Nadal e Federer in grande spolvero, ma del Potro è super

Editoriali del Direttore

Nadal e Federer in grande spolvero, ma del Potro è super

Due set memorabili, gli ultimi di del Potro-Thiem. Zitto zitto intanto Rublev… Quattro ragazze americane su otto ai quarti. Per me, però, trionferà Kvitova

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US Open day 8, il video commento di Ubaldo: eroico del Potro, Federer e Nadal avanzano

Finalmente Pliskova ha vinto un match da n.1 del mondo: 6-1, 6-0 in 46 minuti. Dopo il matchpoint annullato a Zhang Shuai un bel progresso. Se torna in finale resta n.1. Sulla strada c’è Vandeweghe e poi una rappresentante del fattore K, o Keys – che dopo la Vesnina ha fatto fuori anche Svitolina mettendola fuori dalla corsa al trono che ormai è rimasto in ballo solo per Pliskova e Muguruza – oppure la sorprendente Kanepi.

Finalmente, quest’anno, Vandeweghe tiene fede alle aspettative che l’accompagnano da anni anche negli Slam. Fino all’anno scorso non aveva fatto che un quarto a Wimbledon, qui aveva perso 4 volte al primo turno e 3 al secondo: Coco ha dato 6-4 7-6 a Safarova dopo aver eliminato Radwanska. Se potessimo chiamarla sempre CoCo risparmieremmo tante battute (di tastiera).

Finalmente Kaia Kanepi, 32 anni, è riemersa ai livelli che le spettano. E cui sarebbe rimasta se non avesse sofferto di mononucleosi e avesse avuto grossi problemi a entrambi piedi per due fasciti plantari… al punto che un anno fa aveva quasi deciso di smettere di giocare. Non è il suo primo quarto di finale, ma il sesto in uno Slam. Eppure si era presentata qui da n.418, vinte le quali, ha perso 6-0 il primo set da Francesca Schiavone. Con Keys sono secoli che non gioca, tanta acqua è passata sotto i punti per considerare validi i precedenti. Keys è nei quarti per il terzo anno consecutivo. Kanepi, ex n.15 WTA, è la seconda tennista di sempre a raggiungere i quarti partendo dalle qualificazioni. Trivia question: chi è stata la prima? Vorrei premiare solo chi indovinasse senza andarlo a cercare su Internet o su altri articoli sparsi per il web…

Finalmente l’assenza di Serena, che il suo ultimo Slam l’ha vinto perfino da incinta, ha dato interesse e curiosità ad uno Slam che è davvero Open come non mai. Anche se per me la miglior Kvitova, che però non gioca sempre bene, è la tennista più forte di tutte.

Finalmente Rafa Nadal, dominando Dolgopolov dal quale aveva perso due volte, sembra tornato a giocare come sa. Forse è il miglior Nadal che ho visto dal giorno del decimo trionfo al Roland Garros.

Finalmente Roger Federer, che aveva già dato segni di risveglio e recupero con Lopez (il cui gioco però si sapeva che non lo avrebbe infastidito), ha fatto vedere di essere recuperato… anche se c’è stato un momento di panico fra i Federer-fans quando Roger, dopo aver dominato i primi due set 6-4 6-2, ha chiesto il medical time-out. Lo si è visto tornare in campo di corsa e in parecchi hanno tirato un sospiro di sollievo. Non ha mai perso il servizio e ora nei quarti affronterà del Potro dal quale perse qui la finale del 2009 che avrebbe dovuto vincere in 4 set… “Ricordo poco, ma che lui giocò meglio di me il quinto set… ma è una di quelle partite che vorrei poter rigiocare“.

