Wimbledon: splendida Giorgi, Fognini e Lorenzi avanti. Tre eliminati

Italiani

Wimbledon: splendida Giorgi, Fognini e Lorenzi avanti. Tre eliminati

WIMBLEDON – Camila supera di forza Keys. Il ligure fatica solo nel primo set contro Vesely: ora Murray. Paolino per la prima volta in carriera vince a Church Road. Simone non trova contromisure contro Tsonga, Seppi e Schiavone rimandati

Pubblicato

il

 

C. Giorgi b. [17] M. Keys 6-4 7-6(10) 6-1 (da Londra, AGF)

Si affrontano al Court 3 due delle giocatrici più offensive del circuito. Sia Giorgi che Keys appartengono alla categoria che ho definito delle “super-attaccanti”, giocatrici che scendono in campo con l’obiettivo di comandare lo scambio sistematicamente.
I precedenti sono 2-1 per Keys: Madison ha vinto nel 2012 in un ITF americano e nell’ottobre scorso a Linz. Giorgi ha vinto invece il confronto di Fed Cup di Cleveland nel 2014. Quello di oggi è il primo incontro su erba, una superficie che amplifica ulteriormente le caratteristiche offensive di entrambe.

Il match si sviluppa come previsto: scambi brevi, e massima aggressività sin dal primo colpo dello scambio. La svolta arriva al quinto gioco quando Camila infila una serie di risposte profonde e velenose, che quando non sono direttamente vincenti impediscono a Keys di organizzare un colpo accettabile in uscita dal servizio. Il break arriva addirittura a zero, ed è quello che decide il set, visto che poi si riprenderà a seguire la regola del servizio. 6-4 Giorgi in 33 minuti.
Complessivamente Camila è apparsa più reattiva e quando lo scambio si è un po’ allungato a volte ha saputo concluderlo facendo ricorso al contropiede. Giorgi ha sì commesso 4 doppi falli (contro gli zero di Keys), ma ha chiuso il set con una percentuale di punti vinti sulla seconda superiore a quella di Madison (50% contro 33%): segno che in questo caso il rischio di Camila sulla seconda palla si è rivelato producente.

Sullo slancio della vittoria nel primo set Giorgi strappa in apertura il servizio all’avversaria. Considerato che un solo break ha fatto la differenza nel primo set, potrebbe già essere la chiave del match, anche perché siamo sull’erba e il servizio sino ad ora è sempre stato un fattore importante della partita.
Ma sul 4-3 servizio Giorgi tutte le dinamiche precedenti vengono rivoluzionate: più che gli aspetti tecnici diventano determinanti quelli psicologici. Camila si produce in un game disastroso, e con tre doppi falli come zavorra finisce per concedere il primo break della sua partita. Non è da meno Keys: immediato controbreak e Giorgi sul 5-4 va a servire per io match. E nuovamente perde il servizio (a 15), rimettendo tutto il parità. Tre break consecutivi. L’equilibrio non si rompe più e si finisce per approdare al tiebreak.

Il tiebreak è forse la parte meglio giocata del match, sicuramente la più emozionante: chi è indietro nel punteggio trova sempre in se stessa la forza di dare il meglio per rimettere le cose in parità. Giorgi non riesce a sfruttare 4 match point, mentre Keys finisce per chiudere 12-10 grazie a un fatale doppio fallo di Camila. Che è anche sfortunata perché proprio nell’istante in cui sta per colpire la sua prima di servizio arriva dal Centre Court un boato improvviso che la destabilizza.
E così, malgrado abbia giocato meglio per gran parte del match, Giorgi si ritrova in parità, con tutto da rifare: tipico del tennis. Secondo set Keys 7-6(10) in 61 minuti.

C’è davvero poco da spiegare del terzo set. La mia sensazione è che, malgrado il tiebreak perso, in Camila fosse cresciuta la consapevolezza di essere, almeno oggi, più forte dell’avversaria; e di non dover fare altro che continuare a giocare al meglio per dimostrarlo. Tanto concentrata da apparire spietata, (“in missione” direbbero gli americani), in pochi minuti ha chiuso il confronto che probabilmente pensava di meritare di vincere in due set. Ma è stato comunque importante sbrigare la pratica in fretta, visto che l’oscurità incombeva e con l’interruzione avrebbe avuto tutto da perdere. 6-1 in 24 minuti.

