L'oro di Wimbledon il torneo dei record è sempre più ricco (Clerici), Wimbledon, paese per vecchi e Federer insegue Rosewall (Piccardi), Wimbledon, la rivoluzione compie cinquant'anni (Semeraro), A Londra in sette giorni si decidono i numeri 1 del Mondo (Azzolini), l ritorno sull'erba di Andy non ha cancellato le sue insicurezze (Bertolucci), L’erba di Wimbledon sempre meno verde. E’ record di Over 30 (Baldissera)

Rassegna stampa

L’oro di Wimbledon il torneo dei record è sempre più ricco (Clerici), Wimbledon, paese per vecchi e Federer insegue Rosewall (Piccardi), Wimbledon, la rivoluzione compie cinquant’anni (Semeraro), A Londra in sette giorni si decidono i numeri 1 del Mondo (Azzolini), l ritorno sull’erba di Andy non ha cancellato le sue insicurezze (Bertolucci), L’erba di Wimbledon sempre meno verde. E’ record di Over 30 (Baldissera)

Pubblicato

il

 

Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

L’oro di Wimbledon il torneo dei record è sempre più ricco

 

Gianni Clerici, la repubblica del 10.07.2017

 

Una mia collega, che scrive sulla storia dell’arte, ha tentato di venire a Wimbledon venerdì. Mi ha chiesto un biglietto, che ho cercato invano, e si è rassegnata a far la coda che, per chi vuole essere quasi sicuro di entrare, inizia la sera prima, in questo caso giovedì. La coda, l’amica Milena, l’ha iniziata invece alle 6 del mattino, sperando di poter acquistare uno dei biglietti in vendita, per il Center Court, e i campi 1 e 2. Sono 500 i biglietti acquistabili per ognuno dei 3 campi più importanti, su un totale di 30.435.11 Club ne offre 36.000 giornalieri, che si ottengono entro febbraio, con un colossale ma onesto sorteggio, spedendo un assegno per il costo di 2 biglietti, e sperando anche in un giorno importante, magari addirittura quello della finale. Il totale dei biglietti venduti lo scorso anno è stato di 493.988, che quest’anno è già stato superato, per la prima settimana confrontata con il 2016, con 244.000 contro 236.000. Non sono stato in grado di ottenere una cifra, ma, considerato che un numerato costa 56 sterline il primo giorno, e 190 l’ultimo, un ingresso (ground ticket ) 25 sterline, si può calcolare, a spanne 44.460.000 E. Ci sono poi, per completare l’incasso, infiniti altri elementi, dai diritti televisivi alle fragole con panna, tipico cibo del torneo, che fanno secondo un amico londinese un fatturato di 170 milioni di pound dai quali escono 32 milioni di profitti. Utilizzati, questi ultimi, per foraggiare la Federazione tennis britannica, e la costruzione del tetto del Centrale, più le altre che seguiranno, nel tentativo di modernizzare il Club. Vorrei far notare, in proposito, che gli Slam di Melbourne e New York si giovano di una sessione serale di 15.000 spettatori, che a Wimbledon, per fortuna, ancora non è stata adottata. Con queste incrediCgiPOpVZ101EPo5EMAIA bili cifre, i miei informatori britannici ritengono che i Championships si affermino quale l’evento sportivo che vanti le maggiori cifre mondiali. Meno esperto di economia, mi limito a riferire, e a citare i premi ai tennisti, che vanno dai 2 milioni e 200.000 sterline al vincitore o alla vincitrice del singolo (su 128 partecipanti ), alle 400.000 per la coppia vincitrice del doppio, alle 100.000 per la coppia del misto, e alle modeste 4.375 del primo turno di qualificazioni, utili all’ammissione al tabellone finale. Dimenticavo di dirvi che la mia amica in coda, contrassegnata dal numero 10.100, è alla fine riuscita a entrare alle 5 del pomeriggio. Affranta dalla fatica, e dal fatto che, nella vana speranza di incoraggiarla, le avevo dedicato una copia del mio ultimo romanzo. Per parlare alfine del tennis giocato, credo di poter escludere, dai possibili vincitori, i due finalisti dello scorso anno, il vincitore Murray, e Raonic. Ma, parlando tanto di numeri, mi posso essere confuso. Perdonate.

