Wimbledon: Querrey, ancora tu! Fuori Murray, semi con Cilic

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Wimbledon: Querrey, ancora tu! Fuori Murray, semi con Cilic

Lo statunitense si ripete dopo la vittoria su Djokovic dello scorso anno. Eliminato il numero uno del mondo in cinque set. Cilic supera al quinto un eroico Muller

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Forfait Djokovic, Federer vola

[24] S. Querrey b. [1] A. Murray 3-6 6-4 6-7(4) 6-1 6-1 (Antonio Ortu)

Sam Querrey un anno dopo è ancora l’uomo della sorpresa. L’americano elimina al quinto set un Andy Murray visibilmente acciaccato, che dopo aver conquistato il terzo set, è riuscito a vincere solo due giochi in quarto e quinto set. Il problema all’anca è riaffiorato e non solo non potrà difendere il titolo, ma anche il posto da numero 1 è a rischio. Sam, dopo aver eliminato Djokovic nel 2016, elimina un altro numero 1 e stavolta supera anche l’ostacolo dei quarti. Un americano non raggiungeva i quarti dal 2009, quando Roddick perse poi in finale contro Roger Federer. Il nativo di San Francisco, a 29 anni, raggiunge il miglior risultato della carriera e centra la prima semifinale Slam dopo 42 tentativi (più di tutti nell’era Open). Rompe inoltre una serie di 25 vittorie di fila di Murray contro gli statunitensi. Chi l’avrebbe mai detto, anche dopo le dispendiose vittorie al quinto dei due turni precedenti?

Negli otto confronti diretti, Querrey era uscito vincitore solo una volta, nel suo eccezionale 2010 (in cui vinse quattro trofei), al torneo di casa a Los Angeles, in cui ha trionfato in tre edizioni. Nei restanti sette, Murray ha lasciato per strada solo un set. Su erba, oltre al lontanissimo confronto, primo in assoluto, datato 2006 a Newport (2 set a 0 Andy), si sono sfidati a SW19 nel 2010 e Murray non ebbe problemi, vincendo in tre set; stesso risultato del loro ultimo confronto, in Australia, un turno prima che il numero 1 del mondo uscisse di scena contro Mischa Zverev. Per gli amanti della storia, mancavano dal 1973 due tennisti britannici nei quarti di finale sia maschili che femminili a Wimbledon, quando Roger Taylor li raggiunse con Virginia Wade. Ma la prima volta accadde nel 1970: al tempo, assieme allo stesso Taylor, arrivò ai quarti Winnie Wooldridge e nel 2017, 47 anni dopo, la storia si ripete per la terza volta con Andy Murray e Johanna Konta. Per gli statunitensi, invece, Querrey è il primo a prendersi un posto negli ultimi otto di Wimbledon da Andy Roddick (una semi e due finali a cavallo tra 2003 e 2005, tutte perse da Federer).

Sotto lo sguardo di Rod Laver e Ken Rosewall nel Royal Box, il Centrale si alza in piedi e accoglie con un applauso il suo beniamino nativo di Dunblane. Il match è stato presentato da Art Spander, come “Sam Querrey contro Murray e tutta la Gran Bretagna”, ma il buon Sam entra in campo con quel mezzo sorriso di chi accetta una tale sfida e sa che è ha già provato di poter far fuori il numero 1 ATP (chiedete a Djokovic). Tuttavia, l’americano non parte per niente bene. Murray tiene a zero il suo primo turno e, grazie agli errori del suo avversario, vince anche il settimo punto dei sette iniziali: 0-40. Querrey vince il suo primo quindici con il 100° ace del suo torneo, ma spedisce lungo un altro dritto d’attacco. Murray va subito un break avanti e si mette al comando delle operazioni. L’intento di Sam è però chiaro e facile da intendere. Attaccare appena ha una chance, soprattutto col primo colpo dopo il servizio. Andy nel primo riesce invece ad ancorarlo sulla linea di fondo e l’americano non trova la via d’uscita. È quindi 6-3 Murray in 28 minuti.

