Federer: "Vorrei rigiocare la finale del 2009. Il miglior dritto? Nadal"

Interviste

Federer: “Vorrei rigiocare la finale del 2009. Il miglior dritto? Nadal”

US Open, Roger dopo la qualificazione ai quarti: “Avrei dovuto vincere quel match, ma al quinto meritò del Potro. MTO? Ho sentito qualcosa alla schiena, ma è tutto ok”

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Federer perfetto, trova l’eroe del Potro

Moderatore: “Questa non sarà un conferenza stampa lunga” (risate).
Federer: “Lo avete sentito. Due domande a testa. In inglese. Ci metterò dieci minuti a risposta”.
Moderatore: “Domande brevi e dirette. Partiamo in inglese. Ubaldo a te”.

L’unico momento di suspence è arrivato quando hai chiamato il medical time out. Cosa ti è successo?
Ho sentito tirare qualche cosa nella bassa schiena. Credo il quadricipite. Non so come lo chiamate. Volevo che mi venisse messo a posto in fretta durante la pausa al termine del set. Mi sono detto che in ogni caso avrei dovuto uscire dal campo. Di norma lo si deve chiedere. Sono andato di corsa dal fisioterapista. In tre minuti ero a posto e di nuovo sul terreno di gioco. Non volevo far aspettare Philipp. È stata una cosa precauzionale. Nessun problema sto bene. Non sono preoccupato. Mi spiace averlo dovuto fare.

Mentre giocavi del Potro stava mettendo a segno una rimonta straordinaria. Cosa ne pensi del suo percorso professionale?
Non so bene cosa abbia passato a essere sinceri visto che non ero con lui. È stato via così a lungo che ora è bello vederlo disputare simili partite. È per questo che si rientra: per avere il sostegno del pubblico come lo ha avuto lui. Lo sentivamo anche sul campo centrale ed è la prima volta che mi succede. Hanno avuto un tifo epico. È un bravo ragazzo che conosco bene. Ma dopo il suo infortunio non l’ho visto per tanto tempo. Mi è dispiaciuto perché credo avesse legittime aspirazioni alla prima piazza all’epoca. Sia lui, sia Davydenko, si sono fatti male nel momento sbagliato della loro carriera. Credo fosse il 2009 e potevano entrambi diventare numero 1. Perciò sono davvero felice per lui. Sarà un bel confronto il nostro. Mi fa chiaramente tornare alla memoria il nostro confronto in finale del 2009 che fu a sua volta epico. Spero che saremo in grado di produrne uno analogo.

Quali sono i tuoi ricordi più forti della finale del 2009?
Che cosa successe quel giorno? (risate, Federer perse ndt). Ricordo di essere andato in vantaggio presto grazie ad un break nel primo set. Se non erro. Ho molti rimpianti per quella partita. È una di quelle che mi piacerebbe tanto poter rigiocare. Avrei dovuto vincerla perché ero avanti due set a zero o due a uno, non ricordo bene (due a uno ndt). Ho avuto tante opportunità in molti momenti. Lui mi è stato superiore solo nel quinto set, a mio parere. Sufficiente per battermi quel giorno. Fu una bella partita con tanti capovolgimenti di fronte. Il pubblico era molto coinvolto. Abbiamo iniziato che era giorno e finito di notte. Non ne fui troppo amareggiato perché avevo avuto una grande stagione con le vittorie al Roland Garros e a Wimbledon e la nascita delle mie bambine. Disputare la finale era stato comunque un bel risultato. Ma pose fine al mio regno di cinque anni qui a New York. Ero un po’ arrabbiato ma Juan Martin aveva davvero giocato bene. Batté prima Nadal e poi il sottoscritto uno dopo l’altro, quindi sento che meritò la vittoria.

Ora hai la possibilità concreta di rigiocare quella partita. In termini di gioco che cosa ti aspetti di diverso da allora?
Oggi siamo due giocatori diversi. A causa della sua operazione il suo rovescio è cambiato. Usa molto di più lo slice. Solo per quello la partita sarà già molto diversa. Io sono più aggressivo, a mia volta, sulla risposta. Gioco punti più brevi. Non gioco più tanto lo slice a differenza sua. È un cambiamento non da poco. L’ho affrontato a Miami e quindi so cosa significa giocarci contro ora. Ma il diritto e il servizio sono rimasti uguali. Forse, grazie ai progressi della tecnologia, ora genera ancora più potenza di prima. Oggi siamo più rilassati rispetto al 2009 dal momento che disputeremo un quarto di finale e non una finale.

Nel 2009 definisti il diritto di del Potro il migliore insieme a quello di Blake. Lo pensi ancora? Cosa lo rende così formidabile?
Per me quello di Rafa è forse il migliore. Dipende dalla superficie. Ma nel complesso per me, se non il migliore, quello di Rafa è tra i primissimi. Quello di delPo è piatto. I margini di errore con un colpo piatto sono minimi. Devi essere in ottima posizione in campo per poterlo tirare soprattutto quando sei molto indietro. Ha un grande diritto lungolinea e a uscire che, secondo me, sono i colpi più difficili da fare. Quello che mi piace è che non si trattiene per niente. Non gli importa di fare qualche errore. Continua a tirarlo sino a quando non trova i giusti automatismi.
Hai sempre la sensazione che ci arrivi in ritardo perché necessita di una enorme preparazione. Ma alla fine lui è sempre al posto giusto al momento giusto. Colpisce attraverso la palla in maniera perfetta. Molti ragazzi giovani dovrebbero guardare quel diritto.

Philipp ha detto che si è sentito mettere fretta per tutto il match. Far sentire i tuoi avversari a disagio mettendogli fretta è importante per te?
Ho sempre cercato di farlo in tutta la mia carriera. Non con tutti. Mescolare un po’ le carte e non far sentire l’avversario a suo agio è sempre stato un mio obiettivo. Molti giocatori fanno lo stesso a me. Giocano come non vorrei che facessero. Ecco perché migliori molto nelle fasi iniziali della tua carriera. Se hai un punto debole ci martellano tutti sopra senza sosta. Ti fanno migliorare in fretta perché ti ricordano quanto sei scarso di rovescio o nel gioco di piedi, o qualunque altra cosa. Ma è vero, sapete, oggi più di prima so mettere fretta ai miei avversari e farli sentire più a disagio che non in passato.

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