 

Wimbledon, paese per vecchi e Federer insegue Rosewall

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 10.07.2017

 

Oggi ottavi al via con 7 over 30: «Un re Slam 40enne? Non è più fantatennis» Citius, altius, fortius. Più veloce, più in alto, più forte. E più vecchio. Coerente con la tradizione e i valori in cui crede dal lontano 1877, Wimbledon santifica la domenica di riposo soffiando sulla torta con 40 candeline e regalandosi ottavi di finale decisamente vintage: sette giocatori su sedici sono over 30, dopo che perla prima volta nell’era open lo erano state anche le prime cinque teste di serie del tabellone (Stan Wawrinka, allergico all’erba, è l’unica che si è persa per strada). A trascinare la carica dei vecchietti lui, Roger Federer, l’anziano svizzero che alla strepitosa velocità di 35 anni e 335 giorni viaggia verso il diciannovesimo titolo Slam, l’ottavo in Church Road. Quando nel 1972 Ken Rosewall si laureava campione dello Slam di casa, l’Australian Open, a 37 anni, due mesi e un giorno — rischiando di battere il suo stesso record di vecchiaia a Wimbledon e Us Open ’74 se non fosse stato fermato in entrambe le occasioni da un volitivo 22enne americano, tale Jimmy Connors —, nessuno immaginava che quel primato sarebbe durato 45 anni. «Ma oggi, con le conoscenze che abbiamo sulla fisiologia umana, con metodi di allenamento e di recupero sempre più sofisticati, con una cura dell’alimentazione che ha raggiunto livelli maniacali (vero Djokovic? ndr), immaginare un vincitore Slam 4oenne non è più fantatennis» spiega Bill Norris, per sette lustri direttore del settore medico dell’Atp Tour, il dottore che ha visto allungarsi sotto i suoi occhi l’età media dei tennisti, e dei finalisti dei Major. Non a caso, dopo 48 anni (Rod Laver capace di centrare il secondo Grande Slam, il primo e finora unico nell’era dei professionisti, 3ienne) Wimbledon potrebbe diventare il quarto Slam consecutivo a finire tra le grinfie di un ultratrentenne, magari dopo le due semifinali più attese — Murray vs. Nadal e Federer vs. Djokovic —, che in totale sommerebbero 126 anni d’età. Senza dimenticarsi di Venus Williams, ancora in corsa nel tabellone femminile, che a 37 anni e 23 giorni ambisce a diventare la regina di Wimbledon più agée, superando i 34 anni e 287 giorni della sorella Serena. «I tennisti nell’età della maturità, se integri, sanno come gestirsi — dice Norris —. Conoscono a memoria il proprio corpo, hanno coscienza dei proprio limiti, sono capaci di dosarsi: tutti fattori che riducono il rischio di infortuni». E poi c’è l’erba di Church Road: con i suoi scambi sincopati e la morbidezza degli appoggi, il gerovital più efficace. Niente a che vedere con i traumi del sintetico e lo sfinente logorio dei palleggi sulla terra battuta. «La generazione in attività è la più veloce e la più forte che lo sport del tennis abbia mai prodotto nella sua storia. Questi ragazzi cercano costantemente il modo per migliorarsi e oltrepassare il proprio limite». Non che Nadal e Federer siano immuni da acciacchi: Rafa l’anno scorso si è ritirato dal Roland Garros per un infortunio al polso che poi l’ha costretto a saltare Wimbledon, Roger nel2oi6 si è fermato sei mesi dopo un’operazione al ginocchio. «Ma poi sono tornati più forti di prima» sottolinea Norris. Nadal e Federer sono la punta dell’iceberg, ma lavorare sulla prevenzione serve. Il fenomeno ormai è generalizzato: 43 dei top ioo della classifica mondiale hanno più di trent’anni. E l’Atp va loro incontro: ai veterani è concesso di ridurre il numero di tornei obbligatori a cui iscriversi senza rischiare penalizzazioni. Se Wimbledon è un paese per vecchi, che fine hanno fatto le giovani pistole? Il finalista 2oi6 Milos Raonic, 26 anni, ha pescato negli ottavi il talento più cristallino della Next Generation, il 2oenne Aleksander Zverev. Grigor Dimitrov, 26 anni, e soprattutto Dominik Thiem, a 23 anni già due semifinali al Roland Garros, completano il poker di talenti rampanti che sognano di sottrarre il giardino di Church Road al monopolio dei Fab Four. È dal 2003, infatti, che la coppa finisce nelle mani di Federer (7), Nadal (2), Djokovic (3) o Murray (2). E su Wimbledon tira aria di restaurazione

