Nessuno come lui

Wimbledon

Nessuno come lui

WIMBLEDON – Diciannovesimo slam per Federer. Lo svizzero centra il record ai Championships: ottava meraviglia, la prima senza perdere set. Ma la finale non c’è stata

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dal nostro inviato a Londra

[3] R. Federer b. [7] M. Cilic 6-3 6-1 6-4

È successo quello che doveva accadere. Forse ce lo si aspettava più bello, più intenso. Più vibrante. Federer ha vinto Wimbledon per l’ottava volta. A (quasi) 36 anni è il più anziano di sempre a riuscirci. Purtroppo Marin Cilic non ha preso realmente parte a questa finale perché bloccato da un problema al piede o forse, come molti hanno pensato, schiacciato dalla tensione di un match così importante. Lo abbiamo visto versare lacrime di frustrazione sotto 3-0 nel secondo parziale. Così.

Federer ha fatto diciannove, ha fatto anche otto, ha dominato il torneo senza perdere un set. Ormai ci sono pochi aggettivi da poter abbinare alla sua figura. Nella leggenda abita già da troppo tempo.

La cronaca della partita

Siamo finalmente arrivati, dopo due settimane di battaglie, all’atto conclusivo dell’edizione 2017 dei Championships, la finale del singolare maschile. Per lo svizzero Roger Federer (35 anni, 5 ATP) è l’undicesima (di cui sette vinte) qui a Wimbledon, record assoluto, per il croato Marin Cilic è la prima. Il cielo è nuvoloso, ma il tetto rimane aperto, la folla è entusiasta e già da un’ora prima del match gremisce gli spalti, le magliette rossocrociate si sprecano. Tra i due i precedenti sono 6-1 in favore di Federer, ma nelle ultime tre occasioni, Cilic ha saputo metterlo sempre in difficoltà (Toronto 2014, vinse Roger 7-6 6-7 6-4, US Open 1014 vinse Marin 6-3 6-4 6-4, qui a Londra l’anno scorso vinse Roger 6-7 4-6 6-3 7-6 6-3). Il favorito è lo svizzero, ma speriamo di avere una bella finale combattuta.

Inizia Marin al servizio, e da subito spinge a tutta su ogni palla. Schermaglie iniziali in cui il croato prende il centro del campo, e costringe Roger alla difesa. Nel quarto game la tattica “fuori tutto” di Cilic paga, con il 30-40 sul servizio di Federer e una palla break, ma è molto brutta la risposta di rovescio in rete, su una seconda palla, con cui la spreca. Altri due gratuiti di Marin ed è 2-2, senza grandi meriti di Roger. Ma gli errori di Cilic continuano, e arriva uno 0-40 con annesse le prime tre palle break per Federer, che trasforma la terza pressando il rovescio di Marin, il colpo che oggi sembra scricchiolare parecchio. Allunga senza problemi Roger sul 4-2, e poi sul 5-3, entrambi stanno aumentendo le percentuali al servizio. Nel nono game un bel passante di rovescio dello svizzero lo manda a set point, annullato con il servizio da Cilic, ma ne arriva un altro, e qui il doppio fallo del croato è imperdonabile, 6-3 Federer. Dopo i primi punti molto ben giocati è decisamente sceso Marin, dalla palla break sul 2-1 per lui un parziale di 5 game a 1 per Roger, un cedimento grave.

