Federer: "Perché continuo? Mi sembra di lavorare part-time..."

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Federer: “Perché continuo? Mi sembra di lavorare part-time…”

La conferenza stampa dell’otto volte campione. Gli chiedono perché continui ancora a giocare: “Ora mi sembra di lavorare part-time!”

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Ripensando al 2001, quando vincesti contro il tuo idolo Pete Sampras, oggi è il tuo ottavo trionfo qui. Lo avresti mai immaginato?
No, non pensavo avrei avuto tutto questo successo dopo la vittoria con Pete qui. Speravo di avere una chance di giocare almeno la finale, un giorno, una possibilità di vincere il torneo. Vincerne otto è qualcosa che difficilmente puoi penare di fare, secondo me. Se te lo poni come obiettivo, devi avere un talento straordinario e coach e genitori che ti spingono dai tre anni in avanti, che pensano a te come un progetto, e non è stato il mio caso. Sono sempre stato un ragazzo normale, mentre crescevo a Basilea, sperando di avere una carriera nel tour. Ho sognato, creduto e sperato ti potercela fare, quindi ho lavorato molto, e ha pagato.

Parlaci dei cambiamenti che hai apportato per tornare a questi livelli, dopo aver lasciato Wimbledon con molto dubbi, lo scorso anno.
Onestamente, tutto si è basato sulla mia condizione fisica. Non riguarda il gioco in sé, non ho pensato a come avrei dovuto giocare una volta tornato a Wimbledon. Mi interessava solo tornare in condizioni fisiche tali da poter competere con i migliori e giocare sette partite di cinque set. Quello era il mio obiettivo, e l’ho raggiunto. Quando sono arrivato qui ero già molto contento.

Hai intenzione di tornare il prossimo anno? O preferisci arrivare a fine stagione e vedere come va?
Dopo la scorsa stagione, con tutto quello che ho passato, ho iniziato a pensare con un anno di anticipo,  in termini di programmazione, preparazione e tornei che vorrei giocare. Quindi mi vedo assolutamente giocare qui il prossimo anno. Ma dato che manca ancora molto, preferisco approfittare dell’opportunità per ringraziare il pubblico e far loro capire che sì, spero di tornare. Non è mai una garanzia, specialmente alla mia età. Ma l’obiettivo è senz’altro tornare qui e difendere il titolo.

C’è qualcosa di particolarmente speciale nel vincere Wimbledon otto volte, dove hai vinto il tuo primo Slam, e considerando che nessun altro uomo ci è mai riuscito?
Sì, è davvero speciale. Wimbledon è sempre stato il mio torneo preferito, e lo sarà sempre. I miei idoli hanno giocato qui, e fare la storia qui significa davvero molto per me. Curiosamente, non ci ho pensato molto oggi, durante la premiazione, ero solo contento di avercela fatta perché è stato un cammino lungo ed emozionante. A volte è stata dura, ma è così che deve essere. Essere il campione in carica a Wimbledon, non vedo l’ora di assaporarlo per un anno intero.

Considerando questa metà di stagione, hai intenzione di modificare i tuoi piani?
Non credo. Avrei comunque giocato di più nella seconda parte di stagione, non avrei saltato l’Asia, il cemento americano o gli indoor europei. Avrei comunque giocato quanto più possibile, e credo farò così. Domani decideremo se andare in Canada o meno, ma molto probabilmente giocherò Cincinnati e gli US Open, poi la Laver Cup, Shanghai e tornerò per gli indoor. Questo è il piano per ora.

Il tuo ex allenatore Stefan Edberg ha sempre detto che avresti potuto vincere un altro titolo dello Slam. Tu hai continuato a crederci?
Fermamente. Per me è stato importantissimo che il mio team ci credesse, come me. Non sono stato io a dover portare avanti la squadra, piuttosto il contrario. È in queste cose che la squadra fa la differenza. Rassicurarmi quando ho avuto dubbi, o farmi tornare con i piedi per terra quando le cose vanno troppo bene. Per questo credo di avere un team straordinario. Ho chiesto a tutti loro apertamente, se credessero nelle mie possibilità di vincere un altro Slam, battere i migliori regolarmente. E tutti mi hanno risposto allo stesso modo, cioè che se fossi stato al 100% e desideroso di giocare, tutto sarebbe stato possibile; se queste componenti mancano, è difficilissimo. Io ci ho creduto, avevo le stesse sensazioni. Per questo la pausa dello scorso anno era necessaria.