Dovessi indicare quali aspetti tecnici hanno fatto la differenza nel match sceglierei tre cose. Primo: una leggera prevalenza di Giorgi in risposta. Secondo: un uso più accorto e sagace del contropiede. Terzo: la maggiore varietà nel colpire di dritto, visto che Camila ha spesso alternato palle piatte e tese a soluzioni in cross molto più cariche di spin che obbligavano Keys sulla difensiva e a concedere campo. Come dire che, anche quando il tennis è estremamente aggressivo, non è detto che sia condotto picchiando a caso.

Con questa vittoria Giorgi si è regalata come prossima avversaria Jelena Ostapenko, la fresca vincitrice del Roland Garros. Un solo precedente: vittoria di Giorgi per 6-4, 6-3 sul cemento indoor di Katowice 2016.

[4] E. Svitolina b. F. Schiavone 6-3 6-0 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Partita sofferta per Francesca Schiavone che viene travolta da un’impeccabile Elina Svitolina. La n. 5 del mondo prende subito il sopravvento sull’azzurra e si regala il terzo turno a Wimbledon con un perentorio e inappellabile 6-3 6-0 in 52 minuti. Niente da fare per la Leonessa che non è riuscita a mettere in campo il suo miglior repertorio, né tanto meno a far salire ulteriormente di livello il proprio tennis come aveva auspicato lunedì in conferenza stampa.

Il primo set si risolve in 29 minuti per Elina. All’inizio del parziale sembra che Francesca possa star dietro al ritmo della 22enne ma è solo un’illusione. Racimola solo tre giochi e non ne farà più in tutto il match. Nella seconda frazione è un assolo della Svitolina che va a prendersi la vittoria chiudendo 6-3 6-0. Servizio insufficiente per Francesca che mette in campo solo il 47% di prime palle; conquista il 53% dei punti con la prima e soltanto il 26% con la seconda. I vincenti sono sporadici, solo sei, a fronte dei 15 dell’ucraina. Nella maggior parte dei casi, i punti scivolavano veloci, risolvendosi al massimo in quattro scambi. Un peccato davvero per Francesca che avrebbe affrontato al terzo turno la vincente tra la qualificata Aryna Sabalenka e Carina Witthoeft. Sarà invece Elina ad avere l’opportunità di andare ancora più lontano in tabellone e, perché no, puntare ulteriormente alla prima posizione mondiale.

K. Anderson b. A. Seppi 6-3 7-6(4) 6-3 (da Londra, Luca Baldissera)

Stranamente, per due giocatori non molto lontani come storia del loro ranking ATP, e quasi coetanei, il secondo turno di Wimbledon 2017, sul campo 17, è il primo confronto tra Andreas Seppi (33 anni, 87 ATP) e il sudafricano Kevin Anderson (31 anni, 42 ATP). Il pomeriggio londinese è splendido, fa caldo, e il sole ha incoraggiato un’infinità di fastidiose piccole “formiche volanti” a sciamare sui campi e intorno a giocatori e spettatori, creando non pochi fastidi.

L’inizio della partita tra il lungo bombardiere Kevin e l’altoatesino Andreas è un terrificante 12 punti a 1 per Anderson, che si traduce in un 3-0 con un break. Andreas, che come sappiamo è sempre stato un”diesel” nell’entrare in partita, inizia a giocare bene anche lui, ma con uno che serve ai livelli di Kevin un “early break” rischia già di essere una sentenza per quanto riguarda il primo set. E purtroppo così puntualmente avviene, in un match che scorre senza grandi momenti di spettacolo, ancorato ai servizi, ma il problema è che Andreas ha concesso un vantaggio iniziale che non gli riesce di colmare, ed è 6-3 Anderson, inavvicinabile quando è alla battuta.

