Sorpresa: esce lo spagnolo, battuto da un quasi ex (Clerici), Nadal non sopravvive al castigatore Müller (Piccardi), Torna l'incubo di nome Muller (Semeraro), Nadal lo sdraiato (Azzolini), Federer, il fenomeno insegue la perfezione (Bertolucci), Nadal choc: esce dopo la 'maratona' con Muller (Scanagatta), Muller, l'uomo qualunque che ha messo in ginocchio re Nadal (Lombardo)

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Sorpresa: esce lo spagnolo, battuto da un quasi ex (Clerici), Nadal non sopravvive al castigatore Müller (Piccardi), Torna l’incubo di nome Muller (Semeraro), Nadal lo sdraiato (Azzolini), Federer, il fenomeno insegue la perfezione (Bertolucci), Nadal choc: esce dopo la ‘maratona’ con Muller (Scanagatta), Muller, l’uomo qualunque che ha messo in ginocchio re Nadal (Lombardo)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Sorpresa nel Manic Monday: esce lo spagnolo, battuto da un quasi ex

 

Gianni Clerici, la repubblica del 11.07.2017

 

“Sono tutte eguali” mi è scappato di bocca osservando un collega che, seduto di fronte allo schermo, osservava una tennista inginocchiata eseguire un rovescio bimane, che sarebbe probabilmente finito sul rovescio bimane della sua avversaria. « Perché non lo scrivi?» ha consigliato lui. «Penso sia ormai noto a tutti. Oggi avevo in animo di rivolgermi all’Agenzia Palle Roventi, per evitar di superare le righe consentitemi. Mi sono quindi rivolto all’Agenzia, preoccupato che qualcosa mi sfuggisse, come al solito. Ed ecco il risultato. La Kerber, perdendo contro la Muguruza, è scesa a numero due del mondo ma la sua confusione per il risultato è stata tale, che, nella conferenza stampa si è espressa sulle future prossime speranze e sui miglioramenti del suo gioco. Anche l’attuale vincitrice del Roland Garros, la Ostapenko, mi ha sorpreso, non solo per un diritto che – come dice il mio vicino, il Maestro Luca – assomiglia a quello di Steffi Graf. Inviata a una vittoria quasi sicura contro la campionessa di Roma, Svitolina, sul campo numero dodici, si è vivamente lagnata per la modesta partecipazione degli spettatori che, immagino, attendevano di più dallo spettacolo. «Vedrete che diventa una vera star, con simili pretese» ha detto un altro mio vicino, e non ho potuto far altro che chiedermi di nuovo quel che dicevo all’inizio, e domandare se TracyAustin, che passava verso la televisione, fosse d’accordo con questi bassi tempi. « Sono di fretta» mi ha risposto le ex Bambina Prodigio, che paragonai un tempo ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Un poco scoraggiato da quel mancato tentativo di intervista mi sono allora spostato, per bearmi, una volta di più, della visione della mia amata Venus Williams che giocava contro una sorta di nipotina bianca, Ana Konjuh, nata a Split, la città benedetta dagli Dei del Tennis, la città dalla quale sono usciti Pilic, Ivanisevic, Ancic. Venus non era certo meno affascinante da quando il grande fotografo Koto Bolofo, le dedicò un libro di esaltanti scatti. Potrei diffondermi sul mio amore per Venus, dalla quale, in un momento fortunato della mia vita, fui ammesso ad un simbolico bacio al ginocchio sinistro. Penso però che il mio lavoro odierno di reporter di Agenzia dovrebbe orientarsi verso il torneo maschile, del quale ho ricavato alcune certezze. La prima di queste è che due dei passati vincitori non hanno possibilità di reiterare la vittoria. Il primo è Murray, anche oggi straordinario nella sua interpretazione di un winner, ma molto meno solido del miglior sé stesso, forse per ragioni fisiche, forse per un anno di tennis difficile. L’altro è Nadal, per il quale avevo predisposto un articolo che l’ora tarda non mi consente di approfondire. Il Nadal di ieri pomeriggio e, ahimè, di inizio di serata si è rivelato più simile al Nadal eliminato da cinque modesti giocatori nei primi turni di questo torneo, che al Nadal vincitore due volte del titolo. Tra questi i cinque peones, Dustin Brown, Lukas Rosol, Steve Dards e Nick Kyrgios l’anno passato, figura anche il lussemburghese Gilles Muller, uno straordinario personaggio che ignora di essere tale. Infatti, nel 2005, battuto da Bracciali nell’incontro di Davis vinto cinque a zero dall’Italia, ebbe a dirmi che avrebbe probabilmente cessato i suoi tentativi tennistici, grazie a un buon posto offertogli dai Locali vigili del fuoco. Ed eccolo qui, ben lontano da simile ipotesi, capace di vincere 15-13 al quinto set e al quinto match point, dopo due non trasformati a 5-4 e altri due sul 9-9. Mi sto domandando se i Vigili del Fuoco di Manacor avrebbero offerto a loro volta un posto a un Nadal tanto spento. Ma Muller, il vigile mancato, ha tratto fiamme dal servizio e dalle volè, mentre Rafa non si è scostato dal ritenersi, quasi sempre, su un campo in terra battuta. Poco adatto al fuoco, povero Rafa.