Una domanda a cui potrebbe essere difficile rispondere. Sono sicuro che puoi parlarci dei tuoi avversari e delle loro abilità. Fai un passo indietro e dicci come hai fatto a essere così grande nella tua carriera. Quali sono le abilità fisiche e mentali che ti hanno permesso di raggiungere questi traguardi?
Non sono mai fuggito dal “palcoscenico”, sono sempre rimato tra i protagonisti. Ho sempre pensato di poter giocare al meglio sui campi più importanti. Ho lottato anche sul campo 18, per qualsiasi ragione io l’abbia fatto, ma non ho mai colpito la palla bene come sul campo centrale. È stata una buona cosa, che mi è servita molto nelle grandi partite contro i grandi avversari. Credo di aver sognato molto in grande quando ero bambino, ho creduto che le cose fossero realizzabili. Questo mi ha aiutato. Poi ho lavorato duramente, con qualità e intelligenza nel corso degli anni. Se ripenso al mio primo allenatore, al mio attuale allenatore, e lo stesso per i tutti i preparatori atletici fino ad oggi: penso che in ogni momenti avessi accanto la persona giusta. Poi ho trovato in mia moglie e nei miei genitori dei sostenitori meravigliosi, che mi hanno reso la persona che sono oggi. Nel gioco credo di essere stato “benedetto” con molto talento, ma ho dovuto comunque lavorare tanto: da solo il talento non ti porta troppo lontano.

Parlaci di quello che è successo in questo torneo. Non hai perso un set. Un livello di eccellenza semplicemente incredibile, specialmente in questo momento
della tua carriera. Ti ha sorpreso?
Onestamente sono molto sorpreso da come sta andando questa stagione, da quanto bene mi sento e da quello che accade in campo, da come sto affrontando le situazioni di difficoltà. Sapevo che avrei potuto ancora fare grandi cose un giorno, ma non credevo a questo livello. Penso che anche voi avreste riso se vi avessi detto che avrei vinto due Slam quest’anno. Non mi credono quando dico questo, ma io stesso non credevo che avrei potuto vincerne due questa stagione. È incredibile anche se non ho idea di quanto durerà. Ma ripeto a me stesso che la mia integrità fisica viene prima di tutto. Se agisco in questo senso forse tutto è davvero possibile.

Salute permettendo, come hai detto. È possibile che tu possa ancora giocare quando avrai 40 anni?
Si potrebbe vederla così. Se la salute permette, come avete tutto, tutto è possibile. Potresti prenderti 300 giorni di stop, in preparazione a Wimbledon, ibernarti, poi tornare fuori e allenarti un po’, così da non rischiare di essere infortunato. Diciamo che giocare Wimbledon e vincere Wimbledon sono due cose diverse, non dimentichiamolo. Il problema di non giocare è che i match “veri” sono l’unica unità di misurazione. Puoi allenarti quanto vuoi, sentirti bene quanto vuoi in allenamento, ma la pressione di un incontro, la tenuta nervosa, quelo che senti e tutto quello che accade prima e durante le partita, beh questo non puoi riprodurlo in allenamento. Non sai come il corpo reagirà a quel tipo di pressione. Per questo serve il giusto equilibrio tra allenamento, partite e riposo. In alcuni momenti magari devi giocare meno partite, altrimenti non riuscirai più ad esprimerti al massimo.

Sulla partita di oggi. C’era una strana atmosfera per via delle condizioni di Marin? Hai dovuto cambiare qualcosa nel tuo gioco, nella tua mentalità per quello che accadeva dall’altra parte della rete?
Beh, non mi sentivo completamente a mio agio. Ad essere onesto non sapevo esattamente quale fosse il suo problema. Non saprei dirti se aveva problemi con il dritto o con il rovescio. Stava servendo alla grande, facendo anche serve&volley. Così ho pensato che il suo problema non stesse negli spostamenti. Quando ha chiamato il medico pensavo avesse le vertigini, o qualcosa del genere. Se l’avessi visto sentire dolore da qualche parte avrei iniziato a pensarci; ok, magari posso fare una palla corta e verificare come sta. Siccome non sapevo e non riuscivo a capire mi sono imposto di pensare solo al mio gioco. Certo, l’atmosfera non è stata quella di un “match thriller” in cinque set, il pubblico avrebbe voluto vedere un match più lottato. Lo capisco benissimo. Ma sono felice che oggi sia andata diversamente.

Cosa ti spinge ad andare avanti?
Beh, adoro giocare. Ho un team fantastico, mia moglie mi sostiene al 100% quando sto giocando, è la mia tifosa n.1. È fantastica. Adoro competere nei grandi tornei e non mi importa dei viaggi o degli allenamenti. Ora che sto giocando un po’ meno ho anche più tempo a disposizione. Mi sento come se stessi lavorando “part-time”, ed è una gran bella sensazione! (sorride)

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