Rischia ancora grosso Seppi al servizio a inizio secondo set, salvandosi da un 30-40 pericolosissimo, poi il set scorre liscio dietro ai turni di battuta, con gioco scarno (Andreas manovra e palleggia meglio, Kevin spara quasi tutto, ma in particolare oggi pomeriggio è un martello con prima e seconda palla), c’è un altro momento di “allarme rosso” per l’azzurro con il 30-40 e palla break da affrontare sul 4 pari, ben annullata, e l’approdo al tie-break è a quel punto scontato. Qui avviene una sorta di compandio, in piccolo, del primo set: subito 3-0 Anderson con minibreak, e poi due punti a testa, senza rischi, fino al 7-4, una regolarità nel punteggio tra il frustrante e il disarmante, 7-6 e due set a zero per il sudafricano, che oltre al servizio mostra ripetute ed efficacissime soluzioni con il dritto, sia anomalo che inside-in, e sembra avere una cilindrata superiore all’azzurro.

Nel terzo set il canovaccio tecnico-tattico rimane lo stesso, e purtroppo anche il risultato: il patatrac sulla battuta dell’italiano arriva al quarto gioco, 2-1 Anderson e servizio Andreas: due drittoni di Kevin e un doppio fallo di Seppi lanciano il sudafricano sul 3-1, e visto l’andamento del punteggio e la qualità al servizio del biondone di Johannesburg, verso la vittoria finale. negli ultimi tre turni di servizio Kevin lascia la miseria di due punti ad Andreas, chiudendo per 6-3 con un bel dritto diagonale. Tre piccoli passaggi a vuoto, uno per set, sono costati la partita a Seppi, ma su erba contro un bombardiere della qualità di Anderson può succedere. Nemmeno l’ombra di una palla break concessa, 40 vincenti e 13 errori, 53 servizi vincenti, 16 ace per Kevin: quello che si suol definire un partitone, bravo lui, e come detto poche colpe per Andreas.

Seppi dopo il match: “Credo di aver risposto così male poche volte in vita mia, non gli leggevo proprio il servizio, certo il fatto che non lo avessi mai incontrato prima non mi ha facilitato in questo. Ma anche nello scambio non mi sentivo centrato, non lo so perchè, ok, qui le condizioni sono diverse da Antalya, ma mi ero sempre trovato bene a Wimbledon. Quando a un giocatore come Anderson permetti di andarti via nel punteggio poi è durissima. Avrei dovuto farlo entrare in più scambi, i game sono sfuggiti troppo velocemente. Ma davvero, bravo lui, è stato solidissimo, non mi capita spesso di non avere nemmeno mezza palla break. Adesso farò il trattamento all’anca, e mi fermerò quasi sicuramente fino agli US Open, potrei rientrare al limite a Winston Salem, ma vedremo“.

[28] F. Fognini b. J. Vesely 7-6(3) 6-4 6-2 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Fa caldo, caldissimo a Wimbledon. Sotto un sole cocente – tant’è che gli spettatori boccheggiano e si spalmano la crema solare, mentre formiche con le ali invadono i campi di Church Road – Fabio sta dimostrando di sentirsi bene fisicamente e, come ha detto lui stesso lunedì, quando il fisico tiene, anche il tennis risponde. Jiri Vesely, che si regalò i riflettori del mondo del tennis l’anno scorso a Montecarlo infliggendo a Novak Djokovic la prima sconfitta all’inizio di un torneo dopo tre anni, è attuale n. 48 ATP. Avversario sempre potenzialmente ostico, è un ragazzone coriaceo, dal gioco aggressivo e dal servizio bombardiere. Il primo set offre d’emblé un tennis di grande qualità, con un Fognini in grande spolvero. Tra un vincente e l’altro, sarà il tiebreak a decidere l’esito del primo parziale. Tiebreak in cui Fognini domina, efficace nei passanti e nelle scelte tattiche; sale rapidamente in vantaggio 4-1 e 6-3, chiudendo al primo setpoint utile in 53 minuti.

I due mantengono grande equilibrio anche nel secondo set fino al 4-4, equilibrio che però viene spezzato da Fabio che, per la prima volta nel match, sale 5-4 e servizio per poi chiudere 6-4. Ottima prestazione finora del tennista di Arma di Taggia, centratissimo, preciso nella posizione in campo, nella lettura del match e nelle variazioni del repertorio. Lo stato di grazia di Fabio continua anche nella terza frazione. Il ceco dà segnali di cedimento e soprattutto conferma di non riuscire a tenere a lungo gli scambi dal ritmo serrato e le angolazioni di Fabio. Questi continua a sovrastarlo facendo ancora la differenza ad inizio del quarto set, allungando il passo sul 2-0, per poi prendere il largo sul 5-2. Jiri aumenta la percentuale degi errori e non può che subire l’avanzata di Fabio che chiude il match con lo score di 7-6 6-4 6-2 in 1 ora e 57 minuti.

L’azzurro non ha mai perso il servizio; ottiene l’86% di punti con le prime palle ma, soprattutto, è andato lui a prendersi il match mettendo a segno ben 60 vincenti, a fronte dei 20 – un po’ pochi – di Vesely. Ci ha provato Jiri a forzare, tant’è che si computano 41 errori “forzati” per Fabio. Ma, soprattutto, il dato tecnico che spiega la partita è che, fino a 4 scambi, i punti ottenuti sono praticamente gli stessi per entrembi; dai 5 agli 8 scambi, ecco che Fognini ne vince 24 su 30. In più di 9 palleggi, l’italiano vince 10 punti su 11, mentre il ceco, ovviamente, soltanto 1 su 11. Fabio si regala dunque il terzo turno con Andy Murray. I due sono 3-3 nei precedenti e tutti ricordano che Fognini ha vinto l’ultimo match in quel di Roma lo scorso maggio. Una curiosità: gli italiani con più di 3 turni in uno Slam (Era Open) sono Panatta (19), Seppi (14), Fognini (12), Barazzutti (8), Furlan (7), Camporese (6), Gaudenzi (5) e Bolelli (5).

Vesely lo scorso anno era giunto agli ottavi qui a Wimbledon (dove già nel 2014 aveva sconfitto Monfils) eliminando a sorpresa Thiem in tre set conclusi tutti al tiebreak. Giunto al quarto turno, dopo una vittoria ancora in tre set su Joao Sousa, costrinse al quinto il connazionale Tomas Berdych, il suo idolo, cui salvò 7 matchpoints. Fu un match lunghissimo: 46 63 76 (8) 67(9) 63, con tiebreak arroventati, di 18 e 20 punti, che avrebbero potuto concludersi al contrario, con setpoint di qua e di là. Alla luce di questi risultati la disinvoltura con cui Fognini è riuscito a imporsi, senza mai cedere il servizio, e dominando quasi tutti gli scambi andati oltre i primissimi palleggi (servizio, risposta, terzo e quarto tiro), è stata abbastanza impressionante. È sembrato in grande forma, insomma. Contro Andy Murray giocherà certamente sul campo centrale e avendolo battuto 3 volte su 3, seppure due in Italia e sulla terra rossa (a Napoli in Davis e a Roma agli ultimi Internazionali) beh… gli inglesi lo temono.

[32] P. Lorenzi vs H. Zeballos 7-6(3) 4-6 7-6(8) 7-5 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Il match si era interrotto ieri sera sul 2-2 del 4° set con il nostro Paolino Lorenzi in vantaggio per 2 set a 1. Oggi pomeriggio il senese completa l’opera e supera Horacio Zeballos 7-5 al quarto set.  Zeballos sembra aver preso più rischi perché ha messo a segno 64 vincenti rispetto ai 44 di Lorenzi, vale a dire 20 punti in più. Hanno giocato 3 ore e 42 minuti tra ieri e oggi e alla fine dei quattro set Lorenzi ha fatto soltanto un punto in più rispetto all’argentino: 148 a 147. Leggendo le statistiche, Zeballos ha sbagliato di più: 71 errori gratuiti contro i 61 di Lorenzi. La cosa curiosa è che Lorenzi, nato sulla terra rossa e poco abituato ad attaccare, è stato il giocatore che ha fatto più serve &volley, 11 volte in tutto, ottenendo 8 punti, contro le sole 7 volte di Zeballos. A rete, Lorenzi si è presentato 33 volte, trasformando 24 punti.