Nel secondo, è ancora Andy a portarsi avanti sul servizio dell’avversario. Sull’1-1, lo scozzese sale 0-30, ma, sfruttando un suo insolito errore di dritto e dei buoni servizi, Sam si salva. La querelle si intensifica notevolmente nel settimo game. Dopo un errore di dritto e un doppio fallo, Murray con un super passante di rovescio si porta 0-40. Anche qui il californiano non fa una piega e ritrova il servizio per impattare sul 40-40. Andy, imbufalito, gioca altri tre punti dei suoi, fa pagare a Querrey qualche scelta in attacco imperfetta e va avanti di un break anche nel secondo. Ma inaspettatamente il match cambia volto proprio qui. Con le palle nuove, Andy non serve a dovere per uccidere il secondo set, dimostra di essere un po’ teso, sbaglia un drop shot sul 15-30 e concede poi a Querrey di prendersi il contro-break. L’americano, ora in the zone come si dice dalle sue parti, ribalta il set e sul 5-4 porta Murray di nuovo in difficoltà nel suo turno. Sul 30-30 un errore non da Murray concede il primo set point a Querrey, ma il numero 1 del mondo riesce ad annullarlo. Un suo altro gratuito di dritto (fuori di metri) concede alla testa di serie n. 24 una seconda chance. Stavolta Querrey tira un fendente di rovescio in risposta che lascia fermo Andy: un set pari sul Centrale.

Murray, cedendo per la seconda volta di fila il servizio e il secondo set dell’intero torneo, ha perso via via campo e fiducia nel finale di set, lasciando spazio all’offensiva di Sam. Non che non sia accaduto anche con Fognini e Paire, ma stavolta anche la fiducia dello scozzese sembra tornare ai bassi livelli dei tornei pre-Wimbledon. Infatti anche i non forzati sono aumentati vistosamente nel quarto d’ora nero del detentore del titolo, soprattutto in momenti in cui la solidità del numero 1 del mondo dovrebbe venir fuori. A sorpresa, il match è ancora aperto.

Ogni dubbio sulla tenuta dello scozzese sembrerebbe fugato dal suo inizio di terzo set. Un break nel primo gioco gli consente di mettersi avanti già all’inizio del parziale. Andy sale 2-0, muovendosi bene e trovando anche punti con il drop shot. Dall’altro lato Sam inizia a raccogliere tanti punti con la battuta e nei suoi turni concede poco o nulla. Anche Murray però non è da meno. Alza la percentuale di prime e si presenta al servizio per il set con soli tre punti persi al servizio. Per la seconda volta nel match, Murray si incarta nel momento decisivo. In maniera del tutto inaspettata concede a Querrey due palle break, mette in campo poche prime e può solo restare a guardare il vincente di rovescio dell’americano che sigla il 5-5. Ritrovandosi a servire per salvare il set, Andy stavolta non ha problemi e porta il terzo parziale al tie-break. La svolta è nel quarto punto: Sam manda in rete uno smash semplicissimo e regala il primo mini-break. Un dritto al volo porta Andy sul 4-1 e in un amen ci son 5 set point per il detentore del titolo. Querrey reagisce e di forza si porta sul 4-6, prima di mancare la risposta su una buona prima di Murray. che mette fine al tie-break. Lo scozzese si porta avanti 2 set a 1, dopo 1 ora e 53 minuti.

Quando un Murray (zoppicante) tiene a zero la battuta nel primo game quarto, chiunque avesse affermato “Querrey in 5” sarebbe stato preso per matto. Invece da lì in poi per il numero 1 del mondo e il pubblico inglese succede l’irreparabile. Nel terzo game, Andy cede a zero la battuta e inizia a essere sempre più farraginoso nei movimenti. Anche il servizio di Murray scende di velocità e la seconda, già statisticamente il tallone d’Achille dello scozzese, permette a Querrey di entrare. Il pubblico prova a incitare il suo beniamino quando perde il sesto punto al servizio di fila. Ma non c’è niente da fare, Querrey si porta avanti 4-1 e servizo e in un attimo Murray si ritrova al quinto, in estrema difficoltà e in un Centrale ammutolito.