 

Wimbledon, la rivoluzione compie cinquant’anni

 

Stefano Semeraro, il secolo XIX del 10.07.2017

 

L’estate era stata calda. Da tre mesi le radio trasmettevano a nastro “Sgt Pepper”, il rock dei Beatles che diventava psichedelico rimbalzando sulle chitarre distorte e gli ottoni della banda dei Cuori Solitari. C’era aria di rivoluzione in tutto il mondo e anche il tennis, alla fine dell’agosto del 1967, si preparava alla battaglia che lo avrebbe cambiato per sempre. Naturalmente a Wimbledon, ma un mese dopo la fine dei Championships. «Il primo giorno le tribune erano affollate per tre quarti», ricorda Rod Laver, il più grande tennista della storia. «Il presidente dell’All England Club ci disse che se le avessimo riempite per tutti i tre giorni l’anno seguente ci avrebbe invitato di nuovo. Ci guardammo negli occhi, noi otto, e capimmo che il futuro era anche nelle nostre mani». Per decenni, dai tempi della Lenglen e di Tilden, il tennis aveva vissuto un doloroso apartheid. Da una parte i dilettanti, spesso finti, foraggiati con mille sotterfugi dall’ipocrisia dell’Itf, la federazione internazionale. Dall’altra gli “sporchi” professionisti, quelli che giocavano per denaro. Laver, da dilettante, nel 1962 aveva chiuso il suo primo Grand Slam, vincendo in un solo anno i Campionati d’Australia, il Roland Garros, Wimbledon e i Campionati Usa; poi era passato professionista, condannandosi all’esilio dal Tempio. «Quando lo feci pensai che non avrei più rivisto il Centre Court, perché i pro erano esclusi dai grandi tornei. Ritrovarmi a giocarci sopra fu meraviglioso». Già dall’inizio degli Anni 60 in molti avrebbero voluto aprire a quelli che Giorgio De Stefani, l’italiano allora presidente dell’Itf, considerava mercenari. C’era stata anche una votazione, per 5 voti la barriera non era caduta. «Una grande emozione» Il tennis però attraversava un momento di stanca. Wimbledon 1967 era stato vinto da un John Newcombe 23enne in finale sul carneade tedesco Bungert e fu proprio durante il torneo, il primo trasmesso a colori dalla Bbc, che il futuro papa dell’Atp Jack Kramer e il presidente dell’All England Club Herman David per dare una scossa decisero di organizzare dal 25 al 28 agosto un torneo a inviti con 8 fra i più forti professionisti dell’epoca – oltre a Laver, Rosewall, Gonzalez, Hoad, Gimeno, Stolle, Ralston e Buchholz – che fu battezzato Wimbledon Pro. Se avesse avuto successo, dal 1968 Wimbledon, quello vero, sarebbe stato “open”, aperto a dilettanti e professionisti. La fine dell’apartheid. «La vita fra i pro non era facile», sorride Rod il razzo. «Ricordo che persi 14 o 15 volte di fila contro Hoad prima di capire cosa dovevo fare. Si giocava di notte, bisognava spostarsi da una città all’altra in macchina, guidando per centinaia di chilometri. E davanti avevi sempre gente come Hoad, Rosewall o Gonzalez. I migliori. Era come giocare ogni due giorni una finale di Wimbledon. E lo facevi per guadagnarti da vivere. Magari non eri sempre al meglio, ma dovevi impegnarti ogni giorno al massimo». Anche i professionisti avevano i loro major: gli Us Pro Tennis Championships, Wembley Pro, i Campionati professionistici di Francia; ma si giocavano a volte sulla terra, a volte sul parquet indoor, e oggi non fanno più statistica. Così il bando dei mercenari ha mutilato in maniera irreversibile l’albo d’oro del tennis. Laver non ha potuto giocare gli Slam per cinque anni, Rosewall di Slam ne ha saltati ben 45. Senza l’apartheid, oggi leggeremmo una storia diversa. «Ma è andata così – dice Laver – e io sono orgoglioso sia della mia carriera da dilettante sia di quella da professionista. La finale del Wimbledon Pro me la ricordo: Rosewall aveva male al collo, prima di entrare in campo era un po’ nervoso. Vinsi in tre set, giocando discretamente». La vita dei “mercenari” Il torneo, sponsorizzato dalla Bbc, andò benissimo. Gli spettatori furono 30.000, il montepremi per il singolare di 35 mila dollari, il più alto della storia. La Federazione inglese fu la prima a sdoganare i reietti, a marzo anche l’Itfdovette accettare la realtà. Il primo torneo Open, a Bournemouth nel 1968, lo vinse il dilettante Mark Cox, ma al Roland Garros trionfò Rosewall e a Wimbledon Laver, che l’anno dopo completò un secondo Slam. «I dilettanti erano convinti di essere più forti», se la ride oggi Rod, «perché i pro giocavano sempre fra di loro e si allenavano poco. Per loro fu uno choc scoprire che contro di noi riuscivano a fare pochi game». Il sergente Laver e la sua Banda di Campioni Solitari si erano ripresi il tennis.