 

Nadal non sopravvive al castigatore Müller

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 11.07.2017

 

Sei Rafa Nadal, il vincitore seriale. Un mese fa ti sei messo in tasca il Roland Garros per la decima volta. Ma l’erba non fa sconti. Rinsecchita dal caldo, diradata dall’usura, erba battuta più che prato. Però sempre infida. E poi c’è quell’altro, quel lussemburghese spelacchiato pure lui dall’altra parte della rete, che s’inventa il match della vita e ti rimanda a casa senza tanti riguardi. Lo chiamano Wimbledon, è un crocevia di corsi e ricorsi. All’ora di cena, con gli arzilli vecchietti Federer (35 anni) e Venus Williams (37) già nei quarti di finale e alle prese con il consommé della sera, Wimbledon è appeso all’ottavo che non ti aspetti, quattro ore e 48 minuti di corpo a corpo tra Rafa Nadal e Gilles Müller, il banchiere mancato che apparecchia all’uomo di Manacor una maratona all’ultima palla e all’ultimo respiro, tenuto in vita per cinque set da un tennis mancino ispiratissimo (95 winners) che Rafa fatica a decifrare come se non lo fosse lui stesso, mancino e asimmetrico e difficile da leggere. Pareggiato lo svantaggio di due set (6-3, 6-4, 3-6, 4-6), sul 5-4 del quinto con un doppio fallo Nadal offre a Müller i primi due match point, annullati con la battuta adunca: ace e servizio vincente. Si va avanti ad oltranza, sull’inerzia di un equilibrio che pare cristallizzato dalla luce calda del crepuscolo e dall’affetto del popolo dei prati, che preferisce l’agone al fish and chips. II lussemburghese si annette il game del 10-9 cancellando quattro palle break, poi è di nuovo lo spagnolo a camminare due volte sull’orlo del burrone. Volée di dritto e risposta steccata dal rivale, low, Nadal è vivo e lotta insieme a noi. Ma Müller è nella forma della vita, quest’anno ha vinto due titoli Atp e raggiunto il miglior ranking della carriera, n.34 a 34 anni. Non cede di un millimetro, non arretra davanti al guerriero. II campo numero uno fa il tifo per il campione dei due Wimbledon (2008, 2010): Rafa è infastidito dal riflesso di una balaustra che lo acceca quando serve, due signore prestano volentieri la sciarpa per coprirla. 14-13, al servizio Nadal. Il quinto match point, a un’ora e mezza dal primo, è fatale. Il dritto lungo di Rafa promuove Müller al quarto di finale contro il croato Cilic, spalancando quello spicchio di tabellone alla corsetta claudicante di Andy Murray, sopravvissuto a Fognini e poi a Paire nonostante l’anca sbilenca. Nadal matato («Di certo non il mio miglior match, tornerò…») dalla mina vagante è una notizia meno inedita di quel che si pensi. Scartabellando nell’archivio, si scopre che già nel 2005, poco dopo il suo primo titolo Slam a Parigi, lo spagnolo era stato eliminato a Wimbledon proprio da Gilles Müller, tornato sul luogo del delitto sull’onda dei ricordi. La vera vittima di giornata, pero, è Novak Djokovic. Previsto sul campo numero uno dopo il trekking su erba di Nadal e mai spostato sul centrale (dove tetto e luce avrebbero consentito la conclusione del match), l’ex re del tennis è rimasto prigioniero di una programmazione non impeccabile: tutto il giorno in spogliatoio per sentirsi dire che contro il francese Mannarino scenderà in campo oggi. Ma tra tanti pregi di Wimbledon, non c’è la perfezione.