Per Sam è la terza partita di fila al quinto, dopo quelle con Anderson e Tsonga. Proprio con Tsonga Murray ha vinto l’anno scorso, nei quarti di finale qui a Church Road, l’ultimo match al quinto, prima di perdere le ultime tre. Il numero 1 del mondo è spalle al muro. Il servizio del californiano non lascia scampo a inizio parziale decisivo e tiene a zero la battuta. Murray continua a fare estrema fatica nei movimenti. Il problema all’anca è riaffiorato proprio quando non doveva. Quando Sam brekka e poi infila altri servizi vincenti per portarsi 3-0, tutto il popolo britannico sembra aver perso le speranze di vedere per la prima volta un loro giocatore in semifinale sia nel maschile che nel femminile. Stranamente, Andy non chiama nemmeno il fisioterapista e torna in campo per difendere con i denti il titolo. Due buone soluzioni di rovescio, una palla corta e un ace lo tengono in partita. Ma Querrey sente l’odore del sangue: altro turno a zero e altro break, conquistato con un punto incredibile in cui Murray non ha mollato un centimetro. Con un ace, da aggiungere agli altri 26 e ai 70 vincenti, Querrey compie la seconda impresa in due anni, chiudendo il match in 2 ore e 42 minuti. Affronterà in semi Marin Cilic, con cui è sotto 0-4 nei precedenti.

La resilienza di Andy Murray si ferma quindi ai quarti, peggior risultato dal 2014, quando, sempre ai quarti, lo batté Dimitrov. Più che la tensione, la scarsa fiducia, stavolta il fisico ha abbandonato sul più bello. Per la seconda volta non difenderà il titolo ai Championships e se il suo avversario nella finale 2013, Nole Djokovic, vincerà il torneò, perderà lo scettro di numero 1 del mondo a fine torneo.

[7] M. Cilic b. [16] G. Muller 3-6 7-6(6) 7-5 5-7 6-1 (da Londra, Luca Baldissera)

Dopo la pioggia di ieri, fa decisamente fresco a Wimbledon in questa giornata di quarti maschili, e un frizzante venticello soffia a tratti sulle tribune del campo 1, quando alle 13 ora di Londra iniziano a palleggiare il croato Marin Cilic (28 anni, 6 ATP) e il lussemburghese Gilles Muller (34 anni, 26 ATP). Due i precedenti, entrambi a favore di Cilic, Rotterdam 2016 (7-6 7-6) e Queen’s due settimane fa (6-3 5-7 6-4), match molto combattuti dunque. L’incognita oggi è capire se Gilles, dopo la gran vittoria su Rafa Nadal (15-13 al quinto) sia riuscito a recuperare dal tremendo sforzo prodotto, anche a livello mentale.

L’inizio è prevedibilmente legato ai servizi, i giocatori tengono la battuta con agio, poche risposte sono competitive, e di conseguenza non ci sono scambi combattuti. Un primo momento divertente si vede nel quinto game, batte Cilic, quando Muller azzecca un bel pallonetto e poi chiude al volo: il pubblico (forse memore dello spettacolo offerto dal lussemburghese l’altro ieri) sembra sostenerlo con simpatia e applaude convinto. In ogni caso, Marin non ha problemi a conquistare il 3-2, subito raggiunto da Gilles sul 3-3. E nel “fatidico” settimo game, all’improvviso si apre il gioco: un paio di incertezze del croato, una gran risposta del lussemburghese, ed è break a 30, alla prima opportunità. “Yes!”, grida il solitamente flemmatico Muller, gli spettatori esplodono in un boato: le preferenze del campo 1 sono chiare adesso. Picchia bene da fondocampo Gilles, la sta vincendo con i rimbalzi, ed è una vera sorpresa, ma per ora il vantaggio è meritato, siamo 5-3 per lui. Stranamente falloso invece Cilic, sembra contratto, e dopo due parità, l’ennesimo rovescio fallito regala un set point a Muller, che risponde a una gran prima, incassa un altro gratuito del croato, stavolta col dritto, e il primo parziale è suo. 6-3 con due break, prestazione da dimenticare di Cilic finora, ottimo Gilles ad approfittarne con precisione chirurgica (due palle break trasformate su due, impeccabile), in tutto il set solo 4 volte a rete, come se non ne sentisse la necessità. Bravissimo.