 

A Londra in sette giorni si decidono i numeri 1 del Mondo

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 10.07.2017

 

Conti alla mano, in questa domenica di mezzo che invita a considerazioni più ampie sul tennis a 360 gradi, che ha reso di torba i campi e trasformato i Championships in un Roland Garros colorato di verde, il tennis femminile ha una nuova numero uno, ma potrebbe ripensarci, quello maschile sembra invece propenso a giocarsi la leadership in una gara a tre, dove tutti sono alla pari. QUANTI NODI È una settimana zeppa di sterline e di nodi da districare, come si vede. Due milioni e duecentomila sterline in palio e una coccarda da capoclasse che vale anche di più. La stranezza è che l’eterna questione della successione di mamma Serena, sia stata al momento riposta fra le esili grinfiette della signorina Pliskova, forse non ancora cosi robuste per il compito assegnata E infatti, Karolina ha già perso, sbadata com’è, e dunque ha rispedito l’investitura al mittente. Se proprio dovrò essere la numero uno, è il messa ‘o, mettetevi d’accordo fra di voi e fatemi un fischia Succederà proprio cosi. Lei è fuori ma ha già ottenuto i punti per stare lassù, a patto che le altre non si intignino e si sbrighino a perdere, proprio come ha fatto lei, inciampata in un secondo turno di basso conio, contro Magda Rybarikova. Se invece le due “competitor” rimaste, che non sono esattamente scalatrici di professione, vorranno impegnarsi in una…. Murray, Nadal e Djokovic. In questo momento la gara è paritaria, ma più difficile per il figliol prodigo Murray, vincitore l’anno scorsa Lui ha solo una possibilità, quella di arrivare sino in fondo e magari conquistare il terzo titolo a Wimbledon. Chi tentenna, o parte male, o scivola, o non spinge bene sui blocchi, è fuori dalla disputa. Nadal l’anno scorso non c’era, dunque sta accumulando punti preziosi. Wawrinka ha pensato bene di non partecipare, subito messo alla porta da Medvedev. Federer più prolungata, allora giungere dai seguenti o la ululante signori e ha una semifinale da onorare (l’ultima, prima del lungo stop), e ha pochi tornei – appena 14 – giocati, la sua corsa al numero uno è rimandata a fine anno, sempre se continuerà a vincere tutto. Djokovic venne eliminato in terzo turno l’anno scorso, ora siamo al quarto, dunque anche lui comincia a guadagnare punti. LE SOLUZIONI Sintetizzando, Murray resterà numero uno vincendo o raggiungendo la sua quarta finale, Nadal lo scavalcherà se approderà alla sua sesta finale londinese, Djokovic dovrà puntare al quarto titolo sperando che Murray e Nadal cadano prima della semifinale. Nel 1967, cinquant’anni fa, Wimbledon aprì d’improvviso ai professionisti. Fu una decisione presa per rompere il fronte bigotto dei tenutari del dilettantismo a tutti i costi. La provocazione costrinse a dichiarare Open il tennis a partire dal 1968. A distanza di cinque decadi, i Championships continuano a essere il centro del nostro sport, e a prendere le decisioni su chi, fra i giocatori, meriti di governarlo.

 