 

Torna l’incubo di nome Muller

 

Stefano Semeraro, la stampa del 11.07.2017

 

Come ci si sente dopo una partita così contro un rivale tanto importante? Stanchi. Tanto stanchi. I cervelloni che governano il tennis, istruiti da chi costruisce i palinsesti televisivi, stanno pensando di accorciare i tempi delle partite. Troppe lungaggini, sostengono. Lo spettacolo ne soffre. Speriamo che abbiano assistito al quarto di forale con cui ieri Giles Muller, 12 anni dopo, ha sradicato per la seconda volta Rafa Nadal da Wimbledon. Una sorpresona, anche se Rafa, che pure nella prima settimana era stato il più convincente, non è nuovo a inciampi del genere – citando in ordine sparso: contro Marc Rosol, Dustin Bown, Steve Darcis, Nick Kyrgios e, secondo della serie dopo Srichapan, proprio Gilles Muller. Nel 2005 al lussemburghese tranquillo, 34 anni, un taglio di capelli da cumenda distratto sopra un faccione simpatico, erano bastati quattro set al secondo turno per battere il Niño che arrivava dal suo primo trionfo al Roland Garros. Stavolta ha dovuto sudarsi quattro ore e 48 minuti e cinque set (6-3 6-4 3-6 4-6 15-13) di dramma in prime time, fatti di strappi e rimonte, volée impeccabile e steccate, ace e doppi falli. Insomma: di tennis da Grande Slam. Quello vero, che ti fa restare con il boccone a metà, le chiavi di casa in mano, la lattina di birra mezza piena, il dito sul telecomando incapace di cambiare canale anche se è tardi e sta iniziando la serie tv preferita. Un copione perfetto per Giles, una vita da mediano con qualche lampo sparso qui e là (questa è la sua quinta vittoria contro un top-5) che ha 34 anni e ha dovuto aspettare il 2017 per vincere i suoi primi due tornei, a Sydney e poi qualche settimana fa sull’erba a s-Hertongenbosch. Decisamente meno per Nadal, che dopo aver rimontato due set era probabilmente convinto, come quasi tutti gli spettatori del Campo N.1, di aver svoltato. Tre sole volte gli era riuscito in carriera di rimontare da due set sotto, a Parigi-Bercy contro Lubicic e due volte a Wimbledon, contro Youznhy e Kendrick. Fra lui e la quarta, e il sogno di vincere per una terza volta i Championships, si è messa la determinazione sorda di Muller, che in un quinto set interminabile, durato da solo 2 ore e un quarto, si è letteralmente rifiutato di perdere, di mettersi da parte e dare spazio al campeon. 6-36-43-64-615-13 Una partita da fenomeno, da erbivoro old style: 83 discese a rete, 73 serveevolley, 95 vincenti. Qualche ingenuità, mai la tentazione di arrendersi. Nadal ha recitato da Nadal, salvando 4 match point (due sul 5-4 del quinto set, altri due sul 10-9) dopo essersi trovato una manciata di volte a due punti dall’abisso, cedendo solo al quinto quando ormai la luce iniziava a scarseggiare. Fra il primo e il secondo match point sono passati 54 minuti, un’ora e 32 fra il primo e il sesto: il tempo di una partita al meglio dei tre set. E in mezzo c’è stato molto, con la Henman Hill, la collinetta davanti allo schermo gigante piazzato fuori dal Campo N.1, che ondeggiava di entusiasmo mentre Francisca, l’eterna novia di Rafa, si consumava le unghie ad ogni scambio. Rafa al 22 game ha addirittura chiesto di coprire con un foulard una balaustra di metallo per eliminare il riflesso del sole ormai al tramonto, si è innervosito per aver sprecato tutti i challenge a disposizione (le chance di contestare una chiamata con l’occhio di falco) e non è riuscito a sfruttare nessuna delle 5 palle break che Muller gli ha concesso nel quinto set. In un match da torneo normale Muller avrebbe vinto comunque, in due set, e la sorpresa sarebbe stata forse ancora più netta. Ma a Wimbledon e a casa davanti alla tv noi tutti, gli utenti, gli spettatori, ci saremmo persi molto di quello che conta, e che fa il tennis così terribile e splendido da vivere e da guardare.

 

Nadal lo stradiato

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 11.07.2017

 

Il tennis e il Lussemburgo si sono ignorati per cento e passa anni, e avrebbero tranquillamente continuato a farlo se Gilles Muller non si fosse lasciato, nel fondo dell’anima, la voglia di vivere una giornata da eroe. Il Campo Numero Uno, il pubblico delle grandi occasioni, un avversario nobilissimo, Rafa Nadal addirittura, già battuto in passato, quando Gilles aveva ventidue anni e l’altro era appena un pupo, anche se già vincente. E poi l’erba, una magia che di anno in anno riavvicina Gilles ai tennisti più forti e gli fa sentire ancora possibile la conquista di uno spazio tutto suo, senza rimpianti per una carriera che a lungo l’ha relegato nei sottoscala del circuito. Anche ora, che di anni ne ha 34, e da quel primo successo su Rafa, proprio su questi campi, sono passati 12 edizioni del torneo. Evviva, se l’è meritato, Muller, erbivoro convinto, tutto servizio e volée di pregiata fattura. Quanti ne sono rimasti, come lui? 3 o 4… Ecco, Gilles Muller è “o quattro; quello che è venuto sempre dopo la musica e di cui è stato facile, in passato, dimenticare il nome. IL TRIONFO Ha battuto Nadal e l’ha messo fuori dalla corsa per il numero uno. La giornata dell’eroe lussemburghese ha preso forma sulla sua cocciutaggine. Alla fine, il match è stato proprio questo, un confronto fra teste dure, prima ancora che un duello fra stili di gioco opposti. Strano tipo, Muller: i suoi game sono fra i più veloci del circuito, quattro servizi, al massimo due scambi a punto. Ma la resistenza che ha messo in campo è degna di un maratoneta. Match di grande sostanza, quello costruito dal lussemburghese, un punto dietro l’altro, mentre Rafa ha girato a vuoto, partito male e poi risalito ma a costo di dubbi e sacrifici che alla fine ha pagato caro. Un match che Muller ha vinto, gettato e rivinto. O che forse Nadal ha perso, recuperato e poi riperso. Difficile dirlo dopo 4 ore e 48 minuti di tennis, certo combattuto, certo esaltante, eppure intriso di errori. Rafa era apparso esplosivo, nella prima settimana del torneo. Ma non aveva incontrato tennisti che sanno giocare su questi campi. Muller è stato il primo. «Quando ho sprecato i primi 4 match point, pensavo di aver buttato via l’incontro ed ero dispiaciuto. Mi sono attaccato al mio servizio e quello mi ha tenuto in piedi»: racconta Muller. Alla fine è giunto anche i15 match point, proprio quando il match sembrava bloccato in un 5 set ormai giunto al 28 game, 14-13 per Gilles. Rafa ll ha perso il controllo del colpo, quel continuo rincorrere Muller è stato troppo anche per uno come lui. «Aver vinto a 34 anni il mio primo torneo nel circuito mi ha dato fiducia. La mia storia è questa ma sono contento delle soddisfazioni che mi sto prendendo». Gilles ha vinto a Sydney, a inizio stagione. Poi ancora a s’Hertogenbosch, sul erba. Ha avuto ragione ad aspettare così tanto. ALTRE BATTAGLIE È stato il giorno delle battaglie senza fine, dei corpo a corpo inesausti, dei volti sfiniti dei protagonisti. Raonic al quinto su Zverev, Berdych al quinto su Thiem, lo stesso Querrey su Anderson. Djokovic giocherà oggi. D’altronde dopo la sfida tra Muller e Nadal non c’era più tempo. Pochi se la sono cavata con il giusto dazio, senza pagare gli straordinari. Federer ha mandato a casa Dimitrov sfilandogli quattro servizi e ripagandolo con una pacca sulla spalla. Non si sa quando il vice Federer riuscirà a battere il Federer originale. Siamo a sei tentativi e l’ultimo non è stato migliore del primo

 

Federer, il fenomeno insegue la perfezione

 

Paolo Bertolucci, la gazzetta dello sport del 11.07.2017

 

Roger Federer non si ferma pipi. Lo svizzero nel match degli ottavi di finale contro Grigor Dimitrov ha giocato un’ottima partita. Roger è stato estremamente solido e ha messo in campo i suoi effetti spelali contro un avversario che sulla carta avrebbe potuto dargli molto fastidio. Sembrava un match di altri tempi, molto rapido, pochi scambi, con giocatori sempre molto propositivi e alla ricerca del punto. Dimitrov ci ha provato, ha tenuto alto il ritmo per non lasdargli l’iniziativa, ma Roger non è arretrato tenendo facilmente il servizio e mantenendo sempre un margine di sicurezza tra sè e l’avversario. Federer, tratto distintivo dei campioni, ha saputo fare la differenza nei momenti importanti. Dove Dimitrov ha commesso qualche errore di troppo, Roger è andato avanti come un treno, ha seguito il punteggio senza mai perdere di vista il piano tattico. Roger ha dimostrato ancora una volta un perfetto feeling con la palla e con l’erba e quelle due volte in cui non è stato perfetto e ha perso un pizzico di eleganza nel movimento, ha storto un po’ la bocca. Una smorfia che mostrava il disappunto per non essersi piaciuto, per non aver rispettato i canoni di perfezione che insegue e si pone da sempre, in una continua ricerca di miglioramento personale. Due piccole sbavature che d sentiamo di perdonargli ampiamente come è doveroso fare nei confronti di un atleta che, come lui, ha raggiunto i quarti di finale a Wimbledon per la quindicesima volta in carriera. Ora lo attende Milos Raonic, uscito vindtore dal confronto con Sascha Zverev. Con Raonic, Roger ha perso lo scorso anno in semifinale, sarà un match pericolosissimo ma il Federer di quest’anno non ha problemi fisici e Raonic era sicuramente in una miglior condizione lo scorso anno rispetto a ora.

 

Nadal choc: esce dopo la ‘maratona’ con Muller

 

Ubaldo Scanagatta, il Quotidiano Nazionale del 11.07.2017

 

Non rivivremo quest’anno a Wimbledon la rivincita dell’open d’Australia. Nè quindi un’altra finale della sequel Federer-Nadal dopo l’infinita battaglia che, 15-13 al quinto set e al quinto matchpoint dopo 4 ore e 47 minuti, ha finito per perdere il maiorchino al termine di un duello tutto mancino che ha costretto l’organizzazione a rinviare a oggi l’ultimo ottavo di finale fra Djokovic e il francese Mannarino. Mentre Federer sul centre court aveva dominato Dimitrov in poco più di un’ora e mezzo (6-4,6-2,6-4), Rafa Nadal sul campo n.1 ha perso ancora una v o 1 t a (6-3,6-4,3-6,4-6,1513), dodici anni dopo, dallo stesso avversario, Gilles Muller, che lo aveva sconfitto nel 2005 al secondo turno. Muller a 34 anni, instancabile serve e volleyer (73 volte ieri ha seguito a rete il servizio) aveva vinto quest’anno i suoi primi due tornei: a gennaio a Sydney e due settimane fa sull’erba olandese di Hertogenbosch. Così si era presentato qui con il suo best ranking: n.26 Atp. È L’UNICO lussemburghese dell’era Open, uomo e donna, ad aver mai gareggiato in uno Slam. Nel ’46 e nel ’47 c’era stato un altro tennista del Granducato, Gaston Wempach, ma aveva perso subito. Muller non era mai approdato agli ottavi d’uno Slam. Ora è nei quarti. Djokovic «rinviato» Il serbo doveva giocare ieri sera ma il suo match con Mannarino è slittato a oggi fronterà il croato Cilic che, 6-2,6-2,6-2 allo spagnolo Bautista Agut non ha ancora perso un set nel torneo ed era l’unico al di fuori dei Fab Four ad aver vinto uno Slam (US Open 2014) Di maratone Rafa Nadal nella sua vita ne aveva corse tante -e la più lunga, 5h e 53m, nella finale dell’Australian Open del 2012 persa con Djokovic 7-5 al quinto — ma mai aveva giocato più di 16 games nell’ultimo set, come quando vinse qui la finale del 2008 contro Roger Federer per 9-7 nel set decisivo. FRA IL PRIMO matchpoint avuto da Muller sul 5-4 del quinto set e il quinto sul 14-13 sono trascorsi 92 minuti di agonia per Nadal che, sempre a rincorrere, ha dovuto servire 9 volte per restare nel match prima di crollare alla Decima. Una nemesi, la Decima, come la sua vittoria a Parigi. Il match più lungo del torneo era stato fin qui Bedene-Karlovic (4 h e 22m). Eppure fino all’epilogo tutti pensavano che prima o poi Muller avrebbe subito il contraccolpo psicologico per le tante occasioni perse. Non è stato così. ” Ha avuto più occasioni di me, ha meritato di vincere – ha detto sportivamente Nadal — l’anno prossimo spero di tornare e giocare ancora sul campo centrale”. Forse saranno contenti sia Cilic, prossimo avversario del lussemburghese, sia Murray che si trova nella stessa metà tabellone e dovrà affrontare Querrey vittorioso su Amderson. Roger Federer forse temeva il bulgaro Dimitrov, ma gli ha dato 3 set a zero: (6-4,6-2,6-4) e ora sono solo 14 set vinti su 16. E’ , per la quindicesima volta, nei quarti qui in un torneo vinto 7 volte (e perso 2 in finale e 1 in semifinale). Trova in finale il canadese Raonic che lo battè qui lo scorso anno in semifinale. DUE AMERICANE, la “sempreverde” Venus Williams, 37 anni e Coco Vandeweghe, sono nei quarti donne: per Venus in 20 partecipazioni, coronate da 5 vittorie, 3 finali e una semifinale, sarà la 14ma volta. Da lunedì Seena Williams uscirà per la prima volta dalle top ten per la prima volta dal 1 aprile 2012). Venus, oggi ancora n.11, vi farà ritorno a meno che la sua prossima avversaria, la regina di Parigi Jelena Ostapenko, la batta e conquisti altri punti. A seguito della sconfitta con la Muguruza la Kerber ha perso la leadership mondiale. Se Simona Halep, vittoriosa su mamma Azarenka batterà la Konta, prima Brit nei quarti a Wimbledon in 33 anni (Jo Durie 1984), diventerà n.1. Altrimenti sarà la Pliskova, pur battuta qui al secondo turno dalla Rybarikova.

 

Muller, l’uomo qualunque che ha messo in ginocchio re Nadal

 

Marco Lombardo, il giornale del 11.07.2017

 

Che il tennis sia diventato uno sport per anzianotti, si era capito dalla calata di over 30 negli ottavi di finale di Wimbledon. Il problema per Rafa Nadal è stato incontrare uno più vecchio di lui, ovvero il 34enne Gilles Muller, che il suo best ranking lo ha ottenuto ora che i capelli di gioventù sono diventati una stempiata sotto il cappellino. E in pratica: il super lunedì è diventato quello della prima grande sorpresa del torneo, visto che ad un certo punto Rafa si è trovato a salvare due match point sul 4-5 del quinto set, tra facce incredule e sospiri di passione. Compreso quello di Federer, che dopo aver liquidato Dimitrov in tre set, si gustava il match davanti alla tv come un tifoso qualunque: «Sono un appassionato anch’io, queste partite sono un bene per il tennis». Meno, ovviamente, per il suo storico rivale. E allora: Nadal-Muller è stato il match che ha risvegliato un Wimbledon dal torpore della prima settimana. Con lo spagnolo entrato in campo dopo aver preso una capocciata sullo stipite della porta del corridoio d’ingresso (scena da paperissima), sorpreso nei primi due set dal servizio perfetto dell’awersario; e con il lussemburghese in calando negli altri due. In pratica: 6-3, 6-4 per l’uno e 6-3, 6-4 per l’altro. E quando il pronostico era tutto per la grande rimonta di Rafa – con Djokovic che aspettava di giocare subito dopo e invece costretto negli spogliatoi tutto il giorno -, ecco il quinto set che non t’aspetti: epico, giocato colpo su colpo e ad oltranza. Con Muller a salvare palle break e Nadal a difendersi dal ko altre due volte fino alla clamorosa condanna finale dopo 4 ore e 48: Muller vince 15-13, dodici anni dopo l’unica volta aver sconfitto Rafa proprio a Wimbledon. Forza vecchietti, insomma. Soprattutto se pensiamo che Venus Williams (37 anni) e Roger Federer (quasi 36) festeggeranno il traguardo del centesimo match della vita sull’erba londinese. Come dire: il Gerovital, nel tennis, funziona.

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