Sintomatico della scarsa concentrazione del croato un doppio fallo nel quarto game del secondo set, nell’occasione Marin si distrae troppo per allontanare un insetto tra prima e seconda palla, che di conseguenza gli va in rete. Non ci siamo, deve assolutamente aumentare l’intensità, sia dal punto di vista tecnico che da quello dell’attitudine. Piazzando comunque qualche buona prima palla, e ci mancherebbe altro, Cilic rimane in scia a un Muller che continua a giocare come meglio non potrebbe, solidissimo da fondocampo, e che si concede anche diverse finezze al volo e con i pallonetti. Gli spettatori apprezzano, Marin un po’ meno, siamo 4-3 per il lussemburghese. Che nel game successivo, con uno splendido slice lungolinea, si procura il 15-40 e due palle break consecutive, una annullata dal servizio di Cilic, l’altra sprecata col dritto. Di nuovo lo slice maligno di Gilles a mandare in confusione il croato, terza opportunità, stavolta cancellata da un gran dritto, seguito da due ace consecutivi. Ottima finalmente la reazione di Marin, lo scampato pericolo potrebbe scuoterlo, senza scomporsi intanto Muller, ingiocabile al servizio, sale 5-4. Nell’undicesimo game, sul 5-5, un paio di belle accelerazioni di Cilic lo portano, dopo un’ora e un quarto, alla prima palla break, ma il serve&volley di Gilles è perfetto, e due punti dopo siamo 6-5 in suo favore. Anche nel primo momento di difficoltà, il lussemburghese ha fatto la scelta tattica giusta, sta giocando una partita da incorniciare. A zero lo raggiunge Marin, 6-6, ed è tie-break. Sul 3-2 , arriva una risposta fulminante con il dritto di Muller, che allunga 4-2, ma restituisce il minibreak due punti dopo, perdendo il controllo di una difficile demi-volée, e si fa raggiungere sul 5-5. Gran ace centrale per Cilic, che sale a set-point, Gilles non si tira indietro se c’è da sparare prime palle, e lo annulla con una bomba al centro, 6-6, ma poi commette un doppio fallo terribile, 7-6 Marin: secondo set-point, e il passantone di dritto del croato gli consegna il secondo parziale. Un set pari, l’unica distrazione in un’ora e mezza abbondante di partita – non ha mai perso il servizio – Muller l’ha pagata carissima, vediamo come reagirà alla delusione e alle occasioni mancate.

Tocca a Cilic iniziare alla battuta il terzo set, da subito per chi risponde solo le briciole, è salito il livello di continuità e attenzione del croato e si vede. Gilles non è da meno, il gioco è scarno ma vista la posta in palio si può capire perfettamente. Stanno servendo entrambi molto bene nel match, 65% di prime con il 92% di punti fatti Muller, 67% di prime con l’86% di punti fatti Cilic finora, con numeri simili è dura vedere un break a meno di un improvviso passaggio a vuoto di uno dei due. Senza il minimo problema per chi è al servizio, con Marin più potente da fondo, e Gilles più manovriero con i tagli e i colpi al volo, si arriva al 6-5. E qui, con un paio di errori, a cui si aggiunge una ficcante risposta di Cilic, arrivano tutte insieme tre palle break che sono anche tre set point. Muller annulla la prima con il servizio, la seconda con una splendida combinazione volée e smash, ma sulla terza sbaglia male al volo di rovescio, e siamo 7-5 e due set a uno per Marin. Anche psicologicamente, rischia di essere una mazzata definitiva per il lussemburghese, però Cilic è stato ottimo, stiamo rivedendo il gran giocatore delle partite precedenti. Nel terzo set, un clamoroso 20/21 di punti fatti con la prima palla, che gli è entrata il 75% delle volte (21/28), unito a 15 vincenti e soli 5 errori, spiega bene la crescita del croato.

Passato lo “scossone”, il quarto set riprende da dove eravamo rimasti, inizia Cilic al servizio e martella alla grande, non si perde d’animo l’ammirevole Muller, che delizia il pubblico anche con tocchi di alta classe, come una bellissima demi-volée smorzata. Ma per Gilles, come era prevedibile, inizia a farsi sentire la stanchezza, e arrivano due palle break sul 3-2 per Marin, ben annullate, sono segnali preoccupanti. Siamo 3-3, e finora nel set 11 vincenti Cilic, solo 4 Muller, praticamente il croato sta spingendo il triplo. Le ulteriori due palle break che Gilles è costretto ad annullare nell’ottavo game ne sono un evidente sintomo, ma il lussemburghese stringe i denti e arriva al 4-4, e poi ancora al 5-5, che carattere. Carattere che viene premiato nel game successivo, quando – facilitate da un nastro beffardo – arrivano a dir poco a sorpresa tre palle break per Muller, che trasforma la prima chiudendo bene il dritto in avanzamento. Incredibile, potremmo di nuovo vederlo in un quinto set. Due ace consecutivi, un attacco di dritto, e sono tre set point: un comprensibile doppio fallo rischiando la seconda, un errore, ma poi un’altra seconda vincente ed è 7-5 per Gilles e quinto set. Quarto parziale praticamente fotocopia del terzo, ma a parti invertite. Sono passate tre ore di gioco, splendido Muller, ma onestamente Cilic ha avuto tante occasioni, a questi livelli devi concretizzare di più, non ci sono scuse.

Come se ci stesse ascoltando, nel secondo game del set decisivo Marin pianta tre risposte delle sue fulminando l’avversario, strappa il servizio a 15 a Gilles, e autoincitandosi con convinzione, sale 3-0. Potremmo già aver avuto lo strappo definitivo, adesso anche il linguaggio del corpo di Muller è quello di un giocatore in riserva di energie fisiche e mentali. Giustamente Cilic affonda il coltello nella piaga, entra con le risposte e con il dritto, e si prende un’altra palla break che è come un match-point: il dritto di Gilles che vola lungo si porta via anche le sue ultime speranze, il 4-0 per Marin con due break è una sentenza. Il 5-0 è una formalità, tiene il “game della bandiera” Muller per l’1-5, nel game successivo si arrampica d’orgoglio a palla break (annullata col servizio), ma allo scoccare delle tre ore e mezza, dopo 3 quarti di finale negli ultimi 3 anni, arriva il 6-1 e la prima semifinale a Wimbledon per Marin Cilic.
Lo attende il giustiziere del campione in carica, Sam Querrey, i precedenti sono 4-0 per Cilic, comprese due partite sull’erba (Wimbledon 2009 e Queens 2012, un po’ datate), ma il bombardiere visto oggi sul campo centrale contro Murray non va sottovalutato.

Risultati:

[24] S. Querrey b.[1] A. Murray 3-6 6-4 6-7(4) 6-1 6-1
[7] M. Cilic b. [16] G. Muller 3-6 7-6(6) 7-5 5-7 6-1
[3] R. Federer b. [6] M. Raonic 6-4 6-2 7-6(4)
[11] T. Berdych b. [2] N. Djokovic 7-6(2) 2-0 rit.

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