Federer: "In partita mai dispiacersi per l'avversario"

Interviste

Federer: “In partita mai dispiacersi per l’avversario”

Il tennista svizzero, dopo il match vinto con Ferrer, parla anche di un possibile ritorno sulla terra rossa per l’anno prossimo ma non si spinge fino alle Olimpiadi

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Stai già guardando alle Olimpiadi del 2020?
Non è poi lontano il 2020. È come se fosse domani. Per questo mi sto preparando qui sul cemento: per le Olimpiadi del 2020 (risata). No, non guardo così avanti. Ho programmato sino a Wimbledon 2018 per ora. Per il resto della stagione giocherò sul cemento e poi forse l’anno prossimo inserirò un po’ di terra rossa. Soprattutto per ciò che riguarda la terra battuta non ho ancora certezze. Voglio vedere come finisce la stagione. Stare bene è la cosa più importante. E il 2020 è davvero troppo lontano per pensarci. Devo prendermela più comoda dopo quanto ho passato lo scorso anno. Ma va bene così.

Non hai perso molti set quest’anno. Come ti sei sentito a dover combattere oggi?
È normale perdere dei set e degli incontri. Non puoi vincere tutti i set e tutte le partite. Mi piace trovarmi in queste situazioni. Ma ce l’ho fatta e sono contento perché so di poter giocare molto meglio di così. Anche David può giocare meglio. Abbiamo combattuto cercando entrambi di vincere. Lui ha iniziato bene e io ho finito meglio. È stato importante. Spero che questo incontro mi dia maggior ritmo e confidenza in vista del match contro Bautista Agut che assomiglia molto a Ferrer.

Ferrer è un ottimo giocatore e qualcuno potrebbe pensare che ti dispiaccia batterlo sempre e che provi empatia per lui. Ti è mai successo di perdere contro qualcuno perché ti dispiaceva per lui?
A livello junior sì. Forse le due volte in cui ho battuto Chiudinelli perché siamo cresciuti insieme a Basilea, ci affrontavamo a pallone. Era il mio migliore amico all’epoca. Abbiamo giocato contro in Qatar e a Basilea nel torneo di casa in semifinale. Ho vinto entrambe le volte e ho pensato “accidenti” speravo vincesse lui perché avrebbe potuto significare molto di più per la sua carriera che non per la mia. A volte da junior quando in qualche parte del mondo affrontavo ragazzi che combattevano strenuamente pensavo che forse meritavano la vittoria più di me perché si impegnavano maggiormente. Poi ci perdevo e mi sentivo un idiota per essermi fatto condizionare. Da allora sono sempre andato in campo per fare de mio meglio. Dopo la partita possiamo prendere un caffè insieme o tutto ciò che vogliamo, se non ci sono tensioni. Ma mentre giochi non credo che si debba provare dispiacere per il proprio avversario. Non mi sento comunque del tutto a mio agio per il record che ho contro Ferrer per via del grande rispetto che provo per lui.

Stai lavorando su qualche aspetto particolare del tuo gioco?
Non tutto è andato male oggi. Non penso che tutti i colpi fossero così così. Alcuni sono stati ottimi, come il match point. Tirare su quella grande volée e chiudere in quel modo è stato grande. Visto che facevo fatica da fondo campo cercavo di andare avanti. Faticavo a trovare il ritmo sul servizio, a fare bene il movimento e ad essere preciso. Ci ho messo un po’ a metterlo a fuoco. È stato strano. Il campo è rapido e questo dovrebbe aiutare la mia battuta. Non c’era vento. C’erano tutte le condizioni per giocare bene e non è stato così. David ha avuto la sua parte. Gioca molto d’anticipo, profondo e pesante. Ho dovuto alzare il ritmo molte volte e domani sarà così con Agut. Poiché sono già le 19 e sono stanco ho bisogno del fisioterapista. Quindi non mi allenerò. Farò 20 minuti di riscaldamento domani prima della partita per stimolare il mio corpo e poi entrerò in campo. Non ho tempo per lavorare su nulla. Ma va bene così. Con Ivan parlerò del match di domani. Durante la partita di domani proverò sensazioni diverse perché ogni partita è diversa. Visto come è andata oggi sento che sarò meglio preparato che non oggi. Ora conosco meglio il campo. Spero che mi torni utile.

Come hai fatto a trovare il ritmo durante l’incontro?
Ho iniziato a giocare meglio dalla fine del primo set quando ho rimontato da 2-5 a 4-5 e ho avuto la palla del cinque pari. Mi è tornato utile. Poi gli ho tolto subito il servizio ed è stato un ottimo momento per me. Dopo mi sono sentito frustrato perché lui è riuscito a rientrare ed è diventato pericoloso. Per fortuna non è riuscito a continuare a quel livello. Ha giocato un brutto game che gli è costato il break e la partita. Insomma, alla fine lui mi ha dato una mano.

L’associazione tennis statunitense ha comunicato che per i prossimi Open introdurranno una regola che consente il coaching nelle qualificazioni e per il torneo junior e in futuro forse anche per il tabellone principale maschile e femminile. Cosa ne pensi?
Da quanto ho capito, il coach non scenderà in campo. Potranno parlarci ma da fuori. Alla fine scenderanno in campo con noi tenendoci per mano e correndo con noi. Ci serviranno coach in forma (risata)! Poi ci lanceranno la palla per farci battere meglio… Se si vuole provare a fare tutto ciò, che si provi pure. Avremo modo di vedere come funziona tra poche settimane. Ora è difficile parlarne. Credo sia una scelta riconducibile al tempo che abbiamo a disposizione. Molti giocatori hanno abitudini e rituali, tipo quella dell’asciugamano. Spesso perdono tempo in quel modo. Al contempo il gioco è molto intenso. Penso sia una buona cosa dare ulteriori pause ai giocatori. Se chiudi a rete un punto poi hai bisogno di 20 secondi come minimo per andare a riprendere il tuo asciugamano e controllare le palline. Vedremo se e come funzionerà questa cosa. Quando sai di avere un preciso lasso di tempo a disposizione tra un punto e l’altro ti puoi allenare a rispettarlo e questa è un’ottima cosa. Che siano 15 o 35 secondi è lo stesso. Quando ti alleni puoi usare il periodo di recupero concesso tra un punto e l’altro, per esempio 35 secondi, per sfruttarlo al meglio e diventare più forte. Concludendo: non ho opinioni pro o contro. Sono solo curioso di vedere che esiti avrà.

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