Non entrerebbe uno spillo sul centrale, completamente esaurito anche in tribuna stampa, il problema è che non entra granché nemmeno il rovescio di Cilic, che sull’1-0 Federer nel secondo set vola largo. Non è il primo, e consegna un altro break allo svizzero, che poi tiene in scioltezza e sale 3-0. Il parziale adesso è di 8 game a 1 con tre break per Roger, il povero Marin sembra sparito dal campo, o sarà capace di reagire in fretta o qua si rischia un’altra finale senza storia dopo quella di ieri. Tecnicamente Federer non sta facendo nulla di trascendentale, a parte qualche bel tocco dei suoi, è Cilic che risulta non pervenuto. Al cambio campo arriva al suo capezzale il fisioterapista, ma si limita a un consulto, Marin sta seduto con la testa coperta dall’asciugamano, non si capisce se abbia un problema fisico o di tipo nervoso. Per un attimo, le spalle del povero Cilic sembrano addirittura scosse dai singhiozzi, come se stesse avendo un crollo emotivo.  Quando tiene il game dell’1-3 il Centre Court esplode in un boato, giustamente la gente vuole una partita. Due game dopo, però, sul 4-1 Federer, arrivano altri due vantaggi esterni, e anche qualche fischio: lo svizzero va a segno alla seconda opportunità, quando scappa lunga una volée di dritto a Cilic, 5-1 per lui. Circa 40 secondi dopo, spingendo ormai in totale relax con la battuta, Roger chiude 6-1, e di nuovo arriva in campo il medico per Marin, che si fa fare una fasciatura al piede sinistro. Forse è un problema di vesciche, più probabilmente è la necessità di fermarsi un attimo e almeno provare a calmare i nervi e riordinare le idee. Dispiace per lui, sembra di rivedere Sabine Lisicki contro Marion Bartoli qui nel 2013.

Inizia ancora Cilic al servizio il terzo set, tiene per l’1-0, speriamo che si sia ripreso. Federer autoritario pareggia 1-1, e poi ecco di nuovo due errori consecutivi (dritto e poi rovescio) di puro “braccino”. La tensione che attanaglia il croato è evidentemente terribile, lui abbassa le spalle e scuote la testa, e non guarda nemmeno il suo angolo. Niente da fare, per quanto un giocatore possa essere forte ed esperto, la prima volta in finale su questo campo ha un impatto che non si può nè prevedere nè gestire quando ti investe. La palla break regalata a Roger dal drittaccio in rete ne è l’ennesimo sintomo, Marin la annulla con il serve&volley, ed è bravo a sparare un paio di pallate per salire 2-1. L’ovazione del pubblico di Wimbledon che accompagna i (pochi) punti vincenti di Cilic, e pure qualche gratuito dello svizzero, deve essere una novità pressochè assoluta per Federer, a parte forse durante i match contro il ragazzo di casa Andy Murray. Servono i vantaggi a Roger per pareggiare 2-2, adesso Marin si sta quantomeno difendendo, e picchiando bene con la prima palla sale 3-2. Il problema è che Roger non sembra intenzionato a rallentare, il 3-3 è cosa di un attimo, e quando Cilic schianta sul nastro un dritto facile, trovandosi sotto 15-40 nel game successivo, è già aria di simil-match point. Un errore molto simile regala il break anche in questo set allo svizzero, 4-3 e servizio per lui.

Mentre serve per andare, (senza problemi) 5-3, e Marin chiude un rovescio, viene letteralmente giù lo stadio. È veramente strano vedere un sostegno così clamoroso per un avversario di Federer su questo campo, ma considerate le difficoltà per procurarsi uno dei preziosi biglietti della finale, la circostanza è comprensibile. Gran risate in tribuna quando qualcuno urla: “C’mon, Roger, give him a break“, con azzeccatissimo gioco di parole (“lascialo stare un attimo”, e “dagli un break” nel senso tennistico).
Cilic si avvicina sul 4-5, ed eccoci al momento storico: Roger Federer serve per il suo diciannovesimo Slam, e per un clamoroso ottavo titolo a Wimbledon. E al secondo match point, dopo un’ora e 41 minuti, l’ottavo ace iscrive il suo nome, se possibile, ancora più in cima tra le leggende del nostro sport. Non ci sono più parole, solo emozioni.

Non sentirsi bene in finale è terribile. Sii comunque orgoglioso di te stesso“. Così Roger Federer – durante la cerimonia di premiazione – ha cercato di consolare il suo avversario sconfitto, visibilmente abbattuto anche alla fine della contesa. Un’esultanza sobria, sicuramente meno accentuata rispetto a quella delle sette precedenti vittorie. Ma le lacrime non è riuscito a trattenerle: seduto in panchina, semi-nascosto dall’asciugamano, Roger Federer si è lasciato andare. Mica facile salire sull’Ottovolante a Wimbledon senza risentirne almeno un poco.

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