Finalmente del Potro ha trovato la medicina giusta per sconfiggere, insieme a Thiem che si è visto annullare due matchpoint sul 6-5 15-40 servizio Juan Martin – in una partita che pareva giocata nella Bombonera di Buenos Aires tanti erano gli argentini che cantavano a squarciagola “Olè, olè, olè delPo, delPo, delPo!” e ad ad ogni drittone vincente pareva avesse segnato Maradona – anche la febbriciattola che sembrava averlo messo k.o. e sull’orlo del ritiro prima di scendere in campo. Dopo i primi due set persi quasi senza giocare, del Potro è tornato a tirare forte anche il rovescio, ma continuando a tirare veri e propri comodini di dritto. Una partita entusiasmante. Con un Thiem frastornato che ha commesso l’errore di distrarsi nel terzo set, perso 6-1, rimettendo in corsa l’argentino che – ha confessato poi – a metà del secondo set volevo ritirarmi… non riuscivo a respirare, avevo preso antibiotici… mi girava la testa. Poi il pubblico, quel terzo set, un break all’inizio del quarto, mi hanno dato la forza di continuare. Una vittoria del corazon e della cabeza, del cuore e della testa” ha spiegato il giocatore che tutti sembrano amare. Perché? Lo ha chiesto a lui Peter Bodo. “Non lo so…Forse perché la gente ama il mio sforzo di tornare su dopo i miei infortuni, sanno di tutti i miei problemi con i miei polsi, sanno che non mi arrendo mai e che insisto a giocare a tennis… vedono che il mio rovescio non è abbastanza buono, ma io continuo a battermi, penso che alla gente piaccia…”. E ad una domanda simile più tardi dirà: “Alla gente piace quando tiro forte il dritto, si alza in piedi… anche a me piace tirarlo. Ma non succede troppo spesso. Quando sono in fiducia allora posso essere pericoloso per tutti…”. Thiem se ne è accorto. Il loro duello è stato il più entusiasmante, negli ultimi due set soltanto, di tutto il torneo, grazie anche all’appassionata partecipazione degli entusiasti aficionados argentini. Uno spettacolo nello spettacolo.

Pochi minuti prima era stato ricordato a Federer che il giorno in cui aveva perso da del Potro in finale qui aveva detto che il suo dritto era il migliore del mondo insieme a quello di Blake. Ma questo lunedì Roger sembra averci ripensato: “Per me è quello di Rafa il n.1. Dipende da quale superficie. Ma quello di Rafa è stato il più forte per tutta la carriera. Quello di delPo è piatto e quando tiri piatto i margini per evitare l’errore sono più piccoli. Devi trovarti nella posizione ottimale per tirarli, ma lui li tira anche quando è molto indietro, e tira molto forte e bene sia il lungolinea sia l’inside out che sono colpi più difficili da tirare. Quel che mi piace di lui è che se anche sbaglia continua a tirarli finché non gli entrano. Credo che molti juniors dovrebbero guardare a quel dritto perché un gran dritto”.  È un dritto che interruppe cinque anni di regno di Roger, campione qui ininterrotto dal 2004 al 2008.

Finalmente il tennis americano non è più solo… Williams Sisters. Quattro americani su otto nei quarti è un gran bel risultato, soprattutto in assenza di Serena. Due nella metà alta, le già citate Vandeweghe e Keys, due nella bassa, l’immarcescibile Venus attesa da Kvitova – che io oggi vedo favorita – e la rediviva Sloane Stephens alla prova con la lettone Sevastova che ha mandato a casa Sharapova. E azzarderei Stephens vittoriosa, sebbene sia n.83 contro la n.17.

Finalmente il giovane Rublev, n.53, si è dimostrato su livelli altissimi quanto i più “strombazzati” Zverev e Shapovalov: dar tre set a zero a Goffin, in barba all’esperienza maggiore del belga, rovescia un po’ il discorso che avevamo fatto ieri per spiegare la vittoria in tre set di Carreno Busta su Shapovalov in tre consecutivi vittoriosi tiebreak. Ieri avevamo detto che aveva vinto l’esperienza. E oggi? L’incoscienza? Nadal ha ricordato di averlo ospitato a Maiorca un paio di anni: “Era mattina presto e faceva freddo. Io gli ho tirato la prima palla, piano, come si fa sempre all’inizio. Mi è tornata subito indietro una gran botta…”. 