Il ritorno sull’erba di Andy non ha cancellato le sue insicurezze

 

Paolo Bertolucci, la gazzetta dello sport del 10.07.2017

 

Il cuore basterà? Una prima settimana all’insegna della calma piatta ha consentito ai Fab 4 di perfezionare i meccanismi e dare gli ultimi ritocchi al proprio gioco in vista delle verifiche decisive. Le prove sono finite e da oggi si inizia a scoprire le carte. In particolare Roger Federer , alle prese con Grigor Dimitrov, e in secondo piano Rafa Nadal, che affronta Gilles Muller, sono costretti ad affrontare gli avversari più scomodi. Roger, nei primi turni, ha messo in mostra il solito tennis ricco di inventiva e di soluzioni al limite della magia. L’avvicinamento al torneo, dopo aver saltato l’intera stagione sulla terra compreso il Roland Garros, è avvenuto nelle modalità previste ma adesso lo svizzero dovrà seguire un filone più concreto e seguire con maggior attenzione il punteggio. Rafa,che segue con ansia e il sorriso sotto i baffi la scomparsa dei fili d’erba, non ha accusato il passaggio dalla terra, la superficie prediletta che quest’anno l’ha visto dominare di nuovo. Rafa non ha accusato il passaggio dalla terra: è centrato e aggressivo conquistando Parigi per la decima volta. E’ apparso, fm dalle prime battute, centrato nei colpi e aggressivo come nei giorni migliori. Importanti segnali sono arrivati da Novak Djokovic. Non tanto per la qualità del gioco espresso nei match giocati fm qui, quanto per l’atteggiamento; la cattiveria e la determinazione messa in campo. Il Djokovic che ha battuto Gulbis ha mostrato una fame che non si vedeva dal k.o. inflitto a Thiem agli Internazionali. I maggiori punti interrogativi riguardano il padrone di casa, il numero 1 al mondo Andy Murray. Appare evidente che i capitomboli degli ultimi mesi hanno lasciato diverse scorie e che il ritorno sull’erba non ha cancellato le insicurezze. n cuore, da solo, non potrà equilibrare il tennis remissivo messo in mostra fino a questo momento. Il suo tabellone è quello meno insidioso ma Murray rischia di fare cilecca, proprio come sta succedendo al giardiniere che quest’anno sembra non aver svolto a dovere il consueto lavoro. Da Djokovic arrivano segnali incoraggianti, sembra aver ritrovato la voglia Roger ha mostrato il suo bel tennis, ora dovrà seguire un filone più concreto

