Sharapova e l’incognita infortuni - Pagina 2 di 2

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Sharapova e l’incognita infortuni

Al rientro nel tennis giocato Maria Sharapova è andata incontro a problemi fisici pericolosamente simili a quelli del passato

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L’operazione è veramente lo spartiacque della sua carriera. In una intervista concessa al Guardian due anni dopo, racconta che in quel momento c’erano tutti i presupposti per pensare di lasciare definitivamente. Del resto malgrado la giovane età si era comunque costruita un palmarès di tutto rispetto, e il conto in banca era ancora migliore. Personaggio straconosciuto anche al di fuori dallo sport, il suo è uno dei rarissimi casi di atleta che può pensare di guadagnare (moltissimo) semplicemente facendo da testimonial ai numerosi sponsor, tanto da rendere il tennis giocato quasi una attività facoltativa.

Ma Sharapova invece decide di continuare. E cominciano le stagioni complicate, perché il problema fisico la obbliga anche alla modifica del movimento di battuta. Aggiustamenti non semplici che nel 2009 e nel 2010 rendono il suo rendimento altalenante. Dirà in proposito: Stavo cambiando la mia azione di servizio ogni due settimane. Stavo cercando di trovare un movimento con cui poter servire sette giorni di fila senza preoccuparmi per la mia spalla”. A un anno di distanza dall’operazione, ad esempio, perde a Flushing Meadows 2009 contro Melanie Oudin commettendo 21 doppi falli; ma poi qualche settimana dopo vince il torneo di Tokyo. Gli alti e bassi le costano un regresso nel ranking (14ma nel 2009, 18ma nel 2010), e ci si chiede se potrà ritornare la giocatrice di prima.

Nel 2009 gioca dunque mezza stagione per un totale di 40 partite; nel 2010 si ferma a 44 match, anche perché in alcuni casi arrivano sconfitte precoci. Ma ci sono anche i primi forfait per ragioni fisiche diverse dalla spalla; a Miami 2010 la causa è il gomito sinistro.

Sul piano della salute il periodo migliore post-operazione rimane forse il biennio 2011-2012: a parte un problema alla caviglia sinistra (Masters 2011) Maria gioca con continuità e torna in top ten. È il periodo della Sharapova quasi imbattibile al terzo set: nel 2011 vince 12 volte e perde una sola volta nel set decisivo (US Open contro Pennetta), nel 2012 sale a 14 vittorie e una sola sconfitta (Azarenka, di nuovo a New York).
È anche il momento nel quale si scopre più forte sulla terra che sul veloce; la tenacia, la resistenza, la solidità mentale sono diventati ancora più importanti nel suo gioco: vince il Roland Garros 2012 completando il Career Grand Slam e da allora in poi il periodo dei tornei sulla terra rossa diventa quello più intenso e fruttuoso per lei. A 25 anni compiuti, nel 2012 raggiunge il picco massimo di match disputati in carriera: 72 partite.

Forse troppo? Il dubbio viene perché nel 2013 gioca solo metà stagione. Perde a Wimbledon da Larcher de Brito, finendo malconcia a causa di una doppia scivolata. Quella edizione dei Championships è quella delle scivolate continue, ben superiori al solito, per le quali non si trovano spiegazioni. Fatto sta che Maria perde l’equilibrio due volte nella stessa zona di campo, e la seconda volta è proprio una brutta caduta:

Quello di Wimbledon è l’ultimo match che gioca nel 2013, se si eccettua l’uscita a Cincinnati (con Jimmy Connors come coach), in cui è sconfitta da Sloane Stephens. Poi darà forfait a tutto il resto della stagione. Causa: borsite alla spalla destra.

Gli anni pari sono quelli fortunati per Sharapova e infatti dopo il 2004, 2006, 2008, 2012, nel 2014 vince il quinto Slam, ancora a Parigi. Ha appena compiuto 27 anni e batte in tre set una dopo l’altra Stosur, Muguruza, Bouchard e Halep. Allo stato attuale rimane l’ultima stagione completa giocata da Maria (62 match), che scende un po’ di rendimento nella seconda parte dell’anno, ma fa ancora in tempo a vincere il Premier Mandatory di Pechino all’inizio di ottobre.

Nel 2015 infatti si ripropone una situazione simile a quella del 2013. In aprile salta la convocazione in Fed Cup per un fastidio alla coscia sinistra (anche se inizialmente si parla in modo errato di un guaio al piede). Poi dopo Wimbledon deve rinunciare a tutta la stagione sul cemento americano, US Open inclusi, per un guaio alla gamba. Non viene specificato il problema, ma si ipotizza sia una ricaduta dell’infortunio avuto in primavera. Si presenta a Wuhan in settembre, ma non riesce a completare il match contro Strycova per un problema all’avambraccio sinistro.

Rientra per il Masters e per i due singolari (vinti) della finale di Fed Cup, indispensabili per poter prendere parte alle Olimpiadi di Rio 2016, che non giocherà mai a causa della sospensione della WADA. Siamo alla conclusione: in gennaio Maria prende parte agli Australian Open 2016 e viene trovata positiva al Meldonium.

Chiedo scusa se sono stato noioso, capisco che un elenco di guai fisici non sia particolarmente stimolante da leggere; credo però fosse necessario per evidenziare un aspetto fondamentale: senza pretendere di sostituirsi ai medici, anche solo dai comunicati ufficiali sembra proprio che gli infortuni di Sharapova non siano di volta in volta differenti, ma suggeriscono invece problemi ricorrenti, visto che si ripetono sostanzialmente in tre punti critici. Innanzitutto la spalla destra: a partire dal 2007, con l’operazione nel 2008, la borsite nel 2013 e periodiche ricadute. Poi l‘avambraccio/gomito sinistro: nel 2010, 2015, 2017. Infine la gamba (quadricipite) sinistra, sempre piuttosto lunga nella guarigione e con i momenti peggiori nel 2013, 2015 e 2017.

Dunque nel 2017 Maria si è infortunata in due punti che le avevano già creato problemi ripetuti nel passato. Il primo infortunio, quello alla gamba patito a Roma, le è costato circa un mese e mezzo di stop. Non sappiamo quando recupererà dal problema all’avambraccio sinistro, ma dubito che proverà ad accelerare i tempi per essere comunque al via agli US Open, visto che al momento non ha nemmeno la certezza di essere ammessa al tabellone principale.

Magari sbaglio, ma forse dopo quest’ultimo stop Sharapova valuterà con un atteggiamento differente anche le questioni legate alle wild card e alla partecipazione allo Slam. Inizio cioè a pensare che gli infortuni potrebbero avere modificato le sue priorità, rendendola tutto sommato di nuovo una giocatrice più simile alle colleghe: prima che la presenza al singolo torneo (importante o meno, che abbia diritto o meno) alla base di tutto sta la salute fisica, perché senza la salute semplicemente non è possibile giocare a tennis.

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