Comunque l’allineamento dei quarti della metà alta garantisce che in finale andrà un giocatore assolutamente interessante e piacevole da guardare: l’attesissima semifinale, episodio n.38 della più straordinaria telenovela tennistica Nadal-Federer, sembra sempre più vicina, ma se non dovesse avvenire, chiunque arrivi in finale, Rafa o Roger, Juan Martin (recupererà? Stasera sembrava davvero a pezzi…) oppure Andrey Rublev, sarà una bellissima storia da scrivere e un bel tennista da guardare. Dopo essermi a lungo dispiaciuto per l’iniquità di un tabellone così sbilanciato, e per la certezza che la finale non potrà essere Nadal-Federer – o Fedal come è ormai diventata consuetudine chiamarla – potrà sembrare che io mi ispiri oggi alla favola esopiana della volpe e l’uva, ma ripensandoci è meglio avere i FAB TWO di fronte in semifinale che non averli per niente. Se non è garantito neppure il loro scontro in semifinale, chi potrebbe garantirlo in finale?

Finalmente i nodi, purtroppo, vengono al pettine per la metà bassa dove ci attendono due semifinali troppo uguali, senza il sempre auspicabile contrasto di stile. Anderson-Querrey (che hanno giocato mille volte perché anche quando giocavano gli ATP 250 sceglievano gli stessi tornei) e Schwartzman-Carreno Busta. Penso che chi vincerà fra Anderson e Querrey andrà in finale. E sinceramente me lo auguro pure, perché ciascuno degli altri due in finale preluderebbe ad una finale a senso unico, zoppa… a meno che in finale arrivasse a sorpresa il meno favorito degli altri quattro, Rublev, che non potrebbe dirsi al sicuro contro l’attacco dell’emozione (che gli avversari non lo attaccherebbero di sicuro).

Gli americani faranno il tifo per Querrey, che coronerebbe un anno magico, dopo la semifinale raggiunta a Wimbledon. Querrey è un tipo che ha battuto Djokovic un anno fa a Wimbledon, e anche se ha un po’ l’aria del tontolone, in realtà è tutt’altro che uno sprovveduto. Ciò detto, anche se Mats Wilander oggi dava favorito Querrey, io sono rimasto molto impressionato dal servizio di Anderson, e quasi più dalla seconda che dalla prima, nel senso che ovviamente il sudafricano che nei primi due set con Lorenzi non lo ha mai fatto arrivare a 30 (perdendo solo 6 punti in 10 turni di servizio) farà più ace con la prima… ma in quanto a ace prevedo equilibrio con quelli di Querrey. La sua seconda con un grande kick che fa rimbalzare la palla altissima è incredibilmente fastidiosa e mi ricorda quella di un vecchio australiano – plurimo vincitore di doppi misti a Wimbledon – Owen Davidson, che mi dette un 6-1, 6-2 in un match nel quale mi auguravo che gli entrasse la prima perché rispondere alla seconda mi risultò impossibile. La palla mi passava sopra la testa, non la spalla, la testa, e all’ultimo faceva anche una deviazione di mezzo metro che la rendevano imprendibile… per il mio modesto livello tecnico (e anche per quello delle tenniste che lo affrontavano in doppio misto sull’erba). Vero che Querrey non è…Scanagatta e che essendo alto quasi 2 metri (1m e 98cm) soffrirà meno i kick. Tuttavia se mi obbligassero a scommettere un dollaro forse lo punterei su Anderson che però non avrà certo il favore del pubblico.

Finalmente… un americano potrebbe tornare in finale all’US Open. L’ultimo è stato Andy Roddick nel 2006. Indovinate da chi perse.

E… finalmente alle due di notte (in USA) ho potuto andarmene a letto. Ad maiora.

Ubaldo e Steve Flink commentano l’ottava giornata degli US Open [VIDEO]

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