Per la prima volta dopo 6 eliminazioni al primo turno, Paolo Lorenzi abbatte anche questo tabù e accede al secondo round dei Championships dove incontrerà per la prima volta l’americano Jared Donaldson, n. 67 ATP, classe 1996 (21 anni da compiere il 9 ottobre). Lorenzi aveva perduto 13 volte al primo turno negli Slam prima di rompere il ghiaccio agli US Open 2014, dove raggiunse il secondo turno. Soltanto nel 2015 avrebbe raggiunto anche il secondo round anche all’Australian Open e poi nel 2016 il terzo allo US Open. Quest’anno ha finalmente infranto la serie negativa anche al Roland Garros, dove aveva perso precedentemente 6 volte di fila al primo turno. Ora anche a Wimbledon, proprio come a Parigi, dopo sei ko consecutivi, è approdato ad un inedito traguardo.

Donaldson è uno dei NextGen, è nato nel Rhode Island, vive in California ed è uno dei tanti giocatori che Gianni Clerici definisce tennisti-pivot: è alto 1 metro e 88. È destro, con il rovescio bimane ed ha fatto il suo ingresso tra i primi 100 del mondo il12 settembre 2016 dopo aver raggiunto il terzo turno all’Open degli Stati Uniti. Nel 2015 era il 5° teenager delle classifica mondiale dietro Coric, Chung, Kokkinakis e Alexander Zverev. Ottiene il primo punto ATP a 16 anni il 5 novembre 2012, dopo essersi qualificato e aver raggiunto a Caracas, in un Futures, i quarti di finale nel suo debutto fra i pro. È lo sparring-partner preferito di Roger Federer a Dubai. È allenato dall’ex top 30 Taylor Dent.

Lorenzi dopo il match: “Ci ho messo un po’ ma finalmente un match sull’erba di Wimbledon l’ho vinto. Sono servite le due settimane e mezzo sui prati tra tornei e allenamenti… Sono ancora lontano dall’essere un erbivoro, ma contro Zeballos ho giocato una discreta partita. È stato importante vincere il primo e il terzo set in cui ero sotto. E anche oggi alla ripresa dopo l’interruzione di martedì sera per l’oscurità nel quarto set ero in svantaggio di un break e ho rimontato chiudendo la sfida. Il mio prossimo avversario? Non conosco bene Donaldson. È uno dei giovani emergenti e ricordo di averlo visto battere Goffin lo scorso anno agli US Open”.

[12] J.W. Tsonga b. [Q] S. Bolelli 6-1 7-5 6-2 (da Londra, Luca Baldissera)

Gran caldo alle 13 in punto sullo show court 2 di Wimbledon quando l’arbitro chiama “time”, e il francese Jo-Wilfried Tsonga (32 anni, 10 ATP ) opposto al nostro Simone Bolelli (31 anni, 313 ATP) va al servizio ed esplode il primo ace esterno, per poi conquistare a zero il game d’apertura. I precedenti sono 2-0 per Tsonga. Il match si è rivelato purtroppo a senso unico, un paio di dati relativi al servizio su tutti: 0 break conquistati su 4 opportunità per Bolelli, 5 break ottenuti, su 13 opportunità, per Tsonga. 13 ace a 1, 32 vincenti a 15. Numeri impietosi dal punto di vista statistico, il buono è che Simone ha lottato, è sembrato in crescita anche se ci sarà ancora da lavorare, e soprattutto ha palesato una buona condizione fisica.

Bolelli nel secondo game spinge bene con il dritto, annulla una palla break nel secondo game, ed entra in partita a sua volta. Jo mette in campo una grande percentuale di prime palle in questo avvio, per l’azzurro è un problema, che diventa serio nel quarto game, quando sul 2-1 per Tsonga si trova sotto 0-40 a fronteggiare altre tre palle break. Un nastro tremendo in favore del francese converte la terza, e il set diventa all’ improvviso una salita non semplice da scalare. Jo continua imperterrito a picchiare la battuta, il 4-1 arriva senza problemi. Gioco scarno finora, neanche una volée, Simone non riesce a spostare un avversario che lasciato libero di spingere da fermo è troppo potente da contrastare su questi campi. Un altro break subito da Bolelli nel sesto game, con passante di dritto splendido fallito di millimetri, chiude virtualmente il set, con un 6-1 che arriva poco dopo. Mai a 40 Simone sulla battuta di Tsonga, se il francese continuerà così sarà durissima.

