Errani: squalifica di soli due mesi ma carriera finita ingloriosamente?

Editoriali del Direttore

Errani: squalifica di soli due mesi ma carriera finita ingloriosamente?

L’ITF la squalifica per 2 mesi fino al 2 ottobre. Sara Errani mercoledì annuncerà il ritiro o più probabilmente di voler continuare pur ripartendo da tornei periferici per via d’una classifica disastrosa?

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Questo articolo è stato scritto prima dell’uscita del comunicato ITF

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La notizia di Sara Errani e del suo test positivo è una pessima notizia. Per lei, per il tennis in generale, per quello italiano. Comunque vada a finire la vicenda. Ed è una notizia della quale dispiace scrivere. Per lei, per il tennis, per quello italiano. E ciò senza pronunciare condanne o assoluzioni preventive che non mi competono. Alle ore 16 è arrivata la conferma ufficiale da parte dell’ITF: squalifica soltanto di due mesi dal 3 agosto al 2 ottobre. Tutti i punti WTA e il prize money raccolto tra il 16 febbraio e il 7 giugno, (data del test anti-doping successivo, negativo) le saranno decurtati.

Io temo che sebbene la squalifica sia così ridotta da far pensare che si tratti di una colpa lieve, in qualche modo almeno parzialmente giustificata- credo che anche il… curriculum di Sara abbia in qualche modo influito: Sara si era sottoposta in passato a 23 test alle urine dal 2014 e a 21 test del sangue dal 2012 – ma come stavo scrivendo però temo che la carriera di Sara Errani sia molto vicina alla conclusione. Forse non immediata, ma prossima. Penso che sia così pur conoscendo la grinta e la determinazione di Sara che – sia piaciuto o non piaciuto il suo stile di gioco – è certamente stata un’atleta di grande, grandissima determinazione. Non lo fosse stata non avrebbe raggiunto – nonostante certi suoi limiti tecnici e fisici abbastanza evidenti in un’era in cui alcune tenniste servono a 200 km orari e sono alte sopra il metro e 80 –  gli straordinari  risultati che ha saputo raggiungere. N.5 del mondo, finale e semifinale a Parigi, semifinale e quarti all’US Open, quarti in Australia, 9 tornei vinti, 10 finali in singolare, 5 trionfi Slam in doppio al fianco di Roberta Vinci e n.1 mondiale di specialità nella quale ha vinto 25 tornei.

Avessimo avuto un tennista uomo capace di raggiungere la metà di quei risultati sarebbe stato lo sportivo più popolare del nostro Paese o quasi. Sono risultati che le hanno consentito di guadagnare di soli premi ufficiali circa 13 milioni di dollari e fra sponsorship, gettoni di presenza, esibizioni, somme difficili da accertare con precisione ma in una dozzina di anni da “pro” altri 7 milioni per superare quota 20 milioni complessivi. Ma in questo momento Sara è n.98 del mondo. E nei mesi scorsi era anche uscita dalle prime 100. Da un bel po’ Sara è entrata in crisi, una crisi sempre più pesante di risultati e di fiducia, se si pensa che aveva chiuso il 2013 a n.7, il 2014 a n.15, il 2015 a n.20, il 2016 a n.50. Se le toglieranno due mesi di risultati chissà dove finirà. Fuori dalle 200? I calcoli ancora non li ho fatti, anche perché non sono certo sul computo dei punti, sul momento dal quale glieli toglieranno.Ma credo molto molto in basso. Con quella classifica le toccherebbe ripartire da tornei di vera periferia.

Avrà voglia di rimettersi in gioco, di ripartire da qualificazioni in tornei improbabili? Forse lo farà per non dare l’impressione di una resa incondizionata proprio adesso. È tipo troppo orgoglioso per annunciare di volersi arrendere. E non credo che saranno i soldi che perderebbe (sponsor compresi) la molla per spingerla ad annunciare che non smetterà. Nei prossimi giorni – giovedì? – terrà una conferenza stampa, nella quale annuncerà le sue intenzioni. Dubito che annunci “Allora mi ritiro!”, perché vorrebbe dire chiudere ufficialmente una carriera nel peggior dei modi, a seguito di una condanna per doping… seppure una condanna mite. Ma pur sempre una condanna.Quindi credo – ma è una mia pura supposizione stante l’impossibilità di parlare con lei e il suo entourage in questi momenti – che dirà invece che vuole continuare a giocare, “che il tennis è la sua vita, bla bla bla”Ma il 29 aprile scorso Sara ha compiuto 30 anni e anche se fra gli uomini abbiamo visto che ci sono ultratrentenni che sanno vendere cara la pelle, fra le donne il fenomeno è meno diffuso, sorelle Williams a parte.

Da prime ricostruzioni parrebbe che Sara sia risultata positiva ad un controllo casalingo effettuato verso febbraio e che le sia stata comunicata questa criticità ad aprile, nella settimana in cui a Barletta l’Italia era impegnata in Fed Cup. Da allora è stato dato il tempo a Sara di preparare una sua difesa. Conosceremo la difesa di Sara a breve. Il prodotto per il quale Sara verrà fermata – e già ha rinunciato al torneo di Toronto al quale era iscritta dopo aver saputo che oggi l’ITF avrebbe reso pubblico il suo provvedimento – è noto e ne abbiamo scritto nel pezzo pubblicato stamattina presto. Il fatto che certe frequentazioni spagnole di Sara in passato siano state chiacchierate non aiuta la considerazione dell’opinione pubblica, ma non incide per nulla all’atto pratico.

Di sicuro anche se questa si rivelasse una piccolissima macchia getterebbe un’ombra (più o meno) scura su una carriera certamente brillante e per certi versi sorprendente. E quando una carriera, finisca essa questa settimana con un improbabile annuncio di ritiro, o fra un anno dopo infruttuosi tentativi di tornare sugli antichi livelli, finisce così… purtroppo non è comunque un bel modo di finire. Per questo motivo, anche se può apparire un titolo ingeneroso, parlo di “carriera che finisce ingloriosamente”. Non è che si cancelli tutto quel che di buono è stato fatto, ci mancherebbe. Però che si tratterebbe di un fine carriera amaro è indubbio. Non è cattiveria sostenerlo. È solo cruda realtà ed esperienza. Non è la prima volta che succede. Le possiamo augurare che succeda a lei quel che è successo a un Gasquet (il famoso bacio alla cocaina…) o a una Martina Hingis: e cioè che tutto finisca un po’ nell’oblio.

Si faranno inevitabilmente – e c’è già chi ha cominciato a farli – paragoni con altri atleti fermati dalla positività a vari prodotti compresi nella lista di quelli “proibiti”, sulle sanzioni che hanno subito alcuni di loro, uomini e donne (il più clamoroso dei recenti è stato certo quello di un’altra tennista trentenne, nata esattamente 10 giorni prima di Sara – il 19 aprile 1987 Maria, il 29 aprile Sara – sebbene poi tutti i casi abbiano sempre specificità diverse). Sempre si scatenano, anche se soprattutto fra chi sa poco o niente, schiere di colpevolisti e innocentisti. Ma ogni discussione, alla fine, lascia comunque delle ombre. E sono ombre poco piacevoli che non abbandoneranno mai i loro protagonisti, siano essi più o meno innocenti (o addirittura del tutto innocenti), più o meno colpevoli. Diciamo che il solo aspetto positivo di una vicenda come questa è forse proprio solo il clamore che se ne fa e se ne farà. Infatti servirà, se non altro – anche se certo Sara, la sua famiglia, il tennis italiano ne avrebbero fatto volentieri a meno – da monito a tutti coloro che potrebbero essere indotti in tentazione.

Basta poco, a volte addirittura nulla se uno è completamente innocente e vittima di un errore (suo o del suo medico), a rovinarsi una reputazione. Quando – ove emergano prove importanti di infrazioni importanti (e questo per fortuna di Sara non pare proprio il caso) – non la si distrugga del tutto. Chi crede di farla franca, magari perché gioca in circuiti minori, secondari, e pensa di aiutarsi illecitamente, sappia che se viene “pescato in flagrante”, ne uscirà malissimo. Questo, a quanto se ne sa e a giudicare dalla sanzione che l’ITF intende applicare, non è il caso di Sara, ma certo è che della cosa si continuerà a parlarne. E probabilmente più a lungo che per questa sola settimana.

Personalmente avrei preferito scrivere di tutt’altro argomento. So quanto hanno indirettamente sofferto i colleghi che si occupavano di ciclismo e dovevano continuamente scrivere di argomenti del genere e speravo di non doverne scrivere mai per il tennis. Invece, piccoli o meno piccoli casi, noti o meno noti atleti, queste vicende affiorano e non posso ignorarle come vorrei. A Sara auguro soltanto una cosa: di uscirne meglio possibile. Nel suo interesse, ma anche dello sport che amiamo e la cui pulizia non vorremmo mai fosse messa in discussione.

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