Felici e conten...nis: le combine e le scommesse illecite

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Felici e conten…nis: le combine e le scommesse illecite

Il male forse incurabile del tennis. Non c’è vittoria senza onestà, non c’è sconfitta se si dà il massimo

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La gioia di praticare il tennis, a qualsiasi livello, è senza dubbio qualcosa di cui si sono dimenticati i giocatori di cui parliamo in questo numero della rubrica “Felici e conten…nis”. Si tratta dei giocatori resisi colpevoli di partite truccate, in cui hanno tradito lo spirito dello sport, la sana competizione, il rispetto degli spettatori e, non ultimo, degli ignari scommettitori. Perché va da sé che la scintilla che innesca l’infernale fuoco delle scommesse è sempre e solo l’avidità e non la voglia di vincere a qualunque costo e con qualunque mezzo. Sarebbe anch’essa deprecabile, ma almeno avrebbe come timida scusante l’ossessione per la carriera, per il passaggio del turno, per la classifica. Resterebbe disgustosamente vile, vincere senza lottare davvero, ingannare tutti per un risultato già scritto. Ma ancora più grave è perdere, giocare male i colpi, sprecare il proprio talento, buttarsi via per pochi spiccioli, e non dare alla propria storia tennistica la chance di elevarsi e di giocarsi davvero ogni punto.

Sono molti, troppi i nomi che potremmo fare, prevalentemente di giocatori di bassa classifica, in alcuni casi squalificati a vita. Alexandr Dolgopolv è stato recentemente al centro di un intervento, che ha visto bloccare le scommesse sul match dell’ucraino: il flusso di denaro sulla sua sconfitta, poi verificatasi contro il modesto Thiago Monteiro a Winston Salem, è stato definito anomalo. Ovviamente nessun dolo, per adesso, può essere attribuito ai due giocatori, poiché la TIU al momento ha semplicemente posto il match sotto inchiesta.

Quelli che attirano di più l’attenzione dei tifosi sono i talenti “migliori“, come Starace, Bracciali, Cecchinato, che con alterne fortune giudiziarie hanno visto prima la loro carriera finita, poi hanno ottenuto una parziale riabilitazione o persino, come Cecchinato, sono stati scagionati dalle infamanti accuse. Ma in questa sede non analizziamo il percorso singolo dei giocatori, in quanto ciò che non va nel mondo del tennis non è l’errore umano, la debolezza di cedere agli approcci pressoché costanti di faccendieri e loschi “uomini d’affari”. Ciò che merita attenzione è l’inadeguatezza del sistema di controllo e di verifica che rende possibile certe scorrettezze. Inutile fingere non sia complicato individuare gli scorretti, specie in tornei come i Challenger, però di certo la sensazione è che si possa fare di più. Intanto, i 20 secondi che occorrono fra il punto giocato e assegnato dal giudice di sedia, e l’aggiornamento sui siti di gioco, rende possibile agli spettatori presenti ai Challenger di scommettere in live score su chi realizzerà il punto successivo, quando in realtà quello è già stato assegnato.

Il tennis da molti è considerato come lo sport migliore per scommettere e lucrare, in quanto molti tornei premiano il vincitore delle singole partite con poche centinaia di euro. Dunque quando si vedono offrire anche diecimila euro per perdere una partita, molti giocatori ormai certi di non fare più il grande salto nella loro carriera, tendono a cedere e a vendersi. Non resta che sperare in una costante e sempre maggiore attenzione degli organi di controllo, su tutti la Tennis Integrity Unit, affinché si faccia luce su scommesse e tentativi di combine, e si punisca anche l’omessa denuncia in maniera sempre più severa. E se non bastano squalifiche, radiazioni e multe, è forse il caso di escludere dal mondo delle scommesse i Challenger.

C’è poi l’altro lato della medaglia, quello in cui giocatori corretti perdono una partita in cui erano favoriti, e ricevono insulti e persino minacce sui profili dei social network. Qui non viene meno la sportività dell’atleta, quanto il senso della misura, del buonsenso e anche del rispetto da parte di scommettitori che, probabilmente, quella gioia di giocare non sanno cosa sia. Si impara a perdere, nel tennis, non solo a vincere. Perché il tennis è una splendida palestra di vita. E allo stesso modo si scommette per vincere ma sapendo che si può perdere, e dunque accettandolo. Come nel tennis si gioca accettando alla fine qualsiasi risultato. Ma offendere e minacciare di morte ragazzi che perdono perché in giornata no, o solo perché quel giorno l’avversario sfavorito ha giocato meglio, è l’unica cosa davvero inaccettabile. Perché vale di più perdere avendo giocato per vincere, che vincere contro chi ha giocato per perdere.

Antonio Petrucci

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