 

L’erba di Wimbledon sempre meno verde. E’ record di Over 30

 

Luca Baldissera, il Quotidiano Nazionale del 10.07.2017

 

Adriano Panatta, 67 anni fatti ieri, nello stesso giorno in cui 140 anni fa prese il via la prima edizione dei Championhips di Wimbledon al All England Croquet and Lawn Tennis Club fondato 9 anni prima da sei gentleman (fra cui un capitano e un reverendo) il 23 luglio 1868. I 22 partecipanti pagarono una ghinea ciascuno per iscriversi e un eccellente giocatore di cricket, Spencer Gore, 27 anni, primo a colpire la palla al volo inventando di fatto la volée, divenne il primo campione. Nato e cresciuto a un chilometro da Wimbledon, fu premiato con 12 ghinee più una coppa d’argento del valore di 25 ghinee. Al finalista Marshall (battuto nettamente, 6-1,6-2,6-4) andarono 7 ghinee, al terzo 3. 140 anni e un giorno dopo il tennis open (tale dal 1968) batte un record di vecchiaia. Non era mai successo che agli ottavi di finale fra i 16 “superstiti” ci fossero 7 ultratrentenni. Ma, non bastasse, anche 2 ventinovenni e due ventottenni. Non ci fosse stato il ventenne Sascha Zverev ad abbassare la media sarebbe stata 29 anni e 3 mesi. Perché? Si comincia a vincere più tardi, ci si prepara meglio atleticamente, si mangia con più attenzione, ci si programma meglio. Per i giovani è più dura. CAPOFILA dei “vecchietti” è Roger Federer, 36 anni il prossimo 8 agosto, che con 7 trofei di Wimbledon in bacheca fra i 18 Slam, è ancora il favorito (tutte le quote dei singoli match uomini e donne, campi e orari su www.ubitennis.com): la sua vittoria finale è pagata 3 volte la puntata, Nadal 3,50, Djokovic 4,50, Murray 6, Cilic 15, Raonic e Zverev 26. Gli otto ottavi maschili sono dall’alto del tabellone Murray-Paire, Querrey-Anderson, Nadal-Muller, BautistaAgut-Cilic, nella metà bassa Raonic-Zverev, Dimitrov-Federer, Thiem-Berdych, Mannarino-Djokovic. Tutti i Fab Four sono in lizza come non accadeva dal 2011 e potremmo (assai probabilmente) avere due semifinali Murray-Nadal e Federer-Djokovic, campioni che complessivamente hanno vinto 48 Slam. Se la leadership mondiale di Murray è a rischio, insidiata soprattutto da Nadal che è solo 105 punti dietro Andy, e ci sono 1820 punti da assegnare da qui a fine torneo, fra le donne la situazione è molto più confusa. Già per gli ottavi di oggi i pronostici sono quasi tutti degli azzardi: Kerber-Muguruza, RadwanskaKuznetsova, Rybarikova-Martic, Vandeweghe-Wozniacki in alto, Konjiuh-Venus Williams, Ostapenko-Svitolina, KontaGarcia, Azarenka-Halep in basso. Le quote: la Konta a 6, Vandeweghe 8, Muguruza 9, Kerber e Halep 11, Ostapenko 13, Azarenka, Svitolina, Rybarikova e Wozniacki 15. La Kerber è n.1 nei 12 mesi ma nella Race 2017 è seconda dietro la Halep. Se la tedesca e la rumena dovessero perdere presto, la ceca Pliskova diventerebbe n.1 anche se qui ha già perso.

 

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement