La settimana degli italiani: è ancora Fognini l'unico a brillare

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La settimana degli italiani: è ancora Fognini l’unico a brillare

Fabio conclude l’ottima stagione estiva sul rosso con la semi a Kitzbuhel. Bravo Bega, che si qualifica per la prima volta ad un torneo ATP

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Continua a incentrarsi sulle gesta sportive di Fabio Fognini il racconto settimanale dell’attività nel circuito maggiore dei nostri tennisti: il ligure ha infatti concluso la sua campagna estiva sulla terra rossa europea, con i 90 punti della semifinale di Kitzbuhel, un torneo negli ultimi anni decaduto (quest’anno vi era iscritto un solo top 30, Cuevas, 26 ATP) ma dal passato glorioso. L’albo d’oro vanta infatti tantissimi grandi giocatori, tra i quali vari vincitori di Slam come del Potro, Gaudio, Ivanisevic, Muster, Sampras, Vilas, Gerulaitis, Orantes e il nostro Panatta. Può dirsi sufficientemente soddisfatto Fabio che, dopo Wimbledon, arrivava alle tre settimane consecutive di tornei sulla terra con la non indifferente cambiale da onorare dei 250 punti del titolo conquistato a Umago nello stesso periodo dell’anno scorso e che invece arriva all’estate sul cemento nord-americano con 135 punti accumulati in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Pochissime le buone notizie provenienti dagli altri tennisti italiani, protagonisti di quattro amare eliminazioni all’esordio nel torneo (Lorenzi, Fabbiano, Giorgi, Schiavone) contro tennisti classificati peggio di loro. Meno amara rispetto a quelle su citate risulta essere la sconfitta rimediata contro Jaziri a Washington da Alessandro Bega, riuscito a qualificarsi per la prima volta in carriera ad un torneo ATP: non ha battuto avversari ostici, ma l’avvenuto battesimo nel grande tennis può magari conferire al lombardo la fiducia per provare con convinzione il salto nel tennis che conta.

Abbiamo osservato – dopo il successo della scorsa settimana a Gstaad – come Fognini abbia ottenuto, nel corso della sua carriera, gran parte dei suoi successi nei tornei sulla terra battuta programmati nel mese di luglio. Ebbene, quello di Kitzbuhel storicamente non aveva mai portato troppa fortuna al ligure, che in tre partecipazioni (2007, 2011, 2015), non era mai giunto nemmeno ai quarti. Fabio, questa volta testa di serie numero due del seeding austriaco, è stato esentato dal primo turno ed è sceso in campo direttamente al secondo contro un qualificato, Miljan Zekic, 316 ATP, arrivato sino agli ottavi sconfiggendo tra gli altri Giannessi e il russo Kutznetsov, 66 ATP. Il 29enne serbo ha però potuto ben poco contro il nostro giocatore, che ha controllato il punteggio sin dall’inizio dell’incontro, brekkando Zekic già al terzo gioco (vi riuscirà altre due volte nel corso della partita) e vincendo alla fine con un duplice 6-4 in 1 ora e 20 minuti di partita. I primi quarti in carriera a Kitzbuhel per Fabio sono stati fortunati: contro Tomas Bellucci, 80 ATP, già sconfitto nei tre precedenti, tutti disputati sulla terra battuta, un’ottima versione di Fognini ha lasciato le briciole al brasiliano. Il 29enne carioca non è mai stato in partita, servendo malissimo (una sola volta ha conservato la battuta nelle sette volte che è andato a servire) e Fabio ha cosi guadagnato l’accesso alla semifinale con un netto 6-3 6-1 in 65 minuti. In semifinale Fabio ha incontrato Philip Kohlshreiber, 47 ATP, un tennista tradizionalmente a suo agio con i giocatori italiani (dal 2014 ha vinto in 9 delle 11 volte che ha affrontato un tennista azzurro) e soprattutto ostico per il ligure, che aveva vinto appena 2 dei sette precedenti scontri diretti (1-3 sulla terra). A Kitzbuhel, dove il 33enne tedesco aveva già vinto contro il taggiasco due anni fa, nonostante sia scesa in campo una versione non dimessa di Fognini, non è arrivata la seconda finale consecutiva per il ligure. Un match segnato anche dalla differente incidenza del servizio (80% di Kohl contro il58% dell’ azzurro), nel quale, dopo un primo set deciso al fotofinish all’11°game con il secondo break conquistato dal tedesco, nel terzo gioco del secondo parziale, quando Kohlshreiber è andato 2-1 e servizio, la partita è definitivamente finita nelle mani del più maturo tennista teutonico, vincitore 7-5 6-3 in 1 ora e 29 minuti.

Il nostro numero 2, Paolo Lorenzi, è tornato a Kitzbuhel a difendere il titolo vinto lo scorso anno, quando sfruttò con bravura una entry list modesta (l’avversario col miglior ranking sconfitto fu Jan Lennard Struff, allora 86 ATP) per vincere il primo e sin qui unico titolo in carriera. Questa era la sua terza volta nel Generali Open (nel 2014 fece il suo esordio perdendo ai quarti da Goffin) e, come numero del 3 del seeding austriaco, ha ricevuto un bye al primo turno. Il suo esordio negli ottavi non era senza dubbio agevole, rapportato alla modesta entry list: il 28enne portoghese, 62 ATP (ma 28 nel maggio 2016), che lo aveva gia sconfitto nei due precedenti scontri diretti. Era tuttavia la prima volta che si affrontavano sulla terra e Paolo è stato vicino alla vittoria: dopo aver vinto in 64 minuti di battaglia il tie-break del primo set, è stato avanti 4-2 nel secondo (non sfruttando 5 complessive palle per un secondo break), prima di crollare – complice un risentimento al polpaccio sinistro accusato nel quarto game – e vincere un solo gioco da lì alla fine dell’ incontro, lasciando spazio al suo avversario, vincitore in 2 ore e 24 minuti di partita col punteggio di 6-7(5) 6-4 6-1.

Anche Alessandro Giannessi, 88 ATP, reduce dall’ottima semi di Umago e dal successivo primo turno al Challenger di Cortina è arrivato a Kitzbuhel: poichè la sua classifica al momento della chiusura delle iscrizioni non gli consentiva di accedere al main draw, lo spezzino si è iscritto alle quali. Al primo turno ha però trovato Miljan Zekic, 316 ATP, lo stesso tennista che poi sarebbe arrivato, come raccontato, sino agli ottavi dove ha incontrato Fognini, dopo aver battuto nei sedicesimi Kutznetsov. Il serbo contro Alessandro ha avuto la meglio con il punteggio di 3-6 7-5 6-4 in 1 ora e 57 minuti. Neanche la seconda tappa della stagione nordamericana sul cemento arride a Thomas Fabbiano, il quale, dopo la netta sconfitta rimediata da Lacko ad Atlanta, si è iscritto al ricco (poco più di 2 milioni di montepremi) e tecnicamente valido (nel tabellone vi erano 4 top ten ed altri 4 top 20 erano in tabellone) ATP 5oo di Washington, dove è stato sorteggiato al primo turno contro un veterano del circuito, il 35enne transalpino Nicolah Mahut, sceso al 111°posto del ranking ATP (a maggio era ancora nella top 50) dopo un 2017 con l’unico acuto degli ottavi a Miami. I due si erano già affrontati in passato due volte, vincendo una partita ciascuno, ma mai sul cemento all’aperto. A Washington, dopo aver perso in appena 25 minuti il primo set, Fabbiano ha lottato alla pari nel secondo parziale, arrivando nell’unico gioco giunto ai vantaggi anche a palla break, non convertita. Nel tie-break però Mahut dopo il 2-1 ha preso il largo, chiudendo in 79 minuti col punteggio di 6-1 7-6(3) una partita nella quale balza facilmente all’occhio la differenza di rendimento con la seconda tra i due giocatori (68% per il transalpino, 39% per il pugliese).

A Washington vi era anche un altro azzurro, Alessandro Bega, 351 ATP, costretto dalla sua classifica, a iscriversi alle quali: se la settimana precedente ad Atlanta al 26enne lombardo il tentativo non era andato a buon fine (sconfitto al primo turno da Marchenko) al Citi Open le cose sono andate diversamente: al primo turno ha eliminato con lo score di 7-6(3) 6-3 in 81 minuti la wc locale Danny Thomas, 17eene yankee 1173 ATP, mentre in quello decisivo ha avuto la meglio sul 23enne brasiliano Joao Pedro Sorgi, 285 ATP, sconfitto con un duplice 6-4 in 74 minuti, vittoria che ha permesso al nostro giocatore di ottenere l’accesso per la prima volta in carriera ad un tabellone principale di un torneo del circuito maggiore. Alessandro è stato sorteggiato contro il 33enne tunisino Malek Jaziri, 73 ATP, il quale ha vinto una partita sostanzialmente equilibrata, durante la quale ha fatto valere la maggiore esperienza ad alti livelli nei momenti clou del match, nonostante abbia giocato con un misero 48% di prime in campo ed un modesto 49% di punti vinti con la seconda. Bega, dopo aver recuperato un break di svantaggio nel primo, nel dodicesimo gioco si è fatto strappare il servizio, consegnando così il parziale dopo 48 minuti. Il tennista nato a Cernusco sul Naviglio ha mostrato la giusta fame di risultati nel secondo, quando ha annullato 3 match point sul 5-4 e servizio Jaziri, arrivando anche ad avere una palla per trascinarlo al tie-break, purtroppo sfumata: il 73 ATP ha chiuso con un duplice 7-5 dopo 1 or e 44 minuti.

Passando alle donne, partiamo dall’unica che ha vinto almeno un incontro, Sara Errani qui la notizia della sua positività ad un controllo antidoping e l’editoriale del Direttore. Uscita nuovamente dalle prime 100 (vi era tornata a maggio dopo un mese di assenza) ha giocato per la prima vota in carriera a Washington, dove al primo turno ha affrontato la 23enne giapponese Risa Ozaki, 78 WTA, che Sara aveva già sconfitto, su una superficie molto simile, lo scorso gennaio al primo turno degli Australian Open con il punteggio di 7-5 6-1. Nella capitale statunitense la partita ha in pratica seguito lo stesso canovaccio: dopo un primo set equilibratissimo, nel quale nessuna delle due giocatrici è riuscita mai a staccare l’avversaria di due giochi, nel tie-break vi è stato il dominio della azzurra, che ha portato a casa il primo parziale dopo 55 minuti. Nel secondo parziale Sara ha subito sfruttato il positivo abbrivio, tenendo a distanza l’avversaria per chiudere, nonostante un pessimo 24% di punti vinti con la seconda, dopo 1 ora e 31 minuti con il punteggio di 7-6(0) 6-2. Al secondo turno per Sara è stata l’occasione per affrontare una delle teen-ager del circuito che meglio si sono comportate in questo 2017, la francese nata a Lille, Oceane Dodin, 55 WTA e di quasi dieci anni più giovane. Ne è venuta fuori una partita di sali e scendi nella quale, Sara, dopo una partenza lenta (1-3 sotto) è stata capace di infilare 6 giochi consecutivi, trovandosi 6-3 2-0, prima di subire la reazione della transalpina, capace di inanellare un filotto di 4 giochi consecutivi. Quando è stata nuovamente l’ora di Errani di vincere giochi di fila, sul 5-4 40-15 in suo favore sono arrivati due match point: una volta che Dodin glieli ha annullati, è in pratica finito l’incontro, con la transalpina in grado di lasciare da lì alla fine un solo gioco alla sua avversaria, prima di chiudere 3-6 7-5 6-1 in 2 ore e 10 minuti.

Camila Giorgi ha iniziato la stagione sul cemento nordamericano iscrivendosi per la seconda volta in carriera (l’anno scorso arrivò ai quarti sconfiggendo la Bouchard) al Citi Open di Washington, torneo della categoria International, dove ha incontrato al primo turno la la wild card canadese Bianca Andreescu, 17 anni e 167 WTA, una delle tenniste non ancora maggiorenni (ha 17 anni, tra gli junior è stata vincitrice di due Orange Bowl) più interessanti del circuito. Camila, dopo aver vinto in 41 minuti il primo set grazie all’unico break nell’undicesimo gioco, è molto calata nel rendimento al servizio (chiuderà l’incontro con 2 ace e 9 doppi falli e il 35% di punti vinti con la seconda, una percentuale che alla fine del primo era del 72 %) consentendo alla sua avversaria di poter prendere fiducia e il controllo dello scambio quando alla marchigiana non entrava la prima. Dopo aver perso il secondo set, Camila, sul 4 pari del terzo ha servito nuovamente male, consentendo ad Andreescu di chiudere il match nel gioco successivo, dopo due ore e un minuto totali di partita, col punteggio di 5-7 6-3 6-4.

Francesca Schiavone è invece tornata nel circuito, dopo il secondo turno raggiunto a Wimbledon, partecipando per la sesta volta in carriera al Bank of the West Classic, torneo che si disputa dal 1971 nel campus della Stanford Univerrsity, in California. La milanese, in questo Premier che ha aperto le US Open series del circuito femminile – impreziosito da un albo d’oro che vede al proprio interno pluricampionesse di Slam al contempo numerro 1 del mondo come Navratilova (5 volte), Chris Evert (3), Monica Seles (2), Martina Hingis (2), Venus Williams (1), Lindsay Davenport (3), Kim Clijsters (4), Serena Williams (3), Angelique Kerber (1), Victoria Azarenza (1) – ha ottenuto come miglior risultato una semifinale, nell’ormai lontano lontano 2003 e quest’anno è stata sorteggiata al primo turno contro la 31enne ucraina Kateryna Bondarenko, 111 WTA ( ma 29 nel 2009), una tennista sempre uscita sconfitta nei tre precedenti con la nostra giocatrice. A Stanford purtroppo non si è seguita l’inerzia dei precedenti né è valsa la migliore classifica di Schiavone: Bondarenko, nonostante un passivo di 1 ace e 8 doppi falli e un misero 45% di punti vinti servendo la seconda, ha approfittato di una brutta prova della milanese – la quale a sua volta ha perso 6 volte su 9 il servizio – per accedere al secondo turno col punteggio di 6-3 6-4 in 1 ora e 28 minuti.

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