forma. È qualcosa che potresti provare a fare anche tu? Riusciresti a prenderti una pausa considerando tutti i tuoi sponsor e i tuoi impegni?
Bella domanda. Io penso a tanti possibili scenari, in merito a ciò che potrei fare. Dipende da molti fattori; principalmente da come ti senti. Le sponsorizzazioni comportano degli impegni. Io cerco di essere professionale al massimo in merito allo sport e agli sponsor e a tutto ciò che ruota intorno. Ma non decido in base a questo. Non mi va di giocare per una ragione o un’altra, bensì in virtù di ciò che le mie emozioni mi dicono di fare. Non è una decisione semplice da prendere così su due piedi. Richiede un processo di riflessione. Bisogna pensarci bene e a lungo. Ognuno ha i propri tempi per poter capire come si sente e definire i propri piani. Al contempo devi impegnarti e sentirti coinvolto nel breve periodo per poter dare tutto te stesso ogni giorno. Se sei in campo, devi farlo nel modo giusto. Questo è il mio atteggiamento mentale.

Tu, Nadal, Murray e Federer siete gli unici ad avere vinto a Wimbledon negli ultimi 15 anni. Perché solo in questo torneo dello Slam gli altri giocatori non sono riusciti a vincere?
Roger ha vinto la maggior parte di questi titoli, quindi. È soprattutto dipeso da lui questo fatto. Non ho mai riflettuto su questa circostanza. Forse è perché noi quattro abbiamo sempre puntato molto sul fatto di vincere il torneo più importante. Per qualche motivo abbiamo avuto molto successo negli ultimi 10 e passa anni. Roger credo abbia infranto il record di semifinali consecutive negli slam e anche io ne ho fatte tante di fila. Nadal e Murray sono andati a loro volta molto bene in questi tornei. Senza dubbio è una grande epoca per il tennis maschile. Noi quattro abbiamo dato vita a grandi incontri e grandi rivalità. Da un lato è una cosa positiva per il tennis, dall’altro non può durare per sempre. Alla fine ci sarà un nuovo vincitore.

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