Più equilibrato l’inizio del secondo parziale, e soprattutto più sciolto e convinto Simone in particolare con il dritto, ma continua a soffrire terribilmente le battute del francese, che con lo slice da destra incassa una marea di punti diretti. Ancora in pericolo il turno di servizio dell’azzurro sull’1-1, palla break annullata, siamo sempre sul filo del rasoio, e quando sul 3-2 per Simone Tsonga concede il 15-40 sembra un avvenimento. Purtroppo il francese serve e spinge bene, annullando a sua volta le due opportunità per l’italiano. Ancora break point da affrontare per Bolelli sul 3-3, si salva Simone grazie a una brutta risposta alla seconda palla dell’avversario, stessa situazione sul 4-4, sta rischiando a ogni game l’azzurro in questo set. E sul 5-5, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino: 0-40, ennesime possibilità per Jo, e un dritto di Bolelli fallito a campo aperto gli consegna il break che lo manda a servire per il secondo parziale. Tsonga non si fa pregare, e chiude tenendo a zero. 6-1 7-5, servirebbe un’impresa ora.

Il problema di Simone è che non riesce a manovrare a sufficienza muovendo l’avversario, e quando a un bombardiere come Jo consenti di picchiare quasi da fermo, è durissima contrastarlo. L’ennesima palla break che Bolelli affronta nel primo game del terzo set, annullata con un bel rovescio lungolinea, non fa presagire nulla di buono, sono già 10, un’enormità sull’erba. Così come non sono un bel segnale i ben 16 punti che ci vogliono all’azzurro per salire 2-1, pur senza affrontare altre palle break. Non è che Simone giochi male, è semplicemente che Tsonga lo supera in potenza con i colpi fondamentali, servizio e dritto. Arriva puntuale il break al quinto gioco per il francese, replicato nel settimo, e il 5-2 è servito, purtroppo Simone non sembra più crederci, ed è comprensibile. L’ultimo game dura meno di un minuto, chiuso a zero da un Jo-Wilfried che si presenta al terzo turno in modo molto convincente. Peccato per Bolelli, a cui auguriamo di proseguire con successo nella sua ennesima risalita verso una classifica più consona alle sue qualità, e soprattutto di aver chiuso definitivamente con gli infortuni.

In sala interviste, Simone ci ha confermato di stare finalmente bene fisicamente: “Sì, finalmente non ho più dolori, ed è la cosa più importante. La chiave del match, in breve, è stata il servizio: io ho messo poche prime palle, lui mi ha fatto tanti punti diretti, specialmente con lo slice da destra, lo piazzava cortissimo ed esterno, lì mi ha fregato tante volte. Ho avuto una piccola chance nel secondo set, ma non basta per superare un giocatore così. Adesso alternerò challenger e qualificazioni a eventi grossi, andrò ad Amburgo. Riparto dalla posizione 227 (ne ha guadagnate 85. glielo abbiamo detto noi al momento, è sembrato molto contento, n.d.r.), e vediamo di completare questa ennesima risalita.

Risultati:

[32] P. Lorenzi vs H. Zeballos 7-6(3) 4-6 7-6(8) 7-5
[12] J.W. Tsonga b. [Q] S. Bolelli 6-1 7-5 6-2
[28] F. Fognini b. J. Vesely 7-6(3) 6-4 6-2
K. Anderson b. A. Seppi 6-3 7-6(4) 6-3
[4] E. Svitolina b. F. Schiavone 6-3 6-0
C. Giorgi b. [17] M. Keys 6-4 7-6(10) 6-1

Wimbledon: Kvitova eliminata! Rivincita Konta, Azarenka vola
Wimbledon: Nadal viaggia spedito, Murray trova Fognini

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement