Wimbledon: forfait Djokovic, Federer vola

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Wimbledon: forfait Djokovic, Federer vola

WIMBLEDON – Lo svizzero domina per due set abbondanti e soffre solo per chiudere al tie break del terzo. In semi affronterà Berdych che ha approfittato del ritiro di Nole

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Querrey, ancora tu! Fuori Murray, semi con Cilic

Il commento del Direttore al day 9:

Il commento al day 9 del Direttore con Steve Flink:

[3] R. Federer b. [6] M. Raonic 6-4 6-2 7-6(4) (da Londra, Laura Guidobaldi)

Il numero 100 vale la rivincita. Con lo score di 6-4 6-2 7-6(4) in 1 ora e 57 minuti, Roger Federer quest’anno non fallisce, vendica la sconfitta subìta l’anno scorso da Milos Raonic nel giorno in cui disputa il suo 100esimo match a Wimbledon, secondo nella storia solo a Jimmy Connors che superò il traguardo dei 100 match giocati a Church Road e agli US Open. Numeri da capogiro per Roger che, quest’oggi, allunga il record a 89 match vinti a Wimbledon (con la vittoria al primo turno su Dolgopolov aveva superato gli 84 successi a Church Road di Connors). Non solo. Il tennista di Basilea approda alla 12esima semifinale ai Championships, superando ancora “Jimbo”, che vanta 11 semifinali a Londra. Si tratta inoltre della semifinale n. 42 in un Major, seguito da Djokovic con 32. A 35 anni e 342 giorni, Federer è il secondo tennista più anziano a issarsi alla semi di Wimbledon dopo Ken Rosewall che giunse in finale nel 1974 a 39 anni e 246 giorni. Lo svizzero ottiene la 10a vittoria sul canadese in 13 scontri diretti. Nel suo 15° quarto all’All England Club, e con degli spettatori leggendari come Edberg (nel box di Roger) e Manolo Santana e Rod Laver nel Royal Box, Federer ha inferto una vera lezione di tennis a Raonic; nonostante i quasi 36 anni, si è mosso come una gazzella, travolgendo più e più volte l’avversario anche negli scambi serrati da fondo campo. Impeccabile al servizio, è stato solido e “velenoso” nel gioco di volo e nei passanti. Ora in semifinale per lui ci sarà Tomas Berdych, che ha beneficiato del ritiro del serbo per un infortunio alla spalla sul 7-6 2-0.

Servizio, ace e via. Come potevasi immaginare, fin dall’inizio del match, Milos Raonic mette a frutto la sua arma migliore; ogni servizio è una fucilata e il primo game viene conquistato in un battibaleno. Ma lo svizzero non si fa sorprendere e pareggia immediatamente i conti sull’1-1. C’è Roger Federer in campo ma stranamente molti sedili del Centre Court sono ancora inoccupati. Perfino il Royal Box rimane inaspettatamente vuoto in questo inizio di match. Ecco che Roger si procura la prima palla break; il canadese prende campo e, affondando in avanzamento, lo induce all’errore. Federer ottimo alla risposta ma, alla fine, Milos si salva al servizio per salire 2-1. Federer annulla nuovamente il gap sul 2-2 e sale a quota 10.036 ace (avendone messi a segno finora due). Ma attenzione, palla break svizzera n. 2 in vista. E… il campionissimo di Basilea estrae dal cilindro un dritto in corsa recuperato per un soffio che infila Milos Raonic (che si scansa a rete) salendo così 3-2 e servizio. Esplosivo il boato del Centrale che, nonostante non sia ancora pieno, pare risuonare come un tuono! Federer sale dunque 4-2 per poi allungare ancora sul 5-3. Ottimo lo svizzero al servizio e al volo, senza contare l’estrema leggerezza con cui si muove con i piedi.

Dopo gesti pregevoli da fondo e a rete, ora Roger è a due punti dal set; Milos si salva con la solita potenza alla battuta e si avvicina sul 4-5. Molto intraprendente il canadese che imposta il match all’attacco, facendo sua la rete appena possibile. Ma non basta. Federer è centratissimo. Set point rossocrociato. Va a segno. Il pubblico è in visibilio e Roger Federer si regala il primo parziale per 6-4 in 32 minuti. Chirurgico Roger che inaugura la seconda frazione con un’altra palla break. La conversione è un gioco da ragazzi adesso, così come l’allungo sul 2-0. Ma onore a Raonic che, indefesso, continua a mettere pressione all’avversario grazie al serve & volley o comunque avanzando progressivamente verso il net per poi chiudere al volo. Tuttavia, Milos si rivela troppo spesso impacciato e concede nuovamente a Roger tre palle del game sul proprio servizio. Possibilità che lo svizzero non si lascia scappare, prendendo il largo sul 4-1. Picchia duro Federer che, nel martellamento da fondo, molto spesso scardina gli schemi e il ritmo del n. 7 del mondo. Nonostante la sua intraprendenza, Raonic non riesce a mostrarsi pericoloso e un Federer da rullo compressore gli infligge un sanguinoso 6-2 nella seconda frazione. Centratissimo al servizio l’ex n. 1 del mondo che mette a segno il 69% di prime palle e soprattutto ottiene il 93% di punti con la prima battuta, mette a segno ben 27 vincenti e solo 3 gratuiti. Ma, soprattutto, Federer è vincente quando lo scambio su fa duro e prolungato annullando per l’ennesima volta sul campo il gap generazionale.

Nella terza frazione svanisce la prima possibilità per Raonic di strappare la battuta all’avversario con un Federer estremamente attento a non lasciargli occasioni pericolose. Ora c’è maggiore equilibrio, il servizio detta legge e i due giungono sul 3-3. Attenzione perché l’ottavo gioco è da cardiopalma: Raonic conquista ben quattro possibilità per salire 5-3 ma Federer gliele annulla tutte con soluzioni da manuale o comunque inducendo l’avversario all’errore. È nuovamente pareggio, 4-4.

Sarà il tie-break a decidere le sorti del set. Il canadese ingrana la quinta, Federer commette alcuni errori e Milos sale 3-0. Ma il recupero dello svizzero non si fa attendere; come per magia ora è quasi un assolo di Roger che, non solo pareggia i conti ma sale in vantaggio 5-3. Il pubblico impazzisce dalla gioia ed urla “Roger Roger Roger!Arriva l’undicesimo ace del match (salgono a 10.045 gli ace di Roger in carriera) che vale la semifinale. Ed è ancora storia. Roger Federer centra la sua 12a semifinale a Wimbledon, la 42a in uno slam. Inappuntabile al servizio, lo svizzero ottiene il 90% dei punti con la prima; mette a segno 45 vincenti, commette soltanto 9 gratuiti e vince tutte le giocate con più di 9 scambi, a dimostrazione di quanto sia stato solido, fresco e lucido. Venerdì lo aspetta un ritrovato Tomas Berdych che ha beneficiato del ritiro di Novak Djokovic sul 7-6 2-0 per un problema alla spalla del serbo.

[11] T. Berdych b. [2] N. Djokovic 7-6(2) 2-0 rit. (da Londra, AGF)

Sorpresa al Court 1, nel suo quarto di finale contro Berdych, Djokovic si ritira dopo poco più di un’ora di partita, subito dopo avere perso il primo set al tiebreak e avere ceduto per la prima volta la battuta all’inizio del secondo. E così il match va in archivio con un 7-6(2) 2-0 per Berdych, che elimina Djokovic per la seconda volta su tre occasioni a Wimbledon.

Dopo un ritiro per ragioni fisiche si cerca di ragionare con il senno di poi, per rintracciare nella parte di match sostenuta i sintomi del problema che ha costretto a una decisione così drastica. Sotto questo aspetto le cose si sono svolte in modo estremamente rapido: quando il tiebreak era già quasi compromesso (e poi perso per 7-2) Nole si è avvicinato al giudice di sedia, chiedendo il fisioterapista. Il Medical Time Out è arrivato al termine del tiebreak, in pratica immediatamente, due-tre scambi dopo la richiesta.
Da quanto ho visto dal mio posto (esattamente alle spalle di Djokovic) Nole è stato massaggiato nella zona del gomito e nella parte immediatamente superiore.

Al termine del MTO si è ripreso a giocare, e naturalmente in questi casi la prima cosa che si fa è cercare una indicazione oggettiva: la velocità del servizio. Se nel primo set Djokovic era arrivato al massimo a 114 miglia orarie (non una grande velocità: contro Gulbis era arrivato a 127 miglia) nell’unico game del secondo set ha servito una volta a 102 miglia e le altre volte fra le 93 e le 97 miglia orarie. Dunque considerevolmente meno.

E così una partita iniziata in modo assolutamente tranquillo è finita con la sorpresa. Il primo set, infatti, era filato via per dodici game senza che nessun giocatore alla risposta si fosse spinto oltre il 30. Solo nel dodicesimo game, con Berdych al servizio, Djokovic era stato due volte sulla parità. Ma di palle break nemmeno l’ombra. Ci si aspettava anche un tiebreak equilibrato e invece Djokovic aveva commesso un paio di gratuiti da fondo, più un dropshot e una volée in rete. 7-2 in 53 minuti.

Nei miei appunti sull’andamento tecnico del match non avevo potuto annotare molto se non questo aspetto: Berdych teneva una posizione in campo mediamente più avanzata di Djokovic. Francamente inatteso e sorprendente.  Ma del tutto comprensibile alla luce degli eventi successivi.

In conferenza stampa queste sono state le prime parole di Djokovic: “Non è la spalla, è il gomito. Ho provato a tenere duro, ero in condizione di giocare all’inizio, ma poi il dolore è salito al punto che non potevo più spingere il servizio e il dritto. Certo sarebbe stato meglio non giocare due giorni di fila, ma sono situazioni che si devono accettare. Sono stato trattato per più di due ore prima di scendere in campo, ma non è servito. Probabilmente la cosa migliore per me in questo momento è il riposo. Certo che ho preso in considerazione l’idea di non scendere nemmeno in campo, ma alla fine si spera sempre che le cose vadano per il meglio”.

Risultati:

[24] S. Querrey b.[1] A. Murray 3-6 6-4 6-7(4) 6-1 6-1
[7] M. Cilic b. [16] G. Muller 3-6 7-6(6) 7-5 5-7 6-1
[3] R. Federer b. [6] M. Raonic 6-4 6-2 7-6(4)
[11] T. Berdych b. [2] N. Djokovic 7-6(2) 2-0 rit.

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